TullianFineide.
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Gimand
Luciano Baroni
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Ecco una dimostrazione di confusione.
http://www.corriere.it/politica/10_novembre_27/fini-universita_98dffc10-fa17-11df-9c9e-00144f02aabc.shtml
Se c'è qualcuno che non riconosce lo stato confusionale di GianFrego, può essere solamente in malafede.
Come si può definire se non "confuso" un "leader" ( in bolognese per chi conosce il bolognese ) che fa presentare emendamenti per votarli con l'opposizione, emendamenti che non cambiano di una virgola il DDL ma servono solo a provare di dimostrare un "peso" alla Camera ?
Com si può definire "un leader" che "avvisa" di far votare ai suoi servi a favore, solo dopo che un articolo di quotidiano ha ricordato, a tutti e non solamente a lui, che molto del lavoro fatto su quel DDL è anche opera di un ex Ministro che lui ha fatto dimettere, Ronchi ?
E' talmente "leader" che porterà a sparire dalla scena politica non Silvio Berlusconi, ma la gran parte di coloro che hanno lo scranno in parlamento solo perchè votati da elettori che non li rivoteranno mai più, a parte coloro che si trovano bene ad essere contigui dell'agricoltore molisano sul giustizialismo e assieme a quelle frange che ancora eistono di "sinistra eversiva" e che qualche suo servo come Granata e Briguglio, scimmiottano sulle scale che portano ai tetti, novelli Bersani-Vendola.
Ma come, ieri con le frange più estreme che "lotta dura senza paura" alla Riforma della Scuola e dell'Università e poi la dichiarazione che leggete nel link ?
Qui non è solo un problema di coerenza politica per almeno 3 giorni consecutivi, è materia da L.180.
p.s. Una sola aggiunta : ho letto qualche commento e ne riporto uno solo per dimostrare il grado di "intelligenza".
fini negl ultimi tempi ha sempre ragione
27.11|19:14ergonauta1961premetto che sono di sinistra, ma vedere Bersani salire sui tetti a dare manforte ad una classe di baroni ignoranti(professori) ed aspiranti tali (ricercatori)mi ha fatto molto male. basta con le lobbies dei dipendenti pubblici (sopratutto meridionali), bisogna far capire agli studenti che cio' che fa bene ai prof.,fa male al loro futuro e a quello dell'Italia. basta con latino e greco antico, filosofia, filologia ecc. avanti inglese cinese arabo, informatica,matematica, al macero le materie accademiche...(quelle sono piacevoli..ed allora il bravo studente se le studi per diletto, a sue spese)...cominciamo a tagliare i rami secchi....perche' producono letame.
Se c'è qualcuno che non riconosce lo stato confusionale di GianFrego, può essere solamente in malafede.
Come si può definire se non "confuso" un "leader" ( in bolognese per chi conosce il bolognese ) che fa presentare emendamenti per votarli con l'opposizione, emendamenti che non cambiano di una virgola il DDL ma servono solo a provare di dimostrare un "peso" alla Camera ?
Com si può definire "un leader" che "avvisa" di far votare ai suoi servi a favore, solo dopo che un articolo di quotidiano ha ricordato, a tutti e non solamente a lui, che molto del lavoro fatto su quel DDL è anche opera di un ex Ministro che lui ha fatto dimettere, Ronchi ?
E' talmente "leader" che porterà a sparire dalla scena politica non Silvio Berlusconi, ma la gran parte di coloro che hanno lo scranno in parlamento solo perchè votati da elettori che non li rivoteranno mai più, a parte coloro che si trovano bene ad essere contigui dell'agricoltore molisano sul giustizialismo e assieme a quelle frange che ancora eistono di "sinistra eversiva" e che qualche suo servo come Granata e Briguglio, scimmiottano sulle scale che portano ai tetti, novelli Bersani-Vendola.
Ma come, ieri con le frange più estreme che "lotta dura senza paura" alla Riforma della Scuola e dell'Università e poi la dichiarazione che leggete nel link ?
Qui non è solo un problema di coerenza politica per almeno 3 giorni consecutivi, è materia da L.180.
p.s. Una sola aggiunta : ho letto qualche commento e ne riporto uno solo per dimostrare il grado di "intelligenza".
fini negl ultimi tempi ha sempre ragione
27.11|19:14ergonauta1961premetto che sono di sinistra, ma vedere Bersani salire sui tetti a dare manforte ad una classe di baroni ignoranti(professori) ed aspiranti tali (ricercatori)mi ha fatto molto male. basta con le lobbies dei dipendenti pubblici (sopratutto meridionali), bisogna far capire agli studenti che cio' che fa bene ai prof.,fa male al loro futuro e a quello dell'Italia. basta con latino e greco antico, filosofia, filologia ecc. avanti inglese cinese arabo, informatica,matematica, al macero le materie accademiche...(quelle sono piacevoli..ed allora il bravo studente se le studi per diletto, a sue spese)...cominciamo a tagliare i rami secchi....perche' producono letame.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Ieri non l'avevo visto, ma non è il solo...
...che dal CORSERVA "prende le distanze" da una "sottile campagna a favore" di GianFrego.
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RIFORMA DELL'UNIVERSITA', I FINIANI SUI TETTI
La scalata sbagliata
I deputati del Fli che salgono sui tetti assieme agli studenti in rivolta, non immaginano neanche quanto il loro gesto abbia rischiato di far drammaticamente scendere qualcos'altro: la credibilità di un nuovo partito che pure, alimentando molte speranze, si era presentato come l'alfiere del merito, della modernità europea, del riformismo liberale. E infatti, Fini si è giustamente premurato di rassicurare che Fli voterà sì alla riforma Gelmini.
I finiani avrebbero mille ragioni per marcare la loro differenza dall'immobilismo di un governo assopito da mesi nel «non fare» e nel tirare a campare. Da una maggioranza che vivacchia, assorbita dall'ossessione per le vicende personali del premier. Hanno invece scelto di inscenare la loro presenza determinante per le sorti del governo ostacolando una riforma di cui l'Italia ha necessità improrogabile. Non che la riforma dell'università del ministro Gelmini sia inattaccabile, migliorabile, inemendabile. Ma gli emendamenti devono servire a renderla più efficace, non a diventare pretesto e bandiera di manovrette dilatorie e di furbizie parlamentari. Il partito del «merito», come più volte è stato presentato dallo stesso Fini, non può esordire penalizzando una riforma che fa del recupero del merito il suo cardine, che svecchia e contesta il reclutamento baronale, i finanziamenti a pioggia, la scandalosa chiusura nei confronti dei talenti giovani, tutto ciò che rende umiliante il confronto tra l'università italiana e quella degli altri Paesi dell'Europa e dell'Occidente, mortifica la ricerca, premia la mediocrità e il livellamento verso il basso.
Non è sufficiente la riforma Gelmini? Certo che non lo è. Ma le proteste sui tetti e sui monumenti (a proposito: che ne è in questo caso della tutela e della sicurezza dei nostri beni culturali?) vanno fatalmente nella direzione opposta. Si tingono di conservatorismo, difesa dello status quo, fatalismo, rassegnazione nei confronti di qualunque riforma che abbia, appunto, il merito come sua base fondante. È un errore anteporre la guerriglia contro Berlusconi alle ragioni di contenuto che dovrebbero consigliare un atteggiamento non ostruzionistico nei confronti della riforma dell'università. Lo è anche quello della sinistra riformista che nel nome della guerra santa al governo e per non disperdere il consenso della piazza, smarrisce le stesse ragioni della propria identità culturale. Un applauso sui tetti, ma un'occasione mancata per l'alternativa riformista.
A Bastia Umbra Gianfranco Fini ha detto di voler accettare una sfida ambiziosa: quella di costruire una destra moderna, repubblicana, costituzionale e «deberlusconizzata», anziché l'ennesimo partitino destinato a campare sul potere di veto, sui giri di giostra parlamentare, sulle imboscate di corridoio, sulla filosofia deteriore dell'«ago della bilancia». Fa bene a convincere i suoi seguaci a far passare la riforma dell'università richiesta dalle componenti più innovative della società italiana. Con i miglioramenti dovuti, certo, ma con lo scopo di farla andare in porto e non di farla naufragare con metodi surrettizi. Si tratta del primo test del nuovo «Futuro e libertà». Poi c'è la legittima battaglia sul governo e con il premier, la lotta politica che culminerà con il voto del 14 dicembre. Ma senza giocare sulla pelle degli studenti, dell'università, della ricerca, del sapere, della cultura: il «partito del merito» non può permetterselo.
Pierluigi Battista
27 novembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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RIFORMA DELL'UNIVERSITA', I FINIANI SUI TETTI
La scalata sbagliata
I deputati del Fli che salgono sui tetti assieme agli studenti in rivolta, non immaginano neanche quanto il loro gesto abbia rischiato di far drammaticamente scendere qualcos'altro: la credibilità di un nuovo partito che pure, alimentando molte speranze, si era presentato come l'alfiere del merito, della modernità europea, del riformismo liberale. E infatti, Fini si è giustamente premurato di rassicurare che Fli voterà sì alla riforma Gelmini.
I finiani avrebbero mille ragioni per marcare la loro differenza dall'immobilismo di un governo assopito da mesi nel «non fare» e nel tirare a campare. Da una maggioranza che vivacchia, assorbita dall'ossessione per le vicende personali del premier. Hanno invece scelto di inscenare la loro presenza determinante per le sorti del governo ostacolando una riforma di cui l'Italia ha necessità improrogabile. Non che la riforma dell'università del ministro Gelmini sia inattaccabile, migliorabile, inemendabile. Ma gli emendamenti devono servire a renderla più efficace, non a diventare pretesto e bandiera di manovrette dilatorie e di furbizie parlamentari. Il partito del «merito», come più volte è stato presentato dallo stesso Fini, non può esordire penalizzando una riforma che fa del recupero del merito il suo cardine, che svecchia e contesta il reclutamento baronale, i finanziamenti a pioggia, la scandalosa chiusura nei confronti dei talenti giovani, tutto ciò che rende umiliante il confronto tra l'università italiana e quella degli altri Paesi dell'Europa e dell'Occidente, mortifica la ricerca, premia la mediocrità e il livellamento verso il basso.
Non è sufficiente la riforma Gelmini? Certo che non lo è. Ma le proteste sui tetti e sui monumenti (a proposito: che ne è in questo caso della tutela e della sicurezza dei nostri beni culturali?) vanno fatalmente nella direzione opposta. Si tingono di conservatorismo, difesa dello status quo, fatalismo, rassegnazione nei confronti di qualunque riforma che abbia, appunto, il merito come sua base fondante. È un errore anteporre la guerriglia contro Berlusconi alle ragioni di contenuto che dovrebbero consigliare un atteggiamento non ostruzionistico nei confronti della riforma dell'università. Lo è anche quello della sinistra riformista che nel nome della guerra santa al governo e per non disperdere il consenso della piazza, smarrisce le stesse ragioni della propria identità culturale. Un applauso sui tetti, ma un'occasione mancata per l'alternativa riformista.
A Bastia Umbra Gianfranco Fini ha detto di voler accettare una sfida ambiziosa: quella di costruire una destra moderna, repubblicana, costituzionale e «deberlusconizzata», anziché l'ennesimo partitino destinato a campare sul potere di veto, sui giri di giostra parlamentare, sulle imboscate di corridoio, sulla filosofia deteriore dell'«ago della bilancia». Fa bene a convincere i suoi seguaci a far passare la riforma dell'università richiesta dalle componenti più innovative della società italiana. Con i miglioramenti dovuti, certo, ma con lo scopo di farla andare in porto e non di farla naufragare con metodi surrettizi. Si tratta del primo test del nuovo «Futuro e libertà». Poi c'è la legittima battaglia sul governo e con il premier, la lotta politica che culminerà con il voto del 14 dicembre. Ma senza giocare sulla pelle degli studenti, dell'università, della ricerca, del sapere, della cultura: il «partito del merito» non può permetterselo.
Pierluigi Battista
27 novembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
Che cosa Fini ha inteso dire?
Scritto da Bartolomeo Di Monaco
sabato 27 novembre 2010
«A chi gli domanda cosa succederà, la terza carica dello Stato risponde: “Il 13 sera lo sapremo. Può succedere tutto o nulla. Ad oggi Berlusconi non avrebbe la maggioranza”. E a chi gli domanda se è pessimista, replica: “Sono di un realismo assoluto. Se si votasse oggi Berlusconi non avrebbe la maggioranza e non si tornerebbe alle elezioni”. Fini gela i cronisti che cercano di fargli spiegare come fa ad essere così sicuro di escludere il voto anticipato: “E che lo vengo a dire a voi?”.»
Non mi risulta che sia arrivata una qualche smentita a questa frase. Né, del resto, credo che i giornalisti si siano sbagliati nel riferirla.
Si tratta di una frase gravissima. Lascia intendere che una qualche decisione sia già stata presa. Da Chi? Da Napolitano?
E perché allora questa decisione la conosce Fini e non anche il presidente del Senato?
Oppure: se non è il capo dello Stato, chi è che dà tanta sicurezza a Fini che non si tornerà a votare se il governo non riceverà la fiducia in parlamento?
Ci sono forze in grado di prevalere anche sulla volontà di Napolitano?
Gli interrogativi, come vedete, sono inquietanti.
Mi meraviglia che Napolitano se ne resti in silenzio. Il silenzio indurrebbe a supporre una sua complicità.
Ma non credo, questa volta, che ci sia di mezzo l’inquilino del Colle. La frase scappata di bocca a Fini è assai più pericolosa. Quasi un dire: Qui lo so io come devono andare le cose.
Ora, immaginate se questa frase fosse stata pronunciata da Berlusconi. Si sarebbero aperte le cateratte del diluvio universale. Si sarebbe gridato che dietro a Berlusconi ci sono forti poteri mafiosi in grado di condizionare lo Stato. Oppure una specie di Gladio che vigila sui comportamenti della classe politica e in grado di forzare il regolare svolgimento delle garanzie democratiche.
Certa stampa sinistrorsa si sarebbe fatta bella tonda per invocare le dimissioni del premier.
Invece silenzio. Ho cercato di trovare questa frase negli articoli di alcuni giornali, ma (colpa mia, che sono un incapace) non ho trovato altri riscontri.
L’opposizione che, se la frase fosse stata di Berlusconi, sarebbe salita sui tetti di palazzo Grazioli, anch’essa tace.
Due sono le ipotesi: o la notizia è falsa, o Fini ha perso la testa e, ancora una volta, fa carta straccia delle Istituzioni.
Un presidente della Camera che si permette di fare tutto ciò che di scandaloso ha fatto Fini senza pagarne il fio, sta mostrando che il crollo delle Istituzioni è stato già avviato, ma non certo per colpa di Berlusconi, che appare sempre di più la vittima di una gigantesca manovra destabilizzatrice.
Vorrei che si verificasse l’autenticità di questa frase e, se fosse stata realmente pronunciata, si tentasse di capirne il recondito significato, anche ricorrendo ad un intervento di Napolitano.
Non solo i cronisti sono rimasti gelati, ma anche noi.
www.bartolomeodimonaco.it
p.s. Nota : all'indirizzo, l'articolo APCOM che richiama GianFrego.
http://notizie.virgilio.it/politica/fini-oggi-premier-non-avrebbe-fiducia-ma-non-si-andrebbe-a-urne_140842.html
Scritto da Bartolomeo Di Monaco
sabato 27 novembre 2010
«A chi gli domanda cosa succederà, la terza carica dello Stato risponde: “Il 13 sera lo sapremo. Può succedere tutto o nulla. Ad oggi Berlusconi non avrebbe la maggioranza”. E a chi gli domanda se è pessimista, replica: “Sono di un realismo assoluto. Se si votasse oggi Berlusconi non avrebbe la maggioranza e non si tornerebbe alle elezioni”. Fini gela i cronisti che cercano di fargli spiegare come fa ad essere così sicuro di escludere il voto anticipato: “E che lo vengo a dire a voi?”.»
Non mi risulta che sia arrivata una qualche smentita a questa frase. Né, del resto, credo che i giornalisti si siano sbagliati nel riferirla.
Si tratta di una frase gravissima. Lascia intendere che una qualche decisione sia già stata presa. Da Chi? Da Napolitano?
E perché allora questa decisione la conosce Fini e non anche il presidente del Senato?
Oppure: se non è il capo dello Stato, chi è che dà tanta sicurezza a Fini che non si tornerà a votare se il governo non riceverà la fiducia in parlamento?
Ci sono forze in grado di prevalere anche sulla volontà di Napolitano?
Gli interrogativi, come vedete, sono inquietanti.
Mi meraviglia che Napolitano se ne resti in silenzio. Il silenzio indurrebbe a supporre una sua complicità.
Ma non credo, questa volta, che ci sia di mezzo l’inquilino del Colle. La frase scappata di bocca a Fini è assai più pericolosa. Quasi un dire: Qui lo so io come devono andare le cose.
Ora, immaginate se questa frase fosse stata pronunciata da Berlusconi. Si sarebbero aperte le cateratte del diluvio universale. Si sarebbe gridato che dietro a Berlusconi ci sono forti poteri mafiosi in grado di condizionare lo Stato. Oppure una specie di Gladio che vigila sui comportamenti della classe politica e in grado di forzare il regolare svolgimento delle garanzie democratiche.
Certa stampa sinistrorsa si sarebbe fatta bella tonda per invocare le dimissioni del premier.
Invece silenzio. Ho cercato di trovare questa frase negli articoli di alcuni giornali, ma (colpa mia, che sono un incapace) non ho trovato altri riscontri.
L’opposizione che, se la frase fosse stata di Berlusconi, sarebbe salita sui tetti di palazzo Grazioli, anch’essa tace.
Due sono le ipotesi: o la notizia è falsa, o Fini ha perso la testa e, ancora una volta, fa carta straccia delle Istituzioni.
Un presidente della Camera che si permette di fare tutto ciò che di scandaloso ha fatto Fini senza pagarne il fio, sta mostrando che il crollo delle Istituzioni è stato già avviato, ma non certo per colpa di Berlusconi, che appare sempre di più la vittima di una gigantesca manovra destabilizzatrice.
Vorrei che si verificasse l’autenticità di questa frase e, se fosse stata realmente pronunciata, si tentasse di capirne il recondito significato, anche ricorrendo ad un intervento di Napolitano.
Non solo i cronisti sono rimasti gelati, ma anche noi.
www.bartolomeodimonaco.it
p.s. Nota : all'indirizzo, l'articolo APCOM che richiama GianFrego.
http://notizie.virgilio.it/politica/fini-oggi-premier-non-avrebbe-fiducia-ma-non-si-andrebbe-a-urne_140842.html
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Mi sembra chiaro a chi si riferisce.
In Italia si parla dei documenti di WikiLeaks per le feste di Berlusconi, la sua stanchezza, il suo stato di salute. I media italiani sono più interessati al gossip. Poco fa, nel corso della diretta del backstage dell’Ultima Parola, abbiamo letto un documento che ha dell’incredibile. E’ tutto da verificare e da approfondire, ma la storia, gli eventi storici che si sono verificati dopo quel documento sembrano confermarlo. E’ un cablogramma firmato dall’allora ambasciatore americano Spogli, poi sostituito. Siamo ad inizi del 2009: il PdL era ancora unito e le preoccupazioni americane per le relazioni economiche tra Italia e Russia erano già evidenti. Ecco un passaggio del documento:
Per affrontare il problema di petto, si è schierata una robusta e strategica diplomazia con l’intento di abbordare figure chiave all’interno e all’esterno del governo. Il nostro obiettivo è duplice: educare i nostri interlocutori meglio sulle attività russe, delegittimandole, e quindi istruendo sulla politica degli Stati Uniti, in modo da creare un contrappeso ai pareri consenzienti sulla politica della Russia, in particolare all’interno del partito politico di Berlusconi. L’opposizione ha cominciato a prendere a colpi Berlusconi. Alcuni nel PdL hanno cominciato ad avvicinarsi a noi in privato per dire che auspicano un maggiore dialogo con noi sulla questione Russia e hanno indicato la loro soluzione a sfidare apertamente Berlusconi, proprio adducendo la questione Putin.
Paragone è stasera su RAI2 in seconda serata.
Dimenticavo : http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/12/campi.pdf
https://www.facebook.com/dawblog
Per affrontare il problema di petto, si è schierata una robusta e strategica diplomazia con l’intento di abbordare figure chiave all’interno e all’esterno del governo. Il nostro obiettivo è duplice: educare i nostri interlocutori meglio sulle attività russe, delegittimandole, e quindi istruendo sulla politica degli Stati Uniti, in modo da creare un contrappeso ai pareri consenzienti sulla politica della Russia, in particolare all’interno del partito politico di Berlusconi. L’opposizione ha cominciato a prendere a colpi Berlusconi. Alcuni nel PdL hanno cominciato ad avvicinarsi a noi in privato per dire che auspicano un maggiore dialogo con noi sulla questione Russia e hanno indicato la loro soluzione a sfidare apertamente Berlusconi, proprio adducendo la questione Putin.
Paragone è stasera su RAI2 in seconda serata.
Dimenticavo : http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/12/campi.pdf
https://www.facebook.com/dawblog
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Credo faccia parte di questa sua storia.
bocchino_i@camera.it bongiorno_g@camera.it barbareschi_l@camera.it dellavedova_b@camera.it granata_b@camera.ut moroni_c@camera.it polidori_c@camera.it perina_f@camera.it urso_a@camera.it ronchi_a@camera.it rosso_r@camera.it ruben_a@camera.it melchiorre_d@camera.it toto_d@camera.it lamalfa_g@camera.it conte_g@camera.it barbaro_c@camera.it bellotti_l@camera.it briguglio_c@camera.it buonfiglio_a@camera.it consolo_g@camera.it cosenza_g@camera.it dibiagio_a@camera.it divella_f@camera.it lamorte_d@camera.it lopresti_a@camera.it menia_r@camera.it moffa_s@camera.it napoli_a@camera.it paglia_g@camera.it patarino_c@camera.it proietti_f@camera.it raisi_e@camera.it scalia_g@camera.it siliquini_m@camera.it tremaglia_p@camera.it mondello_g@camera.it commercio_r@camera.it latteri_f@camera.it lombardo_a@camera.it guzzanti_p@camera.it
Questo è l'elenco dei traditori del voto delle politiche del 2008, eletti alla Camera dei Deputati.
Io sto preparando l'articolo di Belpietro ma lo farò nel solito modo, quindi, scannerizzandolo sperando che ci stia tutto in una pagina sola.
Se volete attendere, altrimenti potete mandare un messaggio unico a tutti questi senza, mi raccomando, nessuna offesa esplicita, onde evitare qualche porcata di ritorno.
Anche se, ho pensato, appena letto Libero di oggi si saranno affrettati la maggior parte a chiudere la ricevitoria del proprio indirizzo.
Però non si sa mai, anche solo per il "gusto" di vedere in quanti li manderanno affanculo, soprattutto nei collegi dove sono stati eletti.
Av salut, in dialetto bolognese, Valeria mi chiama per la pappa.
——————————
«Scrivete ai ribaltonisti»
Su Libero la letterina ai traditori
Quarantacinque foto ed indirizzo e-mail
MILANO – Quarantacinque foto, di cui quindici in prima pagina, e gli indirizzi di posta elettronica (quelli della Camera), dei ‘traditori’, come li definisce Libero, che invita i lettori («scrivete ai ribaltonisti») a ‘contattare’ quei deputati, non solo di Futuro e libertá, che secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro si apprestano a votare la sfiducia a Berlusconi.
———————–
«Letterina ai traditori» è il titolo dell’edizione di Libero sabato mattina: «molti di voi erano perfetti sconosciuti, eletti solo perchè sulla scheda c’era Berlusconi. Ora volete cacciare il premier e andare con la sinistra: i cittadini vi puniranno». Ci sono Italo Bocchino e Giulia Bongiorno; Chiara Moroni e Benedetto Della Vedova; Paolo Guzzanti e Giorgio La Malfa, Daniele Toto e Catia Polidori, insieme ad altri deputati che Libero chiama «voltagabbana». «Dite che così vi mettiamo nel mirino, ci accusate di intimidazione e di usare la carta stampata come un manganello? Dite quel che vi pare: a noi -scrive Belpietro- importa un fico secco. La sola cosa che ci preme è far conoscere i nomi e i volti di chi si appresta a tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Forse il 14 dicembre riuscirete a buttar giù il Cavaliere e anche a ottenere uno strapuntino. Ma ora che vi hanno visto e conoscono la vostra mail, alle prossime elezioni gli italiani si ricorderanno di voi». (Adnkronos)
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04 dicembre 2010
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E al CORSERVA non piace ( eheheh ).
Questo è l'elenco dei traditori del voto delle politiche del 2008, eletti alla Camera dei Deputati.
Io sto preparando l'articolo di Belpietro ma lo farò nel solito modo, quindi, scannerizzandolo sperando che ci stia tutto in una pagina sola.
Se volete attendere, altrimenti potete mandare un messaggio unico a tutti questi senza, mi raccomando, nessuna offesa esplicita, onde evitare qualche porcata di ritorno.
Anche se, ho pensato, appena letto Libero di oggi si saranno affrettati la maggior parte a chiudere la ricevitoria del proprio indirizzo.
Però non si sa mai, anche solo per il "gusto" di vedere in quanti li manderanno affanculo, soprattutto nei collegi dove sono stati eletti.
Av salut, in dialetto bolognese, Valeria mi chiama per la pappa.
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«Scrivete ai ribaltonisti»
Su Libero la letterina ai traditori
Quarantacinque foto ed indirizzo e-mail
MILANO – Quarantacinque foto, di cui quindici in prima pagina, e gli indirizzi di posta elettronica (quelli della Camera), dei ‘traditori’, come li definisce Libero, che invita i lettori («scrivete ai ribaltonisti») a ‘contattare’ quei deputati, non solo di Futuro e libertá, che secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro si apprestano a votare la sfiducia a Berlusconi.
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«Letterina ai traditori» è il titolo dell’edizione di Libero sabato mattina: «molti di voi erano perfetti sconosciuti, eletti solo perchè sulla scheda c’era Berlusconi. Ora volete cacciare il premier e andare con la sinistra: i cittadini vi puniranno». Ci sono Italo Bocchino e Giulia Bongiorno; Chiara Moroni e Benedetto Della Vedova; Paolo Guzzanti e Giorgio La Malfa, Daniele Toto e Catia Polidori, insieme ad altri deputati che Libero chiama «voltagabbana». «Dite che così vi mettiamo nel mirino, ci accusate di intimidazione e di usare la carta stampata come un manganello? Dite quel che vi pare: a noi -scrive Belpietro- importa un fico secco. La sola cosa che ci preme è far conoscere i nomi e i volti di chi si appresta a tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Forse il 14 dicembre riuscirete a buttar giù il Cavaliere e anche a ottenere uno strapuntino. Ma ora che vi hanno visto e conoscono la vostra mail, alle prossime elezioni gli italiani si ricorderanno di voi». (Adnkronos)
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04 dicembre 2010
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E al CORSERVA non piace ( eheheh ).
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Editoriale.
Cari traditori, qui sotto trovate le vostre foto e il vostro indirizzo email alla Camera. Immagino la sorpresa e l’arrabbiatura nel vederli pubblicatiedati in pasto ai lettori, i quali da qui al 14 dicembre, e anche dopo, potranno scrivervi ed esprimere personalmente ciò che pensanodel vostro operato. Dite che così vi mettiamo nelmirino, ci accusate di intimidazione e di usare la carta stampata come un manganello? Dite quel che vi pare: a noi importa un fico secco. La sola cosa che ci preme è far conoscere nomi e volti di chi si appresta a tradire il mandato ricevuto dagli elettori quando fu spedito in Parlamento.
Molti di voi all’epoca erano perfetti sconosciuti, per lo meno al grande pubblico. Chi sapeva dell’esistenza di Daniele Toto e di Alessandro Ruben? Oppure di Catia Polidori e di Chiara Moroni? Pochi, pochissimi. Eppure gli italiani di centrodestra vi votarono in massa. Non già perché fossero attirati dalle vostre idee o dal modo con cui eravate in grado di esporle, semplicemente perché sulla scheda c’era il nome di Berlusconi. Fu lui che scelsero gli elettori, non Ruben, Toto, Polidori o Moroni.
Fu a lui che affidarono il compito di realizzare il programma presentato in campagna elettorale. Eppure voi, perfetti sconosciuti diventati deputati grazie al suo nome e al suo consenso, vi preparate a votargli la sfiducia. Anzi: promettete di mandarlo a casa e di prenderne il posto alleandovi con la sinistra, ovvero con la parte politica che ha perso ed è minoranza assoluta nel Paese. Dite che lo fate nell’interesse dell’Italia, un interesse che però l’Italia non vi ha mai affidato e del quale non vi ha chiesto di farvi carico. Il compito semmai lo ha dato al Cavaliere, ma ora voi spiegate che il presidente del Consiglio è un inetto, uno che tira tardi la sera e fa affari con Putin, e per questo vi preparate a pensionarlo.
Certo, nessuno è perfetto, neanche Berlusconi, prova ne sia che vi ha messo in lista, vi ha fatti eleggere e vi ha dato il potere enorme di ribaltare le decisioni degli italiani. Voi, politici eletti per grazia ricevuta, dite di voler liberare gli elettori dal tiranno e annunciate altempo stesso l’intenzione di cambiare la legge elettorale per restituir loro il diritto di scelta. Ovviamente non vi rendete neppure conto di superare il comune senso del pudore: voi, deputati non votati, volete ridare il voto agli italiani e per raggiungere il vostro obiettivo per prima cosa fate fuori l’uomo che gli italiani hanno votato, ne prendete il posto e negate
agli stessi italiani il diritto di voto.. Esistesse la possibilità di recesso anche per l’elezione di un parlamentare, da domani sareste a spasso. Ci fosse un modo per farvi pagare una penale per violazione del contratto stipulato al momento della nomina, sareste in bancarotta. Purtroppo non c’è né l’una né l’altra. E non c’è neppure il vincolo di mandato, ovvero una norma che vi obblighi a mantenere almeno nella forma un minimo di coerenza con ciò che è stato promesso agli elettori. Il nostro ordinamento non lo prevede. Nessuno nell’Italia del Quarantotto pensò che i deputati potessero cambiare casacca e chi scrisse la Costituzione non immaginò neppure lontanamente che i parlamentari potessero voltare gabbana, passando dalla Dc al Pci e viceversa.
All’epoca c’era ancora un briciolo d’ideali e questi, nonostante tutto, venivano prima della carriera. Alla quale immagino teniate molto, visto l’impegno profuso per impedire che gli elettori dicano la loro lasciandoli votare. Tranquilli, forse ce la farete: forse il 14 dicembre riuscirete a buttar giù il Cavaliere e anche a ottenere uno strapuntino che vi innalzi un gradino più in alto di dove state. Ma ora che vi hanno visto e conoscono la vostra mail, alle prossime elezioni gli italiani si ricorderanno di voi.
Molti di voi all’epoca erano perfetti sconosciuti, per lo meno al grande pubblico. Chi sapeva dell’esistenza di Daniele Toto e di Alessandro Ruben? Oppure di Catia Polidori e di Chiara Moroni? Pochi, pochissimi. Eppure gli italiani di centrodestra vi votarono in massa. Non già perché fossero attirati dalle vostre idee o dal modo con cui eravate in grado di esporle, semplicemente perché sulla scheda c’era il nome di Berlusconi. Fu lui che scelsero gli elettori, non Ruben, Toto, Polidori o Moroni.
Fu a lui che affidarono il compito di realizzare il programma presentato in campagna elettorale. Eppure voi, perfetti sconosciuti diventati deputati grazie al suo nome e al suo consenso, vi preparate a votargli la sfiducia. Anzi: promettete di mandarlo a casa e di prenderne il posto alleandovi con la sinistra, ovvero con la parte politica che ha perso ed è minoranza assoluta nel Paese. Dite che lo fate nell’interesse dell’Italia, un interesse che però l’Italia non vi ha mai affidato e del quale non vi ha chiesto di farvi carico. Il compito semmai lo ha dato al Cavaliere, ma ora voi spiegate che il presidente del Consiglio è un inetto, uno che tira tardi la sera e fa affari con Putin, e per questo vi preparate a pensionarlo.
Certo, nessuno è perfetto, neanche Berlusconi, prova ne sia che vi ha messo in lista, vi ha fatti eleggere e vi ha dato il potere enorme di ribaltare le decisioni degli italiani. Voi, politici eletti per grazia ricevuta, dite di voler liberare gli elettori dal tiranno e annunciate altempo stesso l’intenzione di cambiare la legge elettorale per restituir loro il diritto di scelta. Ovviamente non vi rendete neppure conto di superare il comune senso del pudore: voi, deputati non votati, volete ridare il voto agli italiani e per raggiungere il vostro obiettivo per prima cosa fate fuori l’uomo che gli italiani hanno votato, ne prendete il posto e negate
agli stessi italiani il diritto di voto.. Esistesse la possibilità di recesso anche per l’elezione di un parlamentare, da domani sareste a spasso. Ci fosse un modo per farvi pagare una penale per violazione del contratto stipulato al momento della nomina, sareste in bancarotta. Purtroppo non c’è né l’una né l’altra. E non c’è neppure il vincolo di mandato, ovvero una norma che vi obblighi a mantenere almeno nella forma un minimo di coerenza con ciò che è stato promesso agli elettori. Il nostro ordinamento non lo prevede. Nessuno nell’Italia del Quarantotto pensò che i deputati potessero cambiare casacca e chi scrisse la Costituzione non immaginò neppure lontanamente che i parlamentari potessero voltare gabbana, passando dalla Dc al Pci e viceversa.
All’epoca c’era ancora un briciolo d’ideali e questi, nonostante tutto, venivano prima della carriera. Alla quale immagino teniate molto, visto l’impegno profuso per impedire che gli elettori dicano la loro lasciandoli votare. Tranquilli, forse ce la farete: forse il 14 dicembre riuscirete a buttar giù il Cavaliere e anche a ottenere uno strapuntino che vi innalzi un gradino più in alto di dove state. Ma ora che vi hanno visto e conoscono la vostra mail, alle prossime elezioni gli italiani si ricorderanno di voi.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
Boomerang Wikileaks i finiani?
Ispirati dai Servizi Segreti americani…
di Giuseppe Del Giudice
___________________________________________________
Che i rapporti economici tra l’Italia e la Russia fossero malvisti negli USA è una cosa risaputa. Piuttosto è comico che dai files bufala spacciati da Assange i giornali tirino fuori solo gossip che riguarda Berlusconi. Ci sarebbero invece confidenze ben più scottanti sull’Opposizione italiana e sugli uomini di Fini…
___________________________________________________
Nel File 18. (C/NF) così ci fanno sapere gli americani: “Alcuni nel PdL hanno cominciato ad avvicinarsi a noi in privato per dire che auspicano un maggiore dialogo con noi sulla questione Russia e hanno indicato la loro soluzione a sfidare apertamente Berlusconi, proprio adducendo la questione Putin”.
Alla faccia. Ma questa è una notiziona.
E’ da un pò che in tanti ci chiediamo chi c’è dietro Fini.
Adesso lo sappiamo.
Insomma all’estero non gradiscono l’intraprendenza italiana sul fronte energia, un tema molto caro al Governo Berlusconi. La soluzione per molti, americani compresi, è quella di destabilizzare l’attuale Governo facendo leva su quei parlamentari del PdL pronti a tradire il Premier.
Grazie Wikileaks.
Adesso aspettiamo che la “libera” informazione italiana si accorga di questa e di altre perle pubblicate dal Sito internet di Assange.
Il File 3. (C7F), ad esempio, è assolutamente straordinario…
https://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/notes/pinu-chiari/boomerang-wikileaks-i-finiani-ispirati-dai-servizi-segreti-americani/469716621655
Ispirati dai Servizi Segreti americani…
di Giuseppe Del Giudice
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Che i rapporti economici tra l’Italia e la Russia fossero malvisti negli USA è una cosa risaputa. Piuttosto è comico che dai files bufala spacciati da Assange i giornali tirino fuori solo gossip che riguarda Berlusconi. Ci sarebbero invece confidenze ben più scottanti sull’Opposizione italiana e sugli uomini di Fini…
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Nel File 18. (C/NF) così ci fanno sapere gli americani: “Alcuni nel PdL hanno cominciato ad avvicinarsi a noi in privato per dire che auspicano un maggiore dialogo con noi sulla questione Russia e hanno indicato la loro soluzione a sfidare apertamente Berlusconi, proprio adducendo la questione Putin”.
Alla faccia. Ma questa è una notiziona.
E’ da un pò che in tanti ci chiediamo chi c’è dietro Fini.
Adesso lo sappiamo.
Insomma all’estero non gradiscono l’intraprendenza italiana sul fronte energia, un tema molto caro al Governo Berlusconi. La soluzione per molti, americani compresi, è quella di destabilizzare l’attuale Governo facendo leva su quei parlamentari del PdL pronti a tradire il Premier.
Grazie Wikileaks.
Adesso aspettiamo che la “libera” informazione italiana si accorga di questa e di altre perle pubblicate dal Sito internet di Assange.
Il File 3. (C7F), ad esempio, è assolutamente straordinario…
https://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/notes/pinu-chiari/boomerang-wikileaks-i-finiani-ispirati-dai-servizi-segreti-americani/469716621655
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
http://www.youreporter.it/video_Cognato_del_Tulliani_dimettiti_1
http://www.youreporter.it/video_Festa_in_onore_del_Cognato_del_TULLIANI_1
http://www.youreporter.it/video_Festa_in_onore_del_Cognato_del_TULLIANI_1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Accidenti alla Legge 180 e al povero Basaglia.
Li metto per far vedere la differenza di "impostazione e scrittura" ( gli errori non sono miei ).
dal CORSERVA
«Il preSIDENTE DEL CONSIGLIO pensa solo a sé, non gridi al complotto»
Fini assicura: non ci saranno ribaltoni
Lezione del presidente della Camera in un liceo di Roma: «Il premier Berlusconi sia un po' più umile»
Gianfranco Fini
MILANO - Ribaltoni non ce ne saranno, ma, certo, «se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero migliori». Gianfranco Fini non lo cita esplicitamente, ma alla platea di ragazzi che lo ascolta al liceo romano Orazio è chiaro che sta parlando di Silvio Berlusconi. A una consigliera municipale che gli chiede cosa ne pensi dei ribaltoni politici, Fini spiega che il «ribaltone è un sovvertimento della volontà popolare. Non credo che ci saranno ribaltoni», assicura il numero uno di Fli, che poi rivolge una domanda alla sua interlocutrice: «Cosa ne pensa lei di tante promesse non mantenute e di impegni disattesi da chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi?». Quindi l'affondo sul presidente del Consiglio: «Se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero state migliori» spiega il presidente della Camera. «La politica - prosegue - è innanzitutto onestà intellettuale».
POLEMICA - Botta e risposta polemico tra il presidente della Camera poi e un consigliere del Pdl che ha preso la parola durante l'incontro con gli studenti all'Orazio. «C’è un momento in cui mi guardo allo specchio la mattina e mi dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare, pena la dignità. Forse lei non ce l’ha ma è un problema suo», ha detto Fini in merito alle cosiddette "leggi ad personam".
«LONTANO DAL FRASTUONO» - Dopo la lezione all'Orazio, il presidente della Camera ha preso parte, assieme al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'apertura dei lavori del sesto congresso dell'Ucei, l'Unione delle Comunità ebraiche italiane. «Io sono alfiere dell'Italia nei rapporti con la comunità ebraica con il nostro Paese. Sono qui per questo, lontano dal frastuono della politica italiana» ha detto il capo dello Stato.
Redazione online
06 dicembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da Il Giornale
lunedì 06 dicembre 2010, 12:20
Governo, Fini: "Non ci sarà ribaltone Berlusconi? Pensa solo a sé, sia umile"
Roma - "Il ribaltone è un sovvertimento della volontà popolare. Non credo che ci saranno ribaltoni". Durante una lezione tenuta al liceo Orazio di Roma, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha risposto a un consigliere municipale che gli chiedeva cosa ne pensasse dei ribaltoni politici: "Ma cosa ne pensa lei di tante promesse non mantenute e di impegni disattesi da chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi?".
Fini attacca il governo "Se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero state migliori". Non passa giorno ormai che il presidente della Camera si risparmi di attaccare il presidente del Consiglio silvio Berlusconi e la maggioranza di cui lui stesso faceva parte sino a poche settimane fa. "La politica è innanzitutto onestà intellettuale", ha sottolineato Fini dopo aver chiesto a chi lo interrogava polemicamente sui ribaltoni cosa ne pensasse "di chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi".
Questione di coerenza "Presidente, la coerenza?". Durante la lezione un consigliere municipale del Pdl ha interrogato l'ex An dalla platea chiedendogli di fare i conti con la coerenza. Ma il presidente della Camera ha ribattuto: "C’è un momento la mattina in cui mi guardo allo specchio e mi dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare, pena la dignità…". Poi, rivolto al contestatore, Fini ha aggiunto: "Per te evidentemente non c’è, ma è un problema tuo".
Il Pdl: "Parole sconcertanti" "Le risposte date questa mattina da Fini sono sconcertanti, soprattutto se si pensa che a pronunciarle è l’attuale presidente della Camera - ha subito commentato il coordinatore del Pdl Sandro Bondi - vorrei vedere che cosa succederebbe in questo Paese se Fini pronunciasse una sola parola critica nei confronti dell’opposizione, come fa quotidianamente nella veste di presidente della Camera contro il Pdl, contro il governo e contro il presidente del Consiglio". Il coordinatore del Pdl ha, quindi, aggiunto che così "le regole della democrazia si sfibrano, nel silenzio e nell’opportunismo delle diverse convenienze politiche".
dal CORSERVA
«Il preSIDENTE DEL CONSIGLIO pensa solo a sé, non gridi al complotto»
Fini assicura: non ci saranno ribaltoni
Lezione del presidente della Camera in un liceo di Roma: «Il premier Berlusconi sia un po' più umile»
Gianfranco Fini
MILANO - Ribaltoni non ce ne saranno, ma, certo, «se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero migliori». Gianfranco Fini non lo cita esplicitamente, ma alla platea di ragazzi che lo ascolta al liceo romano Orazio è chiaro che sta parlando di Silvio Berlusconi. A una consigliera municipale che gli chiede cosa ne pensi dei ribaltoni politici, Fini spiega che il «ribaltone è un sovvertimento della volontà popolare. Non credo che ci saranno ribaltoni», assicura il numero uno di Fli, che poi rivolge una domanda alla sua interlocutrice: «Cosa ne pensa lei di tante promesse non mantenute e di impegni disattesi da chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi?». Quindi l'affondo sul presidente del Consiglio: «Se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero state migliori» spiega il presidente della Camera. «La politica - prosegue - è innanzitutto onestà intellettuale».
POLEMICA - Botta e risposta polemico tra il presidente della Camera poi e un consigliere del Pdl che ha preso la parola durante l'incontro con gli studenti all'Orazio. «C’è un momento in cui mi guardo allo specchio la mattina e mi dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare, pena la dignità. Forse lei non ce l’ha ma è un problema suo», ha detto Fini in merito alle cosiddette "leggi ad personam".
«LONTANO DAL FRASTUONO» - Dopo la lezione all'Orazio, il presidente della Camera ha preso parte, assieme al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'apertura dei lavori del sesto congresso dell'Ucei, l'Unione delle Comunità ebraiche italiane. «Io sono alfiere dell'Italia nei rapporti con la comunità ebraica con il nostro Paese. Sono qui per questo, lontano dal frastuono della politica italiana» ha detto il capo dello Stato.
Redazione online
06 dicembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da Il Giornale
lunedì 06 dicembre 2010, 12:20
Governo, Fini: "Non ci sarà ribaltone Berlusconi? Pensa solo a sé, sia umile"
Roma - "Il ribaltone è un sovvertimento della volontà popolare. Non credo che ci saranno ribaltoni". Durante una lezione tenuta al liceo Orazio di Roma, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha risposto a un consigliere municipale che gli chiedeva cosa ne pensasse dei ribaltoni politici: "Ma cosa ne pensa lei di tante promesse non mantenute e di impegni disattesi da chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi?".
Fini attacca il governo "Se qualcuno fosse più umile e pensasse di aver torto lui, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero state migliori". Non passa giorno ormai che il presidente della Camera si risparmi di attaccare il presidente del Consiglio silvio Berlusconi e la maggioranza di cui lui stesso faceva parte sino a poche settimane fa. "La politica è innanzitutto onestà intellettuale", ha sottolineato Fini dopo aver chiesto a chi lo interrogava polemicamente sui ribaltoni cosa ne pensasse "di chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi".
Questione di coerenza "Presidente, la coerenza?". Durante la lezione un consigliere municipale del Pdl ha interrogato l'ex An dalla platea chiedendogli di fare i conti con la coerenza. Ma il presidente della Camera ha ribattuto: "C’è un momento la mattina in cui mi guardo allo specchio e mi dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare, pena la dignità…". Poi, rivolto al contestatore, Fini ha aggiunto: "Per te evidentemente non c’è, ma è un problema tuo".
Il Pdl: "Parole sconcertanti" "Le risposte date questa mattina da Fini sono sconcertanti, soprattutto se si pensa che a pronunciarle è l’attuale presidente della Camera - ha subito commentato il coordinatore del Pdl Sandro Bondi - vorrei vedere che cosa succederebbe in questo Paese se Fini pronunciasse una sola parola critica nei confronti dell’opposizione, come fa quotidianamente nella veste di presidente della Camera contro il Pdl, contro il governo e contro il presidente del Consiglio". Il coordinatore del Pdl ha, quindi, aggiunto che così "le regole della democrazia si sfibrano, nel silenzio e nell’opportunismo delle diverse convenienze politiche".
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Non è mica finita.
interni/il_vero_scandalo_e_presidente_camera/07-12-2010/articolo-id=491851-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/gli_affari_finiani_terre_gomorra_nel_triangolo_napoli-caserta-casal_principe_italo_bocchino_braccio_destro_leader_fli_puo_contare_fitta_rete_parentela_e_amicizie_imprenditori_da_qui_nascono_spericolate_operazioni_politiche_e_arrivano_finanziamenti/07-12-2010/articolo-id=491858-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/ditelo_sito_siamo_razzisti_o_no/07-12-2010/articolo-id=491849-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/i_guai_divella/07-12-2010/articolo-id=491860-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/gianfranco_no_ribaltoni_ma_rete_finisce_sotto_accusa/07-12-2010/articolo-id=491857-page=0-comments=1
p.s. Copio dall'articolo di Belpietro di oggi su Libero, due p.s. in attesa di mettere l'articolo.
p.s.1 Un certo Onorevole Lo Presti, per avergli dato del TRADITORE mi ha sfidato a duello.
Visto che mi invita a scegliere il luogo e l'arma, dicendosi pronto anche a un incontro di braccio di ferro, lo aspetto in uno dei prossimi giorni in un teatro di Milano, pronto ad affrontarlo con la sola arma di cui dispongo : la parola.
A differenza di Lo Presti ne ho una sola, ma posso assicurargli che fa più male delle minacce e degli insulti che mi ha rivolto.
p.s.2 Paolo Guzzanti, autore di indimenticabili peana al Cavaliere, mi accusa invece di adorare Berlusconi, dicendo che faccio pena.
Avendo cambiato idea sul Premier, non mi stupisce che l'abbia cambiata anche su di me.
Mi consolerò rileggendo gli sms che Guzzanti, mio ex vice, mi ha inviato sino a qualche mese fa.
In essi mi supplicava di essere arruolato tra i collaboratori di Libero.
Sorriderò pensando allo scampato pericolo.
Maurizio Belpietro.
http://www.ilgiornale.it/interni/gli_affari_finiani_terre_gomorra_nel_triangolo_napoli-caserta-casal_principe_italo_bocchino_braccio_destro_leader_fli_puo_contare_fitta_rete_parentela_e_amicizie_imprenditori_da_qui_nascono_spericolate_operazioni_politiche_e_arrivano_finanziamenti/07-12-2010/articolo-id=491858-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/ditelo_sito_siamo_razzisti_o_no/07-12-2010/articolo-id=491849-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/i_guai_divella/07-12-2010/articolo-id=491860-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/gianfranco_no_ribaltoni_ma_rete_finisce_sotto_accusa/07-12-2010/articolo-id=491857-page=0-comments=1
p.s. Copio dall'articolo di Belpietro di oggi su Libero, due p.s. in attesa di mettere l'articolo.
p.s.1 Un certo Onorevole Lo Presti, per avergli dato del TRADITORE mi ha sfidato a duello.
Visto che mi invita a scegliere il luogo e l'arma, dicendosi pronto anche a un incontro di braccio di ferro, lo aspetto in uno dei prossimi giorni in un teatro di Milano, pronto ad affrontarlo con la sola arma di cui dispongo : la parola.
A differenza di Lo Presti ne ho una sola, ma posso assicurargli che fa più male delle minacce e degli insulti che mi ha rivolto.
p.s.2 Paolo Guzzanti, autore di indimenticabili peana al Cavaliere, mi accusa invece di adorare Berlusconi, dicendo che faccio pena.
Avendo cambiato idea sul Premier, non mi stupisce che l'abbia cambiata anche su di me.
Mi consolerò rileggendo gli sms che Guzzanti, mio ex vice, mi ha inviato sino a qualche mese fa.
In essi mi supplicava di essere arruolato tra i collaboratori di Libero.
Sorriderò pensando allo scampato pericolo.
Maurizio Belpietro.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Toh, chi si rivede.
mercoledì 08 dicembre 2010, 08:00
Tulliani resta a Montecarlo per fare la bella vita
Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
Roma- A volte ritornano. E lui, Giancarlino, a Montecarlo è tornato. «Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel’ho chiesto e con toni tutt’altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po’ di serenità alla mia famiglia». Così parlava Gianfranco Fini a fine settembre, ammettendo i suoi dubbi e le sue «leggerezze» sulla gestione della svendita della casa monegasca di boulevard Princesse Charlotte.
Il noto appartamento scovato dal Giornale che An ricevette in eredità per la «buona battaglia» nel 1999 da Anna Maria Colleoni. E che nel 2008 cedette per appena 300mila euro alla Printemps, società off-shore con sede a Saint Lucia, ai Caraibi, che a sua volta la cedette alla «gemella» Timara. Il bello, si fa per dire, è che a viverci, poi, ci è andato Giancarlo Tulliani, «cognato» di Fini. Identificato da un documento del governo di Saint Lucia come beneficiario effettivo di Printemps e Timara.
L’affaire immobiliare ha incendiato l’estate. Ed è costato a Fini e al suo ex tesoriere Francesco Pontone l’iscrizione nel registro degli indagati. E l’inchiesta della procura di Roma, che ha chiesto ma non ancora ottenuto l’archiviazione, ha peraltro confermato tutti i lati oscuri di quella storia, sollevati da questo quotidiano: l’appartamento, svenduto a meno di un terzo del suo valore, è occupato da Tulliani in virtù di un contratto d’affitto in cui le firme di locatore e locatario sono identiche.
Con queste premesse, è comprensibile che l’ancora indagato Fini (il quale è arrivato a promettere le proprie dimissioni in caso fosse provato che la casa è del fratello di Betta) si augurasse un rapido trasloco del cognato, sperando forse che la vicenda sedimentasse così più facilmente. Ma il giovane Giancarlo evidentemente si è affezionato al Principato e ai suoi lussi, e pare abbia ignorato il «non rientrate in quella casa».
In estate il settimanale Chi l’aveva già pizzicato intento a scorrazzare per i tornanti monegaschi sulla sua Ferrari, fidanzata bionda al suo fianco, per poi lavare il bolide al self service, pompa alla mano. Ma erano altri tempi. Il terremoto mediatico e quello giudiziario che hanno puntato sulla casa a due passi dal Casinò l’hanno però costretto per qualche mese nell’ombra: le imposte della maison di Palais Milton sono rimaste chiuse, nonostante la bella stagione il terrazzino era desolatamente vuoto, e qualcuno aveva persino staccato la targhetta col suo cognome dal citofono.
Ora, col freddo e le luci sull’affaire più basse, torna anche lui, monsieur Giancarlo: in grande spolvero e in dolce compagnia. Sono ancora i paparazzi di Chi a sorprendere il «cognato» a Montecarlo, sorriso smagliante come non lo si vedeva da tempo, e immancabile camicia bianca.
Tullianino è con due bionde, la sua fidanzata e un’amica, seduto fronte vetrina a uno dei tavoli dell’esclusivo «Beef Bar», panoramicissimo ristorante specializzato in carni d’importazione, affacciato sul porticciolo turistico di Fontvieille, il quartiere costruito sottraendolo al mare, appena sotto la fortezza del Principe.
A giudicare dalle foto, il fratellino di Elisabetta non ha dunque mollato l’osso immobiliare, non ha assecondato l’auspicio di Gianfranco a restituire le chiavi al «padrone di casa», chiunque sia. È di nuovo lì, ancora in pista, forse per non sprecare quella «conoscenza del mercato immobiliare del Principato» che Fini gli aveva attribuito all’inizio della storia. Forse solo per godersi le mollezze del Principato: in fondo, la residenza gli è stata data su garanzia di un deposito bancario, non per la sua attività professionale. Di certo è tornato: immortalato bicchiere in mano, intento in chissà quale brindisi, nell’elegante ristorante (il Beef Bar ha sedi anche a Nizza, Mosca e in Lussemburgo) gestito da italiani, che vanta tra le proprie specialità carni provenienti da tutto il mondo, tra le quali il pregiato manzo «Kobe»: 139 euro per un filetto da tre etti fatto arrivare dall’Australia. Giancarlo, invece, arrivava da più vicino: la casetta che fu di Colleoni è ad appena 2,5 chilometri di distanza dal ristorante. Una mezz’oretta di camminata, una decina di minuti in automobile. In Ferrari, poi, anche meno.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
Cari finiani, cari futuristi,
avrei tanto voluto mandare una mail alla vostra casella di posta elettronica. Ma siccome ho scoperto che scrivere ai parlamentari, eletti dal popolo, nella casella di posta elettronica, pagata dal popolo, è un atto «vomitevole» e «infame» ho pensato di scrivervi qui, sulle colonne di “Libero”. Spero che non sia «vomitevole» e «infame» anche questo,altrimenti proverò altri metodi: potrebbero funzionare i segnali di fumo? L’alfabeto muto? La telepatia? Nel caso, provvedo. D’altra parte so che ci rimanete male ogni giorno nel vedere la vostra bella faccia pubblicata sulle nostre pagine. Capisco: forse pensavate di averla persa per sempre. Dev’essere uno choc. Invece sono lieto di darvi la prima buona notizia della giornata: la faccia ce l’avete ancora. Almeno, sulla carta. Bisogna sapersi accontentare, no? Meglio una faccina di carta che una faccia di bronzo: voi, cari finiani, cari futuristi, in questi giorni per la verità riuscite a mettere insieme tutte e due, ed è già un bel risultato. Sappiate apprezzarlo a dovere, anche perché potrebbe anche essere l’unico che riuscite a ottenere di questi tempi.
In compenso noi, sempre se ci è concesso comunicarvelo senza ricorrere ai tam tam o ai messaggi in bottiglia, siamo in grado di darvi una seconda buona notizia: mossi dal vostro sdegno abbiamo finalmente trovato il colpevole di questa pratica «vomitevole» e «infame», abbiamo trovato cioè colui che per primo ha voluto rendere pubbliche le vostre mail, l’uomo che ha autorizzato la diffusione della vostra casella postale, il vero responsabile della divulgazione dei vostri indirizzi elettronici. Com’è che l’avete definito nei vostri attacchi? «Manganellatore»? «Deficiente»? «Terrorista»? «Brigatista»? «Indegno»? «Vomitevole» e «infame»? Beh, perfetto: c’è solo da chiedersi perché una persona simile continuiate a considerarlo il vostro leader. In effetti, l’uomo in questione è niente meno che il presidente Fini. Non siete d’accordo? Provate a pensarci un attimo e vedrete che riuscirete a capirlo anche voi. Non è difficile. Chi è che autorizza la pubblicazione degli indirizzi dei deputati? Chi è che se ne fa addirittura vanto? Chi mette a disposizione del pubblico il primo e originale elenco di onorevoli? Da chi dipende la struttura che manda on line le vostre caselle postali?
Dall’uomo del Monte(citorio), appunto: è lui che ha detto sì. Basta andare a vedere sul sito Internet della Camera dei Deputati: Gianfranco Fini, dopo essersi fatto bello dicendo di voler mantenere aperto personalmente il dialogo con i cittadini, attraverso il web e youtube, fa sapere che «è possibile contattare i deputati attraverso la posta elettronica. Ciascun deputato dispone di una casella pubblica di posta elettronica, alla quale è possibile accedere sia dall'elenco nominativo dei deputati sia dalle rispettive schede informative sull’attività svolta, consultabili nell’ambito della sezione Deputati e Organi parlamentari». Ora se volete continuare a vomitare, cari amici futuristi, fate pure.Mastate attenti a non sporcare i tappeti di casa Tulliani. Riesce in effetti difficile a capire, a meno che non si abbia l’eccelsa fantasia di un Briguglio o di una Perina, il motivo per cui, se Fini
chiede di scrivere ai deputati, è «un atto di trasparenza» e se invece lo fa Belpietro è «una lista di proscrizione». Dal momento che la casella postale è la stessa, il tasto da pigiare è il medesimo, il server pure: dove sta la differenza? Perché Fini che invita a mandare posta è un sincero democratico e Belpietro che invita a mandare posta è manganellatore? Perché le mail in un caso sono una forma di dialogo e nell’altra una forma di terrorismo? Forse che le mail dei lettori di Libero hanno qualcosa che non vanno? Puzzano? Hanno l’alitosi chiocciola punto it? Hannoil virus della varicella elettronica? Sono a rischio di esplosione bubbonico-informatica? O, semplicemente, hanno la peggiore delle malattie possibili, e cioè rischiano di essere sincere? Si sa, non c’è nulla che faccia male come la sincerità. Per questo, cari finiani, cari futuristi, voi vi state trasformando leibnizianamente in monadi “senza porte e senza finestre”, simili alle famose scimmiette che non vedono, non parlano e soprattutto non sentono. Temete il confronto con gli elettori come un pipistrello teme la luce, come cappuccetto rosso teme un lupo, come chi ha appena avuto un’eredità teme di incontrare sulla sua strada Fini. Non volete ricevere lettere, non volete andare alle urne, sono pronto a scommettere che non rispondete nemmeno alle telefonate al cellulare se non vedete prima il nome di chi vi chiama… Senza accorgervi, però, che così facendo rischiate di passare rapidamente dal ruolo di monadi a quello di mona. La carriera è già segnata.
Nell’ultimo attacco di ieri, su Generazione Italia, per esempio, fra un insulto e l’altro, dicevate che le «liste di proscrizione» di Libero sono «frutto della pavidità di chi le scrive». Ci sia concesso dissentire innanzitutto sulle «liste di proscrizione»: ci avete smarronato per settimane su quant’è bello fare gli elenchi, e gli elenchi di Fazio, e gli elenchi di Saviano, e gli elenchi di Dario Fo, e quelli di Paolo Rossi, etc, tutta via elencando, mi spiegate perché la prima volta che ci si mette “Libero”, chissà perché, l’elenco smette di essere chic e diventa una «lista di proscrizione»? Inoltre, se davvero c’è qualcosa di male nel pubblicare gli elenchi con gli indirizzi dei deputati, come abbiamo visto, non resta che prendersela con Fini. E infine per quanto riguarda il frutto della pavidità, beh, cari finiani, cari futuristi, anche su quello c’è di che ridire: è più pavido chi ogni giorno firma i pezzi (e i giornali) con nome e cognome o chi si vergogna persino della sua faccia? A proposito di pavidità, infine, ci sia concesso rivolgere un affettuoso pensiero al vostro capo, quello che ha voluto la pubblicazione dei vostri indirizzi e che vuole la distruzione di Berlusconi, più per una sua deviazione psichiatrica che per una sua deviazionepolitica. Ebbene: visto che stiamo andando verso l’ok Corral, cioè verso il duello finale, sappiamo tutti quelche rischia Berlusconi in caso di sconfitta nell’arena parlamentare.
E Fini, invece, che rischia? Insomma: se il 14 dicembre il premier perderà la sfida, è ovvio che rassegnerà le dimissioni. E se invece perde il presidente della Camera? Visto che, come scrivono quelli di Generazione Italia, in queste situazioni non bisogna essere pavidi e «ci vogliono le palle», Gianfranco potrebbe, per una volta, dimostrare di averle davvero e non solo come bene off shore? E allora: ci fa sapere che cosa mette in gioco in questa sfida? Ci dice quale sarà il prezzo della sua sconfitta? Ieri da Ballarò ha comunicato che non ha intenzione di mollare la poltrona se il governo otterrà i voti. Nessuna meraviglia. Però, cari futuristi, fategli almeno sapere che ci piacerebbe tantopresentargli la domanda direttamente. Se pure lui ha paura delle mail, gliela possiamo anche inoltrare per altra via. Magari gli mandiamo un piccione viaggiatore. O un tordo, così si trova più a suo agio.
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avrei tanto voluto mandare una mail alla vostra casella di posta elettronica. Ma siccome ho scoperto che scrivere ai parlamentari, eletti dal popolo, nella casella di posta elettronica, pagata dal popolo, è un atto «vomitevole» e «infame» ho pensato di scrivervi qui, sulle colonne di “Libero”. Spero che non sia «vomitevole» e «infame» anche questo,altrimenti proverò altri metodi: potrebbero funzionare i segnali di fumo? L’alfabeto muto? La telepatia? Nel caso, provvedo. D’altra parte so che ci rimanete male ogni giorno nel vedere la vostra bella faccia pubblicata sulle nostre pagine. Capisco: forse pensavate di averla persa per sempre. Dev’essere uno choc. Invece sono lieto di darvi la prima buona notizia della giornata: la faccia ce l’avete ancora. Almeno, sulla carta. Bisogna sapersi accontentare, no? Meglio una faccina di carta che una faccia di bronzo: voi, cari finiani, cari futuristi, in questi giorni per la verità riuscite a mettere insieme tutte e due, ed è già un bel risultato. Sappiate apprezzarlo a dovere, anche perché potrebbe anche essere l’unico che riuscite a ottenere di questi tempi.
In compenso noi, sempre se ci è concesso comunicarvelo senza ricorrere ai tam tam o ai messaggi in bottiglia, siamo in grado di darvi una seconda buona notizia: mossi dal vostro sdegno abbiamo finalmente trovato il colpevole di questa pratica «vomitevole» e «infame», abbiamo trovato cioè colui che per primo ha voluto rendere pubbliche le vostre mail, l’uomo che ha autorizzato la diffusione della vostra casella postale, il vero responsabile della divulgazione dei vostri indirizzi elettronici. Com’è che l’avete definito nei vostri attacchi? «Manganellatore»? «Deficiente»? «Terrorista»? «Brigatista»? «Indegno»? «Vomitevole» e «infame»? Beh, perfetto: c’è solo da chiedersi perché una persona simile continuiate a considerarlo il vostro leader. In effetti, l’uomo in questione è niente meno che il presidente Fini. Non siete d’accordo? Provate a pensarci un attimo e vedrete che riuscirete a capirlo anche voi. Non è difficile. Chi è che autorizza la pubblicazione degli indirizzi dei deputati? Chi è che se ne fa addirittura vanto? Chi mette a disposizione del pubblico il primo e originale elenco di onorevoli? Da chi dipende la struttura che manda on line le vostre caselle postali?
Dall’uomo del Monte(citorio), appunto: è lui che ha detto sì. Basta andare a vedere sul sito Internet della Camera dei Deputati: Gianfranco Fini, dopo essersi fatto bello dicendo di voler mantenere aperto personalmente il dialogo con i cittadini, attraverso il web e youtube, fa sapere che «è possibile contattare i deputati attraverso la posta elettronica. Ciascun deputato dispone di una casella pubblica di posta elettronica, alla quale è possibile accedere sia dall'elenco nominativo dei deputati sia dalle rispettive schede informative sull’attività svolta, consultabili nell’ambito della sezione Deputati e Organi parlamentari». Ora se volete continuare a vomitare, cari amici futuristi, fate pure.Mastate attenti a non sporcare i tappeti di casa Tulliani. Riesce in effetti difficile a capire, a meno che non si abbia l’eccelsa fantasia di un Briguglio o di una Perina, il motivo per cui, se Fini
chiede di scrivere ai deputati, è «un atto di trasparenza» e se invece lo fa Belpietro è «una lista di proscrizione». Dal momento che la casella postale è la stessa, il tasto da pigiare è il medesimo, il server pure: dove sta la differenza? Perché Fini che invita a mandare posta è un sincero democratico e Belpietro che invita a mandare posta è manganellatore? Perché le mail in un caso sono una forma di dialogo e nell’altra una forma di terrorismo? Forse che le mail dei lettori di Libero hanno qualcosa che non vanno? Puzzano? Hanno l’alitosi chiocciola punto it? Hannoil virus della varicella elettronica? Sono a rischio di esplosione bubbonico-informatica? O, semplicemente, hanno la peggiore delle malattie possibili, e cioè rischiano di essere sincere? Si sa, non c’è nulla che faccia male come la sincerità. Per questo, cari finiani, cari futuristi, voi vi state trasformando leibnizianamente in monadi “senza porte e senza finestre”, simili alle famose scimmiette che non vedono, non parlano e soprattutto non sentono. Temete il confronto con gli elettori come un pipistrello teme la luce, come cappuccetto rosso teme un lupo, come chi ha appena avuto un’eredità teme di incontrare sulla sua strada Fini. Non volete ricevere lettere, non volete andare alle urne, sono pronto a scommettere che non rispondete nemmeno alle telefonate al cellulare se non vedete prima il nome di chi vi chiama… Senza accorgervi, però, che così facendo rischiate di passare rapidamente dal ruolo di monadi a quello di mona. La carriera è già segnata.
Nell’ultimo attacco di ieri, su Generazione Italia, per esempio, fra un insulto e l’altro, dicevate che le «liste di proscrizione» di Libero sono «frutto della pavidità di chi le scrive». Ci sia concesso dissentire innanzitutto sulle «liste di proscrizione»: ci avete smarronato per settimane su quant’è bello fare gli elenchi, e gli elenchi di Fazio, e gli elenchi di Saviano, e gli elenchi di Dario Fo, e quelli di Paolo Rossi, etc, tutta via elencando, mi spiegate perché la prima volta che ci si mette “Libero”, chissà perché, l’elenco smette di essere chic e diventa una «lista di proscrizione»? Inoltre, se davvero c’è qualcosa di male nel pubblicare gli elenchi con gli indirizzi dei deputati, come abbiamo visto, non resta che prendersela con Fini. E infine per quanto riguarda il frutto della pavidità, beh, cari finiani, cari futuristi, anche su quello c’è di che ridire: è più pavido chi ogni giorno firma i pezzi (e i giornali) con nome e cognome o chi si vergogna persino della sua faccia? A proposito di pavidità, infine, ci sia concesso rivolgere un affettuoso pensiero al vostro capo, quello che ha voluto la pubblicazione dei vostri indirizzi e che vuole la distruzione di Berlusconi, più per una sua deviazione psichiatrica che per una sua deviazionepolitica. Ebbene: visto che stiamo andando verso l’ok Corral, cioè verso il duello finale, sappiamo tutti quelche rischia Berlusconi in caso di sconfitta nell’arena parlamentare.
E Fini, invece, che rischia? Insomma: se il 14 dicembre il premier perderà la sfida, è ovvio che rassegnerà le dimissioni. E se invece perde il presidente della Camera? Visto che, come scrivono quelli di Generazione Italia, in queste situazioni non bisogna essere pavidi e «ci vogliono le palle», Gianfranco potrebbe, per una volta, dimostrare di averle davvero e non solo come bene off shore? E allora: ci fa sapere che cosa mette in gioco in questa sfida? Ci dice quale sarà il prezzo della sua sconfitta? Ieri da Ballarò ha comunicato che non ha intenzione di mollare la poltrona se il governo otterrà i voti. Nessuna meraviglia. Però, cari futuristi, fategli almeno sapere che ci piacerebbe tantopresentargli la domanda direttamente. Se pure lui ha paura delle mail, gliela possiamo anche inoltrare per altra via. Magari gli mandiamo un piccione viaggiatore. O un tordo, così si trova più a suo agio.
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Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh......................
Tg1, le manovre Fli per piazzare Orfeo al posto di Minzolini
http://www.ilgiornale.it/interni/tg1_manovre_fli_piazzare_orfeo_posto_minzolini/basket-adsl-fff/09-12-2010/articolo-id=492298-page=0-comments=1
Fallimenti e politica http://www.ilgiornale.it/interni/fallimenti_e_politica/09-12-2010/articolo-id=492300-page=0-comments=1
lo spillo
http://www.ilgiornale.it/interni/spillo/09-12-2010/articolo-id=492302-page=0-comments=1
Corte dei conti Inchiesta sul 118, chiesto il giudizio anche per Granata
http://www.ilgiornale.it/interni/corte_conti_inchiesta_118_chiesto_giudizio_anche_granata/09-12-2010/articolo-id=492303-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/tg1_manovre_fli_piazzare_orfeo_posto_minzolini/basket-adsl-fff/09-12-2010/articolo-id=492298-page=0-comments=1
Fallimenti e politica http://www.ilgiornale.it/interni/fallimenti_e_politica/09-12-2010/articolo-id=492300-page=0-comments=1
lo spillo
http://www.ilgiornale.it/interni/spillo/09-12-2010/articolo-id=492302-page=0-comments=1
Corte dei conti Inchiesta sul 118, chiesto il giudizio anche per Granata
http://www.ilgiornale.it/interni/corte_conti_inchiesta_118_chiesto_giudizio_anche_granata/09-12-2010/articolo-id=492303-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Il tradimento come coesione ( loro ).
I finiani già tradiscono il Terzo polo
Scritto da Bartolomeo Di Monaco
giovedì 09 dicembre 2010
Non sono passati che pochi giorni dall’annuncio della nascita del Terzo polo, non sono passati che pochi giorni da che i giornali di sinistra pubblicavano le foto dei tre Caballeros della politica, che già uno degli alleati ha tradito. Chi?
E me lo domandate? È la famigerata pattuglia finiana, che non vuol essere tacciata di tradimento dal Pdl. I finiani dicono di essere stati cacciati, mentendo, perché sanno bene che l’ordine del giorno del Pdl era un avvertimento a finirla con il controcanto e a rispettare la carica istituzionale che Fini riveste, ma a loro torna comodo tenere nascosta la propria vocazione al tradimento.
Ma il tradimento l’hanno marcato nel dna.
Presi dalla disperazione di essersi infilati in un vicolo cieco vorrebbero che Berlusconi si dimettesse prima del 14 dicembre per non subire di fronte agli italiani una sconfitta su tutta la linea. Poi, sarebbero disposti perfino a fare tutto ciò che Berlusconi gli chiedesse, perfino lavare i cessi della sede del Pdl. Addirittura, quando dicono che Berlusconi avrebbe il reincarico entro 72 ore, si permettono di sostituirsi a Napolitano (che tace, e, come sempre, li lascia fare).
Non rendendosi conto che la loro credibilità è arrivata allo zero.
Chi ha seguito i balbettamenti con la bava alla bocca di Italo Bocchino si è reso conto di quanto i finiani siano disperati.
Non ragionando più, non si ricordano neppure che proprio qualche giorno fa hanno dato vita al Terzo polo, un’alleanza che stando alle loro intenzioni e al battage dei giornali della sinistra avrebbe rappresentato il De Profundis per Berlusconi.
Ora, si deve ricordare agli smemorati finiani che quell’alleanza è stata fatta a tre: Fli, Udc e Api.
L’Api è la formazione politica di Rutelli. Rutelli è il terzo Caballeros.
Eppure, quando dichiarano ultimamente di essere disposti anche ad accettare il Berlusconi bis, si limitano a richiedere un’alleanza nuova del Pdl e della Lega Nord con il Fli e l’Udc. E l’Api? Se la sono scordata l’Api? Non si ricordano di cicciobello?
Mi piacerebbe essere una mosca per ascoltare i commenti davanti al caminetto di Rutelli e della sua adorata Barbara (Palombelli). Penso che siano un pochettino irritati del comportamento dei finiani. I quali decidono tutto loro. Decidono per l’Udc (che se ne sta zitto zitto a guardare come andrà a finire) e decidono di far fuori la terza gamba di quel polo che avrebbe dovuto infilzare il Pdl: il cosiddetto nuovo centrodestra.
Quando dicono, mostrando la foto, che vogliono tornare al principio quando l’alleanza era tra Berlusconi, Fini, Bossi e Casini, dimenticano che in quella foto manca il loro nuovo alleato, Rutelli.
Ma non se ne accorgono per un solo motivo: che hanno la vocazione al tradimento. Rutelli doveva aspettarselo. Mal l’incolga.
Fra poco, vedrete, diranno con spudoratezza che Rutelli li ha cacciati.
È la scusa che ormai hanno pronta ogni volta che prevale su di loro la vocazione al tradimento.
Ma il 14 è vicino e, a meno di qualche brutta sorpresa lettiana, Berlusconi, prima del 14, non si dimetterà.
Sappia sin d’ora che se lo dovesse fare, sarebbe un punto a favore di Fini.
www.bartolomeodimonaco.it
Scritto da Bartolomeo Di Monaco
giovedì 09 dicembre 2010
Non sono passati che pochi giorni dall’annuncio della nascita del Terzo polo, non sono passati che pochi giorni da che i giornali di sinistra pubblicavano le foto dei tre Caballeros della politica, che già uno degli alleati ha tradito. Chi?
E me lo domandate? È la famigerata pattuglia finiana, che non vuol essere tacciata di tradimento dal Pdl. I finiani dicono di essere stati cacciati, mentendo, perché sanno bene che l’ordine del giorno del Pdl era un avvertimento a finirla con il controcanto e a rispettare la carica istituzionale che Fini riveste, ma a loro torna comodo tenere nascosta la propria vocazione al tradimento.
Ma il tradimento l’hanno marcato nel dna.
Presi dalla disperazione di essersi infilati in un vicolo cieco vorrebbero che Berlusconi si dimettesse prima del 14 dicembre per non subire di fronte agli italiani una sconfitta su tutta la linea. Poi, sarebbero disposti perfino a fare tutto ciò che Berlusconi gli chiedesse, perfino lavare i cessi della sede del Pdl. Addirittura, quando dicono che Berlusconi avrebbe il reincarico entro 72 ore, si permettono di sostituirsi a Napolitano (che tace, e, come sempre, li lascia fare).
Non rendendosi conto che la loro credibilità è arrivata allo zero.
Chi ha seguito i balbettamenti con la bava alla bocca di Italo Bocchino si è reso conto di quanto i finiani siano disperati.
Non ragionando più, non si ricordano neppure che proprio qualche giorno fa hanno dato vita al Terzo polo, un’alleanza che stando alle loro intenzioni e al battage dei giornali della sinistra avrebbe rappresentato il De Profundis per Berlusconi.
Ora, si deve ricordare agli smemorati finiani che quell’alleanza è stata fatta a tre: Fli, Udc e Api.
L’Api è la formazione politica di Rutelli. Rutelli è il terzo Caballeros.
Eppure, quando dichiarano ultimamente di essere disposti anche ad accettare il Berlusconi bis, si limitano a richiedere un’alleanza nuova del Pdl e della Lega Nord con il Fli e l’Udc. E l’Api? Se la sono scordata l’Api? Non si ricordano di cicciobello?
Mi piacerebbe essere una mosca per ascoltare i commenti davanti al caminetto di Rutelli e della sua adorata Barbara (Palombelli). Penso che siano un pochettino irritati del comportamento dei finiani. I quali decidono tutto loro. Decidono per l’Udc (che se ne sta zitto zitto a guardare come andrà a finire) e decidono di far fuori la terza gamba di quel polo che avrebbe dovuto infilzare il Pdl: il cosiddetto nuovo centrodestra.
Quando dicono, mostrando la foto, che vogliono tornare al principio quando l’alleanza era tra Berlusconi, Fini, Bossi e Casini, dimenticano che in quella foto manca il loro nuovo alleato, Rutelli.
Ma non se ne accorgono per un solo motivo: che hanno la vocazione al tradimento. Rutelli doveva aspettarselo. Mal l’incolga.
Fra poco, vedrete, diranno con spudoratezza che Rutelli li ha cacciati.
È la scusa che ormai hanno pronta ogni volta che prevale su di loro la vocazione al tradimento.
Ma il 14 è vicino e, a meno di qualche brutta sorpresa lettiana, Berlusconi, prima del 14, non si dimetterà.
Sappia sin d’ora che se lo dovesse fare, sarebbe un punto a favore di Fini.
www.bartolomeodimonaco.it
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
http://sarcastycon.files.wordpress.com/2010/12/passo-oca.jpg
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Paradossi.
L’altra sera, intervistato dalla radio del Sole 24 Ore, Pasquale Viespoli, il capogruppo dei finiani al Senato, mi ha accusato di non essere un giornalista, ma un militante politico. Detto da uno che ha trascorso gli ultimi 25 anni militando nel Msi prima, in An poi, nel PdL più recentemente e in Fli ora, non se se sia un complimento o un insulto. Propendo ovviamente per la seconda ipotesi, visto che l’accusa è stata accompagnata dai seguenti giudizi: Belpietro è peggio che un servo, è zelante e organico; senza rendersene conto è diventato come quegli intellettuali al servizio del principe; è così zelante che non so se il Capo (con la maiuscola, ndr) approva.
Detto da un parlamentare che passa per una colomba del neonato partito del presidente della Camera, ciò dimostra che dentro Futuro e Libertà stanno passando brutti momenti. I nervi sono a fior di pelle e le parole in libera uscita. Dicono tutto e il contrario di tutto. Un giorno chiedono le dimissioni di Berlusconi, quello dopo gli assicurano il reincarico, anzi, rinunciano alla richiesta di far le valigie. Ad aver fatto perdere la strafottenza alla maggior parte dei ducetti finiani non è solo l’avvicinarsi del giorno del giudizio e l’incertezza sull’esito del voto di sfiducia, ma anche il brusco contatto con la realtà. Che non è quella raccontata per mesi dai pretoriani dell’ex pupillo di Almirante, ma quella che ogni giorno spunta via mail, grazie alla campagna di Libero.
All’inizio i secessionisti del PdL l’avevano buttata in caciara, sostenendo di ricevere solo complimenti e niente critiche. Poi, quando le caselle di posta elettronica hanno cominciato a essere intasate dalle lettere di protesta per il voltafaccia contro il governo, si sono messi a strillare, minacciare e denunciare. Il Secolo d’Italia, l’organo ufficiale del Movimento traditori, ieri ha dedicato addirittura il titolo principale alla faccenda, riservando due pagine interne alle doglianze dei parlamentari raggiunti dalla posta degli elettori. Leggere le lamentele dei deputati voltagabbana è istruttivo. Chiara Moroni, per esempio, pur assicurando di non aver letto neppure uno dei messaggi di critica, si duole perché, essendo troppi, le impediscono di leggere quelli scritti da chi non la biasima, a scapito del rapporto tra elettori ed eletto. Come dire che lei tiene rapporti solo con chi le dà ragione, tutti gli altri al diavolo.
Enzo Raisi, ex missino di Bologna, si dice invece dispiaciuto per l’accusa di consegnare l’Italia ai comunisti. E si dispiace che qualcuno abbia ancora paura dei comunisti a oltre vent’anni dalla caduta del Muro. Leggendo le lagnanze, si capisce che gli esponenti di Futuro e Libertà sono un po’ scollegati dalla realtà e le mail dei lettori di Libero li hanno bruscamente svegliati. Ritenevano che il ribaltone fosse un affare da liquidare al chiuso del Palazzo, invece si sono accorti che l’operazione non passerà all’insaputa degli elettori, i quali sono pronti a dire la loro.
Insomma, quello che sembrava un gioco da ragazzi, si rivela una brutta gatta da pelare. Cacciare Berlusconi non è come dirlo. E anzi, dopo mesi di rodomondate, Fini e i suoi si ritrovano un partito di panna montata.
Detto da un parlamentare che passa per una colomba del neonato partito del presidente della Camera, ciò dimostra che dentro Futuro e Libertà stanno passando brutti momenti. I nervi sono a fior di pelle e le parole in libera uscita. Dicono tutto e il contrario di tutto. Un giorno chiedono le dimissioni di Berlusconi, quello dopo gli assicurano il reincarico, anzi, rinunciano alla richiesta di far le valigie. Ad aver fatto perdere la strafottenza alla maggior parte dei ducetti finiani non è solo l’avvicinarsi del giorno del giudizio e l’incertezza sull’esito del voto di sfiducia, ma anche il brusco contatto con la realtà. Che non è quella raccontata per mesi dai pretoriani dell’ex pupillo di Almirante, ma quella che ogni giorno spunta via mail, grazie alla campagna di Libero.
All’inizio i secessionisti del PdL l’avevano buttata in caciara, sostenendo di ricevere solo complimenti e niente critiche. Poi, quando le caselle di posta elettronica hanno cominciato a essere intasate dalle lettere di protesta per il voltafaccia contro il governo, si sono messi a strillare, minacciare e denunciare. Il Secolo d’Italia, l’organo ufficiale del Movimento traditori, ieri ha dedicato addirittura il titolo principale alla faccenda, riservando due pagine interne alle doglianze dei parlamentari raggiunti dalla posta degli elettori. Leggere le lamentele dei deputati voltagabbana è istruttivo. Chiara Moroni, per esempio, pur assicurando di non aver letto neppure uno dei messaggi di critica, si duole perché, essendo troppi, le impediscono di leggere quelli scritti da chi non la biasima, a scapito del rapporto tra elettori ed eletto. Come dire che lei tiene rapporti solo con chi le dà ragione, tutti gli altri al diavolo.
Enzo Raisi, ex missino di Bologna, si dice invece dispiaciuto per l’accusa di consegnare l’Italia ai comunisti. E si dispiace che qualcuno abbia ancora paura dei comunisti a oltre vent’anni dalla caduta del Muro. Leggendo le lagnanze, si capisce che gli esponenti di Futuro e Libertà sono un po’ scollegati dalla realtà e le mail dei lettori di Libero li hanno bruscamente svegliati. Ritenevano che il ribaltone fosse un affare da liquidare al chiuso del Palazzo, invece si sono accorti che l’operazione non passerà all’insaputa degli elettori, i quali sono pronti a dire la loro.
Insomma, quello che sembrava un gioco da ragazzi, si rivela una brutta gatta da pelare. Cacciare Berlusconi non è come dirlo. E anzi, dopo mesi di rodomondate, Fini e i suoi si ritrovano un partito di panna montata.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
https://www.facebook.com/photo.php?pid=525241&id=116286145065861
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Fascio e martello.
http://www.ilgiornale.it/interni/gli_amici_bersani_piazza_contro_rottamatore_renzi/12-12-2010/articolo-id=492980-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Il "futuro" perdente.
https://www.facebook.com/photo.php?op=1&view=global&subj=80541570482&pid=3749349&id=632905944&oid=80541570482[b]
p.s. Cliccare Indietro.
p.s. Cliccare Indietro.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Ha la spudoratezza di dire "mai con la sinistra".
Leggete bene cosa dice Bersani alla fine, lì c'è l'accordo con GianFrego.
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http://www.ilgiornale.it/interni/fini_berlusconi_non_avra_fiducia_napolitano_allentare_tenzioni/12-12-2010/articolo-id=493142-page=0-comments=1
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http://www.ilgiornale.it/interni/fini_berlusconi_non_avra_fiducia_napolitano_allentare_tenzioni/12-12-2010/articolo-id=493142-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
[size=24]Raccolte oltre 2 milioni e 300mila firme a sostegno del governo Berlusconi. Puoi firmare online fino a martedì[/size]
pubblicata da FORZA SILVIO il giorno lunedì 13 dicembre 2010 alle ore 0.33
Oltre 2 milioni e 300 mila firme per dire sì al governo Berlusconi, sono state raccolte negli oltre 2000 gazebo montati in tutta Italia. A chiarire il bilancio positivo di sostegno al premier Berlusconi è un comunicato stampa del Popolo della Libertà.
“Il Coordinamento nazionale del Popolo della Libertà rende noto che sono state oltre 35mila le persone che hanno partecipato ieri alla giornata di mobilitazione nazionale per confermare il “Sì al Governo Berlusconi”, che si è svolta nelle piazze, nei teatri e nelle sale convegni di tutte le province italiane. Sono state invece raccolte oltre 2 milioni e 300mila firme di sostegno al governo Berlusconi negli oltre duemila gazebo montati oggi in tutta Italia. A queste vanno aggiunte le quasi 200mila sottoscrizioni effettuate dai cittadini via internet. Il risultato è tanto più sorprendente e straordinario poiché è stato conseguito attraverso un numero più limitato del consueto di gazebo e con una preparazione e una pubblicità di pochi giorni. Il centralino della sede nazionale del partito, in via dell’umiltà a Roma, è stato invaso da centinaia di telefonate di cittadini che chiedevano dove confermare il loro convinto sì all’attuale governo”.
Alcuni tra noi, commentando il messaggio del nostro Presidente per la mobilitazione a favore del governo, hanno chiesto dove era possibile firmare online, non avendo potuto recarsi ai gazebo.
Ricordiamo che si può firmare nel sito ufficiale nazionale del PDL, in questa pagina:
http://www.pdl.it/per-confermare-il-tuo-si/
Continueremo a raccogliere firme online fino a martedì, giorno del voto contro la sfiducia al governo Berlusconi.
pubblicata da FORZA SILVIO il giorno lunedì 13 dicembre 2010 alle ore 0.33
Oltre 2 milioni e 300 mila firme per dire sì al governo Berlusconi, sono state raccolte negli oltre 2000 gazebo montati in tutta Italia. A chiarire il bilancio positivo di sostegno al premier Berlusconi è un comunicato stampa del Popolo della Libertà.
“Il Coordinamento nazionale del Popolo della Libertà rende noto che sono state oltre 35mila le persone che hanno partecipato ieri alla giornata di mobilitazione nazionale per confermare il “Sì al Governo Berlusconi”, che si è svolta nelle piazze, nei teatri e nelle sale convegni di tutte le province italiane. Sono state invece raccolte oltre 2 milioni e 300mila firme di sostegno al governo Berlusconi negli oltre duemila gazebo montati oggi in tutta Italia. A queste vanno aggiunte le quasi 200mila sottoscrizioni effettuate dai cittadini via internet. Il risultato è tanto più sorprendente e straordinario poiché è stato conseguito attraverso un numero più limitato del consueto di gazebo e con una preparazione e una pubblicità di pochi giorni. Il centralino della sede nazionale del partito, in via dell’umiltà a Roma, è stato invaso da centinaia di telefonate di cittadini che chiedevano dove confermare il loro convinto sì all’attuale governo”.
Alcuni tra noi, commentando il messaggio del nostro Presidente per la mobilitazione a favore del governo, hanno chiesto dove era possibile firmare online, non avendo potuto recarsi ai gazebo.
Ricordiamo che si può firmare nel sito ufficiale nazionale del PDL, in questa pagina:
http://www.pdl.it/per-confermare-il-tuo-si/
Continueremo a raccogliere firme online fino a martedì, giorno del voto contro la sfiducia al governo Berlusconi.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Sì, proprio un "bocchino".
http://www.corriere.it/foto_del_giorno/home/10_dicembre_13/giannelli_a0429902-0680-11e0-ad1a-00144f02aabc.shtml
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
http://sarcastycon.files.wordpress.com/2010/12/fini6.jpg
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
SFIDUCIATO gIANfREGO.
http://sarcastycon.files.wordpress.com/2010/12/cantodelfiniota.jpg
Stasera si brinda così!
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1775160700821&set=a.1096988026928.16465.1293447479&ref=nf
Stasera si brinda così!
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1775160700821&set=a.1096988026928.16465.1293447479&ref=nf
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
sabato 18 dicembre 2010, 08:00
Gianfranco, gli occhiali sopra il nulla
di Stenio Solinas
L’idea che qualcuno possa riconoscere in Gianfranco Fini un pensiero politico, mi ha sempre affascinato e il vedere oggi al suo fianco intellettuali e colleghi di partito un tempo suoi fieri avversari, mi conferma nell’idea che non c’è niente di più reale (...)
(...) dell’illusione. Nel suo DoppiFini. L’uomo che ha detto tutto e il contrario di tutto (Vallecchi, 228 pagine, 16 euro) Luca Negri passa brillantemente in rivista un trentennio e passa di politica finiana e si sforza di cavarci una logica: cosa nasconde, sembra chiedersi, questo funambolismo? Si sa che la natura ha orrore del vuoto e, come ogni giornalista che si rispetti, Negri cerca delle risposte. Si può essere, cito a caso, fascista e antifascista? Contro gli omosessuali e a favore degli omosessuali? Contro l’immigrazione perché corrode la nazione e a favore dell’immigrazione perché rinsalda la nazione? Contro la magistratura politicizzata e per la magistratura che fa politica? Cosa c’è dietro, di fianco, davanti?
Nel quindicennio che ha visto lo sdoganamento dell’allora Movimento sociale e l’ascesa politica di Fini, l’unico dato certo è che come segretario di partito è riuscito nell’incredibile impresa di farsi mangiare il partito stesso dal suo alleato di riferimento. Non è accaduto alla Lega di Bossi, non è accaduto all’Udc di Casini: avevano un progetto e un’idea politica e li hanno difesi, pagando dei prezzi, facendo delle scelte. Fini si è lasciato guidare dalla convinzione che un professionista della politica, quale lui si picca di essere, non avesse bisogno di alcuna strategia, potendo contare sulle proprie capacità tattiche. Ha avuto così, e così ha garantito, incarichi importanti e ministeri, in una logica di delfinato, l’unica che conosce per averla praticata con successo, che nella sua testa lo vedeva biologicamente vittorioso. Alla fine si è ritrovato senza regno e senza buona parte della corte, tutto sbagliato e tutto da rifare e, insomma, si ricomincia da capo. Rifondare un partito, diventare opposizione... L’uomo che volle farsi re, potrebbe essere il titolo del nuovo film destinato a sostituire i Berretti verdi della sua giovinezza cinematografica e politica.
Tanti anni fa, mi capitò di definire il Fini allora in corsa per la segreteria missina «un paio di occhiali sul nulla». A qualcuno, molti anni dopo, sembrò ingeneroso: era divenuto vicepresidente del Consiglio, aveva il secondo partito della coalizione, ministri di Alleanza nazionale, l’erede del Msi che fu, erano presenti nell’esecutivo... Il fatto è che si trattava di risultati talmente inimmaginabili ai tempi di quel giudizio, che per essi si poteva tranquillamente parlare di miracolo, elemento che non attiene alla politologia, anche se aiuta.
Va detto altresì, per capire meglio quella definizione, che il nulla, come pensiero politico, ha una sua logica e una sua grandezza. Nell’Italia terminale della Prima Repubblica qualsiasi scelta ideologica, di programma, di alleanze, di strategie avrebbe comportato per l’allora Msi la necessità di un ripensamento critico su se stesso, un sicuro, ulteriore ridimensionamento elettorale a breve termine, un incerto futuro in ripresa a lungo. Scegliendo di non scegliere, scegliendo cioè il nulla, Fini si attestò su una linea funeraria: celebrava le esequie del suo partito, ma ritardava il più possibile il momento del trapasso.
Poi arrivò Tangentopoli e un Msi escluso da tutti i giochi si ritrovò improvvisamente in corsa. Nei due schieramenti che andavano formandosi, il nulla finiano si rivelò un elemento vincente: permise un’alleanza con soggetti non propriamente omogenei (l’anti-italianità della Lega, il capitalismo all’americana di Forza Italia, residui e spezzoni socialisti e democristiani) favorì in un partito orgoglioso quanto sterile in termini di leadership, una concezione gregaria nei confronti del partner più forte della coalizione.
Il capolavoro del nulla fu infine Fiuggi. Così come l’eredità fascista era stata l’unica identità a cui Fini aveva ancorato un Msi ridotto al lumicino, o a fuoco fatuo, vista la logica sepolcrale che ne era alla base, il tributo antifascista fu visto come la sola via d’uscita dal rischio della ghettizzazione sempre, della non accettazione ancora. Cosa questo dovesse e potesse significare in termini politici venne considerato secondario. L’importante era togliersi la camicia nera. Al resto, semmai, si sarebbe pensato dopo. Così, non pensando, il nulla politico celebrò un nuovo soggetto e costruì il proprio trionfo.
Successivamente cominciarono i guai: il «ribaltone», la sconfitta elettorale, il potere giudiziario che sembrava aver messo alle corde Berlusconi... Fini commise allora il suo primo e unico errore, quello di pensare. Pensare politicamente, s’intende. Ritenne cioè che da numero due della coalizione potesse divenire numero uno, o quanto meno smarcarsi: fu il tempo della Coccinella e dell’Elefante. Si sa come finì.
Dopo di allora Fini tornò al nulla da cui era partito e che conosceva come le sue tasche, e per più di un decennio l’ha praticato da par suo. Era un nulla che però lasciava sul terreno alcuni elementi su cui ci si sarebbe dovuti invece interrogare per tempo. Un partito senza identità, per esempio, e senza prospettive autonome, non più identificabile, sottostimato in termini di potere reale. Una sensazione di debolezza, di tutela altrui, in secondo luogo, complice una insufficienza della sua classe dirigente. Ancora, un complesso d’inferiorità culturale, estrinsecantesi in puro e semplice becerismo intellettuale o in supina accettazione della cultura altrui, vista come legittimante della propria recente e improvvisata democraticità. In ultimo, una leadership più interessata al proprio immediato tornaconto, nel senso nobile del termine, che non al patrimonio di una forza politica in quanto tale.
Il risultato finale del nulla politico consisté nell’annullarsi completamente come partito... Avvenne, per la verità, un po’ obtorto collo, ma opporvisi a quel punto avrebbe implicato un pensare politicamente, cosa che, abbiamo visto, Fini non è in grado di fare. Si preferì la favola della cofondazione (e invece, naturalmente, era una colonizzazione), nuovi intellettuali di riferimento gliela spiegarono con la teoria che così si usciva anche, e definitivamente, dall’equivoco post-missino che di fatto ancora impiombava le sue ali di leader, e, come sottofondo, rimase il «mantra del delfino», ancora più delfino visto che Bossi e Casini avevano rifiutato di farsi inglobare nel progetto unitario. Ci fu persino chi teorizzò l’idea della «presa dal potere dall’interno», ma qui siamo sì alle comiche finali...
Ciò che è venuto dopo, è storia risaputa, di cui nel suo libro Luca Negri, come dicevamo all’inizio, cerca di capire il senso: avrebbe dovuto chiedere lumi a quella canzone di Vasco Rossi: «Voglio dare un senso/ un senso a questa storia/ anche se questa storia/ un senso non ce l’ha»... Politicamente parlando, s’intende.
Il fatto è che le uniche tattiche che Fini sa praticare, pensando siano delle strategie, sono quelle già ricordate del delfinato e del nullismo. Come ne esce è un disastro, perché comporta un’elaborazione di pensiero che non gli appartiene; una certa pigrizia fisica e la presunzione, invece tutte sue proprie, complicano poi il tutto. Detto in altri termini, si può anche ipotizzare una destra nuova, di governo o di opposizione (in fondo c’è ancora chi si chiede se ci sia vita su Marte...) e si può anche pensare che la possa incarnare un leader senza idee. Resta però da chiedersi se la tendenza al nullismo non sarà più forte. Quanto al delfinato, Fini ha sessant’anni e sempre di più comincia ad assomigliare a Carlo d’Inghilterra. Senza Camilla, è vero, ma con un cognato.
Gianfranco, gli occhiali sopra il nulla
di Stenio Solinas
L’idea che qualcuno possa riconoscere in Gianfranco Fini un pensiero politico, mi ha sempre affascinato e il vedere oggi al suo fianco intellettuali e colleghi di partito un tempo suoi fieri avversari, mi conferma nell’idea che non c’è niente di più reale (...)
(...) dell’illusione. Nel suo DoppiFini. L’uomo che ha detto tutto e il contrario di tutto (Vallecchi, 228 pagine, 16 euro) Luca Negri passa brillantemente in rivista un trentennio e passa di politica finiana e si sforza di cavarci una logica: cosa nasconde, sembra chiedersi, questo funambolismo? Si sa che la natura ha orrore del vuoto e, come ogni giornalista che si rispetti, Negri cerca delle risposte. Si può essere, cito a caso, fascista e antifascista? Contro gli omosessuali e a favore degli omosessuali? Contro l’immigrazione perché corrode la nazione e a favore dell’immigrazione perché rinsalda la nazione? Contro la magistratura politicizzata e per la magistratura che fa politica? Cosa c’è dietro, di fianco, davanti?
Nel quindicennio che ha visto lo sdoganamento dell’allora Movimento sociale e l’ascesa politica di Fini, l’unico dato certo è che come segretario di partito è riuscito nell’incredibile impresa di farsi mangiare il partito stesso dal suo alleato di riferimento. Non è accaduto alla Lega di Bossi, non è accaduto all’Udc di Casini: avevano un progetto e un’idea politica e li hanno difesi, pagando dei prezzi, facendo delle scelte. Fini si è lasciato guidare dalla convinzione che un professionista della politica, quale lui si picca di essere, non avesse bisogno di alcuna strategia, potendo contare sulle proprie capacità tattiche. Ha avuto così, e così ha garantito, incarichi importanti e ministeri, in una logica di delfinato, l’unica che conosce per averla praticata con successo, che nella sua testa lo vedeva biologicamente vittorioso. Alla fine si è ritrovato senza regno e senza buona parte della corte, tutto sbagliato e tutto da rifare e, insomma, si ricomincia da capo. Rifondare un partito, diventare opposizione... L’uomo che volle farsi re, potrebbe essere il titolo del nuovo film destinato a sostituire i Berretti verdi della sua giovinezza cinematografica e politica.
Tanti anni fa, mi capitò di definire il Fini allora in corsa per la segreteria missina «un paio di occhiali sul nulla». A qualcuno, molti anni dopo, sembrò ingeneroso: era divenuto vicepresidente del Consiglio, aveva il secondo partito della coalizione, ministri di Alleanza nazionale, l’erede del Msi che fu, erano presenti nell’esecutivo... Il fatto è che si trattava di risultati talmente inimmaginabili ai tempi di quel giudizio, che per essi si poteva tranquillamente parlare di miracolo, elemento che non attiene alla politologia, anche se aiuta.
Va detto altresì, per capire meglio quella definizione, che il nulla, come pensiero politico, ha una sua logica e una sua grandezza. Nell’Italia terminale della Prima Repubblica qualsiasi scelta ideologica, di programma, di alleanze, di strategie avrebbe comportato per l’allora Msi la necessità di un ripensamento critico su se stesso, un sicuro, ulteriore ridimensionamento elettorale a breve termine, un incerto futuro in ripresa a lungo. Scegliendo di non scegliere, scegliendo cioè il nulla, Fini si attestò su una linea funeraria: celebrava le esequie del suo partito, ma ritardava il più possibile il momento del trapasso.
Poi arrivò Tangentopoli e un Msi escluso da tutti i giochi si ritrovò improvvisamente in corsa. Nei due schieramenti che andavano formandosi, il nulla finiano si rivelò un elemento vincente: permise un’alleanza con soggetti non propriamente omogenei (l’anti-italianità della Lega, il capitalismo all’americana di Forza Italia, residui e spezzoni socialisti e democristiani) favorì in un partito orgoglioso quanto sterile in termini di leadership, una concezione gregaria nei confronti del partner più forte della coalizione.
Il capolavoro del nulla fu infine Fiuggi. Così come l’eredità fascista era stata l’unica identità a cui Fini aveva ancorato un Msi ridotto al lumicino, o a fuoco fatuo, vista la logica sepolcrale che ne era alla base, il tributo antifascista fu visto come la sola via d’uscita dal rischio della ghettizzazione sempre, della non accettazione ancora. Cosa questo dovesse e potesse significare in termini politici venne considerato secondario. L’importante era togliersi la camicia nera. Al resto, semmai, si sarebbe pensato dopo. Così, non pensando, il nulla politico celebrò un nuovo soggetto e costruì il proprio trionfo.
Successivamente cominciarono i guai: il «ribaltone», la sconfitta elettorale, il potere giudiziario che sembrava aver messo alle corde Berlusconi... Fini commise allora il suo primo e unico errore, quello di pensare. Pensare politicamente, s’intende. Ritenne cioè che da numero due della coalizione potesse divenire numero uno, o quanto meno smarcarsi: fu il tempo della Coccinella e dell’Elefante. Si sa come finì.
Dopo di allora Fini tornò al nulla da cui era partito e che conosceva come le sue tasche, e per più di un decennio l’ha praticato da par suo. Era un nulla che però lasciava sul terreno alcuni elementi su cui ci si sarebbe dovuti invece interrogare per tempo. Un partito senza identità, per esempio, e senza prospettive autonome, non più identificabile, sottostimato in termini di potere reale. Una sensazione di debolezza, di tutela altrui, in secondo luogo, complice una insufficienza della sua classe dirigente. Ancora, un complesso d’inferiorità culturale, estrinsecantesi in puro e semplice becerismo intellettuale o in supina accettazione della cultura altrui, vista come legittimante della propria recente e improvvisata democraticità. In ultimo, una leadership più interessata al proprio immediato tornaconto, nel senso nobile del termine, che non al patrimonio di una forza politica in quanto tale.
Il risultato finale del nulla politico consisté nell’annullarsi completamente come partito... Avvenne, per la verità, un po’ obtorto collo, ma opporvisi a quel punto avrebbe implicato un pensare politicamente, cosa che, abbiamo visto, Fini non è in grado di fare. Si preferì la favola della cofondazione (e invece, naturalmente, era una colonizzazione), nuovi intellettuali di riferimento gliela spiegarono con la teoria che così si usciva anche, e definitivamente, dall’equivoco post-missino che di fatto ancora impiombava le sue ali di leader, e, come sottofondo, rimase il «mantra del delfino», ancora più delfino visto che Bossi e Casini avevano rifiutato di farsi inglobare nel progetto unitario. Ci fu persino chi teorizzò l’idea della «presa dal potere dall’interno», ma qui siamo sì alle comiche finali...
Ciò che è venuto dopo, è storia risaputa, di cui nel suo libro Luca Negri, come dicevamo all’inizio, cerca di capire il senso: avrebbe dovuto chiedere lumi a quella canzone di Vasco Rossi: «Voglio dare un senso/ un senso a questa storia/ anche se questa storia/ un senso non ce l’ha»... Politicamente parlando, s’intende.
Il fatto è che le uniche tattiche che Fini sa praticare, pensando siano delle strategie, sono quelle già ricordate del delfinato e del nullismo. Come ne esce è un disastro, perché comporta un’elaborazione di pensiero che non gli appartiene; una certa pigrizia fisica e la presunzione, invece tutte sue proprie, complicano poi il tutto. Detto in altri termini, si può anche ipotizzare una destra nuova, di governo o di opposizione (in fondo c’è ancora chi si chiede se ci sia vita su Marte...) e si può anche pensare che la possa incarnare un leader senza idee. Resta però da chiedersi se la tendenza al nullismo non sarà più forte. Quanto al delfinato, Fini ha sessant’anni e sempre di più comincia ad assomigliare a Carlo d’Inghilterra. Senza Camilla, è vero, ma con un cognato.
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