TullianFineide.
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Gimand
Luciano Baroni
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Re: TullianFineide.
Fini sconclusionato
Scritto da Maurizio Belpietro
giovedì 13 gennaio 2011
Libero - C’è stato un tempo in cui Gianfranco Fini era apprezzato per il suo modo di parlare. Non che dicesse grandi cose, però le diceva molto bene e alla fine gli ascoltatori ne erano soddisfatti. Ieri se qualcuno avesse sentito il presidente della Camera intervistato da Claudio Tito al contrario sarebbe rimasto deluso. Già, perché nella lenzuolata di domande e risposte pubblicata da Repubblica non c’è niente di originale. Non un’idea né una battuta: quello che una volta era l’uomo nero, sul quotidiano di Ezio Mauro si dimostra semplicemente un’ombra grigia.
Intendiamoci, l’ex leader di Alleanza nazionale una qualche ragione per essere mogio ce l’ha. La botta presa a dicembre è di quelle che lasciano tramortito anche un toro e perciò Fini ha sentito il bisogno di andare a leccarsi le ferite su un atollo indiano sperduto nel mar Arabico. La meditazione però non deve essergli servita a molto se alla fine la sola cosa che ha partorito è un patto di salvezza nazionale. Uno sconfitto che propone un accordo di pace al vincitore già fa ridere, se per giunta l’idea non è nuova ma copiata da Casini c’è la prova dello stato confusionale in cui è caduto il numero uno di Futuro e libertà.
Invece di levarsi di mezzo come farebbe qualsiasi perdente, Fini si propone artefice di una nuova alleanza tra maggioranza e opposizione. Ma lo fa in modo sconclusionato, dicendo tutto e il suo contrario, sia in politica economica che in tema di intese. Alla domanda sulle elezioni il leader di Fli risponde senza esitazioni che se si votasse lui si presenterebbe abbracciato a Casini, dando vita a una competizione fra tre soggetti, ma poi conferma di essere un convinto sostenitore del sistema bipolare. Tutto ciò, ovviamente, senza cogliere la lieve contraddizione di una corsa a due o a tre.
Idee poco chiare le dimostra anche a proposito dell’indebitamento dello Stato, riconoscendo che è necessario ridurre le spese e tenere sotto controllo i conti pubblici e aggiungendo che Tremonti di certo non si diverte a tenere sotto schiaffo i ministri, ma precisando poi che non ci si può dividere tra chi vuole la spesa facile e i rigoristi, come se le due posizioni fossero facilmente conciliabili. Difficile mettere insieme anche la lotta alla precarietà e l’appoggio alla linea di Marchionne che della flessibilità, ingiustamente chiamata precarietà, è diventato un campione. Ma del resto Fini applaude all’accordo di Mirafiori, fatto tra le parti sociali come in ogni parte del mondo accade, e poi si lamenta perché il governo non ci ha messo bocca.
Il riscontro definitivo del livello di disorientamento in cui è precipitato il presidente della Camera è però dato dalla risposta alla domanda se egli si senta un uomo di centro o di destra. Fini spiega che i suoi valori restano quelli della destra, ma aggiunge che gli ci vorrebbe un libro per dire cosa si intende oggi per destra, centro e sinistra, perché ormai sono categorie del secolo scorso. Ovviamente avevamo capito che lui ritenesse antiquate certe cose. E avevamo intuito che ormai con l’ex delfino di Almirante orientarsi è difficile. Stabilire dove stia andando non sarebbe possibile nemmeno usando una bussola. Anche perché, a forza di passare da destra a sinistra, convinto di stare al centro, alla fine non lo sa neanche lui.
maurizio.belpietro@libero-news.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
Scritto da Maurizio Belpietro
giovedì 13 gennaio 2011
Libero - C’è stato un tempo in cui Gianfranco Fini era apprezzato per il suo modo di parlare. Non che dicesse grandi cose, però le diceva molto bene e alla fine gli ascoltatori ne erano soddisfatti. Ieri se qualcuno avesse sentito il presidente della Camera intervistato da Claudio Tito al contrario sarebbe rimasto deluso. Già, perché nella lenzuolata di domande e risposte pubblicata da Repubblica non c’è niente di originale. Non un’idea né una battuta: quello che una volta era l’uomo nero, sul quotidiano di Ezio Mauro si dimostra semplicemente un’ombra grigia.
Intendiamoci, l’ex leader di Alleanza nazionale una qualche ragione per essere mogio ce l’ha. La botta presa a dicembre è di quelle che lasciano tramortito anche un toro e perciò Fini ha sentito il bisogno di andare a leccarsi le ferite su un atollo indiano sperduto nel mar Arabico. La meditazione però non deve essergli servita a molto se alla fine la sola cosa che ha partorito è un patto di salvezza nazionale. Uno sconfitto che propone un accordo di pace al vincitore già fa ridere, se per giunta l’idea non è nuova ma copiata da Casini c’è la prova dello stato confusionale in cui è caduto il numero uno di Futuro e libertà.
Invece di levarsi di mezzo come farebbe qualsiasi perdente, Fini si propone artefice di una nuova alleanza tra maggioranza e opposizione. Ma lo fa in modo sconclusionato, dicendo tutto e il suo contrario, sia in politica economica che in tema di intese. Alla domanda sulle elezioni il leader di Fli risponde senza esitazioni che se si votasse lui si presenterebbe abbracciato a Casini, dando vita a una competizione fra tre soggetti, ma poi conferma di essere un convinto sostenitore del sistema bipolare. Tutto ciò, ovviamente, senza cogliere la lieve contraddizione di una corsa a due o a tre.
Idee poco chiare le dimostra anche a proposito dell’indebitamento dello Stato, riconoscendo che è necessario ridurre le spese e tenere sotto controllo i conti pubblici e aggiungendo che Tremonti di certo non si diverte a tenere sotto schiaffo i ministri, ma precisando poi che non ci si può dividere tra chi vuole la spesa facile e i rigoristi, come se le due posizioni fossero facilmente conciliabili. Difficile mettere insieme anche la lotta alla precarietà e l’appoggio alla linea di Marchionne che della flessibilità, ingiustamente chiamata precarietà, è diventato un campione. Ma del resto Fini applaude all’accordo di Mirafiori, fatto tra le parti sociali come in ogni parte del mondo accade, e poi si lamenta perché il governo non ci ha messo bocca.
Il riscontro definitivo del livello di disorientamento in cui è precipitato il presidente della Camera è però dato dalla risposta alla domanda se egli si senta un uomo di centro o di destra. Fini spiega che i suoi valori restano quelli della destra, ma aggiunge che gli ci vorrebbe un libro per dire cosa si intende oggi per destra, centro e sinistra, perché ormai sono categorie del secolo scorso. Ovviamente avevamo capito che lui ritenesse antiquate certe cose. E avevamo intuito che ormai con l’ex delfino di Almirante orientarsi è difficile. Stabilire dove stia andando non sarebbe possibile nemmeno usando una bussola. Anche perché, a forza di passare da destra a sinistra, convinto di stare al centro, alla fine non lo sa neanche lui.
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Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Leggete: incredibile.
Futuro e Libertà (dominio web) esiste dal 30 luglio 2010 a nome di Luca Sofri?
pubblicata da Giuseppe Cavallo il giorno sabato 15 gennaio 2011 alle ore 20.56
Ho letto in giro che qualcuno si è accorto che il sito di Futuro e Libertà (http://www.futuroeliberta.com/), ovvero il quasi nascente partito fondato da Gianfranco Fini a partire dai suoi gruppi Parlamentari, è registrato a nome di un tal Luca Sofri che sembrerebbe portare direttamente al giornalista e scrittore figlio dell'ex terrorista e recluso Adriano Sofri di Lotta Continua, movimento eversivo di sinistra.
Facciamo le cose con calma. Anzitutto vi do un indirizzo:
http://whois.domaintools.com/futuroeliberta.com
Che è la prova di quanto viene affermato dalla rete e, se non erro, per primo dovrebbe esser stato il sito "il fazioso" (www.ilfazioso.it). Date un'occhiata, effettivamente è così. Il nominativo che ha la registrazione e la paternità amministrativa del sito è proprio un certo Luca Sofri. Che sia lui, ovvero il figlio di Adriano, sembrerebbe non esser proprio una omonimia. Per due motivi. L'email di contatto: l.sofri@libero.it. Se cercate su Facebook a chi corrisponde questa email (basta digitare la email nello spazio alto dove c'è la ricerca e premere invio) troverete il profilo di un certo 'Luca Sofri' che è anche il co-amministratore di una pagina facebook aperta in modalità gruppo per la pubblicità ad un libro proprio di Adriano Sofri (https://www.facebook.com/group.php?gid=40937304797&v=info).
La pagina all'indirizzo dalla prima pagina che vi ho linkato, i dati di registrazione di Futuro e Libertà, sempre nello spazio informazioni dell'amministratore, reca anche un'ubicazione geografica ben precisa che fa capo a Luca Sofri, Via del Caravaggio 6, Milano. Ecco chi ha un po' di tempo e non abita lontano da questa strada puo' andare, per curiosità, a visitare i citofoni (sono andati in Google Map su questa strada e i citofoni di questo indirizzo sono esterni) e verificare se c'è o un'azienda o un qualcosa del genere riconducibile a Luca Sofri (o che sia addirittura casa sua). Ovviamente scherzo!
Ma il punto più importante di tutto questo discorso è la data di creazione del sito, che presuppone l'inserimento già del nome per poterselo garantire nonché l'ente che lo ha registrato. Il sito di Futuro e Libertà è stato registrato, come reca la pagina che ho linkato per prima, il giorno 30 luglio 2010. L'ente presso cui è stato creato è il maggior provider di siti italiani, Register.it (www.register.it). Per registrare un dominio presso Register.it quanto tempo ci vuole? Ce lo dicono le FAQ del sito stesso:
Quali sono i tempi di registrazione per .it, .eu, .com, .net, .org?
I domini .it, .eu, .com, .net, .org vengono registrati in tempo reale a partire dal momento in cui viene effettuato o convalidato il pagamento. I servizi vengono attivati entro 24/48 ore dal momento della registrazione.
Ciò significa che il 30 luglio 2010 questo Luca Sofri ('Registrant name') si è preso la briga di fare la registrazione con già incarico e nome pronto. Eppure il 30 luglio la rassegna stampa (ho preso il Corriere della Sera per far capire) ci raccontava le seguenti cose:
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=T40Y0
Il giorno prima, il 29 luglio 2010, il PDL, nella direzione nazionale, aveva approvato quel documento di condanna contro Gianfranco Fini, reso noto la sera intorno alle 19.
Dunque, ricapitolando, in meno di 24 ore Gianfranco Fini avrebbe:
1) Raccolto 34 firme di adesione per i gruppi Parlamentari? (camera)
2) Chiamato questo Luca Sofri e chiesto di registrare a suo nome un sito con denominazione Futuro è libertà (www.futuroeliberta.com)?
Beh il tempo, forse, ce lo ha avuto. Quel giorno, infatti, non era a presiedere la seduta a Montecitorio, come potete verificare dagli atti della seduta del 30 luglio (http://www.camera.it/view/doc_viewer_full?url=http%3A%2F%2Fwww.camera.it%2F_dati%2Fleg16%2Flavori%2Fstenografici%2Fsed362%2FSINTERO.pdf&back_to=http%3A%2F%2Fwww.camera.it%2F417%3FidSeduta%3D362%26resoconto%3Dallegato_b)
Ecco. Mi sembrano circostanze quanto meno sospette. Tempi troppo veloci per metter su un dominio, contattando una persona estranea, quale dovrebbe esser proprio Sofri, e dargli questo mandato a registrare un sito con nome già pronto.
Magari si scopre che questo Luca Sofri è un omonimo? Beh sarei curioso di saperne qualcosa di più in proposito.
Ovviamente questa nota è solo una mia curiosità e nessuno è obbligato a sentirsi 'processato' per dare spiegazioni o giustificazioni. Trovo quanto meno tutto alquanto sospetto e strano. Circostanze ed evoluzione così rapida? In meno di 24 ore? Non è tanto Luca Sofri il problema. Il problema sono questi tempi e queste coincidenze.
Giuseppe Cavallo
https://www.facebook.com/note.php?note_id=10150119311389282&id=1621713108
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
SCIACALLO è troppo poco.
http://www.ilgiornale.it/interni/fini_sciacallo_si_sveglia_inno_partito_giudici/16-01-2011/articolo-id=499775-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Devo dire che in coppia con GianFrego, Con-Cita ci sta bene.
http://www.ilgiornale.it/interni/la_prostituzione_intellettuale_pd/16-01-2011/articolo-id=499779-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
INCONTROVERTIBILE !
http://linkati2.files.wordpress.com/2010/08/toghe-nere.doc
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Le porcate si susseguono.
http://www.ilgiornale.it/interni/i_gusti_finiani/17-01-2011/articolo-id=499969-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/fini/16-01-2011/articolo-id=499949-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/come_faceva_fini_sapere_che_pm_stavano_indagando/17-01-2011/articolo-id=499967-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/fini/16-01-2011/articolo-id=499949-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/come_faceva_fini_sapere_che_pm_stavano_indagando/17-01-2011/articolo-id=499967-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Oggi, GianFrego in coppia.
venerdì 21 gennaio 2011, 08:00
Fini e Casini, i due ex alleati che diventano iene
di Francesco Cramer
Roma- Casini e Fini, i leader del Terzo polo, si aggrappano al «pilu» e diventano iene. Loro, gli ex alleati, in passato più volte sul palco assieme a Berlusconi per celebrarne le vittorie elettorali, ora fanno il tifo per la sua disfatta. Prima, del premier sventolavano uno il braccio destro, l’altro il braccio sinistro; adesso lo sognano monco e ne aspettano il funerale. Un tempo lo festeggiavano, ora vogliono fargli la festa. Mostrano i muscoli, Pier e Gianfranco, convinti che l’avversario stia andando al tappeto. Vorrebbero dargli il colpo del ko definitivo convinti che i pugni della Boccassini, - non solo metaforicamente sotto la cintola -, lo abbiano distrutto.
Pazienza se Casini ammetteva che «è evidente che c’è una persecuzione giudiziaria e che se Berlusconi non fosse sceso in campo come leader del centrodestra, i suoi problemi sarebbero stati archiviati molto tempo prima» (28 ottobre ’99). Giurava che «contro Berlusconi la sinistra sta applicando lo stesso teorema usato per distruggere i protagonisti della Prima Repubblica, il parallelo con Andreotti è evidente» (30 novembre ’99). Sosteneva che «la sinistra, coi suoi teoremi giudiziari, vuole impiccare gli avversari politici, primo fra tutti Berlusconi» (21 gennaio 2000). Diceva che «la persecuzione di cui Berlusconi è oggetto è attuata da una piccola parte di giudici legati alla sinistra» (24 febbraio 2000).
Ha cambiato idea come il vento che sembra spirare attorno al Cavaliere. Così, meglio consigliare all’«amico» Berlusconi di presentarsi davanti a quegli stessi magistrati considerati «persecutori» qualche anno addietro. «Il modo migliore, più decoroso e dignitoso che ha il capo del governo è quello di rispondere ai giudici», il suggerimento del leader dell’Udc. Tradotto: fìdati Silvio, metti pure la testa nel cappio. E pazienza se fino a poche ore fa lo stesso Casini trattava col Pdl per dare sostegno al governo e alla legislatura, magari strappando qualche ministero pesante.
E il sodale Fini? Stessa linea del centrista anche se dichiarava: «L’ennesimo atto della persecuzione giudiziaria cui è sottoposto Berlusconi rende sempre più evidente che l’amministrazione della giustizia in Italia è inquinata da una minoranza di magistrati che non abbandona la pratica dei teoremi giustizialisti» (23 novembre ’99). Ammoniva che «se la magistratura vuole essere rispettata deve essere imparziale. Al contrario, la politicizzazione di certa magistratura in una sola direzione è un dato incontestabile» (25 febbraio 2006). Sibilava che «verso questi magistrati la nostra reazione sarà durissima perché non intendiamo farci intimidire né da loro né dai loro dante causa, politici senza scrupoli che pensano di mantenere il potere truccando le carte della competizione democratica» (27 novembre ’99). Assicurava che «negare che si sia in presenza di un accanimento nei confronti di Berlusconi significa negare la realtà» (21 luglio ’98).
Anche Fini ora parla un’altra lingua. In più fa il moralista. Al Berlusconi che si dice divertito dall’inconsistenza delle accuse sul bunga bunga, risponde severo: «Non so cosa ci sia di divertente. È legittimo essere preoccupati, soprattutto per il buon nome dell’Italia nel mondo». Così, sconfessando la sua filosofia secondo cui «i gossip in politica? C’è chi non osserva l’undicesimo comandamento: “Farsi i fatti propri”» (25 luglio 2005), Gianfranco sguazza nell’ultima fanghiglia targata Ruby e si fa paladino dell’etica pubblica.
Quella stessa etica messa da parte nell’affaire della casa di Montecarlo svenduta tramite due società off-shore e finita al cognato Tulliani; accantonata nel caso delle pressioni per favorire la suocera e assegnarle appalti milionari; dimenticata durante i suoi interventi per far lavorare il cognato in Rai; retrocessa in occasione della Bmw utilizzata a scrocco.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Non tiene VERGOGNA, come dicono a Napoli.
Prendo questo dal CORSERVA...
...perchè non è ancora aggiornato, per fare una domanda : ma LUI, GianFrego, le elezioni le aveva perse e, collegata a questa realtà, le faccende Montecarlo e RAI, rispetto a truffe e concussioni, sono bazzeccole da immunità, di fatto ?
L'ATTACCO
Fini: dal premier richiesta d'impunità
21:29 POLITICAIl presidente della Camera: «Chi vince le elezioni non è al di sopra della legge. La presunzione di innocenza non sia confusa con presunzione di impunità. Nome Italia infangato»Video
http://www.corriere.it/politica/11_gennaio_22/fini-attacco_70747dfe-2650-11e0-8bad-00144f02aabc.shtml
...perchè non è ancora aggiornato, per fare una domanda : ma LUI, GianFrego, le elezioni le aveva perse e, collegata a questa realtà, le faccende Montecarlo e RAI, rispetto a truffe e concussioni, sono bazzeccole da immunità, di fatto ?
L'ATTACCO
Fini: dal premier richiesta d'impunità
21:29 POLITICAIl presidente della Camera: «Chi vince le elezioni non è al di sopra della legge. La presunzione di innocenza non sia confusa con presunzione di impunità. Nome Italia infangato»Video
http://www.corriere.it/politica/11_gennaio_22/fini-attacco_70747dfe-2650-11e0-8bad-00144f02aabc.shtml
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
INCONTROVERTIBILE !
Fini e Mr Hyde
Ormai non c’è più rimedio. Se fosse ancora vivo il grande Robert Louis Stevenson, lo scrittore scozzese autore de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, ce lo direbbe senza esitazione: Fini è affetto da schizofrenia. Una parte di sé non sa che cosa faccia l’altra.
Ieri ha risposto all’attacco di Berlusconi:
“«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge»: lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al secondo convegno organizzato da Fli sul tema della legalità, a Reggio Calabria, aggiungendo: «Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità».”
Subito viene spontaneo rispondere: Senti da che pulpito viene la predica. Poi ci ragioniamo su e ci viene in mente Stevenson. È spontaneo il collegamento. Stevenson ci ha avvertito e ci ha messo sotto il naso gli effetti della malattia.
Ci fosse lui, spiegherebbe a quei quotidiani che ancora non l’hanno capito, che quando dice queste cose, Fini è il dottor Jekyll, ossia una persona normale; quando invece svende la casa di Montecarlo al cognato o quando ottiene su sua raccomandazione contratti pingui alla Rai a favore dei familiari, egli è un’altra persona, ossia è il demonio in carne ed ossa, come lo era l’astuto e sconsiderato Mr. Hyde.
Perciò Stevenson ci esorterebbe ad avere pazienza e forse a rassegnarci. La malattia è incurabile e se rimproverate a Fini che ha svenduto la casa che non era di sua proprietà o che ha raccomandato i Tulliani presso la Rai, lui non sa di che cosa state parlando. Ma veramente non lo sa, ci direbbe Stevenson: Credete a me, è la schizofrenia che fa di questi scherzi.
Non ci piove. Non ci può essere altra spiegazione quando da Fini si sente proclamare:
«I precetti della Costituzione vanno rispettati e non declamati: la legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare».
E ancora:
«La legalità è un abito mentale, che presuppone che ai più giovani si debba ricordare che ci sono doveri cui bisogna adempiere. Per la legalità devono essere impegnati tutti, politica e istituzioni in prima linea, devono essere sempre trasparenti».
I primi tempi mi dicevo: Ma che faccia di bronzo.
Ma oggi devo convincermi che un uomo che arrivi a tanto, essendone cosciente, non può esistere.
Quando uno accusa un altro di volere per sé la presunzione di impunità, e si dimentica di esserne, in Italia, forse l’unico beneficiario, visto che nessuno indaga sulle sue raccomandazioni in Rai a favore dei familiari, ogni incertezza deve cadere: Fini non può che essere l’incarnazione nella realtà del celebre personaggio di Stevenson.
23 01 2011
www.bartolomeodimonaco.it
Ormai non c’è più rimedio. Se fosse ancora vivo il grande Robert Louis Stevenson, lo scrittore scozzese autore de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, ce lo direbbe senza esitazione: Fini è affetto da schizofrenia. Una parte di sé non sa che cosa faccia l’altra.
Ieri ha risposto all’attacco di Berlusconi:
“«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge»: lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al secondo convegno organizzato da Fli sul tema della legalità, a Reggio Calabria, aggiungendo: «Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità».”
Subito viene spontaneo rispondere: Senti da che pulpito viene la predica. Poi ci ragioniamo su e ci viene in mente Stevenson. È spontaneo il collegamento. Stevenson ci ha avvertito e ci ha messo sotto il naso gli effetti della malattia.
Ci fosse lui, spiegherebbe a quei quotidiani che ancora non l’hanno capito, che quando dice queste cose, Fini è il dottor Jekyll, ossia una persona normale; quando invece svende la casa di Montecarlo al cognato o quando ottiene su sua raccomandazione contratti pingui alla Rai a favore dei familiari, egli è un’altra persona, ossia è il demonio in carne ed ossa, come lo era l’astuto e sconsiderato Mr. Hyde.
Perciò Stevenson ci esorterebbe ad avere pazienza e forse a rassegnarci. La malattia è incurabile e se rimproverate a Fini che ha svenduto la casa che non era di sua proprietà o che ha raccomandato i Tulliani presso la Rai, lui non sa di che cosa state parlando. Ma veramente non lo sa, ci direbbe Stevenson: Credete a me, è la schizofrenia che fa di questi scherzi.
Non ci piove. Non ci può essere altra spiegazione quando da Fini si sente proclamare:
«I precetti della Costituzione vanno rispettati e non declamati: la legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare».
E ancora:
«La legalità è un abito mentale, che presuppone che ai più giovani si debba ricordare che ci sono doveri cui bisogna adempiere. Per la legalità devono essere impegnati tutti, politica e istituzioni in prima linea, devono essere sempre trasparenti».
I primi tempi mi dicevo: Ma che faccia di bronzo.
Ma oggi devo convincermi che un uomo che arrivi a tanto, essendone cosciente, non può esistere.
Quando uno accusa un altro di volere per sé la presunzione di impunità, e si dimentica di esserne, in Italia, forse l’unico beneficiario, visto che nessuno indaga sulle sue raccomandazioni in Rai a favore dei familiari, ogni incertezza deve cadere: Fini non può che essere l’incarnazione nella realtà del celebre personaggio di Stevenson.
23 01 2011
www.bartolomeodimonaco.it
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Mi è appena arrivato, direi riflessione giusta.
giovedì 20 gennaio 2011
Il progetto eversivo
Il disegno ipotizzato e condiviso era questo: il governo avrebbe dovuto essere costretto alla dimissioni con il voto di sfiducia del 14 dicembre, quindi avrebbe dovuto ricevere un ulteriore colpo dalla sentenza della Corte costituzionale alla fine della stessa settimana, tra il 16 e il 17, e quindi, durante le consultazioni del Capo dello Stato, il 21 dicembre Silvio Berlusconi avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati (come in effetti è avvenuto) e ricevere contestualmente l'avviso di garanzia, con la divulgazione di tutte le carte che in questi giorni sono state ciclostilate dai quotidiani.
In questo modo il Capo dello Stato non avrebbe potuto dare a Berlusconi l'incarico di formare un nuovo governo e avrebbe aperto la strada al tentativo di formare un qualsiasi governo, il cui unico obiettivo sarebbe stato quello di impedire le elezioni e pregiudicare per sempre il ruolo politico di Berlusconi.
Si trattava, cioè, del ribaltone del 1994. Con la differenza che, invece di essere ordito dall'asse tra la procura di Milano e l'allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, si fondava sull'asse tra la stessa procura e il Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Un piano micidiale che è però fallito, perché chi lo aveva concepito non immaginava l'evento della sconfitta del fronte della sfiducia e del suo leader Fini (che ha avuto il supporto di tutti i suoi coinquilini); a questo punto la Corte costituzionale ha dovuto aprire la strada ad una sentenza parzialmente favorevole al governo.
Viste le mutate condizioni, la procura della Repubblica di Milano non ha modificato la sua strategia, e sta tentando di ottenere lo stesso risultato, la caduta del governo, attraverso la minaccia di un giudizio immediato che dovrebbe spingere il premier a dimissioni.
E' questo il carattere eversivo di un ufficio giudiziario che da quasi vent'anni minaccia la democrazia italiana.
PS: Ricordate le parole di Fini quando disse: Berlusconi cadrà sul caso Ruby.
Lo disse quando il caso della telefonata in questura era stato chiuso e quando anche Bruti Liberati disse: Berlusconi non è indagato. http://ilchiodo.blogspot.com/2011/01/il-progetto-eversivo.html?spref=fb
Il progetto eversivo
Il disegno ipotizzato e condiviso era questo: il governo avrebbe dovuto essere costretto alla dimissioni con il voto di sfiducia del 14 dicembre, quindi avrebbe dovuto ricevere un ulteriore colpo dalla sentenza della Corte costituzionale alla fine della stessa settimana, tra il 16 e il 17, e quindi, durante le consultazioni del Capo dello Stato, il 21 dicembre Silvio Berlusconi avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati (come in effetti è avvenuto) e ricevere contestualmente l'avviso di garanzia, con la divulgazione di tutte le carte che in questi giorni sono state ciclostilate dai quotidiani.
In questo modo il Capo dello Stato non avrebbe potuto dare a Berlusconi l'incarico di formare un nuovo governo e avrebbe aperto la strada al tentativo di formare un qualsiasi governo, il cui unico obiettivo sarebbe stato quello di impedire le elezioni e pregiudicare per sempre il ruolo politico di Berlusconi.
Si trattava, cioè, del ribaltone del 1994. Con la differenza che, invece di essere ordito dall'asse tra la procura di Milano e l'allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, si fondava sull'asse tra la stessa procura e il Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Un piano micidiale che è però fallito, perché chi lo aveva concepito non immaginava l'evento della sconfitta del fronte della sfiducia e del suo leader Fini (che ha avuto il supporto di tutti i suoi coinquilini); a questo punto la Corte costituzionale ha dovuto aprire la strada ad una sentenza parzialmente favorevole al governo.
Viste le mutate condizioni, la procura della Repubblica di Milano non ha modificato la sua strategia, e sta tentando di ottenere lo stesso risultato, la caduta del governo, attraverso la minaccia di un giudizio immediato che dovrebbe spingere il premier a dimissioni.
E' questo il carattere eversivo di un ufficio giudiziario che da quasi vent'anni minaccia la democrazia italiana.
PS: Ricordate le parole di Fini quando disse: Berlusconi cadrà sul caso Ruby.
Lo disse quando il caso della telefonata in questura era stato chiuso e quando anche Bruti Liberati disse: Berlusconi non è indagato. http://ilchiodo.blogspot.com/2011/01/il-progetto-eversivo.html?spref=fb
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Prosegue.
http://www.ilgiornale.it/interni/fini_chiede_testa_silvio_pdl_dimettiti_tu/24-01-2011/articolo-id=501399-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_retroscena_il_leader_fli_regista_occulto_toghe/24-01-2011/articolo-id=501402-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_retroscena_il_leader_fli_regista_occulto_toghe/24-01-2011/articolo-id=501402-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Una conferma esplicita.
Come si cambia
Intervista a Bocchino, leggetela bene. Poi leggete in fondo.
Bocchino: «Ora ci riprovano con lo scandalo sessuale»
“E' l'estremo tentativo di far fuori Berlusconi, fallito quello politico e quello giudiziario”. Il capogruppo dei parlamentari di Fli, Italo Bocchino, sdrammatizza lo scandalo delle serate di Arcore emerso dalle intercettazioni: “Ammesso e non concesso che siano vere, non so se c'è reato”. Ma punta l'indice sui servizi: “In questa vicenda ci sono apparati dello Stato fuori controllo”.
Insomma, siamo arrivati alla fine dell'impero?
Ma quale fine e quale impero. Guardi non sta accadendo nulla di politicamente interessante né di penalmente rilevante.
Pare un terremoto
Ma no... È la solita operazione a orologeria: tirare in ballo Berlusconi ogni qual volta tocca picchi di consenso. Sono quindici anni che la sinistra prova a farlo fuori politicamente e non ci riesce, perché piaccia o no, il paese è con lui. E lo stesso vale per la magistratura, solo che non indigna più l'opinione pubblica.
Che vuole dire?
Che ora, falliti il tentativo politico e quello giudiziario, qualcuno gioca la carta dello scandalo sessuale, cercando di far passare Berlusconi come uno che dedica il suo tempo libero a una vita poco assennata.
Nelle intercettazioni le ragazze dicono che le serate di Arcore sono a pagamento.
Ammesso e non concesso che sia così, non vedo il reato penale. Berlusconi va giudicato come uomo di governo, non per altro. Per questo spero che la magistratura chiarisca subito, visto che c'è un'indagine sul premier.
Berlusconi ha parlato però di un piano eversivo.
Lui ha detto che c'è un tentativo di alcuni poteri forti e di pezzi della stampa teso a sostituire il premier con un presidente del Consiglio non eletto. Se così fosse sarebbe un piano eversivo. Io vedo che c'è un'azione poco chiara di spezzoni di apparati dello Stato.
La manina dei servizi segreti.
Appunto. Qualcosa in tutta questa storia non torna. Esistono apparati dello Stato che devono occuparsi della sicurezza del premier: scortarlo, proteggerlo, lavorare di controspionaggio. lo non credo che Zappadu sia stato appollaiato per due anni all'aeroporto di Olbia con una macchina fotografica in mano. Magari qualcuno lo avvisava degli spostamenti di Berlusconi. Chi?
Lo stesso vale per il registratore della D'Addario o per le cene di Arcore?
Questa è un'altra questione. Chi frequenta casa Berlusconi sa che è un ambiente aperto dove se vai alle undici di sera mangi e parli fino a tardi. Di Berlusconi non si può volere la genialità e non la sregolatezza. Casa sua, si sa, è sempre aperta. E poi i ricatti si giudicano da soli. Il punto su cui vedo che qualcosa nei servizi non ha funzionato è Villa Certosa, più che la casa privata del premier.
E a chi risponderebbero questi servizi deviati?
Guardi che Berlusconi ha compiuto cose straordinarie su tre fronti internazionali importanti: la Russia, la Turchia e la Libia. Questo potrebbe non piacere ad alcuni ambienti. Resta il fatto che se qualcosa non va, il controspionaggio dovrebbe avvertire.
È un'accusa a Gianni Letta che ha la delega ai servizi?
Assolutamente no. La delega nelle mani di Letta è il massimo della garanzia per Berlusconi e per il paese. Tuttavia i servizi sono una realtà complessa, fatta di spezzoni che possono andare fuori controllo.
Collegati con la sinistra?
Non vedo collegamenti organici tra sinistra e servizi. Certo, D'Alema che parla di scosse e dice di non avere rapporti con le procure fa ridere. Ma il pericolo è fuori dalla politica e a mio giudizio non c'è tutela adeguata verso il premier.
C'è una manina che manovra il tutto?
Più che di manina parlerei di convergenza di interessi tra quanti vogliono scalzare Berlusconi. Ma non cadrà. A questo governo non c'è alternativa.
Strano? Possibile che Bocchino abbia rilasciato un'intervista come questa?? Eppure sì, l'ha rilasciata. Il 19 giugno del 2009.
__._,_.___
Intervista a Bocchino, leggetela bene. Poi leggete in fondo.
Bocchino: «Ora ci riprovano con lo scandalo sessuale»
“E' l'estremo tentativo di far fuori Berlusconi, fallito quello politico e quello giudiziario”. Il capogruppo dei parlamentari di Fli, Italo Bocchino, sdrammatizza lo scandalo delle serate di Arcore emerso dalle intercettazioni: “Ammesso e non concesso che siano vere, non so se c'è reato”. Ma punta l'indice sui servizi: “In questa vicenda ci sono apparati dello Stato fuori controllo”.
Insomma, siamo arrivati alla fine dell'impero?
Ma quale fine e quale impero. Guardi non sta accadendo nulla di politicamente interessante né di penalmente rilevante.
Pare un terremoto
Ma no... È la solita operazione a orologeria: tirare in ballo Berlusconi ogni qual volta tocca picchi di consenso. Sono quindici anni che la sinistra prova a farlo fuori politicamente e non ci riesce, perché piaccia o no, il paese è con lui. E lo stesso vale per la magistratura, solo che non indigna più l'opinione pubblica.
Che vuole dire?
Che ora, falliti il tentativo politico e quello giudiziario, qualcuno gioca la carta dello scandalo sessuale, cercando di far passare Berlusconi come uno che dedica il suo tempo libero a una vita poco assennata.
Nelle intercettazioni le ragazze dicono che le serate di Arcore sono a pagamento.
Ammesso e non concesso che sia così, non vedo il reato penale. Berlusconi va giudicato come uomo di governo, non per altro. Per questo spero che la magistratura chiarisca subito, visto che c'è un'indagine sul premier.
Berlusconi ha parlato però di un piano eversivo.
Lui ha detto che c'è un tentativo di alcuni poteri forti e di pezzi della stampa teso a sostituire il premier con un presidente del Consiglio non eletto. Se così fosse sarebbe un piano eversivo. Io vedo che c'è un'azione poco chiara di spezzoni di apparati dello Stato.
La manina dei servizi segreti.
Appunto. Qualcosa in tutta questa storia non torna. Esistono apparati dello Stato che devono occuparsi della sicurezza del premier: scortarlo, proteggerlo, lavorare di controspionaggio. lo non credo che Zappadu sia stato appollaiato per due anni all'aeroporto di Olbia con una macchina fotografica in mano. Magari qualcuno lo avvisava degli spostamenti di Berlusconi. Chi?
Lo stesso vale per il registratore della D'Addario o per le cene di Arcore?
Questa è un'altra questione. Chi frequenta casa Berlusconi sa che è un ambiente aperto dove se vai alle undici di sera mangi e parli fino a tardi. Di Berlusconi non si può volere la genialità e non la sregolatezza. Casa sua, si sa, è sempre aperta. E poi i ricatti si giudicano da soli. Il punto su cui vedo che qualcosa nei servizi non ha funzionato è Villa Certosa, più che la casa privata del premier.
E a chi risponderebbero questi servizi deviati?
Guardi che Berlusconi ha compiuto cose straordinarie su tre fronti internazionali importanti: la Russia, la Turchia e la Libia. Questo potrebbe non piacere ad alcuni ambienti. Resta il fatto che se qualcosa non va, il controspionaggio dovrebbe avvertire.
È un'accusa a Gianni Letta che ha la delega ai servizi?
Assolutamente no. La delega nelle mani di Letta è il massimo della garanzia per Berlusconi e per il paese. Tuttavia i servizi sono una realtà complessa, fatta di spezzoni che possono andare fuori controllo.
Collegati con la sinistra?
Non vedo collegamenti organici tra sinistra e servizi. Certo, D'Alema che parla di scosse e dice di non avere rapporti con le procure fa ridere. Ma il pericolo è fuori dalla politica e a mio giudizio non c'è tutela adeguata verso il premier.
C'è una manina che manovra il tutto?
Più che di manina parlerei di convergenza di interessi tra quanti vogliono scalzare Berlusconi. Ma non cadrà. A questo governo non c'è alternativa.
Strano? Possibile che Bocchino abbia rilasciato un'intervista come questa?? Eppure sì, l'ha rilasciata. Il 19 giugno del 2009.
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Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Gli strani casi della vita e della "giustizia" in Italia ( ed a Montecarlò ).
http://www.ilgiornale.it/interni/la_casa_montecarlo_e_cognato_fini/25-01-2011/articolo-id=501741-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/subito_indagata_escort_che_tento_dincastrare_fini/atletica-acquario_genova-tttt/25-01-2011/articolo-id=501583-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/gianfry_fa_moralista_pelle_premier_i_pm_vadano_avanti/25-01-2011/articolo-id=501591-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/subito_indagata_escort_che_tento_dincastrare_fini/atletica-acquario_genova-tttt/25-01-2011/articolo-id=501583-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/gianfry_fa_moralista_pelle_premier_i_pm_vadano_avanti/25-01-2011/articolo-id=501591-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Non credo di essere l'unico a non dimenticare.
http://www.ilgiornale.it/interni/se_giancarlo_e_proprietario_lascio_presidenza_camera/26-09-2010/articolo-id=475879-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Mandata al Direttore del Corrierone.
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2011/01/pensa-te.doc
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Non ha più un briciolo di dignità, cerca di non mollare.
Mercoledì sit-in per le dimissioni organizzato dal movimento della Santanchè
Il Pdl attacca: «Non sei super partes»
Ma Fini blocca il dibattito alla Camera
L'affondo: «Discutere suo ruolo di presidente
di Montecitorio». La replica: non è la sede adatta
NOTIZIE CORRELATE
In arrivo carte da S. Lucia «La casa è di Tulliani» di F. Sarzanini (25 gennaio 2011)
Gianfranco Fini (Ansa)
MILANO - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha respinto la proposta di Pdl e Lega di discutere nella riunione dei capigruppo la questione del ruolo del presidente della Camera, che i due partiti considerano incompatibile con quella di leader di Fli. «Ho manifestato il mio sostegno alla richiesta della Lega di discutere il problema della contraddizione tra la figura del presidente della Camera e il ruolo di leader di partito», ha spiegato il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto, al termine della discussione sul voto della sfiducia al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. Fini ha replicato ricordando che «non è la capigruppo la sede per questa discussione, ma la giunta per il regolamento». Fini aveva dato la stessa risposta nella lettera alla Lega che nelle scorse settimane aveva già sollevato la questione.
CARTE - La maggioranza ha ripresentato la richiesta dopo che sarebbero in arrivo da St.Lucia le carte che dimostrerebbero che l'appartamento di Montecarlo è riconducibile a Giancarlo Tulliani, fratello dell'attuale compagna del presidente di Montecitorio. Fini nei mesi scorsi aveva dichiarato che se questo fatto fosse stato accertato, si sarebbe dimesso.
SIT-IN PER DIMISSIONI - Il Movimento per l'Italia di Daniela Santanchè e Riva Destra hanno promosso per mercoledì alle 18 un sit-in davanti a Montecitorio per chiedere le dimissioni di Fini. «Fini se ha un po' di dignità non può che dimettersi da presidente della Camera», dice una nota del movimento Riva Destra. «Sta utilizzando da mesi la sua carica per fare politica e non si è mai visto un presidente della Camera chiedere le dimissioni del premier».
PROCURA - La procura di Roma valuterà, nel caso in cui il ministero degli Esteri dovesse trasmetterlo, il carteggio inviato dal governo di Santa Lucia. Si tratta di documenti non richiesti alle autorità di Santa Lucia - viene detto dalla procura romana - e il loro esame dipenderà solo dall'eventuale invio da parte della Farnesina. Due le soluzioni che si potrebbero prospettare dopo l'eventuale esame delle carte: l'apertura di un nuovo fascicolo processuale oppure la richiesta di integrazione di quello già inviato al presidente dei gip, Carlo Figliolia, con richiesta di archiviazione delle posizioni di Fini e del senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An, indagati per truffa. Per il 2 febbraio è fissata l'udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione, a suo tempo motivata in quanto non c'è stata «nessuna truffa» dietro la cessione dell'appartamento. A proporre l'opposizione sono stati coloro che presentarono la denuncia il 30 luglio scorso, gli esponenti della Destra Roberto Buonasorte e Marco Di Andrea, e un gruppo di militanti del Pdl di Domodossola.
Redazione online
25 gennaio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/11_gennaio_25/fini-discussione-capigruppo_417ddfb8-2894-11e0-8de5-00144f02aabc.shtml
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
E' sempre più vergognoso e spregevole.
Fini nei guai giudiziari
http://www.ilgiornale.it/interni/ma_questuomo_puo_mettersi_fare_morale/26-01-2011/articolo-id=501802-page=0-comments=1
Lady Bocchino, Ely e le altre: così il «futurismo» è diventato soap opera
http://www.ilgiornale.it/interni/lady_bocchino_ely_e_altre_cosi_futurismo_e_diventato_soap_opera/26-01-2011/articolo-id=501803-page=0-comments=1
Il Pdl insiste: «Deve dimettersi» Ma lui vieta il dibattito in Aula Fini respinge la...
http://www.ilgiornale.it/interni/il_pdl_insiste_deve_dimettersi_ma_lui_vieta_dibattito_aula_fini_respinge_richiesta_discutere_suo_ruolo_la_camera_non_e_sede_adatta_ma_senato_domani_affronta_vicenda_oggi_sit-in_protesta_santanche/26-01-2011/articolo-id=501804-page=0-comments=1
Quando andò in tv a giurare: «Se la casa è di Tulliani lascio»
http://www.ilgiornale.it/interni/quando_ando_tv_giurare_se_casa_e_tulliani_lascio/26-01-2011/articolo-id=501805-page=0-comments=1
Le carte dai Caraibi che fanno tremare Fini
http://www.ilgiornale.it/interni/le_carte_caraibi_che_fanno_tremare_fini/26-01-2011/articolo-id=501807-page=0-comments=1
Anatomia di uno scandalo
http://www.ilgiornale.it/interni/anatomia_scandalo/26-01-2011/articolo-id=501809-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/ma_questuomo_puo_mettersi_fare_morale/26-01-2011/articolo-id=501802-page=0-comments=1
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Quando andò in tv a giurare: «Se la casa è di Tulliani lascio»
http://www.ilgiornale.it/interni/quando_ando_tv_giurare_se_casa_e_tulliani_lascio/26-01-2011/articolo-id=501805-page=0-comments=1
Le carte dai Caraibi che fanno tremare Fini
http://www.ilgiornale.it/interni/le_carte_caraibi_che_fanno_tremare_fini/26-01-2011/articolo-id=501807-page=0-comments=1
Anatomia di uno scandalo
http://www.ilgiornale.it/interni/anatomia_scandalo/26-01-2011/articolo-id=501809-page=0-comments=1
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Data d'iscrizione : 25.09.10
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giovedì 27 gennaio 2011, 08:00
Ecco come i pm hanno salvato Gianfranco e famiglia
Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Non è che bisogna pensar male per forza. Ma se si mettono a confronto i fatti, la disparità di trattamento fra Berlusconi e Fini è palese. Prendete Montecarlo. Il presidente della Camera e soprattutto suo cognato, Giancarlo Tulliani, parti attive e reticenti dell’affaire, non sono mai stati, dicasi mai, sentiti dagli inquirenti. Né come indagati né come persone informate sui fatti. Comportamento a dir poco inusuale quello dei pm romani, che a verbale si sono preoccupati di ascoltare soggetti vicini all’ex presidente di An ma non colui che un ruolo nel pasticciaccio monegasco l’ha comunque ricoperto. A dirla tutta Fini è stato poi iscritto nel registro degli indagati, ma fuori tempo massimo. E a differenza di quel accade solitamente durante le inchieste «politiche», la notizia dell’iscrizione non è trapelata.
Come mai? E come mai è stato iscritto a modello 21 per il reato di truffa insieme al tesoriere Francesco Pontone (lui sì, invece, costretto a sfilare a piazzale Clodio) solo al momento di richiedere l’archiviazione? Visti gli scivoloni dell’ex delfino di Almirante, i maligni pensano che a Fini sia stato evitato l’imbarazzo dell’interrogatorio per due ordini di motivi: da indagato, avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere o anche di mentire, ma in entrambi i casi ne sarebbe uscito a pezzi. Come testimone, invece, sarebbe stato obbligato a dire la verità, e in caso di menzogna sarebbe finito sotto processo per falsa testimonianza. E così il cognato. Salvati tutti e due, dunque, dall’incriminazione e dalla gogna mediatica.
Un modo di procedere curioso soprattutto verso Giancarlo Tulliani. Lui suggerisce a Fini di vendere l’immobile, lui è «in contatto» con la società off-shore che acquista la casa da An, lui da inquilino supervisiona i lavori di ristrutturazione, ed è in contatto anche con la seconda società off-shore proprietaria dell’immobile dove il giovane vive in affitto. Diciamo «soprattutto» alla luce di quanto riportato ieri dal Corriere della sera sulla convinzione dei magistrati romani che la proprietà dell’appartamento sia del celeberrimo cognato. C’è da chiedersi inoltre perché la procura di Roma fece trapelare la notizia che il famoso contratto d’affitto scovato dal Giornale con le due firme identiche nella parte del proprietario e dell’affittuario, riportava invece «due firme diverse». Finiani e giornali sinistri inveirono contro la macchina del fango, salvo poi essere sonoramente smentiti dagli stessi pm che nell’atto di chiusura indagini confermarono che le firme erano identiche. A dimostrazione che l’affittuario e il proprietario (e viceversa) erano la stessa persona. Sul punto la procura non s’è preoccupata di disporre una perizia calligrafica, che invece il Giornale commissionò a due esperti. Di più. I pm si sono mossi in modo anomalo: dapprima con due rogatorie su Montecarlo per sapere se il prezzo di vendita dell’immobile era stato «congruo» o meno. A detta delle toghe era fondamentale capire se la casa era stata svenduta. Ma quando la risposta delle autorità monegasche è arrivata sul tavolo del procuratore capo Ferrara s’è capito che per Fini si sarebbe messa male: l’appartamento acquistato dalle società off-shore di Saint Lucia, secondo stime dell’epoca ricostruite dall’associazione degli agenti immobiliari di Monaco, era stato venduto a un valore tre volte inferiore rispetto alle stime di mercato. Sembrava finita per il presidente della Camera. E invece, a sorpresa, dopo aver sprecato tempo e denaro per svolgere accertamenti approfonditi ipotizzando il reato di truffa (rogatorie a Montecarlo, perquisizioni nella sede del partito in via della Scrofa) improvvisamente le toghe capitoline si sono rese conto che quanto fatto fin lì non andava fatto essendo palese la «non competenza penale» a indagare trattandosi, invece, di materia da codice civile. «Qualsivoglia doglianza sulla vendita prezzo inferiore - scrivevano i pm - non compete al giudice penale ed è eventualmente sanzionabile nella competente sede civile...». E ancora. La procura, in un suo comunicato, s’è preoccupata di mettere nero su bianco lo stato «fatiscente» dell’appartamento basandosi esclusivamente sulle parole di persone vicine al presidente della Camera (il deputato Donato Lamorte e altri) e non su quanto riferito in senso inverso da altri testimoni oculari che in quell’appartamento ci sono stati di persona. Perché? E perché l’ufficio del procuratore Ferrara non ha sentito il bisogno di ascoltare le persone che pubblicamente hanno dato la loro disponibilità a confidarsi con la magistratura (il titolare della Tecabat che svolse i lavori di ristrutturazione, gli impiegati del mobilificio che vendettero la cucina Scavolini a Elisabetta e Gianfranco, l’imprenditore Garzelli in possesso di clamorose mail inviate dalla compagna di Fini, e così via)? Perché la procura non ha approfondito il giallo delle altre richieste d’acquisto dell’immobile, documentate dalla stessa autorità giudiziaria e confermate dal tesoriere Pontone, a cui il partito non ha dato seguito? Prendendo in prestito il pensiero corrente riassunto dal sito Dagospia, stavolta è andata a segno «l’infallibile ricetta di piazzale Clodio: domande non fare, risposte non avere». Questo spiegherebbe la sorpresa dei vertici di piazzale Clodio alla notizia dell’arrivo, via Farnesina, delle conclusioni delle indagini del ministero della giustizia di Saint Lucia che incastrerebbero definitivamente Giancarlo Tulliani: «Ma noi mica le abbiamo richieste...».
giovedì 27 gennaio 2011, 08:50
La casa di Montecarlo ora sfascia casa Fini E tra poco Frattini svela le carte di Saint Lucia
Massimo Malpica - Adalberto Signore
Roma - L’umore non è dei migliori se, giura un fedelissimo di Gianfranco Fini, martedì pomeriggio il presidente della Camera non tratteneva l’irritazione nei confronti del «cognato». «Stasera facciamo i conti», è la parafrasi di molto edulcorata con cui il leader del Fli si è congedato da Montecitorio dopo che l’affaire Montecarlo è tornato alla ribalta. Ed è stato di parola se poco dopo le nove di sera pare che il redde rationem sia davvero andato in scena. Teatro del coloritissimo «chiarimento», proprio l’abitazione del presidente della Camera in quel di Valcannuta. Con urla e strepiti che hanno allietato per una ventina di minuti buoni tutto il vicinato. Tra le quattro mura, Fini, la compagna Elisabetta Tulliani e il «cognato» Giancarlo. Che dopo il diverbio si è allontanato dalla casa - non è dato sapere se sulla ormai celebre Ferrari - piuttosto scosso. Questo raccontano i vicini, certi che il motivo del contendere, con reciproche recriminazioni e parole grosse, fosse proprio la casa di Montecarlo. Un episodio di cui ieri si è pure vociato in Transatlantico visto che dello scontro familiare parla apertamente il deputato del Pdl Lucio Barani che ne avrebbe avuto conferma da un collega del Fli. «Un diverbio che sarebbe stato molto acceso - racconta - a conferma di un certo nervosismo. D’altra parte, se le carte di Saint Lucia metteranno fine a questa farsa Fini dovrà finalmente dimettersi. Purtroppo non senza aver prima portato le istituzioni al ridicolo...».
E che serpeggi una certa agitazione nelle file del Fli lo certifica la rissa quasi sfiorata ieri alla Camera tra Granata e Lo Presti e alcuni leghisti. Per non dire delle accuse lanciate dal Terzo Polo, che in una nota congiunta dei capigruppo al Senato di Fli, Udc, Api e Mpa, ieri hanno attaccato Renato Schifani per l’«immediata calendarizzazione» dell’interrogazione sulle carte di Saint Lucia presentata dal senatore del Pdl Luigi Compagna, ritenuto un segno «del ruolo politico del presidente del Senato, funzionale alle esigenze di maggioranza e governo» e dunque «un’indecenza istituzionale». La replica arriva da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliarello, che ricordano «agli amici del Terzo Polo» come la procedura per la calendarizzazione dell’atto ispettivo «non coinvolge né i capigruppo né in alcun modo la presidenza del Senato».
Insomma, la tensione sale in attesa che il ministro degli Esteri Franco Frattini, stamattina alle 10, arrivi a Palazzo Madama per rispondere all’interrogazione di Compagna, che chiede «di sapere se e quali atti il presidente del consiglio dei ministri e il ministro in indirizzo abbiano compiuto al fine di verificare la veridicità degli elementi riportati dalla stampa» sull’affaire monegasco, e «se tali elementi siano sufficienti a chiarire definitivamente e in modo rispondente alla verità dei fatti l’intera vicenda». Il tutto mentre le carte di Saint Lucia sono arrivate, ieri, al procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara, che ha immediatamente girato il documento, scritto in inglese, ai traduttori.
L’esito dell’inchiesta interna, avviata a settembre scorso dalle autorità di Saint Lucia, è riassunto in un documento di poche pagine, che ricostruiscono le acrobazie societarie compiute da chi si celava dietro alle off-shore Printemps e Timara per acquistare la casa svenduta da An nel 2008 senza «dare nell’occhio». Il nome individuato dagli ispettori dell’isola caraibica è, dunque, quello del reale proprietario della casa, che An ereditò nel ’99 per la «buona battaglia» e che è invece uscita dal suo patrimonio (per una frazione del suo reale valore) solo per ospitare un «inquilino» eccellente, ossia il «cognato» di Fini Giancarlo Tulliani. Che, come il leader di Fli, continua a negare che la casa sia sua. Fino a oggi.
giovedì 27 gennaio 2011, 08:00
Toglietegli tutto, ma non la poltrona
di Mario Giordano
Come un naufrago s’aggrappa alla sua zattera, così Fini s’aggrappa alla sua poltrona. Ben sapendo che è l’ultima cosa che gli resta per evitare (...)
(...) l’immersione definitiva nel mare di guai che lo circonda. Sta andando a fondo e lo sa: sconfitto ieri sulla mozione Bondi, così come era stato sconfitto il mese scorso sulla sfiducia a Berlusconi, debole in Parlamento e inesistente fuori, inseguito fino dentro la cucina dalle ombre di Montecarlo, sbugiardato pubblicamente, affossato dai sondaggi e incapace di mantenere fede alla parola data, il leader che doveva essere il collante del nuovo centrodestra, riesce al massimo ad essere il collante del suo fondoschiena. S’appiccica alla cadrega, manco fosse il Vinavil, nella speranza di non perdere pure quella, dal momento che tutto il resto ormai l’ha perso. A cominciare dalla faccia.
E fa un certo effetto pensare che l’uomo che doveva fare a pezzi Berlusconi, ormai non ha null’altro che quello che gli ha dato Berlusconi: se in politica l’ingratitudine si potesse misurare, avrebbe la dimensione dello scranno più alto di Montecitorio. Le folle che applaudivano il presidente della Camera in Umbria sono svanite, il movimento sbanda, i sondaggi ormai rilevano percentuali da partito dei pensionati, gli alleati, a cominciare da Casini, si chiedono se non hanno sbagliato matrimonio, come quei mariti che scelgono le mogli per corrispondenza in Moldavia e poi si accorgono che non sono proprio un esempio di virtù. L’unica cosa vera che resta a Fini è quella che gli ha dato Berlusconi: la poltrona della sua vanità. Tra un po’ se la porterà anche a letto per paura che qualcuno gliela sfili via mentre dorme, lasciandolo col culo per terra, ancor più di quello che è già.
«Mio cognato mi ha detto che non c’entra niente con quelle società off shore», ha detto alla Stampa Fini. Ma certo. Poi magari gli ha anche raccontato che Santa Lucia è il nome del prossimo ospite del Festival di Sanremo, l’appartamento di Montecarlo è stato comprato da Mago Zurlì e che sopra al Principato ci sono i Tulliani che volano. Per carità, a tutto si può credere, persino che Bocchino possa guidare un partito. Ma nelle file dei finiani il nervosismo dilaga: si rendono tutti conto che la difesa non sta in piedi. E che si sono affidati a uno che perde regolarmente tutte le sue battaglie, portando i seguaci a schiantarsi, senza salvare niente e nessuno. A parte la sua poltrona, va da sé.
Ma che ci fa adesso con la poltrona, l’uomo che doveva dare un volto nuovo al centrodestra? Ha provato in tutti i modi a costruire qualcosa da quella posizione privilegiata, e l’ha fatto pure a costo di mettere a rischio l’istituzione che rappresenta, l’ha fatto usando i soldi della Camera per girare l’Italia a fare propaganda di partito, l’ha fatto svilendo l’imparzialità della sua funzione in una serie infinita di giochi faziosi. Ha usato e abusato di tutto, e che cosa ha ottenuto in cambio? Una sconfitta via l’altra. Povero Fini: voleva essere più grande di Aznar e Sarkozy messi insieme. Non riesce nemmeno ad essere il fratello scarso di Rutelli.
E colpisce adesso vedere come s’abbarbica alla seggiolina, ben sapendo che non gli resta altro. Il suo partito chiede le dimissioni di Berlusconi, Bondi, Calderoli, Minzolini, tra un po’ chiedono le dimissioni pure del ct della Nazionale e del direttore dell’
Osservatore Romano. L’unico che pensa di non doversi dimettere è lui. E il suo fedele Briguglio, che per non essere da meno del capo, s’è incollato alla poltrona del Copasir. Che ci volete fare? Ormai il partito finiano non cerca più adesioni: cerca adesivi. Futuro, Libertà e Coccoina. Nei momenti difficili, si sa, ci si attacca a quello che si ha. E a Gianfranco non è rimasto più molto, a parte un cognato piuttosto imbarazzante.
D’altra parte, mettetevi nei suoi panni: se ora perde l’incarico di Montecitorio, quale futuro lo aspetta? Che incarico gli possono affidare? Assessore al traffico di Calamandrana Alta? Portaborse della Palombelli? Autore di testi televisivi per la suocera? «Se la casa di Montecarlo è di Tulliani, lascio» aveva dichiarato a settembre. Ecco, appunto: la casa è di Tulliani, ma lui si guarda bene dal lasciare. Tutt’altro. Si crogiola nel suo egotismo e continua a far finta di essere importante. Di faticare non ha mai avuto voglia, di presenziare ai lavori parlamentari nemmeno. In compenso gli piacciono le cerimonie in cui usa la poltroncina per specchiare la sua vanità: in poche ore infatti ha celebrato Tullia Zevi, Enrico Micheli e Mario Scaccia. Tre defunti, tre orazioni funebri: più che la Camera, una camera ardente. Perfettamente in sintonia, del resto, con il suo destino di uomo politicamente morto.
Ecco come i pm hanno salvato Gianfranco e famiglia
Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Non è che bisogna pensar male per forza. Ma se si mettono a confronto i fatti, la disparità di trattamento fra Berlusconi e Fini è palese. Prendete Montecarlo. Il presidente della Camera e soprattutto suo cognato, Giancarlo Tulliani, parti attive e reticenti dell’affaire, non sono mai stati, dicasi mai, sentiti dagli inquirenti. Né come indagati né come persone informate sui fatti. Comportamento a dir poco inusuale quello dei pm romani, che a verbale si sono preoccupati di ascoltare soggetti vicini all’ex presidente di An ma non colui che un ruolo nel pasticciaccio monegasco l’ha comunque ricoperto. A dirla tutta Fini è stato poi iscritto nel registro degli indagati, ma fuori tempo massimo. E a differenza di quel accade solitamente durante le inchieste «politiche», la notizia dell’iscrizione non è trapelata.
Come mai? E come mai è stato iscritto a modello 21 per il reato di truffa insieme al tesoriere Francesco Pontone (lui sì, invece, costretto a sfilare a piazzale Clodio) solo al momento di richiedere l’archiviazione? Visti gli scivoloni dell’ex delfino di Almirante, i maligni pensano che a Fini sia stato evitato l’imbarazzo dell’interrogatorio per due ordini di motivi: da indagato, avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere o anche di mentire, ma in entrambi i casi ne sarebbe uscito a pezzi. Come testimone, invece, sarebbe stato obbligato a dire la verità, e in caso di menzogna sarebbe finito sotto processo per falsa testimonianza. E così il cognato. Salvati tutti e due, dunque, dall’incriminazione e dalla gogna mediatica.
Un modo di procedere curioso soprattutto verso Giancarlo Tulliani. Lui suggerisce a Fini di vendere l’immobile, lui è «in contatto» con la società off-shore che acquista la casa da An, lui da inquilino supervisiona i lavori di ristrutturazione, ed è in contatto anche con la seconda società off-shore proprietaria dell’immobile dove il giovane vive in affitto. Diciamo «soprattutto» alla luce di quanto riportato ieri dal Corriere della sera sulla convinzione dei magistrati romani che la proprietà dell’appartamento sia del celeberrimo cognato. C’è da chiedersi inoltre perché la procura di Roma fece trapelare la notizia che il famoso contratto d’affitto scovato dal Giornale con le due firme identiche nella parte del proprietario e dell’affittuario, riportava invece «due firme diverse». Finiani e giornali sinistri inveirono contro la macchina del fango, salvo poi essere sonoramente smentiti dagli stessi pm che nell’atto di chiusura indagini confermarono che le firme erano identiche. A dimostrazione che l’affittuario e il proprietario (e viceversa) erano la stessa persona. Sul punto la procura non s’è preoccupata di disporre una perizia calligrafica, che invece il Giornale commissionò a due esperti. Di più. I pm si sono mossi in modo anomalo: dapprima con due rogatorie su Montecarlo per sapere se il prezzo di vendita dell’immobile era stato «congruo» o meno. A detta delle toghe era fondamentale capire se la casa era stata svenduta. Ma quando la risposta delle autorità monegasche è arrivata sul tavolo del procuratore capo Ferrara s’è capito che per Fini si sarebbe messa male: l’appartamento acquistato dalle società off-shore di Saint Lucia, secondo stime dell’epoca ricostruite dall’associazione degli agenti immobiliari di Monaco, era stato venduto a un valore tre volte inferiore rispetto alle stime di mercato. Sembrava finita per il presidente della Camera. E invece, a sorpresa, dopo aver sprecato tempo e denaro per svolgere accertamenti approfonditi ipotizzando il reato di truffa (rogatorie a Montecarlo, perquisizioni nella sede del partito in via della Scrofa) improvvisamente le toghe capitoline si sono rese conto che quanto fatto fin lì non andava fatto essendo palese la «non competenza penale» a indagare trattandosi, invece, di materia da codice civile. «Qualsivoglia doglianza sulla vendita prezzo inferiore - scrivevano i pm - non compete al giudice penale ed è eventualmente sanzionabile nella competente sede civile...». E ancora. La procura, in un suo comunicato, s’è preoccupata di mettere nero su bianco lo stato «fatiscente» dell’appartamento basandosi esclusivamente sulle parole di persone vicine al presidente della Camera (il deputato Donato Lamorte e altri) e non su quanto riferito in senso inverso da altri testimoni oculari che in quell’appartamento ci sono stati di persona. Perché? E perché l’ufficio del procuratore Ferrara non ha sentito il bisogno di ascoltare le persone che pubblicamente hanno dato la loro disponibilità a confidarsi con la magistratura (il titolare della Tecabat che svolse i lavori di ristrutturazione, gli impiegati del mobilificio che vendettero la cucina Scavolini a Elisabetta e Gianfranco, l’imprenditore Garzelli in possesso di clamorose mail inviate dalla compagna di Fini, e così via)? Perché la procura non ha approfondito il giallo delle altre richieste d’acquisto dell’immobile, documentate dalla stessa autorità giudiziaria e confermate dal tesoriere Pontone, a cui il partito non ha dato seguito? Prendendo in prestito il pensiero corrente riassunto dal sito Dagospia, stavolta è andata a segno «l’infallibile ricetta di piazzale Clodio: domande non fare, risposte non avere». Questo spiegherebbe la sorpresa dei vertici di piazzale Clodio alla notizia dell’arrivo, via Farnesina, delle conclusioni delle indagini del ministero della giustizia di Saint Lucia che incastrerebbero definitivamente Giancarlo Tulliani: «Ma noi mica le abbiamo richieste...».
giovedì 27 gennaio 2011, 08:50
La casa di Montecarlo ora sfascia casa Fini E tra poco Frattini svela le carte di Saint Lucia
Massimo Malpica - Adalberto Signore
Roma - L’umore non è dei migliori se, giura un fedelissimo di Gianfranco Fini, martedì pomeriggio il presidente della Camera non tratteneva l’irritazione nei confronti del «cognato». «Stasera facciamo i conti», è la parafrasi di molto edulcorata con cui il leader del Fli si è congedato da Montecitorio dopo che l’affaire Montecarlo è tornato alla ribalta. Ed è stato di parola se poco dopo le nove di sera pare che il redde rationem sia davvero andato in scena. Teatro del coloritissimo «chiarimento», proprio l’abitazione del presidente della Camera in quel di Valcannuta. Con urla e strepiti che hanno allietato per una ventina di minuti buoni tutto il vicinato. Tra le quattro mura, Fini, la compagna Elisabetta Tulliani e il «cognato» Giancarlo. Che dopo il diverbio si è allontanato dalla casa - non è dato sapere se sulla ormai celebre Ferrari - piuttosto scosso. Questo raccontano i vicini, certi che il motivo del contendere, con reciproche recriminazioni e parole grosse, fosse proprio la casa di Montecarlo. Un episodio di cui ieri si è pure vociato in Transatlantico visto che dello scontro familiare parla apertamente il deputato del Pdl Lucio Barani che ne avrebbe avuto conferma da un collega del Fli. «Un diverbio che sarebbe stato molto acceso - racconta - a conferma di un certo nervosismo. D’altra parte, se le carte di Saint Lucia metteranno fine a questa farsa Fini dovrà finalmente dimettersi. Purtroppo non senza aver prima portato le istituzioni al ridicolo...».
E che serpeggi una certa agitazione nelle file del Fli lo certifica la rissa quasi sfiorata ieri alla Camera tra Granata e Lo Presti e alcuni leghisti. Per non dire delle accuse lanciate dal Terzo Polo, che in una nota congiunta dei capigruppo al Senato di Fli, Udc, Api e Mpa, ieri hanno attaccato Renato Schifani per l’«immediata calendarizzazione» dell’interrogazione sulle carte di Saint Lucia presentata dal senatore del Pdl Luigi Compagna, ritenuto un segno «del ruolo politico del presidente del Senato, funzionale alle esigenze di maggioranza e governo» e dunque «un’indecenza istituzionale». La replica arriva da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliarello, che ricordano «agli amici del Terzo Polo» come la procedura per la calendarizzazione dell’atto ispettivo «non coinvolge né i capigruppo né in alcun modo la presidenza del Senato».
Insomma, la tensione sale in attesa che il ministro degli Esteri Franco Frattini, stamattina alle 10, arrivi a Palazzo Madama per rispondere all’interrogazione di Compagna, che chiede «di sapere se e quali atti il presidente del consiglio dei ministri e il ministro in indirizzo abbiano compiuto al fine di verificare la veridicità degli elementi riportati dalla stampa» sull’affaire monegasco, e «se tali elementi siano sufficienti a chiarire definitivamente e in modo rispondente alla verità dei fatti l’intera vicenda». Il tutto mentre le carte di Saint Lucia sono arrivate, ieri, al procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara, che ha immediatamente girato il documento, scritto in inglese, ai traduttori.
L’esito dell’inchiesta interna, avviata a settembre scorso dalle autorità di Saint Lucia, è riassunto in un documento di poche pagine, che ricostruiscono le acrobazie societarie compiute da chi si celava dietro alle off-shore Printemps e Timara per acquistare la casa svenduta da An nel 2008 senza «dare nell’occhio». Il nome individuato dagli ispettori dell’isola caraibica è, dunque, quello del reale proprietario della casa, che An ereditò nel ’99 per la «buona battaglia» e che è invece uscita dal suo patrimonio (per una frazione del suo reale valore) solo per ospitare un «inquilino» eccellente, ossia il «cognato» di Fini Giancarlo Tulliani. Che, come il leader di Fli, continua a negare che la casa sia sua. Fino a oggi.
giovedì 27 gennaio 2011, 08:00
Toglietegli tutto, ma non la poltrona
di Mario Giordano
Come un naufrago s’aggrappa alla sua zattera, così Fini s’aggrappa alla sua poltrona. Ben sapendo che è l’ultima cosa che gli resta per evitare (...)
(...) l’immersione definitiva nel mare di guai che lo circonda. Sta andando a fondo e lo sa: sconfitto ieri sulla mozione Bondi, così come era stato sconfitto il mese scorso sulla sfiducia a Berlusconi, debole in Parlamento e inesistente fuori, inseguito fino dentro la cucina dalle ombre di Montecarlo, sbugiardato pubblicamente, affossato dai sondaggi e incapace di mantenere fede alla parola data, il leader che doveva essere il collante del nuovo centrodestra, riesce al massimo ad essere il collante del suo fondoschiena. S’appiccica alla cadrega, manco fosse il Vinavil, nella speranza di non perdere pure quella, dal momento che tutto il resto ormai l’ha perso. A cominciare dalla faccia.
E fa un certo effetto pensare che l’uomo che doveva fare a pezzi Berlusconi, ormai non ha null’altro che quello che gli ha dato Berlusconi: se in politica l’ingratitudine si potesse misurare, avrebbe la dimensione dello scranno più alto di Montecitorio. Le folle che applaudivano il presidente della Camera in Umbria sono svanite, il movimento sbanda, i sondaggi ormai rilevano percentuali da partito dei pensionati, gli alleati, a cominciare da Casini, si chiedono se non hanno sbagliato matrimonio, come quei mariti che scelgono le mogli per corrispondenza in Moldavia e poi si accorgono che non sono proprio un esempio di virtù. L’unica cosa vera che resta a Fini è quella che gli ha dato Berlusconi: la poltrona della sua vanità. Tra un po’ se la porterà anche a letto per paura che qualcuno gliela sfili via mentre dorme, lasciandolo col culo per terra, ancor più di quello che è già.
«Mio cognato mi ha detto che non c’entra niente con quelle società off shore», ha detto alla Stampa Fini. Ma certo. Poi magari gli ha anche raccontato che Santa Lucia è il nome del prossimo ospite del Festival di Sanremo, l’appartamento di Montecarlo è stato comprato da Mago Zurlì e che sopra al Principato ci sono i Tulliani che volano. Per carità, a tutto si può credere, persino che Bocchino possa guidare un partito. Ma nelle file dei finiani il nervosismo dilaga: si rendono tutti conto che la difesa non sta in piedi. E che si sono affidati a uno che perde regolarmente tutte le sue battaglie, portando i seguaci a schiantarsi, senza salvare niente e nessuno. A parte la sua poltrona, va da sé.
Ma che ci fa adesso con la poltrona, l’uomo che doveva dare un volto nuovo al centrodestra? Ha provato in tutti i modi a costruire qualcosa da quella posizione privilegiata, e l’ha fatto pure a costo di mettere a rischio l’istituzione che rappresenta, l’ha fatto usando i soldi della Camera per girare l’Italia a fare propaganda di partito, l’ha fatto svilendo l’imparzialità della sua funzione in una serie infinita di giochi faziosi. Ha usato e abusato di tutto, e che cosa ha ottenuto in cambio? Una sconfitta via l’altra. Povero Fini: voleva essere più grande di Aznar e Sarkozy messi insieme. Non riesce nemmeno ad essere il fratello scarso di Rutelli.
E colpisce adesso vedere come s’abbarbica alla seggiolina, ben sapendo che non gli resta altro. Il suo partito chiede le dimissioni di Berlusconi, Bondi, Calderoli, Minzolini, tra un po’ chiedono le dimissioni pure del ct della Nazionale e del direttore dell’
Osservatore Romano. L’unico che pensa di non doversi dimettere è lui. E il suo fedele Briguglio, che per non essere da meno del capo, s’è incollato alla poltrona del Copasir. Che ci volete fare? Ormai il partito finiano non cerca più adesioni: cerca adesivi. Futuro, Libertà e Coccoina. Nei momenti difficili, si sa, ci si attacca a quello che si ha. E a Gianfranco non è rimasto più molto, a parte un cognato piuttosto imbarazzante.
D’altra parte, mettetevi nei suoi panni: se ora perde l’incarico di Montecitorio, quale futuro lo aspetta? Che incarico gli possono affidare? Assessore al traffico di Calamandrana Alta? Portaborse della Palombelli? Autore di testi televisivi per la suocera? «Se la casa di Montecarlo è di Tulliani, lascio» aveva dichiarato a settembre. Ecco, appunto: la casa è di Tulliani, ma lui si guarda bene dal lasciare. Tutt’altro. Si crogiola nel suo egotismo e continua a far finta di essere importante. Di faticare non ha mai avuto voglia, di presenziare ai lavori parlamentari nemmeno. In compenso gli piacciono le cerimonie in cui usa la poltroncina per specchiare la sua vanità: in poche ore infatti ha celebrato Tullia Zevi, Enrico Micheli e Mario Scaccia. Tre defunti, tre orazioni funebri: più che la Camera, una camera ardente. Perfettamente in sintonia, del resto, con il suo destino di uomo politicamente morto.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Frattini al Senato, conferma.
Povero Rutellik, sbrodolante
MEMO PER FINI: DIMETTITI
Frattini al Senato sulla casa di Montecarlo: "I documenti di Santa Lucia sono veri". Quindi l'abitazione è di Gianfranco Tulliani, cognato del presidente della Camera
Roma - Si avvicina la resa dei conti per il presidente della Camera. L'affaire Montecarlo scalda da subito il clima in Aula, prima ancora che il ministro degli Esteri Franco Frattini prenda la parola sulle carte giunte alla Farnesina da Santa Lucia sulla casa donata venduta da An. In ballo c'è la verità su un caso che si strascina da circa sei mesi e anche qualcosa di più: la poltrona più alta di Montecitorio. Fini, in un videomessaggio diffuso il 25 settembre scorso, aveva assicurato che se fosse stato accertato che la casa di Boulevard Princesse Charlotte è di Giancarlo Tulliani, si sarebbe dimesso. Guardate il video.
Frattini: "I documenti sono autentici" Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, intervenendo in Aula al Senato ha spiegato che il primo ministro di Santa Lucia conferma l’autenticità del documento pubblicato dai giornali circa la proprietà della casa di Montecarlo intestata ad una società off-shore che fa riferimento a Gianfranco Tulliani, cognato del presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Qualche settimana fa ho ricevuto la risposta dal primo ministro di Santa Lucia - ha detto Frattini - il quale, allegando il documento, me ne ha certificato l’autenticità e l’autenticità dei dati contenuti, sia la lettera, sia il documento allegato sono stati da me inviati per delle valutazioni alla procura della Repubblivca di Roma dove c’è ancora un fascicolo aperto" sulla vicenda. Frattini, dunque, non ha rivelato i contenuti della documentazione ora sottoposta a segreto istruttorio, essendo stata acquisita dalla Procura.
La difesa delle opposizioni Le opposizioni sono partite da subito lancia in resta contro la singolarità di un dibattito deciso a 24 ore dal deposito di una interrogazione Pdl su carte che non si sa perchè spedite alla Farnesina, alla presenza stesa del ministro che abitualmente non partecipa alle risposte a gli atti ispettivi.
Rutelli abbandona l'Aula A parlare per primo è il leader Api Francesco Rutelli, anunciando la sua uscita dall’Aula del Senato prima che il ministro degli Esteri Franco Frattini prenda la parola Al ministro Frattini, Rutelli rivolge "un invito perché si curi molto attentamente su ciò di cui prende la parola". Mentre al presidente Renato Schifani, assente per motivi istituzionali, Rutelli fa notare che "se accetta che si faccia un dibattito per vie traverse sul presidente della Camera, compie un errore". Ecco perché, spiega l’esponente del terzo polo, "per non prestarmi a questo dibattito che considero inaccettabile uscirò dall’Aula".
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Opinione personale, rispetto agli ultimi accadimenti...
...che ho mandato ad un'amica in altro Forum :
Luciana, questo ha fatto la porcata assieme al cognato e alla sua donnina, Pontone l'ha capito bene e per questo NON si fa quasi più vedere ed ha dato le dimissioni da Amministratore del Fondo di AN, costituito dopo la scelta di confluire nel PdiL.
Forse hanno fatto una "sceneggiata" per farsi sentire dai vicini e far vedere Elisabbetto andare via, ma credere che lui non sapesse niente è da allocchi o da fedelissimi fasciocomunisti : quando è venuta fuori la faccenda, lui ha cercato col cognato di capire se qualcosa poteva essere "sfuggito" e assieme al cognato ( che probabilmente ha raccontato balle anche nelle riunioni con la Bongiorno ) e alla stessa Bongiorno, hanno scritto i primi 8 punti e poi, con qualche differenza sostanziale, il primo video dove ciascuno poteva pensare fosse una persona onesta, con l'impegno di dimettersi se.....
Oggi, a fronte della documentazione che l'ha sputtanato e di fronte a tutti se non si dimette è considerato DISONESTO, ha PAURA, perchè sa che viene a cadere tutto quanto ha costruito, per il Fli, compreso le prebende che incamerava nel giro d'Italia fasullo, dove ha costruito e organizzato "impegni Istituzionali" a fronte di quanto davvero gli interessava : gli incontri di Partito.
Luciana, questo ha fatto la porcata assieme al cognato e alla sua donnina, Pontone l'ha capito bene e per questo NON si fa quasi più vedere ed ha dato le dimissioni da Amministratore del Fondo di AN, costituito dopo la scelta di confluire nel PdiL.
Forse hanno fatto una "sceneggiata" per farsi sentire dai vicini e far vedere Elisabbetto andare via, ma credere che lui non sapesse niente è da allocchi o da fedelissimi fasciocomunisti : quando è venuta fuori la faccenda, lui ha cercato col cognato di capire se qualcosa poteva essere "sfuggito" e assieme al cognato ( che probabilmente ha raccontato balle anche nelle riunioni con la Bongiorno ) e alla stessa Bongiorno, hanno scritto i primi 8 punti e poi, con qualche differenza sostanziale, il primo video dove ciascuno poteva pensare fosse una persona onesta, con l'impegno di dimettersi se.....
Oggi, a fronte della documentazione che l'ha sputtanato e di fronte a tutti se non si dimette è considerato DISONESTO, ha PAURA, perchè sa che viene a cadere tutto quanto ha costruito, per il Fli, compreso le prebende che incamerava nel giro d'Italia fasullo, dove ha costruito e organizzato "impegni Istituzionali" a fronte di quanto davvero gli interessava : gli incontri di Partito.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Faccio un'aggiunta ai link, questo è di oggi, gli altri di ieri.
Vi propongo di andare a vedere, utilizzando i link che metto, tutti di FB, cosa c'è dentro : scoperta interessante e propedeutica al moralismo.
Buona giornata.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1696431902837&set=o.181100645234414
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1696431462826&set=o.181100645234414
https://www.facebook.com/home.php?sk=group_181100645234414&id=195063630504782#!/photo.php?fbid=1696430822810&set=o.181100645234414
http://www.ilgiornale.it/interni/i_colonnelli_fli_tengono_famiglia_ecco_loro_affari/28-01-2011/articolo-id=502259-page=0-comments=1
Buona giornata.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1696431902837&set=o.181100645234414
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1696431462826&set=o.181100645234414
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http://www.ilgiornale.it/interni/i_colonnelli_fli_tengono_famiglia_ecco_loro_affari/28-01-2011/articolo-id=502259-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
'azz, e l'olio di ricino ?
Adesso FLI minaccia fisicamente gli elettori del PdL
L’Opposizione sempre più in preda alla deriva giustizialista e sempre più al servizio di Magistratura Democratica. Adesso si arriva a minacciare fisicamente gli elettori del PdL. E questi sarebbero i “moderati” dell’alternativa a Berlusconi?
In un delirante (ed un pò ridicolo) articolo sul Sito di Generazione Montecarlo, lo sgherro finiano Fabio Granata insulta un pò tutti, cerca di nascondere maldestramente l’amara verità sul Caso Montecarlo e sulle sue malefatte, e tra le righe minaccia di passare dalle parole ai fatti. I suoi elettori-lettori lo prendono in parola. I commenti sono a dir poco grotteschi. Una escalation preoccupante: dalla forca in piazza per Berlusconi si arriva a sostenere la necessità di colpire per educare anche gli elettori del PdL.
“FERMIAMO IL TIRANNO. DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE. PRONTI A COMBATTERE” Urla Enrico, “Comunque ha ragione Camilleri, è ora di prendersela anche con chi lo vota.“Democrazia” non può voler dire che un 40% di italiani sce.mi, zozzi, bovari, ignoranti, teledipendenti e cerebrolesi, ben più simili al bestiame che agli esseri umani, possano distruggere la reputazione dell’italia all’estero”, sostiene Karl, mentre Massimo argomenta “Spero che succeda qualcosa tipo la Tunisia,non se ne può più non tanto del nano ma dei cortigiani pagati per avere il prosciutto davanti agli occhi”. “FERMIAMO IL TIRANNO.DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE. PRONTI A COMBATTERE. DAI ZAINETTO FUCILINO E CORRI IN MONTAGNA” Ripete Enrico mentre il massimo lo esprime il solito karl quando afferma “Senza arrivare ad estremismi, io dico che ognuno nel proprio microcosmo dovrebbe incominciare a smettere di parlare con parenti, amici e colleghi elettori del pdl, isolarli sui luoghi di lavoro, evitare di salutarli, impedire che i propri figli giochino coi loro“. Insomma, ecco il panorama di miseria umana che gira intorno a FLi, il Partito del ribaltone.
Un quadro desolante, se non fosse che i (pochi) visitatori del Sito monegasco ripetono solo concetti ribaditi non da pericolosi estremisti come loro, ma addirittura da Politici che ricoprono cariche Istituzionali, da sedicenti Intellettuali e da giornalisti in servizio permanente effettivo contro il Cavaliere e, come Fini, con il portafogli pieno di soldi pubblici.
“Se ne vada, lasci, se non si sbriga finisce come Ben Alì a fare la mossa giusta troppo tardi, quando spuntano i forconi” Il Presidente super partes della Camera Gianfranco Fini.
Per carità di Patria evitiamo di pubblicare le amenità giuridiche e politiche dei vari Flores D’Arcais, Saviano, Di Pietro e chiediamo agli elettori di FLi e del PD se non sarebbe ora di svoltare davvero pagina, mettendo in soffitta l’antiberlusconismo esasperato che sta trasformando milioni di elettori in semplici agitatori di piazza in preda all’isteria collettiva che ne certifica il fallimento non solo politico, ma anche umano.
http://www.tocque-ville.it/usercontrols/LinkEsterno.aspx?id=2938470
L’Opposizione sempre più in preda alla deriva giustizialista e sempre più al servizio di Magistratura Democratica. Adesso si arriva a minacciare fisicamente gli elettori del PdL. E questi sarebbero i “moderati” dell’alternativa a Berlusconi?
In un delirante (ed un pò ridicolo) articolo sul Sito di Generazione Montecarlo, lo sgherro finiano Fabio Granata insulta un pò tutti, cerca di nascondere maldestramente l’amara verità sul Caso Montecarlo e sulle sue malefatte, e tra le righe minaccia di passare dalle parole ai fatti. I suoi elettori-lettori lo prendono in parola. I commenti sono a dir poco grotteschi. Una escalation preoccupante: dalla forca in piazza per Berlusconi si arriva a sostenere la necessità di colpire per educare anche gli elettori del PdL.
“FERMIAMO IL TIRANNO. DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE. PRONTI A COMBATTERE” Urla Enrico, “Comunque ha ragione Camilleri, è ora di prendersela anche con chi lo vota.“Democrazia” non può voler dire che un 40% di italiani sce.mi, zozzi, bovari, ignoranti, teledipendenti e cerebrolesi, ben più simili al bestiame che agli esseri umani, possano distruggere la reputazione dell’italia all’estero”, sostiene Karl, mentre Massimo argomenta “Spero che succeda qualcosa tipo la Tunisia,non se ne può più non tanto del nano ma dei cortigiani pagati per avere il prosciutto davanti agli occhi”. “FERMIAMO IL TIRANNO.DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE. PRONTI A COMBATTERE. DAI ZAINETTO FUCILINO E CORRI IN MONTAGNA” Ripete Enrico mentre il massimo lo esprime il solito karl quando afferma “Senza arrivare ad estremismi, io dico che ognuno nel proprio microcosmo dovrebbe incominciare a smettere di parlare con parenti, amici e colleghi elettori del pdl, isolarli sui luoghi di lavoro, evitare di salutarli, impedire che i propri figli giochino coi loro“. Insomma, ecco il panorama di miseria umana che gira intorno a FLi, il Partito del ribaltone.
Un quadro desolante, se non fosse che i (pochi) visitatori del Sito monegasco ripetono solo concetti ribaditi non da pericolosi estremisti come loro, ma addirittura da Politici che ricoprono cariche Istituzionali, da sedicenti Intellettuali e da giornalisti in servizio permanente effettivo contro il Cavaliere e, come Fini, con il portafogli pieno di soldi pubblici.
“Se ne vada, lasci, se non si sbriga finisce come Ben Alì a fare la mossa giusta troppo tardi, quando spuntano i forconi” Il Presidente super partes della Camera Gianfranco Fini.
Per carità di Patria evitiamo di pubblicare le amenità giuridiche e politiche dei vari Flores D’Arcais, Saviano, Di Pietro e chiediamo agli elettori di FLi e del PD se non sarebbe ora di svoltare davvero pagina, mettendo in soffitta l’antiberlusconismo esasperato che sta trasformando milioni di elettori in semplici agitatori di piazza in preda all’isteria collettiva che ne certifica il fallimento non solo politico, ma anche umano.
http://www.tocque-ville.it/usercontrols/LinkEsterno.aspx?id=2938470
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Credevo fossero arrivati al massimo, ma c'è sempre di peggio.
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2011/01/dopo-santoro-c.doc
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: TullianFineide.
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2011/01/bravo.doc
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Un saluto a tutti
WOLF!!!
wolf- Numero di messaggi : 151
Età : 52
Località : lago ontario
Data d'iscrizione : 01.09.08
Foglio di personaggio
Gioco di Ruolo:
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