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TullianFineide. - Pagina 8 Empty FINI-TO

Messaggio  Luciano Baroni Mar Feb 22, 2011 7:28 pm

A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, Futuro e libertà subirà oggi una nuova, pesante "scissione". Il capogruppo al Senato Pasquale Viespoli, Andrea Ronchi e altri cinque lasceranno il partito. Bocchino denuncia: "Manovra di Palazzo". Ancora in forse il futuro di Urso. Responsabili a quota 28



http://www.ilgiornale.it/interni/fli_nuova_scissione_senato_altri_5_lasciano_pressing_mediatori_urso_si_muove_fini/politica-berlusconi-governo-fini-pdl-fli-finiani-gruppo-urso-viespoli-bocchino-barbareschi-responsabili-commissioni/22-02-2011/articolo-id=507644-page=0-comments=1



COMMENTO Il Titanic affonda perché non ha ideali / Paolo Del Debbio

http://www.ilgiornale.it/interni/il_titanic_fini_affonda_perche_non_ha_ideali/22-02-2011/articolo-id=507640-page=0-comments=1
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty BO-BRI-GRA : ultimi rimasti.

Messaggio  Luciano Baroni Mer Feb 23, 2011 6:12 am




SOLDI PUBBLICI AI FAMILIARI DEI TRE COLONNELLI DI FINI


Centinaia di migliaia di euro pubblici sono stati concessi, negli ultimi anni, a società amministrate o possedute da familiari di tre deputati di Futuro e Libertà: Fabio Granata, Carmelo Briguglio e Italo Bocchino. Nel numero in edicola, il settimanale «Panorama» ricostruisce tutti i finanziamenti che riguardano le famiglie dei colonnelli del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Contributi ottenuti mentre loro occupavano cariche politiche.

Sono i moschettieri della politica italiana. Si incuneano in ogni anfratto televisivo, cartaceo e politico, tentando di fare a fette quei nemici fino a ieri amici: Silvio Berlusconi e i suoi alleati. Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata sono i tre fedelissimi di Gianfranco Fini, presidente della Camera e indiscusso D’Artagnan dei futuristi. Tutti assieme hanno portato avanti la crociata separatista del Fli. Armati di cappa e spada, tentano quotidianamente di infilzare i loro ex colleghi del Pdl, con continue richieste di dimissioni, attacchi all’arma bianca, puntute interviste. Sempre ammantati dall’aura di campioni del disinteresse e della rettitudine. Perfetti esempi di moralità, insomma. Ma i moschettieri futuristi sono davvero come i cavalieri senza macchia di Alexandre Dumas? Oppure, nel loro caso, il celebre motto degli eroi letterari potrebbe essere declinato nel meno aulico «Tutti per uno, affari per tutti»?

La casa di Monte-Carlo è solo il caso più noto e spinoso. Lasciato in eredità ad An, l’appartamento di boulevard Princesse Charlotte è nelle mani del cognato di Fini: Giancarlo Tulliani. Ma anche i più fedeli spadaccini finiani non sembrano immuni dal morbo familistico. Negli ultimi anni, infatti, milioni di euro pubblici sono andati a società amministrate o partecipate da parenti dei tre finiani.

Il gran moralizzatore del terzetto è Granata. Che, prima di varcare le soglie della Camera nel 2008, aveva alle spalle una lunga carriera da deputato regionale. Nel 1994, mentre è consigliere comunale a Siracusa, viene eletto al parlamentino di Palermo. Due anni dopo è presidente della commissione regionale antimafia. Ma è nella primavera del 2001 che entra davvero nella stanza dei bottoni del potere siciliano: assessore regionale dei Beni culturali. Nell’agosto del 2004 viene spostato al Turismo, dove resterà fino a giugno del 2006. Presidente della regione e della giunta, in quella legislatura, è Salvatore Cuffaro, condannato una settimana fa dalla Corte di cassazione a 7 anni per favoreggiamento aggravato alla mafia.

Il 30 maggio 2001 Granata viene dunque nominato assessore. Un anno dopo la sua famiglia comincia ad attivarsi per entrare nel business dell’energia elettrica, soprattutto attraverso la società Lucas engine. Il deus ex machina dell’operazione è un cognato: Luigi Martines, sposato con Sabrina Cortese, sorella di Paola, moglie di Granata. Vengono create, a Siracusa, sei società: oltre alla Lucas engine nascono Euro Lucas, Lucas L., Lucas Power, Lucas Power b. e Consorzio Lucas. In quest’ultimo compare come vicepresidente pure la moglie di Granata, Paola Cortese.

La società più attiva, però, è la Lucas engine. Anche nella ricerca di finanziamenti pubblici. Il 18 maggio del 2005 la regione concede 60 mila 450 euro come «promozione e sostegno al sistema regionale per la ricerca e l’innovazione». Con la stessa motivazione, il 10 febbraio 2006, da Palermo arriva un altro aiuto: 363 mila euro. Elargizioni che non impediranno alla Lucas engine di navigare prima in cattive acque per poi approdare al concordato preventivo nel dicembre del 2009. Interpellato da Panorama, Granata replica: «Non ho mai dato direttamente contributi a mio cognato, al limite lo hanno fatto altri assessorati. E si è trattato sempre di piccole cifre. Dico di più: la mia attività politica lo ha danneggiato, visto che è nota a tutti la mia avversione per l’eolico».

Ma negli anni in cui Granata è stato nella giunta siciliana, la Lucas engine non ha racimolato finanziamenti solo nel settore energetico. Martines si è mosso anche nel campo in cui l’influente cognato è stato indiscusso dominus isolano, essendone stato assessore dal 2001 al 2004: i Beni culturali e affini. Eppure, l’oggetto sociale della Lucas engine è univoco: commercio di energia elettrica. Nessun riferimento, nemmeno vago, ad archivi e patrimonio artistico. Lo ammette lo stesso Martines, con un certo candore: «Sa, io e Fabio avevamo tanti contatti a Roma, quindi non escludo di essermi occupato anche d’altro».

Ed ecco l’«altro» a cui fa riferimento Martines. Il 26 febbraio 2004 all’azienda energetica viene affidato un Progetto di studio su bizantini, normanni e svevi in Sicilia: 24 mila euro. I soldi vengono erogati dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione: un ente che dipende dal ministero dei Beni culturali. Lo studio è svolto assieme alle sovrintendenze siciliane e al Catalogo regionale, alle dipendenze dall’assessorato ai Beni culturali. Che in quel momento è proprio Granata a guidare.

Martines, in quegli anni, fa pure ottimi affari immobiliari. Il 16 maggio 2006 la Lucas engine acquista un palazzo di cinque piani a Siracusa che ospita la ragioneria comunale. A metterlo in vendita è l’Ina Assitalia: il comune, però, decide di non acquistarlo. Il palazzo viene ceduto, tramite una società di leasing, alla Lucas engine: il prezzo è di 1,2 milioni di euro. La società di Martines, subito dopo avere acquistato l’immobile, nella primavera del 2006 lo affitta al comune. Il canone concordato è di 64.655 euro all’anno per 6 anni, come si legge nella «determinazione 149» del 28 giugno 2006. Cioè: il comune paga l’equivalente di un mutuo a un parente di Granata. La delibera specifica: «Il contratto viene rinnovato per altri 6 anni».

Un mese dopo il futurista, non rieletto alla regione, riesce a consolarsi con la carica di vicesindaco di Siracusa. E il 31 dicembre 2007 capita il fattaccio, che tanto ricorda quello del cognato d’Italia per eccellenza: Giancarlo Tulliani. Alla vigilia del Capodanno 2008, il comune, di cui Granata è vicesindaco, stipula un nuovo accordo con la Euro Lucas, l’altra società di cui Martines è socio e amministratore unico a cui è passata la proprietà dell’immobile dalla Lucas engine.

Benché il contratto d’affitto sia stato stipulato da poco più di un anno, il 31 dicembre 2007 tra Euro Lucas e comune i patti cambiano. La locazione del palazzo della ragioneria viene innalzata a 103 mila euro, quasi il 60 per cento in più di quanto stabilito il 28 giugno 2006. La durata della «locazione» non è più di 6 anni, ma sale a 10. E «si intende rinnovata di 10 anni in 10 anni». Un potenziale vitalizio, praticamente. In cambio la società di Martines si impegna a fare interventi di «manutenzione straordinaria». Ma 3 anni dopo, spiegano al comune, risulta ristrutturato solo qualche bagno.

Da quanto Panorama ha accertato tramite gli uffici comunali, la Euro Lucas ha incassato finora 267 mila euro. Fatti due conti, nel 2017, quando scadrà il contratto, la Euro Lucas avrà percepito più di 1 milione di euro, recuperando quasi tutto l’investimento iniziale. In breve: uno splendido affare per Martines e un pessimo accordo per il comune, a cui sarebbe decisamente convenuto accendere un mutuo e acquistare il palazzo.

Questa però è solo la prima convergenza tra affari di famiglia e attività politica del più pasionario tra i futuristi. La Sgb service, per esempio, è una cooperativa siracusana che organizza eventi. Gabriella Granata, sorella del parlamentare, ne è stata consigliere. La società viene iscritta al registro delle imprese il 30 maggio 2000. L’oggetto specifica: promozione e organizzazione di «manifestazioni culturali». Due mesi dopo, il 26 luglio dello stesso anno, Granata diventa assessore regionale ai Beni culturali per la prima volta.

Gabriella Granata dovrebbe rimanere nel consiglio della Sgb fino al 25 gennaio 2003. Ma si dimette il 15 novembre 2000. A presidiare il consiglio resta Svetlana Stanic. È la moglie di un altro parente acquisito di Granata: Fabio Reale. Suo fratello, Maurizio, ha infatti sposato un’altra sorella del deputato. Stanic manterrà la carica fino all’aprile del 2005, periodo in cui Granata commissiona all’Sgb diversi eventi per conto dell’assessorato. Tra gli altri: l’esposizione dell’«Augustea capita», una mostra sui capolavori del Seicento, una conferenza sull’Afghanistan, le anteprime di due puntate della serie tv del Commissario Montalbano. Di quanti soldi si tratta? Panorama lo ha chiesto ripetutamente alla regione. Senza ottenere alcuna risposta.

La cooperativa, ancora adesso, continua a ottenere incarichi dal Comune di Siracusa e dalla regione. E alcune fonti raccontano a Panorama che, nonostante sia ufficialmente senza alcuna carica, la sorella di Granata continua a interessarsi alla Sgb. L’onorevole assicura: «È solo una collaboratrice». Nell’aggiornatissimo sito della Sgb, però, cliccando sul banner «Chi siamo», si vede una foto di tre donne. Al centro, sorridente, in tubino nero e posa da capoazienda, c’è proprio Gabriella Granata.

L’altra società di famiglia che ha ottenuto finanziamenti è il Match ball: il centro sportivo di proprietà di Paola Cortese, moglie di Granata. Nove campi da tennis e due piscine a 100 metri dal Teatro Greco di Siracusa, in piena zona archeologica. Negli ultimi 10 anni il centro sportivo si è aggiudicato quasi 77 mila euro dalla regione. A Palermo, però, si sono ricordati della signora Granata anche quando si è parlato del «potenziamento degli impianti sportivi»: così il centro di Cortese ha avuto nel 2003 quasi 124 mila euro per costruire una nuova piscina. Sempre a 100 metri dal Teatro Greco, sempre in piena zona archeologica. Proprio mentre Granata, da assessore, si batteva strenuamente per la salvaguardia paesaggistica.

Oltre che dalla regione, il Match ball è stato ben finanziato anche dal Comune di Siracusa. Dal 2000 a oggi, alla società sono finiti 74 mila euro. Altri 76 mila euro, poi, sono stati versati dalla provincia. A fare due calcoli, il totale si fa sostanzioso: fra elargizioni regionali, provinciali e comunali, la società sportiva della moglie del paladino della legalità finiano ha beneficiato di 351 mila euro nell’arco di 10 anni. «Solo i contributi che spettano a ogni associazione sportiva» si infervora Granata. E aggiunge: «Non c’è stato nessun favoritismo». Il 4 aprile del 2008, però, il Match ball viene persino inserito dall’assessorato alla Formazione nel progetto A.L.fa: «Armonizzare lavoro e famiglia». Deve offrire «attività ricreative per ragazzi»: in cambio viene ricompensato da Italia lavoro Sicilia per una cifra che ancora non è stata confermata a Panorama.

Quella del Match ball non è però l’unica puntatina nella formazione, da sempre pozzo senza fondo di sprechi e clientelismi isolani. Il 21 maggio 2003 viene costituito a Siracusa il Cuiform: Consorzio universitario internazionale per la formazione superiore e la ricerca. Tra i soci c’è l’assessorato ai Beni culturali, guidato da Granata, e l’onnipresente Lucas engine di Martines.

Per il Cuiform si può parlare di autentica famiglia allargata. Nel consiglio d’amministrazione, fino al 2008, siedeva anche Corrado Grasso: attuale capogruppo di Fli in comune, ex marito di Gabriella Granata. Martines assicura: «Purtroppo non abbiamo mai preso 1 euro. Il Consorzio è rimasto solo sulla carta». Sulla carta, certo. E anche su internet, perlomeno fino a qualche giorno fa. Il sito, infatti, a differenza di quanto sostenuto da Martines, testimoniava una certa vivacità dell’ente. In grande evidenza, nella home page, si dava conto di imminenti corsi per buttafuori e addetti all’agricoltura. Ma, curiosamente, dalla mattina seguente al colloquio di Panorama con Martines e Granata, la pagina web è diventata inaccessibile. Nella home page troneggia la scritta: «Sito in manutenzione». Stato catatonico che tuttora mantiene.

La formazione professionale, del resto, è sempre stata un pallino degli ex aennini siciliani. Prova ne è l’altro moschettiere finiano: Carmelo Briguglio, ex responsabile del ramo. Briguglio, ras elettorale del Messinese, resta assessore fino al 29 novembre 1998. Esattamente un mese prima nasce il Cufti: il Consorzio universitario per la formazione turistica internazionale. Ed è qui che, almeno per qualche tempo, si intersecano gli interessi extrapolitici di Granata e Briguglio. L’ente pubblico, assicurano vecchi amministratori, nasce per volontà dei due compagni di partito. E difatti le quote all’inizio vengono equamente distribuite: metà sono dell’Azienda autonoma soggiorno e turismo di Taormina, a pochi chilometri da Furci Siculo, paese di Briguglio, e metà di quella di Siracusa, città di Granata.

E lo conferma anche la composizione iniziale del consiglio d’amministrazione, in cui siede Maurizio Scollo, che poi diventerà portavoce di Granata. Gli altri due sono invece due fidatissimi di Briguglio: Daniele Tranchida, oggi assessore regionale al Turismo in quota futurista, e Orlando Russo, attuale portavoce di Fli a Taormina.

Chi comanda davvero nel Cufti si intuisce ufficialmente a settembre del 2001, quando viene nominato il direttore generale: la prescelta è Crocifissa Maltese, detta Fina, che ha sposato Briguglio in seconde nozze. Issata alla guida di un consorzio universitario nonostante il poco esaltante curriculum scolastico. Maltese, infatti, può vantare unicamente un diploma di scuola media superiore, conseguito a 36 anni nell’istituto magistrale Finocchiaro Aprile di Palermo. Poco più di un anno dopo, il 16 ottobre 2002, sarà nominata, per un breve periodo, anche tra gli amministratori del Cufti.

A 10 anni dal suo insediamento, la «professoressa Maltese» resta saldamente alla guida del consorzio. Direttrice dei corsi è la figlia avuta dal precedente matrimonio: Claudia Viola. Il marito di quest’ultima insegna invece marketing: è Marco Giacoponello, consigliere comunale di Fli a Giardini Naxos. Mentre il cognato dell’inflessibile onorevole, Vincenzo Maltese, è assunto come amministrativo nella sede di Alcamo, il paese del Trapanese di cui è originario. La pattuglia di diretti congiunti è completata da una cognata del politico: Maria Catalano, moglie di Pietro Briguglio, fratello del deputato futurista. Catalano lavora al Cufti di Taormina.

Oltre ai cinque parenti, Briguglio mantiene il saldo controllo del Cufti grazie a un consiglio d’amministrazione, tre persone in tutto, di sua diretta emanazione. Presidente è l’amico d’infanzia Santo Mascena da Furci Siculo, il paesino del finiano. Vive a Furci anche l’altro consigliere, Carmelo Caspanello. Il trio è completato da Giuseppe Garufi: ex assessore di Fli di Santa Teresa Riva, a pochi chilometri da Furci.

Riassumiamo. Un circolo di persone legate da vincoli familiari gestisce la borsa e i corsi del Cufti, a cui arrivano finanziamenti regionali. E il cda del consorzio è nelle mani salde di tre fedelissimi dell’onorevole futurista.

Dal 2002 a oggi il Cufti, o «l’ente Briguglio» come l’hanno malevolmente ribattezzato nel Messinese, ha ricevuto dalla regione quasi 16,6 milioni di euro. Grazie anche a un’assennata politica di diversificazione. Nato come ente di formazione nel settore turistico, ha spaziato in diversi campi dello scibile. Solo nel 2010 ha avuto, per fare qualche esempio, 104.621 euro per formare «operatori d’animazione in arte creativa». Poco più di 81 mila euro per far sbarcare nel mondo del lavoro non meglio precisati «operatori audio». E ben 209.244 euro per creare quei «grafici pubblicitari» di cui la Sicilia ha tanto bisogno. Tutti corsi riconfermati pure quest’anno, grazie al solito finanziamento regionale prenatalizio al settore: 157 milioni di euro da spalmare su decine di enti spesso familistici e di dubbia utilità. Perlomeno a sentire il senatore messinese Giampiero D’Alia, capogruppo a Palazzo Madama dell’Udc, saldo alleato di Fli nel terzo polo. Un mese fa, D’Alia ha attaccato: «La regione non dà i buoni scuola alle famiglie. Invece ha trovato ingenti risorse per la formazione professionale: un settore clientelare che serve soprattutto a sistemare galoppini elettorali e mogli di onorevoli». Il temerario senatore ha preferito non fare nomi, seguendo forse il suggerimento di quel detto siciliano: «La migliore parola è quella che non si dice».

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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Conferme : FINI-TO !

Messaggio  Luciano Baroni Mer Feb 23, 2011 2:10 pm

http://www.ilgiornale.it/interni/ora_crisi_finiani_spaventa_anche_ludc_e_terzo_polo_traballa/23-02-2011/articolo-id=507703-page=0-comments=1


http://www.ilgiornale.it/interni/e_di_pietro_boccia_fini_al_posto_suo_mi_sarei_dimesso/fli-presidente-dimissioni-camera-pietro-fini/23-02-2011/articolo-id=507869-page=0-comments=1


http://blog.ilgiornale.it/taliani/2011/02/23/lirresistibile-caduta-di-gianfry/
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Ultime, non sono belle, per i rimasti.

Messaggio  Luciano Baroni Gio Feb 24, 2011 3:29 pm

http://www.libero-news.it/news/676613/Bocchino_mangiava_su_Telekom_Serbia_Fu_l_unico_pagato_per_l_affare.html



http://www.iltempo.it/politica/2011/02/24/1239713-responsabili_raddoppiano.shtml



http://www.iltempo.it/politica/2011/02/23/1239428-finiani_restano.shtml
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty C'è ancora qualcuno che crede sia di destra ?

Messaggio  Luciano Baroni Gio Feb 24, 2011 4:09 pm

http://www.ilgiornale.it/interni/fini_senza_vergogna_silvio_scatena_conflitto/politica-berlusconi-fini-giustizia-governo-pdl-fli-finiani-assalto_mediatico-espresso-conflitto-istituzioni-impunita-ruby-processo/24-02-2011/articolo-id=508088-page=0-comments=1
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty La vergogna della politica.

Messaggio  Luciano Baroni Sab Feb 26, 2011 1:54 pm




Un leader nel bunker

Promemoria per chi ancora crede a Fini

di MAURIZIO BELPIETRO

Non so chi abbia detto che la coerenza

è la virtù degli stupidi, probabilmente

un gran bugiardo, ma

posso assicurare che l’incoerenza

è il vizio dei furbi, i quali tra il rimanere

fedeli alle proprie opinioni

e imboccare la scorciatoia di ciò

che per loro è più conveniente al

momento, scelgono sempre questa

seconda strada. La riflessione

mi è tornata in mente l’altra sera,

mentre guardavo la puntata

di Michele Santoro. Nel vedere

Gianfranco Fini reclamare, con aria

compunta, il rispetto della Costituzione

- tirando le orecchie al Cavaliere il

quale alla vecchia Carta vuole mettere

mano per riformarla - giuro che quasi

mi è venuto da ridere.

Fini che difende la Costituzione?

Gianfranco, il fascistello che sedici anni

fa la voleva bruciare enei comizi sosteneva

ch’era morta e sepolta, ora è

un ardito pronto a farsi accoppare per

impedire che la si cambi di una virgola?

Roba da non credere. È proprio vero

che nonbisogna mai fidarsi di niente e

soprattutto non dare nulla per certo, figurarsi

il pensiero del presidente della

Camera.

I politici sono delle banderuole

sempre pronte ad adeguarsi a dove tira

il vento, però in genere lo fanno sui minimi

sistemi, tipo la legge elettorale o

l’emendamento più conveniente. Sui

grandi temi, per esempio la Costituzione

o le riforme importanti, uno si

aspetta un minimo di aderenza tra

quelchesi èdetto nelpassato e ciòche

si va predicando ora, pena il rischio

d’essere giudicati totalmente inaffidabili.

Nel caso in questione ho però la sensazione

che tutto sia fatto nella convinzione

della pressoché totale impunità.

Gli elettori hanno spesso la memoria

corta e non si ricordano che cosa il capoccia

di Futuro e Libertà predicava fino

a qualche tempo fa, quando ancora

gli piacevano i gagliardetti. Era il periodo

in cui il Duce era il miglior statista

del secolo e in cui il Movimento sociale

prometteva di spezzare le reni ai comunisti.

Allora Fini voleva licenziare

tutti gli insegnanti gay e si batteva contro

la trasformazione dell’Italia in una

repubblica meticcia. Ogni tanto ci

scappava un saluto fascista e una corona

di fiori alla memoria del Crapone.

Ma a forza di vedere appassire i garofani

e i gigli deposti sulla tomba di Mussolini,

Fini deve aver avuto il timore di

appassire prima o poi anche lui.

Via dunque con la giostra di dichiarazioni

di questi anni, rinfrescando i

propositi al punto che il suo programma

sembra perfetto per un leader del

Partito democratico. Oppure se si vuole

imboccare la strada per il Quirinale,

al fine di sostituire nonno Giorgio appena

questi dovrà lasciare la poltrona

per scadenza dei termini. Certo, sentire

Fini parlare di Costituzione, di rispetto

dei valori della Repubblica e

della democrazia, di accoglienza nei

confronti dei disperati che sbarcano in

fuga dalla Libia, è difficile da mandar

giù. Soprattutto se si hanno nelle orecchie

ipiani dell’ex segretario di An prima

della svolta di Fiuggi. All’epoca

Gianfranco voleva abolire tutti i partiti,

puntando sulla democrazia diretta del

popolo, più o meno alla stregua di

Gheddafi, che in Libia li ha chiusi insieme

con il parlamento. A lui piaceva

una camera delle corporazioni. Non

credendo che quella italiana fosseuna

democrazia autentica, l’attuale presidente

di Montecitorio voleva che le

leggi fossero affidate alle categorie. Appena

tre anni prima di dar vita al primo

governo di centrodestra, Fini esaltava

il progetto missino di Nuova Repubblica

d’origine almirantiana: «Qualcosa

di assolutamente originale, in grado

di superare il “vizio d’origine” della

Costituzione: la partecipazione delegata

ai partiti». Apprezzava talmente il

sistema di cui oggi si erge paladino da

preferirgli la monarchia, giudicata più

capace di tener unita l’Italia.

Ve l’immaginate cosa sarebbe il nostro

Paese se sedici o diciassette anni fa

avesse dato retta a Fini?

E ora lo stesso signore dà lezioni di

rispetto della Costituzione e di equilibrio

istituzionale? Ma va là...

maurizio.belpietro@libero-news.it



L’ex An ha paura

dei giornalisti

di centrodestra

::: GIANLUIGI PARAGONE

������ Vediamo se abbiamo capito bene. Siccome

un bel po’di parlamentari se ne sono andati da Futuro

e Libertà perché non volevano andare a sinistra

né diventare un surrogato di Di Pietro e né ancora

restare prigionieri dell’antiberlusconismo,

Gianfranco Fini si è lanciato in contropiede. La

prima mossa non gli è venuta un granché bene:

del resto affidare il nuovo partito a Bocchino e Della

Vedova, se non è come chiedere a Erode di garantire

sulle baby sitterpococi manca. Tant’è che

ai moderati, da Urso a Ronchi passando per Viespoli,

è venuta l’allergia.

La seconda mossa non è migliore della prima.

Cosa ha deciso il sempre meno imparziale presidente

della Camera? Per spiegare che lui non è

sensibile alle sirene della sinistra si è affidato a...

giornali e giornalisti di sinistra. Un genio! Nel giro

di pochi giorni infatti ha bussato alla porta

dell’«Espresso» e di «Annozero»; è già lì pronto davanti

ai tornelli d’ingresso per entrare a «In

Mezz’ora», il programma di Lucia Annunziata,

collega brava e schierata (è la stessa Lucia che lo

ammette con grande serenità). Se tanto mi dà tanto,

non mi sorprenderebbe sapere che il talentuoso

politico che definì Mussolini il più grande statista

del secolo e che ora irride Berlusconi per il bacio

dell’anello aGheddafifosse già in lista d’attesa

per planare sulla poltroncina di «Che tempo che

fa», chez Fabio Fazio.

SUBALTERNITÀ

Ora, una domanda sorge spontanea, come

avrebbe detto Lubrano: perché Fini per convincere

gli italiani di non essere subalterno alla sinistra e

soprattutto non essere tossico anch’egli dell’anti -

berlusconismo corteggia la stampa di sinistra?

Perché Fini ha terrore di farsi intervistare da giornalisti

che di sinistra non sono? Perché ha paura di

confrontarsi con Belpietro? Con Feltri? Con Sechi?

Con Ferrara? Con Sallusti? Ha paura di una trasmissione

come la mia (l’altro giorno a Milano ha

respinto una nostra inviata come avesse la peste)?

Gli stiamo tutti antipatici oppure è davvero convinto

– lui che si è appuntato tante volte lamedaglia

di difensore della libertà di stampa e di espressione

–che siamo tutti al soldo di Berlusconi? Se sì,

me lo dica in faccia. Venga un venerdì sera a dirmi

che sono pagato da Berlusconi, che appartengo

alla Struttura Delta inventata da Massimo Giannini,

oche nonsonodegnodi confrontarmiconlui.

Perché delle due, l’una: o siamo un venduti oppure

non siamo degni. Però ce lo dica in faccia.

UN UOMO IN FUGA

A me sembra piuttosto che Fini sfugga alle domandee

che sia allergico alle critiche. Una su tutte:

egli ha fallito. Esattamente come ha fallito tutto

le volte che ha tentato una qualsiasi fuga in avanti.

Dunquenon vuole che seneparli. Così GianfrancoFini

ha prima vestito il giornale cheapparteneva

a una tradizione conservatrice – Il Secolo d’Ita -

lia – con l’abito usato di Repubblica, poi ha cominciato

a flirtare con Repubblica, l’Espresso,

Floris, Santoro (o meglio: Ruotolo), la Annunziata,

Fazio eccetera eccetera. Tutti bravissimi colleghi

ma estranei all’intero racconto politico di Fini. Il

presidente della Camera e questi eccellenti giornalisti

si sono reciprocamente adottati a distanza

nel solco dell’antiberlusconismo, nel solco di una

analisi che sogna di sbalzare Berlusconi a prescindere

dal consenso. Ecco perché si pigliano. Fini e

questa editoria di sinistra vorrebbero scrivere

un’altra storia a prescindere dal voto. Futuro e Libertà

è una macchina usata. E Fini è il venditore di

questa macchina usata, con un motore (l’antiber -

lusconismo) logoro e poco affidabile visto che

non ha portato la sinistra da nessuna parte. Fini

dovrebbe rispondere di questo ma nessun giornalista

di sinistra lo incalzerà mai sulle contraddizioni

della nuova politica finiana. Così come nessuno

lo incalzerà mai sulla scelta di Bocchino e di

Della Vedova, fatta nel nome di un nuovismo che

invece è la solita musica.



«Chi mi lascia

è allucinato»

Fini come il raìs

Chiusi nei loro bunker, entrambi sanno solo

insultare i fedelissimi che li stanno mollando

::: MARCO GORRA

ROMA

������ Non fosse che nel primo caso si sta

parlando di una sanguinosa tragedia e nel

secondo di una assai meno drammatica -

seppure non incruenta - contesa politica,

l’analogia tra Muammar Gheddafi e Gianfranco

Fini sarebbe completa: certo, si tratta

di grandezze non commisurabili e i paralleli

che seguono vanno presi con una certa

elasticità: uno è pur sempre un dittatore

pazzo e l’altro è pur sempre un uomo politico

incensurato. Fatto sta che tuttavia, mutatis

mutandis, il tiranno della Libia e il presidente

della Camera negli ultimi giorni

vannoassomigliandosi più diquantosipotrebbe

immaginare.

Intanto, entrambi hanno deciso di affrontare

il presente momento di difficoltà

diradando al massimo i contatti con l’ester -

no. Gheddafi da qualche giorno vive trincerato

nel più inaccessibile dei bunker. Fini,

invece, è blindato solo metaforicamente:

dalla chiusura dell’assemblea costituente

di Fli e dall’esplosione della ribellione delle

colombe con relativo stillicidio di fuoriuscite,

crisi di coscienza e ripicche interne, il

presidente della Camera ha sfrondato

quanto possibile l’agenda pubblica, presenziando

solo dove sia strettamente necessario

ed esponendosi il meno possibile.

Quanto al capitolo defezioni,Muammar

e Gianfranco sono accomunati anche

dall’atteggiamento verso chi, nel momento

fatale, volta loro le spalle. Entrambi minimizzando,

semmai dando la colpa delle

fuoriuscite all’efficacia ed alla persuasività

delle blandizie del nemico. Così, Gheddafi

sostiene che chi gli si sta rivoltando contro

nelle piazze lo fa perché «stordito dalla droga

» con cui «Bin Laden manipola i giovani».

Nel caso di Fini, invece, la colpa è dei soldi di

Berlusconi. Perché gli abbandoni a Futuro

e libertà, garantisce il presidente della Camera

all’Espresso, sono «Un delirio frutto di

allucinazione collettiva o di malafede». E

quale sia il carburante dell’allucinazione lo

aveva spiegato lo stesso Fini in un articolo

sul Secolo d’Italia di sette giorni fa: «Le tante

armi seduttive di cui gode chi governa e dispone

di un potere mediatico e finanziario

che è prudente non avversare direttamente

». Là la droga e qua i soldi, perché evidentemente

ciaschedunosi ritrova con gli allucinogeni

che merita.

Analogie anche quando c’è da far sentire

la propria voce. Gheddafi, tolta l’improvvi -

sata di ieri pomeriggio sul balcone della

piazza Verde, ormai parla solo per interposto

nastro. Prima il formidabile videomessaggio

col libro verde e le rovine sullo sfondo,

poi la telefonata in diretta alla tv di Stato

libica. Non dissimile la situazione di Fini: si

esterna solo in pre-registrata, bene che vada

rispondendo ad una serie di domande

più o meno vistate preventivamente.

Da ultimo, sia Gheddafi che Fini dimostrano

di avere una fiducia a tratti utopistica

nella giustezza della propria causa e nel fatto

che quest’ultima alla fine sia destinata a

prevalere. Il Colonnello ancora ieri andava

ripetendo che «il popolo libico vincerà e

sconfiggerà chi protesta come ha già sconfitto

gli italiani», il tutto perché «la forza del

popolo non può essere battuta». «Mi sono

chiesto spesso se ne valesse la pena», dice

oggi Fini del progetto Fli al giornalista che lo

ha intervistato per l’ultimo numero

dell’Espresso, «ma di fronte a quello che vedevo

mi sono detto: non è per questo che ho

deciso di fare politica da giovane. A quasi

sessant’anni non è più una questione politica.

È qualcosa di più profondo: una questione

di dignità». Ripetiamo: uno è un dittatore

pazzo e l’altro un politico democratico,

ed è una bella differenza. Non che sia in

gran compagnia, però.


__._,_.___







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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Se qualcuno ci crede........

Messaggio  Luciano Baroni Lun Feb 28, 2011 11:10 pm

http://www.corriere.it/politica/11_febbraio_28/fini-lascio-se-fli-fallisce_c87c773c-4373-11e0-bd8e-86c2288d7465.shtml
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty E continua, come dicono a Napoli : "non tiene vergogna".

Messaggio  Luciano Baroni Mar Mar 01, 2011 2:03 pm



Fini: “Se Fli fallisce lascio la politica per sempre”. Che è un po’ come dire che “se la casa di Montecarlo è di Tulliani mi dimetto”? E poi, in realtà, il problema è che il progetto di Futuro e Libertà è già miseramente fallito. Fini è un leader arroccato a Montecitorio, con un unico alleato: la magistratura.












--------------------------------------------------------------------------------










Di dimissioni, com’era prevedibile, neanche a parlarne. Solo una promessa, vaga come le sue idee, di “lasciare per sempre la politica nel caso in cui il progetto di Futuro e Libertà fallisse”. E’ il succo del discorso che Gianfranco Fini ha regalato ieri alle labbra ripiene di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Una specie di testamento, fatto con quell’atteggiamento spocchioso tipico dell’attuale Presidente della Camera, giunto alla battaglia finale contro il suo nemico numero uno.




Il problema, e forse qualcuno dei suoi gerarchi dovrebbe dirglielo prima o poi, è che il progetto è già miseramente fallito. Di quella truppa che lo scorso luglio decise di mollare il Pdl per diventare prima terza gamba della maggioranza, poi madre del Terzo Polo, quindi costoletta ammaccata della sinistra, sono rimasti quattro gatti.




I ritorni tra le braccia di Berlusconi non si contano ormai più, coloro che decidono che forse è più opportuno onorare il patto elettorale assunto nel 2008 e abbandonare Fini al suo destino vengono insultati in modo irripetibile: escort, sultana, topo sono il lessico più in voga tra i pasdaran futurliberisti.




Un fallimento certificato dal Congresso fondativo, che di solito serve a far nascere i partiti, non a seppellirli, come accaduto a Fli. Un gruppo-partito che doveva rappresentare il germe di un nuovo centrodestra e che invece è veleggia tra il 3 ed il 5 % (ad essere ottimisti) dei sondaggi. Uno sputo sulla mappa del futuro Parlamento, insomma.




Sempre ammesso che riescano, le milizie finiane, ad entrare in una delle due Camere. Forse Gianfranco Fini si rende conto di controllare niente di più che un bunker in cemento armato, che le sue aspirazioni di mettere ko Berlusconi sono legate unicamente alle azioni di una Magistratura improvvisamente diventata organo da tutelare e presidio della democrazia.




Un leader arroccato a Montecitorio che pontifica e sermoneggia contro l’uomo che quasi vent’anni fa lo sdoganò da un cantuccio considerato appestato. Una battaglia condotta solo per invidia e per frustrazione. Fini ha già perso, ma continua a tuonare in una disperata difesa della sua creatura ormai moribonda.




Che qualcuno lo aiuti a trovare pace.
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty FINI-TOOOOOOOOO !

Messaggio  Luciano Baroni Mer Mar 02, 2011 12:38 pm

mercoledì 02 marzo 2011, 09:15



Il lungo viaggio da Monteverde a Montecarlo
di Marcello Veneziani.



Mi ha impressionato vedere Fini col viso pallido e provato e due orec­chie rosse. Di un rosso fuoco, come se lo avessero appeso per le orecchie. O come se la vergogna si fosse rifugiata nelle orec­chie. Fini sta tentando di riaccreditarsi a destra. Io non gli ho mai rinfacciato di aver tradito Berlusconi, ma di aver di­strutto proprio la destra, di aver tradito i suoi elettori e reso ingovernabile l'Italia. E di aver consegnato il governo nelle ma­ni della Lega, che non seppe controbilan­ciare. Fini è stato un magnifico sabotato­re di tutti i partiti che ha guidato.

Liquidò il Msi (che oggi riaffiora in Rivolta Idea­le), cancellò la destra nazionale, abortì l'Elefantino, chiuse An e ora sfascia il neo­nato Fli: prima sbanda a sinistra, poi sgomma al centro, ora testacoda a de­stra. La trovata più geniale per cancella­re la fiamma fu l'invenzione della cocci­nella come simbolo del partito; nello spot l'insetto con i suoi escrementi trac­ciava la sigla An. Un partito nato dalla diarrea di un insetto non è destinato a grandi cose. Straordinario anche il suo fiuto sugli uomini. C'era un giudizio una­nime in giro: Bocchino non si sopporta. Ma che si crede d'essere, ma da dove è uscito, ma a che titolo minaccia. Il più detestato. E lui ha scelto proprio Bocchi­no alla guida del suo partitino, sacrifican­do pure i suoi fedeli giapponesi che si era­no dimessi per lui dal governo.

Di strate­ghi come lui ne nasce uno al secolo. Si è fatto prendere dal livore: verso Berlusco­ni in primis, poi verso i colonnelli, verso i giornali di destra, verso i suoi stessi vo­tanti. Si era convinto che potesse fare a meno di tutti, alla fine pure dei marescial­l­i che lo hanno seguito nella missione sui­cida. E ora li considera allucinati o vendu­ti. Non dirò la stessa cosa di chi lo segue ancora: tra loro c'è pure gente rispettabi­le e in buona fede.

Ora tenta di ricominciare da capo. Ma­gari andrà a rivedersi Berretti verdi con John Wayne, come fece a sedici anni, e poi si iscriverà al Fronte della gioventù, sezione pensionati. Ma sarà credibile quando lascerà Montecitorio e Monte­carlo e tornerà a Monteverde, da cui par­tì ragazzo. Fini che sorgi libero e giocon­do.


http://www.ilgiornale.it/interni/farefuturo_chiude_battenti__cala_sipario_finismo/02-03-2011/articolo-id=509167-page=0-comments=1



http://www.ilgiornale.it/interni/il_giorno_verita_oggi_gianfry_rischia_processo/02-03-2011/articolo-id=509168-page=0-comments=1
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Messaggio  Luciano Baroni Mer Mar 02, 2011 1:35 pm

http://www.libero-news.it/news/680877/_Mister_Se___alias_il_dottor_Gianfranco_Super_campione_di_promesse_mancate.html
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Le ultime.

Messaggio  Luciano Baroni Mer Mar 02, 2011 7:09 pm

http://www.ilgiornale.it/interni/ora_anche_destra_giovanile_scarica_futuristi_berlusconi_transfughi_tradiscono_ma_voi_no/politica-berlusconi-fini-governo-pdl-rivolta_ideale-finiani-fli-destra_sociale-msi-an-comunismo-fondazione-gramazio/02-03-2011/articolo-id=509319-page=0-comments=1


http://www.ilgiornale.it/interni/casa_montecarlo_altri_guai_fini_il_gip_non_ha_archiviato_linchiesta/politica-fini-giustizia-casa_montecarlo-an-tulliani-procura-archiviazione/02-03-2011/articolo-id=509318-page=0-comments=1
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Non c'è solo il GianFrego.

Messaggio  Luciano Baroni Mer Mar 02, 2011 7:13 pm

http://linkati2.files.wordpress.com/2010/08/finito1.doc
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty Promemoria.

Messaggio  Luciano Baroni Gio Mar 03, 2011 12:44 pm

Ho deciso di scrivere queste note, per ricordare tutta una serie di momenti che rischiano in alcuni casi, di perdersi nelle varie ricostruzioni giornalistiche, nelle varie testate che, "indipendentemente", hanno "visioni diverse" sia come "politica del quotidiano di riferimento", sia nei giornalisti che scrivono i pezzi su quel quotidiano.

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1° Qualcuno che è "nostalgico" ed ha fatto per una vita intera parte di quella "nostalgia" che si è consumata dentro alla sequenza di tre Partiti, scioltisi ad ora in due ( il terzo prossimamente ), MSI-AN-Fli, un giorno sapendo che a Montecarlo c'è un lascito di una Contessa MOLTO nostalgica di un appartamento e, conoscendone l'indirizzo ed essendo in quella Città-Principato in ferie, passa per la via e guarda al civico specifico e vede che TUTTI i campanelli con le relative targhette coi vari nomi, sono occupate e rimane sorpreso, SAPENDO che l'appartamente fa parte dei beni della Fondazione AN, dopo lo scioglimento del Partito e la confluenza per la formazione del PDL e legge il nome nella targhetta, fa un "balzo in aria", si stroppiccia gli occhi più volte e poi : s'incazza di brutto.
Sì, perchè il nome che legge è quello del "cognato" di GianFrego e, dopo l'incazzatura lo sconcerto per la sorpresa.

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2° Ovviamente fa sapere a qualche amico dalle stesse "nostalgie" e conoscenze, sia di Partito che di "fatti", la cosa e, come sempre avviene, qualcuno la porta a conoscenza dei quotidiani e già dal primo momento si notano "diverse sensibilità" nel portare la cosa a conoscenza dei rispettivi quotidiani.
Ovviamente un totale diniego dalle persona interessate, sia dal "lato famiglia" che da quello politico, anzi, GianFrego inizia a dire che "si dimetterebbe nel momento in cui fosse riconosciuto il possesso proprietario dell'appartamento da parte del cognato" : ci fa il primo video dove legge "il gobbo" e ripete, di fatto, gli "otto punti di un comunicato striminzito che verrà riportato dai quotidiani che, invece, avrebbero voluto fare domande in quella conferenza stampa che convocò ma che, da subito e con una certa incavolatura dei giornalisti presenti, LUI disse subito che "niente domande ci saranno, niente risposte".
E la "linea, comportamentale e nel merito" rimase la stessa per tutti i passaggi pubblici dal GianFrego eseguiti, da Mirabello a Bastia Umbra, sino al secondo video, sempre nella logica "del gobbo da declamare e senza nessuna domanda alla quale rispondere da parte dei giornalisti".

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3° Nel frattempo, una denuncia viene presentata per Truffa, contro GianFrego e l'amministratore responsabile dei beni ex AN dell'omonima Fondazione.
E qui cominciano alcune anomalie che vale la pensa ricordare : a) NON vengono interrogati nè il Tullian nè GianFrego, nè allora e nemmeno ad oggi si hanno notizie di ciò ; b) non viene richiesta da subito dopo gli interrogatori effettuati ad alcuni parlamentari facenti parte dell'Associazione ex AN, compreso il Tesoriere che su DELEGA a vendere da parte di GianFrego, firmò l'atto notarile nel Principato a favore di "qualcuno sotto mentite spoglie di una off-shore" in una sperduta e piccola isoletta che poi è uno Stato, riconosciuto Internazionalmente e facente parte, nel passato in quella "famosa lista da combattere e poi da escludere, dal consesso Internazionale stesso", come "paradisi fiscali", NON richiesero dicevo NESSUNA Rogatoria per avere notizie certe sull'eventuale proprietà, dal momento che "notizie non confermate anche dalla stessa Isola di Sant Lucia, arrivavano ad iosa, anzi" ; c) ripeto : anzi. Infatti, all'improvviso la Procura di Roma attraverso il pm che seguiva l'indagine sulla denuncia pervenuta ed il suo Capo della Procura, informarono la stampa e le persone interessate alla denuncia ( dopo però, dopo la stampa ) che avrebbero "richiesto l'archiviazione nei confronti sia di GianFrego che del Tesoriere venditore dal Notaio" e che, quindi, i due "erano indagati da quel momento e subito dopo due secondi non più indagati", stante la richiesta di archiviazione per non aver commesso nessuna truffa.

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4) Poi, avviene ad Ottobre, stante la richiesta di archiviazione da parte del pm, che il GIP non decide sulla richiesta del pm, avallata dal Capo Procuratore, anzi, per due volte rinvia la convocazione della seduta necessaria, con la presenza ovviamente delle persone interessate, cioè anche di coloro che la Denuncia l'avevano fatta e, nel frattempo avviene qualcosa che, da un lato è una richiesta fatta da qualcuno dello staff del "nuovo Partito di GianFrego", Fli, BRIGUGLIO, fatta al Governo in una dichiarazione PUBBLICA, non a tu per tu come spesso avviene quando NON si vogliono avere riscontri e questo io ritengo sia stato un errore perchè : a) il Ministro degli Esteri Frattini la prende in considerazione e b) inoltra una richiesta al Ministro degli Esteri di Sant Lucia come da prassi, attraverso il canale Diplomatico necessario e, dopo alcuni mesi, da parte di quello Stato arriva in Dicembre anno scorso, la documentazione e sulla base di questo, il Ministro Frattini RISPONDE ufficialmente alla Camera sulle risultanze e c) inoltra alla Procura la documentazione ricevuta che d) conferma quanto già si sapeva da mesi e che aveva portato alla serie di polemiche sorte a fronte del fatto che una LETTERA RISERVATA del Ministro della Giustizia di Sant Lucia al proprio Primo Ministro, affermava che le due società off-shore che avevano effettuato la compravendita, una all'altra della proprietà dell'appartamento di Montecarlò, RISULTAVA DI GIANCARLO TULLIANI, "cognato" di GianFrego.

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5) A fronte della convocazione da parte del GIP, nella giornata del 2 cm si è svolta la prevista seduta di fronte ai denuncianti e del pm, in cui il GIP, a fronte della reiterazione da parte del pm di archiviazione, contrari i denuncianti a fronte delle ulteriori prove di quanto considerano reato, della richiesta motivata della non chiusura come chiede il pm perchè non si capisce come mai nessuno dei due interessati alla vendita ed all'acquisto del bene ex AN, Tulliani e Gianfrego, siano MAI stati interrogati in merito a fronte della conferma reiterata di come si sia svolta la faccenda, il GIP decide di NON decidere, di avere ancora bisogno di ulteriore tempo per valutare quanto ha sentito in udienza.

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6) Quindi, risulta ancora INDAGATO, sia il Tesoriere che materialmente firmò la vendita al Notaio del Principato che GianFrego, il quale da molto tempo dichiara che a) chi è indagato deve fare un passo indietro e b) se risultasse che Tulliani...... c) reitera l'ipotesi di dimissioni se Fli fallisse come progetto politico ( che certamente non è immune da tutta questa faccenda di cui sopra.

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7) Ultima scoperta, durante la seduta davanti al GIP, questa : Tulliani NON ha costituito solamente le due off-shore sopradette, ma la somma di quelle che ha costituito a Sant Lucia è di n.6 ( sei ), che probabilmente servirono per fare TUTTO IL GIRO POSSIBILE per riuscire a "diluire" qualsiasi possibilità di rintracciare a chi la proprietà si dovesse riferire" e forse altro, ciò che è scritto al punto otto.

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Cool Per finire, ultima nella serie di notizie, ci sono altri passaggi "di interessi multipli con giro di denaro" in cui è presente un personaggio che "rappresentava" davanti al Notaio la proprietà nella vendita e anche nella gestione delle spese condominiali, dell'appartamento di Montecarlò, per altri interessi con altro parlamentare politicamente molto "stretto" a GianFrego, di cui le cronache politiche e non ampiamente scrivono, mentre nella seduta dal GIP, risulta essere presente anche un carteggio in cui l'Impresa che fece i lavori di ristrutturazione nell'appartamento di Montecarlò, dichiara che a "seguire ed a ordinare TUTTI gli aspetti organizzativi e di lavoro", era l'attuale compagna di GianFrego, che è L'ESATTO CONTRARIO DI QUANTO HA SEMPRE DICHIARATO PUBBLICAMENTE IL GIANFREGO STESSO ( ricordate anche la Cucina acquistata e di cui persino le foto nell'appartamento dimostrano i fatti ? ).

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Direi che per oggi ci fermiamo qui, ovviamente fate venia ad uno che non è un giornalista, però ho scritto tutto quanto a memoria e può essere che ho dimenticato qualcosa di importante.

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Buona giornata, non agli amici di GianFrego.
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TullianFineide. - Pagina 8 Empty La pazzia politica non ha confini nè dignità.

Messaggio  Luciano Baroni Gio Mar 03, 2011 10:15 pm

http://www.ilgiornale.it/interni/fini_non_lascia_e_attacca_il_vero_premier_non_e_silvio_ma_bossi/politica-governo-berlusconi-fini-bossi-lega-fli/03-03-2011/articolo-id=509541-page=0-comments=1
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Messaggio  Luciano Baroni Dom Mar 06, 2011 4:29 am

https://www.youtube.com/watch?v=pS0VbQv0hU8[b]
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Messaggio  Angela Dom Mar 06, 2011 1:53 pm

Luciano Baroni ha scritto:https://www.youtube.com/watch?v=pS0VbQv0hU8[b]


E'... perfetta!
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Messaggio  Luciano Baroni Dom Mar 06, 2011 3:01 pm

Angela ha scritto:
Luciano Baroni ha scritto:https://www.youtube.com/watch?v=pS0VbQv0hU8[b]


E'... perfetta!
Laughing


Sì, in effetti non è male, a me era piaciuta e l'ho messa un pò in giro ( eheh ).
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