L’Aprile Nero degli “Anni di piombo”. (5/5)
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L’Aprile Nero degli “Anni di piombo”. (5/5)
ENRICO PEDENOVI - MSI - Milano 29.04.76 ucciso un anno dopo Ramelli da militanti di "Lotta Continua" aspiranti ad entrare in "Prima Linea" con colpi d'arma da fuoco sotto casa alle 7 del mattino.
Enrico Pedenovi, cinquantenne, era un avvocato e uomo politico militante nell'MSI, partito per cui era anche consigliere alla Provincia di Milano. Non era un personaggio di primo piano ma il suo nome era comparso in una lista di militanti neofascisti pubblicata su Lotta continua per via del suo ruolo nella struttura milanese.
Nel pomeriggio di quel 29 aprile 1976 si sarebbe dovuto recare alla commemorazione di Sergio Ramelli, ucciso un anno prima da militanti di Avanguardia Operaia ma alle 7.45 di quella mattina venne ammazzato in viale Lombardia, dove abitava, dai Comitati Comunisti Rivoluzionari, un'organizzazione paramilitare riconducibile a Prima Linea.
Enrico Pedenovi era in auto e aveva percorso un centinaio di metri verso Piazza Durante, fermandosi ad un distributore di carburante. Era un uomo metodico e prevedibile e quindi un facile bersaglio per i tre assassini. Era ancora in auto, il commando si avvicinò e aprì il fuoco per poi fuggire a bordo di un auto rubata.
Nel maxiprocesso a Prima Linea, celebrato nel 1984 a Milano, la Corte d'Assise del capoluogo lombardo emise due condanne all'ergastolo per Bruno La Ronga e Giovanni Stefan, esecutori materiali dell'omicidio. Il terzo membro, Enrico Galmozzi, ricevette una condanna a 27 anni grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche concesse in quanto smesso l'atteggiamento irriducibile e accettato il dibattimento processuale.
Della serie, la giustizia (sempre volutamente minuscolo) se spifferi qualcosina ti fa lo sconto.
Un altro tizio, tale Piero del Giudice, altro membro dell'organizzazione, venne condannato a 28 anni come concorrente morale nell'omicidio.
Questi assassini scelsero Enrico Pedenovi per via della facilità con cui si sarebbe potuto attaccare. Che coraggiosi i compagni, eh?
La successiva sentenza della Corte di Cassazione modificò in parte le sentenze: 29 anni a La Ronga, confermò i 27 anni di Galmozzi e l'ergastolo a Stefan (al momento era latitante) ed assolse Del Giudice.
Giovanni Stefan fu successivamente arrestato in Francia e rilasciato. Il 28 giugno 2005 la Corte d’appello gli ha concesso le attenuanti generiche, riducendo il massimo della pena e dichiarando prescritto il reato.
Reato PRESCRITTO… in soldoni la giustizia italiota dice: “roba troppo vecchia per farti fare la galera, il tizio è crepato e la galera non lo riporta in vita. E poi, perdio, era un fascista, no?
Il 29 aprile 2006, nel trentesimo anniversario dell'omicidio, è stata posta una targa commemorativa sul luogo dell'omicidio, fino ad allora c'erano state solo corone appese agli alberi, con funzione commemorativa. La targa è stata posta in cima ad un palo per il rifiuto dei residenti di affiggerla al muro, nel timore di vandalismi.
Per quei “compagni che sbagliano” l’omicidio di Enrico Pedenovi fu un modo per celebrare l'anniversario della morte di Sergio Ramelli, che in quegli anni, mi racconta chi ha vissuto quel clima, non si poteva neppure nominare.
Oggi è possibile organizzare cortei e fiaccolate per ricordare quelle vittime degli anni '70 anche dei cosiddetti neri, ma nel 1976, non era esattamente facile.
Il giorno del primo anniversario della morte di Sergio Ramelli fu quindi un infame pretesto degli squadristi rossi per incrementare l’odio e la inevitabile reazione della parte opposta.
I rossi scelsero di “celebrare” l’anniversario della morte di Sergio Ramelli con un morto, peraltro incaricato dal partito di ricordare lo stesso tramite un discorso celebrativo. Enrico Pedenovi, scelto proprio per la sua moderazione, aveva preparato quel discorso ed intendeva partire dal vergognoso applauso del Consiglio comunale milanese alla notizia della morte di Sergio Ramelli; il suo discorso sarebbe stato una condanna all'insensato clima di odio politico, ma ahinoi, non lo ha mai potuto pronunciare.
Questo accadde in quel 29 aprile, come accadde altro. Ci sono così tante storie da ricordare, lo so... ma io trovo che ricordare Enrico Pedenovi sia molto importante per un motivo che per me non ha colore ed ha più valenza di altre onorevoli ragioni: a lui è stato impedito di parlare.
Gli è stato impedito di denunciare il clima di odio e morte nel quale viveva chi faceva politica in quegli anni, in quei dannati anni di piombo (non sarebbe più corretto chiamarli gli “anni dell’odio”?).
E' sempre difficile ricordarli... per varie ragioni ma soprattutto perchè i malati delle “piazzate” sporcano ancora oggi la Verità.
Come han fatto ieri… per il 25 aprile, per quella che “loro” chiamano una “festa nazionale” una festa nata come festa politica (di una parte politica) e fatta diventare poi una festa nazionale.
Beh, se la tengano.
Questa festa per me non ha alcun valore e la trovo profondamente offensiva per chi ci ha rimesso la pelle.
Neri o rossi non me ne frega niente. Per me i morti non hanno colore.
I colori sono cose da vivi... come le menzogne, purtroppo.
Enrico Pedenovi, cinquantenne, era un avvocato e uomo politico militante nell'MSI, partito per cui era anche consigliere alla Provincia di Milano. Non era un personaggio di primo piano ma il suo nome era comparso in una lista di militanti neofascisti pubblicata su Lotta continua per via del suo ruolo nella struttura milanese.
Nel pomeriggio di quel 29 aprile 1976 si sarebbe dovuto recare alla commemorazione di Sergio Ramelli, ucciso un anno prima da militanti di Avanguardia Operaia ma alle 7.45 di quella mattina venne ammazzato in viale Lombardia, dove abitava, dai Comitati Comunisti Rivoluzionari, un'organizzazione paramilitare riconducibile a Prima Linea.
Enrico Pedenovi era in auto e aveva percorso un centinaio di metri verso Piazza Durante, fermandosi ad un distributore di carburante. Era un uomo metodico e prevedibile e quindi un facile bersaglio per i tre assassini. Era ancora in auto, il commando si avvicinò e aprì il fuoco per poi fuggire a bordo di un auto rubata.
Nel maxiprocesso a Prima Linea, celebrato nel 1984 a Milano, la Corte d'Assise del capoluogo lombardo emise due condanne all'ergastolo per Bruno La Ronga e Giovanni Stefan, esecutori materiali dell'omicidio. Il terzo membro, Enrico Galmozzi, ricevette una condanna a 27 anni grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche concesse in quanto smesso l'atteggiamento irriducibile e accettato il dibattimento processuale.
Della serie, la giustizia (sempre volutamente minuscolo) se spifferi qualcosina ti fa lo sconto.
Un altro tizio, tale Piero del Giudice, altro membro dell'organizzazione, venne condannato a 28 anni come concorrente morale nell'omicidio.
Questi assassini scelsero Enrico Pedenovi per via della facilità con cui si sarebbe potuto attaccare. Che coraggiosi i compagni, eh?
La successiva sentenza della Corte di Cassazione modificò in parte le sentenze: 29 anni a La Ronga, confermò i 27 anni di Galmozzi e l'ergastolo a Stefan (al momento era latitante) ed assolse Del Giudice.
Giovanni Stefan fu successivamente arrestato in Francia e rilasciato. Il 28 giugno 2005 la Corte d’appello gli ha concesso le attenuanti generiche, riducendo il massimo della pena e dichiarando prescritto il reato.
Reato PRESCRITTO… in soldoni la giustizia italiota dice: “roba troppo vecchia per farti fare la galera, il tizio è crepato e la galera non lo riporta in vita. E poi, perdio, era un fascista, no?
Il 29 aprile 2006, nel trentesimo anniversario dell'omicidio, è stata posta una targa commemorativa sul luogo dell'omicidio, fino ad allora c'erano state solo corone appese agli alberi, con funzione commemorativa. La targa è stata posta in cima ad un palo per il rifiuto dei residenti di affiggerla al muro, nel timore di vandalismi.
Per quei “compagni che sbagliano” l’omicidio di Enrico Pedenovi fu un modo per celebrare l'anniversario della morte di Sergio Ramelli, che in quegli anni, mi racconta chi ha vissuto quel clima, non si poteva neppure nominare.
Oggi è possibile organizzare cortei e fiaccolate per ricordare quelle vittime degli anni '70 anche dei cosiddetti neri, ma nel 1976, non era esattamente facile.
Il giorno del primo anniversario della morte di Sergio Ramelli fu quindi un infame pretesto degli squadristi rossi per incrementare l’odio e la inevitabile reazione della parte opposta.
I rossi scelsero di “celebrare” l’anniversario della morte di Sergio Ramelli con un morto, peraltro incaricato dal partito di ricordare lo stesso tramite un discorso celebrativo. Enrico Pedenovi, scelto proprio per la sua moderazione, aveva preparato quel discorso ed intendeva partire dal vergognoso applauso del Consiglio comunale milanese alla notizia della morte di Sergio Ramelli; il suo discorso sarebbe stato una condanna all'insensato clima di odio politico, ma ahinoi, non lo ha mai potuto pronunciare.
Questo accadde in quel 29 aprile, come accadde altro. Ci sono così tante storie da ricordare, lo so... ma io trovo che ricordare Enrico Pedenovi sia molto importante per un motivo che per me non ha colore ed ha più valenza di altre onorevoli ragioni: a lui è stato impedito di parlare.
Gli è stato impedito di denunciare il clima di odio e morte nel quale viveva chi faceva politica in quegli anni, in quei dannati anni di piombo (non sarebbe più corretto chiamarli gli “anni dell’odio”?).
E' sempre difficile ricordarli... per varie ragioni ma soprattutto perchè i malati delle “piazzate” sporcano ancora oggi la Verità.
Come han fatto ieri… per il 25 aprile, per quella che “loro” chiamano una “festa nazionale” una festa nata come festa politica (di una parte politica) e fatta diventare poi una festa nazionale.
Beh, se la tengano.
Questa festa per me non ha alcun valore e la trovo profondamente offensiva per chi ci ha rimesso la pelle.
Neri o rossi non me ne frega niente. Per me i morti non hanno colore.
I colori sono cose da vivi... come le menzogne, purtroppo.
Angela- Admin
- Numero di messaggi : 801
Età : 39
Località : Benaco
Data d'iscrizione : 04.11.08
Aprile nero " Degli anni di piombo "
Sono stati anni di tale violenza che il ricordarli fa ancora male, ma che portano, o dovrebbero portare,alla riflessione.
Tu hai preso in esame il mese di Aprile e i morti della " destra" ma,come ben scrivi, i morti non hanno colore e , aggiungo io,tra di loro non ci dovrebbero essere delle discriminazioni. Ma non è così. Alcuni si possono ricordare altri no. Alcuni sono ritenuti degli " assassini ( e lo sono se hanno ucciso) altri sono solo compagni che hanno sbagliato
Ho avuto modo di leggere " Cuori neri " e quello che ha scritto Luca Telese su Enrico Pedenovi. Ciò che colpisce, e che tu rilevi, è proprio "aveva preparato quel discorso ed intendeva partire dal
vergognoso applauso del Consiglio comunale milanese alla notizia della
morte di Sergio Ramelli; il suo discorso sarebbe stato una condanna
all'insensato clima di odio politico, ma ahinoi, non lo ha mai potuto
pronunciare."
E' cambiato qualcosa oggi? Non l'odio, non l'insofferenza e non il diritto di parlare, senza essere contestato, o di partecipare alle manifestazioni del 25 Aprile solo perchè uno è di destra.Basta ricordare il vergognoso attacco alla Moratti che spingeva il padre, ex partigiano, in carrozzella.
Oggi non si registra più quel numero di morti che hanno insozzato l'Italia ,ma il clima è lo stesso.
Tu hai preso in esame il mese di Aprile e i morti della " destra" ma,come ben scrivi, i morti non hanno colore e , aggiungo io,tra di loro non ci dovrebbero essere delle discriminazioni. Ma non è così. Alcuni si possono ricordare altri no. Alcuni sono ritenuti degli " assassini ( e lo sono se hanno ucciso) altri sono solo compagni che hanno sbagliato
Ho avuto modo di leggere " Cuori neri " e quello che ha scritto Luca Telese su Enrico Pedenovi. Ciò che colpisce, e che tu rilevi, è proprio "aveva preparato quel discorso ed intendeva partire dal
vergognoso applauso del Consiglio comunale milanese alla notizia della
morte di Sergio Ramelli; il suo discorso sarebbe stato una condanna
all'insensato clima di odio politico, ma ahinoi, non lo ha mai potuto
pronunciare."
E' cambiato qualcosa oggi? Non l'odio, non l'insofferenza e non il diritto di parlare, senza essere contestato, o di partecipare alle manifestazioni del 25 Aprile solo perchè uno è di destra.Basta ricordare il vergognoso attacco alla Moratti che spingeva il padre, ex partigiano, in carrozzella.
Oggi non si registra più quel numero di morti che hanno insozzato l'Italia ,ma il clima è lo stesso.
Doris1- Numero di messaggi : 98
Data d'iscrizione : 01.03.12
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