A proposito della "libertà di stampa".
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A proposito della "libertà di stampa".
Confalonieri smonta il teorema Marcegaglia: «Feltri dice la verità»
di Emanuela Fontana
ore 08:00 Commenta
Il presidente Mediaset: non l’ho fermato io, non c’era alcun dossier Sallusti: «Temo sia in arrivo un’altra inchiesta contro il Giornale»
http://www.ilgiornale.it/interni/confalonieri_smonta_teorema_marcegaglia_feltri_dice_verita/09-10-2010/articolo-id=478893-page=0-comments=1
La Spectre di Confindustria? Roba da pm
di Gabriele Villa
ore 08:00 Commenta
Attenzione: leggete questo articolo senza dare nell’occhio. Copritevi le spalle, diffidate di chi vi sta accanto in questo momento. Soprattutto se vi guarda dall’alto in basso. O anche dal basso in alto, non importa. Potrebbe essere qualcuno che sta
http://www.ilgiornale.it/interni/la_spectre_confindustria_roba_pm/09-10-2010/articolo-id=478894-page=0-comments=1
il bavaglio
08:00 Commenta
Concita De Gregorio ieri ha dedicato gran parte del suo editoriale a noi del Giornale. Scrive cose eleganti. Per esempio: «Se il canile è di famiglia, però, i cani in genere sono da compagnia. Al massimo da riporto, o da combattimento».
Rimane
http://www.ilgiornale.it/interni/bavaglio/09-10-2010/articolo-id=478892-page=0-comments=1
Annozero/2 Le colombe Fli contro la Napoli «Basta odio»
08:00 Commenta
Ci voleva «Annozero» per far venire alla luce quel che Fini aveva chiesto ai suoi: evitare polemiche. Già, perché sul sito di «Areanazionale», l’associazione fondata dai futuristi Menia e Moffa, è comparsa una critica alla collega Angela Napoli per
http://www.ilgiornale.it/interni/annozero2_le_colombe_fli_contro_napoli_basta_odio/09-10-2010/articolo-id=478910-page=0-comments=1
Le «invasioni» di Feltri:...
di Redazione
http://www.ilgiornale.it/interni/le_invasioni_feltri_che_lezione_bignardi/09-10-2010/articolo-id=478911-page=0-comments=1
Le carte che i carabinieri cercavano?...
di Redazione
http://www.ilgiornale.it/speciali/le_carte_che_carabinieri_cercavano_eccole/09-10-2010/articolo-id=478897-page=0-comments=1
Sallusti, criminale per i pm da premiare per i colleghi
http://www.ilgiornale.it/interni/sallusti_criminale_pm_premiare_colleghi/09-10-2010/articolo-id=478912-page=0-comments=1
Come vedete, ho messo i link degli articoli perchè mi servono da utilizzare nei siti dove qualche volta discuto.
Gli articoli non ci sono tutti, quelli del Dossier vero e proprio e che sono quelli che hanno messo assieme, nella redazione, ma che sono fatti da altri quotidiani CONTRO la Marcegaglia, le sue Aziende e soprattutto il padre perchè penso li metteranno un poco alla volta.
Non ci sono ancora gli articoli di Porro, di Sallusti e del solito Feltri.
Spero che prima delle 09,30 li mettano.
Buona giornata.
di Emanuela Fontana
ore 08:00 Commenta
Il presidente Mediaset: non l’ho fermato io, non c’era alcun dossier Sallusti: «Temo sia in arrivo un’altra inchiesta contro il Giornale»
http://www.ilgiornale.it/interni/confalonieri_smonta_teorema_marcegaglia_feltri_dice_verita/09-10-2010/articolo-id=478893-page=0-comments=1
La Spectre di Confindustria? Roba da pm
di Gabriele Villa
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Attenzione: leggete questo articolo senza dare nell’occhio. Copritevi le spalle, diffidate di chi vi sta accanto in questo momento. Soprattutto se vi guarda dall’alto in basso. O anche dal basso in alto, non importa. Potrebbe essere qualcuno che sta
http://www.ilgiornale.it/interni/la_spectre_confindustria_roba_pm/09-10-2010/articolo-id=478894-page=0-comments=1
il bavaglio
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Concita De Gregorio ieri ha dedicato gran parte del suo editoriale a noi del Giornale. Scrive cose eleganti. Per esempio: «Se il canile è di famiglia, però, i cani in genere sono da compagnia. Al massimo da riporto, o da combattimento».
Rimane
http://www.ilgiornale.it/interni/bavaglio/09-10-2010/articolo-id=478892-page=0-comments=1
Annozero/2 Le colombe Fli contro la Napoli «Basta odio»
08:00 Commenta
Ci voleva «Annozero» per far venire alla luce quel che Fini aveva chiesto ai suoi: evitare polemiche. Già, perché sul sito di «Areanazionale», l’associazione fondata dai futuristi Menia e Moffa, è comparsa una critica alla collega Angela Napoli per
http://www.ilgiornale.it/interni/annozero2_le_colombe_fli_contro_napoli_basta_odio/09-10-2010/articolo-id=478910-page=0-comments=1
Le «invasioni» di Feltri:...
di Redazione
http://www.ilgiornale.it/interni/le_invasioni_feltri_che_lezione_bignardi/09-10-2010/articolo-id=478911-page=0-comments=1
Le carte che i carabinieri cercavano?...
di Redazione
http://www.ilgiornale.it/speciali/le_carte_che_carabinieri_cercavano_eccole/09-10-2010/articolo-id=478897-page=0-comments=1
Sallusti, criminale per i pm da premiare per i colleghi
http://www.ilgiornale.it/interni/sallusti_criminale_pm_premiare_colleghi/09-10-2010/articolo-id=478912-page=0-comments=1
Come vedete, ho messo i link degli articoli perchè mi servono da utilizzare nei siti dove qualche volta discuto.
Gli articoli non ci sono tutti, quelli del Dossier vero e proprio e che sono quelli che hanno messo assieme, nella redazione, ma che sono fatti da altri quotidiani CONTRO la Marcegaglia, le sue Aziende e soprattutto il padre perchè penso li metteranno un poco alla volta.
Non ci sono ancora gli articoli di Porro, di Sallusti e del solito Feltri.
Spero che prima delle 09,30 li mettano.
Buona giornata.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: A proposito della "libertà di stampa".
Attenzione che è in atto qualcosa di serio e, secondo me, di molto negativo a prescindere da Silvio Berlusconi.
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/11/loreto.pdf
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/11/monarca.pdf
venerdì 12 novembre 2010, 07:55
Ci vogliono far tacere: non ci riuscirannodi Alessandro Sallusti
Oggi siamo tutti Vittorio Feltri. E io, che sulla vicenda ho responsabilità professionali e personali, lo sono più di altri, orgoglioso di lavorare al fianco di una delle poche voci libere e perbene del giornalismo italiano. Ieri l'ordine dei giornalisti ha inflitto una sospensione dalla professione di tre mesi al nostro direttore. Rispetto alla sentenza di primo gradola pena è stata di dimezzata, ma resta abnorme. I fatti sono noti, nonostante il tentativo di deformarli. Il Giornale pubblicò, nel settembre dello scorso anno, la notizia, risultata assolutamente vera, che il direttore di Avvenire , Dino Boffo, aveva patteggiato una condanna per molestie telefoniche a sfondo sessuale. Nell'articolo si faceva riferimento a una lettera anonima recapitata a numerosi vescovi e cardinali nella quale si sosteneva che all' origine del caso c'era una vicenda a sfondo omosessuale. Boffo, che non ha querelato, né esibito pubblicamente le carte processuali, nel giro di pochi giorni presentò le dimissioni da direttore, dimissioni che furono accettate dall' editore, cioè dai vescovi italiani. Mesi dopo abbiamo accertato, per quanto ci è stato possibile, che negli atti del processo non c'era un riferimento alla questione omosessuale. E su questo chiedemmo scusa.
Questi sono i fatti oggettivi. Nulla di più. E nulla in confronto alle paginate che da mesi leggiamo su presunti gusti e tendenze sessuali del presidente Berlusconi e ministri, nulla in confronto alle illazioni mai supportate da un fatto sull'etica di ministre e parlamentari di centrodestra, nulla se pensiamo alle allusioni mafiose sulla presunta mafiosità del presidente del Senato, tanto per parlare dei casi più recenti apparsi sulla stampa di sinistra con lo scopo di delegittimare e abbattere il premier e il suo governo. Il meccanismo è collaudato: si prende un fatto accaduto e lo si condisce con una montagna di veline di questura, informative ai Pm, dichiarazioni non verificate di escort, ricattatrici e millantatori. Spazzatura spacciata per notizie, che non vengono poi smentite anche quando risultano manifestamente infondate. Figuriamoci se arrivano le scuse pubbliche, come abbiamo fatto noi quando abbiamo sbagliato.
Il gioco sporco è retto da una compagnia di giro ben collaudata. Ai soliti Travaglio, Santoro, Benigni e soci, si è aggiunto di recente lo scrittore Saviano, che dopo aver scritto un buon libro è diventato un trombone, patetica e modesta controfigura di ciò che Pasolini rappresentò per gli anticonformisti negli anni Settanta. Ossessionati dalla libertà di Feltri, questi signori in ogni sede negano fatti certi e documentati, come la condanna di Boffo, l'amante di Veronica (ex signora Berlusconi), il caso Fini-Montecarlo e spacciano per vere ipotesi di reato, racconti di cocainomani all'ultimo stadio, deliri di pentiti di mafia.
Con la sentenza di ieri, L'Ordine dei giornalisti si è reso di fatto complice di questa porcheria. Le verità oggettive non contano, la macchina del fango contro il berlusconismo non solo non viene perseguita e punita, ma neppure lontanamente disturbata. Semmai è difesa. Feltri invece va imbavagliato, ucciso, il Giornale decapitato. Nonostante rappresentiamo la voce della maggioranza elettorale degli italiani, siamo scomodi, di intralcio al progetto di far cadere il governo per via mediatica oltre che giudiziaria.
La sospensione arriva pochi giorni dopo un esposto del Pd al garante dell'authority per farci chiudere, un mese dagli avvisi di garanzia e dalle perquisizioni a me e al collega Nicola Porro per aver pubblicato un editoriale critico con il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Non sono coincidenze. Non era mai successo che magistrati provassero a fare fuori, e guarda caso alla vigilia di una probabile tornata elettorale, i vertici di un quotidiano nazionale con il silenzio-assenso dell'Ordine dei giornalisti che dovrebbe difendere, fosse solo che paghiamo le quote, la nostra indipendenza e onorabilità.
Vittorio Feltri paga colpe non sue. Quelle professionali sono mie, che portai la notizia, e nel mirino c'è Silvio Berlusconi. Lui è il simbolo, la bandiera e paga per tutti. Ha le spalle larghe, speriamo che le palle non siano ancora piene. Molto dipenderà, come sempre, da voi lettori. Di nostro andiamo avanti senza tentennamenti. Non ci facciamo intimidire. Al direttore possono vietare di scrivere, non di parlare, per esempio con me e attraverso di me con voi.
Ps: tra pochi giorni l'Ordine processerà anche il sottoscritto. Cinque anni fa, ma guarda caso se ne ricordano oggi, feci scrivere senza alcun compenso su Libero, che allora dirigevo, alcune opinioni a Renato Farina, il collega, oggi onorevole, sospeso dalla professione perché aveva collaborato con i nostri servizi segreti per salvare italiani rimasti intrappolati nella guerra in Irak. Secondo voi, come andrà a finire?
Qui ci sono tre articoli interessanti.
http://www.ilgiornale.it/interni/il_cdr__lennesimo_tentativo_farci_tacere/12-11-2010/articolo-id=486236-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/linquisizione_giornalisti_unarena_faide_politiche/12-11-2010/articolo-id=486230-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_commento_ennesima_intimidazione_gli_fanno_pagare_verita_fini/12-11-2010/articolo-id=486234-page=0-comments=1
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/11/loreto.pdf
http://linkati2lu.files.wordpress.com/2010/11/monarca.pdf
venerdì 12 novembre 2010, 07:55
Ci vogliono far tacere: non ci riuscirannodi Alessandro Sallusti
Oggi siamo tutti Vittorio Feltri. E io, che sulla vicenda ho responsabilità professionali e personali, lo sono più di altri, orgoglioso di lavorare al fianco di una delle poche voci libere e perbene del giornalismo italiano. Ieri l'ordine dei giornalisti ha inflitto una sospensione dalla professione di tre mesi al nostro direttore. Rispetto alla sentenza di primo gradola pena è stata di dimezzata, ma resta abnorme. I fatti sono noti, nonostante il tentativo di deformarli. Il Giornale pubblicò, nel settembre dello scorso anno, la notizia, risultata assolutamente vera, che il direttore di Avvenire , Dino Boffo, aveva patteggiato una condanna per molestie telefoniche a sfondo sessuale. Nell'articolo si faceva riferimento a una lettera anonima recapitata a numerosi vescovi e cardinali nella quale si sosteneva che all' origine del caso c'era una vicenda a sfondo omosessuale. Boffo, che non ha querelato, né esibito pubblicamente le carte processuali, nel giro di pochi giorni presentò le dimissioni da direttore, dimissioni che furono accettate dall' editore, cioè dai vescovi italiani. Mesi dopo abbiamo accertato, per quanto ci è stato possibile, che negli atti del processo non c'era un riferimento alla questione omosessuale. E su questo chiedemmo scusa.
Questi sono i fatti oggettivi. Nulla di più. E nulla in confronto alle paginate che da mesi leggiamo su presunti gusti e tendenze sessuali del presidente Berlusconi e ministri, nulla in confronto alle illazioni mai supportate da un fatto sull'etica di ministre e parlamentari di centrodestra, nulla se pensiamo alle allusioni mafiose sulla presunta mafiosità del presidente del Senato, tanto per parlare dei casi più recenti apparsi sulla stampa di sinistra con lo scopo di delegittimare e abbattere il premier e il suo governo. Il meccanismo è collaudato: si prende un fatto accaduto e lo si condisce con una montagna di veline di questura, informative ai Pm, dichiarazioni non verificate di escort, ricattatrici e millantatori. Spazzatura spacciata per notizie, che non vengono poi smentite anche quando risultano manifestamente infondate. Figuriamoci se arrivano le scuse pubbliche, come abbiamo fatto noi quando abbiamo sbagliato.
Il gioco sporco è retto da una compagnia di giro ben collaudata. Ai soliti Travaglio, Santoro, Benigni e soci, si è aggiunto di recente lo scrittore Saviano, che dopo aver scritto un buon libro è diventato un trombone, patetica e modesta controfigura di ciò che Pasolini rappresentò per gli anticonformisti negli anni Settanta. Ossessionati dalla libertà di Feltri, questi signori in ogni sede negano fatti certi e documentati, come la condanna di Boffo, l'amante di Veronica (ex signora Berlusconi), il caso Fini-Montecarlo e spacciano per vere ipotesi di reato, racconti di cocainomani all'ultimo stadio, deliri di pentiti di mafia.
Con la sentenza di ieri, L'Ordine dei giornalisti si è reso di fatto complice di questa porcheria. Le verità oggettive non contano, la macchina del fango contro il berlusconismo non solo non viene perseguita e punita, ma neppure lontanamente disturbata. Semmai è difesa. Feltri invece va imbavagliato, ucciso, il Giornale decapitato. Nonostante rappresentiamo la voce della maggioranza elettorale degli italiani, siamo scomodi, di intralcio al progetto di far cadere il governo per via mediatica oltre che giudiziaria.
La sospensione arriva pochi giorni dopo un esposto del Pd al garante dell'authority per farci chiudere, un mese dagli avvisi di garanzia e dalle perquisizioni a me e al collega Nicola Porro per aver pubblicato un editoriale critico con il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Non sono coincidenze. Non era mai successo che magistrati provassero a fare fuori, e guarda caso alla vigilia di una probabile tornata elettorale, i vertici di un quotidiano nazionale con il silenzio-assenso dell'Ordine dei giornalisti che dovrebbe difendere, fosse solo che paghiamo le quote, la nostra indipendenza e onorabilità.
Vittorio Feltri paga colpe non sue. Quelle professionali sono mie, che portai la notizia, e nel mirino c'è Silvio Berlusconi. Lui è il simbolo, la bandiera e paga per tutti. Ha le spalle larghe, speriamo che le palle non siano ancora piene. Molto dipenderà, come sempre, da voi lettori. Di nostro andiamo avanti senza tentennamenti. Non ci facciamo intimidire. Al direttore possono vietare di scrivere, non di parlare, per esempio con me e attraverso di me con voi.
Ps: tra pochi giorni l'Ordine processerà anche il sottoscritto. Cinque anni fa, ma guarda caso se ne ricordano oggi, feci scrivere senza alcun compenso su Libero, che allora dirigevo, alcune opinioni a Renato Farina, il collega, oggi onorevole, sospeso dalla professione perché aveva collaborato con i nostri servizi segreti per salvare italiani rimasti intrappolati nella guerra in Irak. Secondo voi, come andrà a finire?
Qui ci sono tre articoli interessanti.
http://www.ilgiornale.it/interni/il_cdr__lennesimo_tentativo_farci_tacere/12-11-2010/articolo-id=486236-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/linquisizione_giornalisti_unarena_faide_politiche/12-11-2010/articolo-id=486230-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_commento_ennesima_intimidazione_gli_fanno_pagare_verita_fini/12-11-2010/articolo-id=486234-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Re: A proposito della "libertà di stampa".
http://sarcastycon.wordpress.com/2010/11/12/il-piccolo-timoniere/
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Mandata mail al Direttore Ferruccio De Bortoli.
Eh, Direttore, ...la notizia più importante da 17 anni a questa parte, il quotidiano più venduto d'Italia "la buca" ?
Nemmeno il giorno dopo che è uscita e con il capogruppo al Senato del Partito maggiore di Governo, che ne parla ?
Nella home ci sono "notizie" così importanti da non prevedere uno spazio adeguato alla cosa che fa "scompisciare", quella della madre di Ciancimino ?
Oppure a quella "del nuovo processo a mamma Ebe ?
Dai, ma va là, come direbbe Ghedini, davvero Lei ritiene che il quotidiano da Lei diretto, offra un buon servizio ai lettori ?
---------------------------------
Sospensione del 41 bis nel 1993, Gasparri: Sia ascoltato Ciampi
Roma, 13 nov (Il Velino) - "E' sconcertante il silenzio mediatico intorno alla sconvolgente notizia che ha dato nei giorni scorsi all'Antimafia l'ex presidente della Giustizia Conso, l'autorevole membro del governo Ciampi, addetto alla commissione Antimafia, che nel 1993 per evitare altre stragi mafiose non prorogo' il carcere duro per i boss, il 41 bis, per decine e decine di mafiosi. Conso si e' attribuito l'esclusiva della decisione, ma credo che a questo punto bisogna andare in fondo per capire la verita'. Intanto, rilevo con indignazione che il sistema dell'informazione sta censurando questa notizia, oggi scomparsa dal novanta per cento dei giornali e nei giorni scorsi pubblicata con scarsa evidenza”. È quanto afferma in una nota il presidente dei senatori del PDL Maurizio Gasparri che aggiunge: “C'e' omerta'. Si sbattono in prima pagina vicende ridicole e di nessun rilievo, si nasconde una drammatica verita' della resa dello Stato alla mafia. Incontrero' nei prossimi giorni al Senato i membri del Pdl dell'Antimafia per concordare le opportune iniziative. Va ascoltato il presidente del Consiglio dell'epoca Ciampi, per capire cosa sapesse di questa vicenda. Delle due l'una: o era informato ed ha autorizzato una vergognosa resa dello Stato alla criminalita' organizzata, o non era informato e la vicenda diventa ancora piu' inquietante. Su Repubblica di oggi si legge poi che il capo della Polizia dell'epoca, il prefetto Parisi, avrebbe sollecitato nel Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza nel 1993 la decisione poi effettivamente presa poi da Conso. Parisi era notoriamente legato all'ex ministro dell'Interno e poi Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dobbiamo quindi – aggiunge Gasparri - chiedere a Ciampi e Scalfaro la verita' sulla fuga dello Stato davanti alla mafia. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se un'ammissione grave e inquietante come quella di Conso l'avesse fatta un esponente di un governo di centrodestra. Oggi saremmo su tutte le prime pagine dei giornali. A questo punto e' il Pdl che fa sua una grande battaglia di verita' chiamando a risponderne non solo Conso, ma anche Ciampi, Scalfaro e tutti coloro che possono dire qualcosa. E' un'indecenza vedere gli eroi della lotta alla mafia come Mori nelle aule di tribunale mentre dovrebbero essere solo ringraziati dallo Stato e non certo processati e alcuni venire a rivelare a scoppio ritardato alcune imbarazzanti verita' ed altri tacere. Non basta scrivere libri sulla memoria della Repubblica. Occorre dire la verita' sulla propria azione di governo. Ciampi deve parlare. Saremo determinati in una grande offensiva di verita' nella nostra azione antimafia", conclude Gasparri.
(red/asp) 13 nov 2010 16:10
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1241167&IdCanale=16
Nemmeno il giorno dopo che è uscita e con il capogruppo al Senato del Partito maggiore di Governo, che ne parla ?
Nella home ci sono "notizie" così importanti da non prevedere uno spazio adeguato alla cosa che fa "scompisciare", quella della madre di Ciancimino ?
Oppure a quella "del nuovo processo a mamma Ebe ?
Dai, ma va là, come direbbe Ghedini, davvero Lei ritiene che il quotidiano da Lei diretto, offra un buon servizio ai lettori ?
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Sospensione del 41 bis nel 1993, Gasparri: Sia ascoltato Ciampi
Roma, 13 nov (Il Velino) - "E' sconcertante il silenzio mediatico intorno alla sconvolgente notizia che ha dato nei giorni scorsi all'Antimafia l'ex presidente della Giustizia Conso, l'autorevole membro del governo Ciampi, addetto alla commissione Antimafia, che nel 1993 per evitare altre stragi mafiose non prorogo' il carcere duro per i boss, il 41 bis, per decine e decine di mafiosi. Conso si e' attribuito l'esclusiva della decisione, ma credo che a questo punto bisogna andare in fondo per capire la verita'. Intanto, rilevo con indignazione che il sistema dell'informazione sta censurando questa notizia, oggi scomparsa dal novanta per cento dei giornali e nei giorni scorsi pubblicata con scarsa evidenza”. È quanto afferma in una nota il presidente dei senatori del PDL Maurizio Gasparri che aggiunge: “C'e' omerta'. Si sbattono in prima pagina vicende ridicole e di nessun rilievo, si nasconde una drammatica verita' della resa dello Stato alla mafia. Incontrero' nei prossimi giorni al Senato i membri del Pdl dell'Antimafia per concordare le opportune iniziative. Va ascoltato il presidente del Consiglio dell'epoca Ciampi, per capire cosa sapesse di questa vicenda. Delle due l'una: o era informato ed ha autorizzato una vergognosa resa dello Stato alla criminalita' organizzata, o non era informato e la vicenda diventa ancora piu' inquietante. Su Repubblica di oggi si legge poi che il capo della Polizia dell'epoca, il prefetto Parisi, avrebbe sollecitato nel Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza nel 1993 la decisione poi effettivamente presa poi da Conso. Parisi era notoriamente legato all'ex ministro dell'Interno e poi Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dobbiamo quindi – aggiunge Gasparri - chiedere a Ciampi e Scalfaro la verita' sulla fuga dello Stato davanti alla mafia. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se un'ammissione grave e inquietante come quella di Conso l'avesse fatta un esponente di un governo di centrodestra. Oggi saremmo su tutte le prime pagine dei giornali. A questo punto e' il Pdl che fa sua una grande battaglia di verita' chiamando a risponderne non solo Conso, ma anche Ciampi, Scalfaro e tutti coloro che possono dire qualcosa. E' un'indecenza vedere gli eroi della lotta alla mafia come Mori nelle aule di tribunale mentre dovrebbero essere solo ringraziati dallo Stato e non certo processati e alcuni venire a rivelare a scoppio ritardato alcune imbarazzanti verita' ed altri tacere. Non basta scrivere libri sulla memoria della Repubblica. Occorre dire la verita' sulla propria azione di governo. Ciampi deve parlare. Saremo determinati in una grande offensiva di verita' nella nostra azione antimafia", conclude Gasparri.
(red/asp) 13 nov 2010 16:10
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1241167&IdCanale=16
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Non vorrei dimenticare questo.
[b]http://www.ilgiornale.it/interni/scalfari_smemorato_fa_lavvoltoio_feltri/14-11-2010/articolo-id=486907-page=0-comments=1
domenica 14 novembre 2010, 09:10
Scalfari lo smemorato fa l'avvoltoio con Feltri
di Giancarlo Perna
Il decano di Repubblica voleva la radiazione del nostro direttore. Ma dimentica che lui l’avrebbe meritata più di altri Per il manifesto su Calabresi "torturatore", per le false accuse scagliate contro Leone e per quel sodalizio con Sindona... Feltri costretto al silenzio: "Censurata una voce libera". La solidarietà dei nostri lettori
Il decano della nostra categoria-l’ottantaseienne Eugenio Scalfari - ha fatto l’altra sera uno scivolone. Si è forse rotto il femore? Peggio: ha scritto una brutta pagina di giornalismo. Scritto si fa per dire, perché il vanitosone ha voluto pavoneggiarsi in tv con la barba sapiente, i capelli color neve, le proverbiali gote rosa. Ha impettito il busto davanti alla telecamera e se n’è uscito, all’incirca, così: «Che Vittorio Feltri non sia stato radiato, mi ha stupito ». Ha omesso di aggiungere, «dolorosamente », preferendo esprimere il risentimento con l’indignazione del viso, l’aggrottare delle sopracciglia e gli altri accorgimenti che nefanno da decenni la coscienza della Nazione. Per lui, dunque, il collega imputato del caso Boffo avrebbe dovuto dare l’eterno addio alla professione.
E questo, francamente, non fa onore al paladino di tutte le libertà quale da mezzo secolo è il Maestro. Da una personalità così ci saremmo attesi la stessa benevolenza per gli errori altrui che Egli ha generosamente dimostrato per i propri. Si dice che, con l’accumularsi delle primavere, si indebolisca la memoria del presente ma si rafforzino i ricordi del passato. Se Scalfari fa eccezione, può volere dire due cose: o che non ha mai avuto coscienza delle proprie porcherie o che ormai si è bevuto il cervello. O le due cose insieme. Chi è Gegè, come lo chiamavano in gioventù gli amici per le sue arie da gagà? Risposta: uno che - se avessimo un Ordine dei giornalisti con la schiena dritta - sarebbe già stato fermato da lustri e la lista delle sue castronerie, giornalistiche e umane, sarebbe meno lunga.
Scalfari è tra coloro che hanno indicato agli assassini di Lotta Continua il bersaglio di Luigi Calabresi, falsamente accusato dell’omicidio dell’anarchico Pinelli. Il commissario fu ucciso dai terroristi di Adriano Sofri nell’aprile del 1972. I mandanti morali furono i giornali di sinistra - tra i quali si distinse il settimanale L’Espresso , creatura del Maestro - che nei mesi precedenti si erano scatenati contro di lui. Gegè volle però dare un’impronta più personale all’infamia. Promosse una sottoscrizione, alla quale aderirono ottocento «intellettuali » - tra cui lui e la sua redazione - di un manifesto che definiva Calabresi «commissario torturatore» e il «responsabile della fine di Pinelli». Benedì, inoltre, un’altra iniziativa con cui si intimidiva la magistratura che aveva denunciato i militanti di Lc per istigazione a delinquere. Una lettera aperta al procuratore di Torino, autore della denuncia, firmata da diversi redattori di Scalfari, tra i quali l’attuale moglie del Maestro, Serena Rossetti. I sottoscrittori si schieravano in difesa di Sofri & co., affermando orgogliosi di condividerne l’illuminata visione. Ecco un saggio della prosa: «Quando i cittadini da lei imputati affermano che in questa società “l’esercito è strumento del capitalismo, mezzo di repressione della lotta di classe”, noi lo affermiamo con loro. Quando essi dicono “se è vero che i padroni sono ladri, è giusto andarci a riprendere quello che hanno rubato”, lo diciamo con loro. Quando essi gridano “lotta di classe, armiamo le masse”, lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a “combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento”, ci impegniamo con loro».
Questo erano Gegè e la sua cerchia. Pensare che qualche anno dopo, da direttore di Repubblica , il Venerando si scaglierà come un nume babilonese contro Bossi per l’iperbole da scolaretto degli «otto milioni di baionette padane». Tipica indignazione farlocca di un consumato ipocrita che rinfaccia la pagliuzza nell’occhio altrui e glissa sul tronco piantato nel suo cervello. Eugenio - nell’indifferenza dell’Ordine che oggi bacchetta per non avere radiato Feltri - ha usato il mestiere per calpestare la verità e farsi i propri interessi. Negli anni Sessanta, ha falsamente accusato il generale dei carabinieri, De Lorenzo, di tentato golpe. Per mettersi al riparo della condanna penale che la bugia gli aveva fruttato, grazie all’immunità che ora esecra, si è fatto eleggere in Parlamento col Psi di Pietro Nenni. Così pur essendo ricco come l’Aga Khan- si gode oggi anche la pensione frutto della menzogna che ha rovinato la vita di De Lorenzo. Che fosse una bidonata, è ormai assodato per ammissione di Lino Jannuzzi, il giornalista che fece con lui il finto scoop. Una ventina di anni dopo, Lino, rinsavito, rivelò infatti che avevano montato la panna sulla base di una documentazione manipolata del Kgb sovietico.
Queste le fonti del disinvolto Maestro. Ritroviamo lo zampone dell’illustre decano anche nelle false accuse che costrinsero il presidente Leone a dimettersi dal Quirinale nel 1978. Furono i giornalisti dell’ Espresso , Melega e Camilla Cederna, a spargere i veleni. Gegè, dalle colonne di Repubblica , aggiunse batteri alla stricnina e, sempre con l’aria di portare pulizia nel Paese, distrusse un innocente. Con l’arma del giornalismo malandrino, perseguiva un fine politico: eliminare un ostacolo all’avvento del compromesso storico col Pci, a lui gradito e avversato da Leone. Il Venerato sperava così di plasmare a sua immagine l’Italia, scolpire il suo nome sulla pietra e passare - alla faccia del rivale Montanelli - per il superfico del bigoncio giornalistico.
Vi sembra che abbia onorato la professione uno che è stato pappa e ciccia col tesoriere della mafia, Michele Sindona, prima di voltargli le spalle e affossarlo? Mentre era deputato, a Gegè venne l’uzzolo di fondare un quotidiano, la futura Repubblica . Si mise alla ricerca di finanziatori. Ci provò con Eugenio Cefis, ci riuscì con Carlo De Benedetti, Nell’intermezzo, cercò l’aiuto di don Michele che stava scalando con un’Opa la Bastogi. Una notoria truffa. Ma Scalfari, per sedurlo, ne divenne complice. Presentò, a nome del Psi, un’interrogazione di totale appoggio all’Opa. In un soffietto di quarantatré righe, il deputato affermò che «la serietà dell’offerta era comprovata » e che essa «favoriva una massa di oltre tremila piccolo azionisti». In sostanza, una meraviglia. Appena se ne accorse, Riccardo Lombardi, responsabile Psi per l’economia, lo convocò inviperito. «Scalfari, ricordi che prima di impegnare il partito deve chiedere l’autorizzazione. Il Psi non condivide il suo appoggio a Sindona». Messo alle strette, Gegè farfugliò: «Ne avevo parlato con Giacomo Mancini». Non era vero, ma Mancini che era il suo protettore - lo coprì.
Don Michele si profuse in ringraziamenti e promise i soldi per Repubblica . Due anni dopo, però, fece fallimento. Il Maestro, per cancellare le impronte, cominciò ad attaccarlo furiosamente. Per l’eccelsa penna, l’ex amico in disgrazia divenne «il bancarottiere». Immemore delle untuose sviolinate di poco prima, accusò questo e quello - con particolare lena, Andreotti di complicità col finanziere sul lastrico. Ne chiese la galera e la ottenne. Si carezzò la barba e prese la posa del salvatore della patria. Le imprese del Nostro non finiscono qui, ma lo spazio a disposizione, sì. Vi chiedo: può un simile esemplare giornalistico fare la predica a chicchessia? [/b]
domenica 14 novembre 2010, 09:10
Scalfari lo smemorato fa l'avvoltoio con Feltri
di Giancarlo Perna
Il decano di Repubblica voleva la radiazione del nostro direttore. Ma dimentica che lui l’avrebbe meritata più di altri Per il manifesto su Calabresi "torturatore", per le false accuse scagliate contro Leone e per quel sodalizio con Sindona... Feltri costretto al silenzio: "Censurata una voce libera". La solidarietà dei nostri lettori
Il decano della nostra categoria-l’ottantaseienne Eugenio Scalfari - ha fatto l’altra sera uno scivolone. Si è forse rotto il femore? Peggio: ha scritto una brutta pagina di giornalismo. Scritto si fa per dire, perché il vanitosone ha voluto pavoneggiarsi in tv con la barba sapiente, i capelli color neve, le proverbiali gote rosa. Ha impettito il busto davanti alla telecamera e se n’è uscito, all’incirca, così: «Che Vittorio Feltri non sia stato radiato, mi ha stupito ». Ha omesso di aggiungere, «dolorosamente », preferendo esprimere il risentimento con l’indignazione del viso, l’aggrottare delle sopracciglia e gli altri accorgimenti che nefanno da decenni la coscienza della Nazione. Per lui, dunque, il collega imputato del caso Boffo avrebbe dovuto dare l’eterno addio alla professione.
E questo, francamente, non fa onore al paladino di tutte le libertà quale da mezzo secolo è il Maestro. Da una personalità così ci saremmo attesi la stessa benevolenza per gli errori altrui che Egli ha generosamente dimostrato per i propri. Si dice che, con l’accumularsi delle primavere, si indebolisca la memoria del presente ma si rafforzino i ricordi del passato. Se Scalfari fa eccezione, può volere dire due cose: o che non ha mai avuto coscienza delle proprie porcherie o che ormai si è bevuto il cervello. O le due cose insieme. Chi è Gegè, come lo chiamavano in gioventù gli amici per le sue arie da gagà? Risposta: uno che - se avessimo un Ordine dei giornalisti con la schiena dritta - sarebbe già stato fermato da lustri e la lista delle sue castronerie, giornalistiche e umane, sarebbe meno lunga.
Scalfari è tra coloro che hanno indicato agli assassini di Lotta Continua il bersaglio di Luigi Calabresi, falsamente accusato dell’omicidio dell’anarchico Pinelli. Il commissario fu ucciso dai terroristi di Adriano Sofri nell’aprile del 1972. I mandanti morali furono i giornali di sinistra - tra i quali si distinse il settimanale L’Espresso , creatura del Maestro - che nei mesi precedenti si erano scatenati contro di lui. Gegè volle però dare un’impronta più personale all’infamia. Promosse una sottoscrizione, alla quale aderirono ottocento «intellettuali » - tra cui lui e la sua redazione - di un manifesto che definiva Calabresi «commissario torturatore» e il «responsabile della fine di Pinelli». Benedì, inoltre, un’altra iniziativa con cui si intimidiva la magistratura che aveva denunciato i militanti di Lc per istigazione a delinquere. Una lettera aperta al procuratore di Torino, autore della denuncia, firmata da diversi redattori di Scalfari, tra i quali l’attuale moglie del Maestro, Serena Rossetti. I sottoscrittori si schieravano in difesa di Sofri & co., affermando orgogliosi di condividerne l’illuminata visione. Ecco un saggio della prosa: «Quando i cittadini da lei imputati affermano che in questa società “l’esercito è strumento del capitalismo, mezzo di repressione della lotta di classe”, noi lo affermiamo con loro. Quando essi dicono “se è vero che i padroni sono ladri, è giusto andarci a riprendere quello che hanno rubato”, lo diciamo con loro. Quando essi gridano “lotta di classe, armiamo le masse”, lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a “combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento”, ci impegniamo con loro».
Questo erano Gegè e la sua cerchia. Pensare che qualche anno dopo, da direttore di Repubblica , il Venerando si scaglierà come un nume babilonese contro Bossi per l’iperbole da scolaretto degli «otto milioni di baionette padane». Tipica indignazione farlocca di un consumato ipocrita che rinfaccia la pagliuzza nell’occhio altrui e glissa sul tronco piantato nel suo cervello. Eugenio - nell’indifferenza dell’Ordine che oggi bacchetta per non avere radiato Feltri - ha usato il mestiere per calpestare la verità e farsi i propri interessi. Negli anni Sessanta, ha falsamente accusato il generale dei carabinieri, De Lorenzo, di tentato golpe. Per mettersi al riparo della condanna penale che la bugia gli aveva fruttato, grazie all’immunità che ora esecra, si è fatto eleggere in Parlamento col Psi di Pietro Nenni. Così pur essendo ricco come l’Aga Khan- si gode oggi anche la pensione frutto della menzogna che ha rovinato la vita di De Lorenzo. Che fosse una bidonata, è ormai assodato per ammissione di Lino Jannuzzi, il giornalista che fece con lui il finto scoop. Una ventina di anni dopo, Lino, rinsavito, rivelò infatti che avevano montato la panna sulla base di una documentazione manipolata del Kgb sovietico.
Queste le fonti del disinvolto Maestro. Ritroviamo lo zampone dell’illustre decano anche nelle false accuse che costrinsero il presidente Leone a dimettersi dal Quirinale nel 1978. Furono i giornalisti dell’ Espresso , Melega e Camilla Cederna, a spargere i veleni. Gegè, dalle colonne di Repubblica , aggiunse batteri alla stricnina e, sempre con l’aria di portare pulizia nel Paese, distrusse un innocente. Con l’arma del giornalismo malandrino, perseguiva un fine politico: eliminare un ostacolo all’avvento del compromesso storico col Pci, a lui gradito e avversato da Leone. Il Venerato sperava così di plasmare a sua immagine l’Italia, scolpire il suo nome sulla pietra e passare - alla faccia del rivale Montanelli - per il superfico del bigoncio giornalistico.
Vi sembra che abbia onorato la professione uno che è stato pappa e ciccia col tesoriere della mafia, Michele Sindona, prima di voltargli le spalle e affossarlo? Mentre era deputato, a Gegè venne l’uzzolo di fondare un quotidiano, la futura Repubblica . Si mise alla ricerca di finanziatori. Ci provò con Eugenio Cefis, ci riuscì con Carlo De Benedetti, Nell’intermezzo, cercò l’aiuto di don Michele che stava scalando con un’Opa la Bastogi. Una notoria truffa. Ma Scalfari, per sedurlo, ne divenne complice. Presentò, a nome del Psi, un’interrogazione di totale appoggio all’Opa. In un soffietto di quarantatré righe, il deputato affermò che «la serietà dell’offerta era comprovata » e che essa «favoriva una massa di oltre tremila piccolo azionisti». In sostanza, una meraviglia. Appena se ne accorse, Riccardo Lombardi, responsabile Psi per l’economia, lo convocò inviperito. «Scalfari, ricordi che prima di impegnare il partito deve chiedere l’autorizzazione. Il Psi non condivide il suo appoggio a Sindona». Messo alle strette, Gegè farfugliò: «Ne avevo parlato con Giacomo Mancini». Non era vero, ma Mancini che era il suo protettore - lo coprì.
Don Michele si profuse in ringraziamenti e promise i soldi per Repubblica . Due anni dopo, però, fece fallimento. Il Maestro, per cancellare le impronte, cominciò ad attaccarlo furiosamente. Per l’eccelsa penna, l’ex amico in disgrazia divenne «il bancarottiere». Immemore delle untuose sviolinate di poco prima, accusò questo e quello - con particolare lena, Andreotti di complicità col finanziere sul lastrico. Ne chiese la galera e la ottenne. Si carezzò la barba e prese la posa del salvatore della patria. Le imprese del Nostro non finiscono qui, ma lo spazio a disposizione, sì. Vi chiedo: può un simile esemplare giornalistico fare la predica a chicchessia? [/b]
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Stato e Mafia, Partiti e 41Bis, Governi e FATTI.
Una premessa per chi non mi conosce : non sono un giornalista e, quindi, non "bravo" come loro a scrivere, spero però di risultare comprensibile in questa mia riflessione che, temo, non sarà brevissima nè breve.
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Da molti anni, troppi, da quando Silvio Berlusconi è entrato in politica, c'è chi cerca di "appioppargli" qualcosa di serio e importante per "farlo fuori" anche non fisicamente ( come è successo con i treppiedi o con le statuine del Duomo di Milano ), cosa che non ritengo lecita se fuori dalla Politica vera, non quella che ci è dimostrata ogni giorno dalle Opposizioni in maniera variegata o, addirittura, da chi avuto il sostegno di un Partito vincitore delle Elezioni e che l'ha portato sullo scranno della Camera.
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Tra le cose più infamanti in aggiunta al resto, c'è la nota questione "dell'accordo per far nascere FI e gli aiuti promessi ai mafiosi" se......
Quasi a mettere sullo stesso piano Silvio Berlusconi e Leoluca Orlando Cascio, sindaco di Palermo.
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Aiuti che si sarebbero dovuti estrinsecare a partire dal di dentro delle Carceri, oltre che a tutto quanto sia possibile nello "scambio di voti e potere alle cosche".
Solo che la realtà è stata "ben altro" ( frase che piace tanto a sinistra come quella di "nella misura in cui" ), è stata molto diversa nell'azione di governo, sia nei cinque anni precedenti al ritorno di "testa quedra" nei 22 mesi dopo la "vittoria" del 2006.
Ed ancora di più, dopo la vittoria della coalizione di cdx del 2008 ad oggi.
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Vedete, sempre per chi non mi conosce, il sottoscritto ha una buona memoria ( l'Alzheimer non mi ha ancora colpito, purtroppo a mio cognato sì ed è anche più anziano di me ed ha superato i settanta anni ), non faccio quindi nessuna fatica a ricordare quanto segue : in ogni discussione alla quale ho partecipato nel passato, dalla fine del secolo scorso ma soprattutto dopo il 13 maggio 2001 con la nascita del II° Governo Berlusconi, ho sempre contestato coloro che portavano avanti questa panzana dell'accordo Berlusconi-Mafia, scrivendo proprio che "la reintroduzione e l'inasprimento del 41Bis" lo si doveva a quel Governo.
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Circa una decina di giorni fa, forse qualcuno di meno ma non è qui il punto, appena arrivatami nella posta la notizia, ho divulgato in ogni dove la deposizione dell'ex Ministro Conso in Commissione Antimafia, anche senza particolari osservazioni o commenti, perchè pensavo fosse "stimolante" per una discussione onesta anche da parte di chi, a sinistra soprattutto negli anni ma certamente dall'agricoltore molisano e suoi accoliti che scrivono sul FATTO e vanno in TV ad Annozero e similari, si ritrovavano "orfani della loro stessa ideologia imperante e dal collante antiberlusconiano" : vuoi dire che NON chiederanno scusa per una cosa così importante e lapalissiana ?
La risposta è stata : NON, ad esclusione di uno solo che ha ammesso su altro Blog che sì, un qualche disagio gli veniva da questa notizia, sperava che si dimostrasse "inconsistente nei fatti", altrimenti anche a lui veniva da "vomitare".
Ohhhh, mi dispiace che se davvero si trovasse in questa situazione, dal momento che il "vomito" non credo sarebbe poco, a forza di conati qualche dolore all'interno gli deriverà.
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Dicevo che quella notizia era la più importante da 17 anni a questa parte, assieme ai risultati della LOTTA VERA alla criminalità organizzata ed alla microcriminalità che NON si è mai vista, in passato, una sequela di risultati concreti in ogni campo di questa lotta, in arresti e sequestri di beni ai criminali riconducibili in quantità talmente forti che avrebbero dovuto avere riscontri politici, dentro e fuori il Parlamento ma che in effetti, da parte delle opposizioni, NON ci sono stati se non in qualche "peones" isolato.
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Cosa invece sta succedendo ?
Sta succedendo che, a fronte della caduta di un "teorema utilizzato oramai troppo tempo" e con questa notizia di Conso, arriva il pisquano che SEMPRE esce quando qualcosa a sinistra non piace : Saviano-Fazio, in trasmissione del "servizio pubblico" si inventa un nuovo "nemico" : Lega-Drangheta, così si parlerà d'altro e non del fatto che NON è credibile la testimonianza di Conso per tutta la parte in cui dice "ho deciso da solo" : mi spiego.
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Viene costituito il Governo Ciampi e da poco è sul Colle OSL, il peggior PdiR della Storia di questo stramaledetto Paese, in cui proprio OSL IMPONE a Ciampi di prendere e mettere al Dicastero della Giustizia, Conso, lo stesso che dice di "aver deciso da solo di NON riconfermare il 41Bis alla scadenza, dando così ad oltre 115 mafiosi nelle carceri "una tregua sperando che serva a far smettere gli attentati", cosa che in effetti avviene, alla faccia di coloro che si battevano e morivano per arrestarli, quei mafiosi.
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Ma davvero, Conso e chi per lui affiancato, può pensare che si creda alla "sua solitudine nella decisione applicazione" di quella scelta ?
Il PdiC e il PdiR NON si accorgono che "la lotta alla Mafia da parte di un Governo di csx si ferma e affievolisce" e che, di fatto, quella scelta e decisione è la risposta alle richieste della Mafia ?
Ma davvero è successa una cosa del genere che NESSUNO a sinistra si è accorto di un fatto così importante e deleterio nella lotta alla Mafia ?
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Detto questo, una domanda alla quale una risposta c'è, da parte mia, non so da altri : perchè Conso ha fatto questa dichiarazione, oltre a quanto ho scritto sopra sul "pisquano che sempre si trova" ?
A mio avviso perchè NON era più possibile che la cosa "rimanesse nei cassetti", qualcuno l'ha riesumata perchè, FINALMENTE, si è accorto che della "gente" ne parlava e ne ha parlato nel tempo ed allora è andato a scartabellare le carte, quelle che rimangono non solo nelle memorie personali, perchè da dentro la Commissione qualcuno ne ha parlato certamente "nelle segrete stanze" e si è cercato di "mettere una pezza" con questa dichiarazione.
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Ora, pensate a cosa è poi successo, le implicazioni che ne derivano, ma non per Conso che è da più parti riconosciuto "come un fedele esecutore delle esigenze dello Stato e uomo probo ed onesto" ( che non guasta mai ), ma per due altre figure : Ciampi e OLS, uno PdiC e l'altro PdiR ed anche in questo caso, in situazioni diversamente sanzionabili.
Ciampi potrebbe essere mandato sotto processo, i reati ascrivibili sono NON di poco conto ( anche se qualcuno mi dice che la Prescrizione è scattata, ancora una volta sempre e soltanto per LORO ), l'altro se la sfangherebbe ancora una volta "perchè non imputabile per quanto fa durante il mandato", come successe con "l'aiutino della casta dalla quale proveniva" per i 100 mln di Lire al mese da lui utilizzati SENZA nessun tipo di rendiconto ( soldi pubblici, mica oboli mariani ).
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Vado a terminare : ma vi rendete conto che TUTTO quanto è stato scaricato su Berlusconi è fango e merda proveniente da chi ha sostenuto e sostiene ancora OLS, Ciampi e company, che a loro volta sostengono company in una "partita di giro" assieme ad una parte del "pianeta imprenditoriale" con i quali "l'assonanza" deriva dagli aiutini e aiutoni durati tutta una vita e che non hanno intenzione di fermare, a scapito del resto del Paese ?
E la stampa che fa, si schiera o non si schiera a coprire e minimizzare tutto questo, compreso il teorema contro Berlusconi ?
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Ehhhh, la "stampa cosiddetta indipendente" ha talmente tanti scheletri nell'armadio ( compreso l'avviso di garanzia a Berlusconi prima che lui lo ricevesse ), che invece avalla la sospensione a Vittorio Feltri e, forse, a Maurizio Belpietro prossimo venturo, che pensa di essersi "lavata la coscienza imprenditoriale e dell'autonomia", magari con qualche esempio come l'articolo, due giorni dopo la dichiarazione di Conso, di Bianconi sul Corriere della Sera ( in cui non dice niente di interessante, solo un "lavacro" )..
E poco altro sugli altri.
Domanda : se al posto di Conso ci fosse stato Biondi o Alfano ?
Su Biondi la Storia sa cosa successe con OLS e l'agricoltore molisano, su Alfano aspetto cosa dite voi.
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Buona giornata.
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p.s. Parlavo di teoremi : a Brescia l'ennesimo che alla prova dei fatti, salta.
p.s.2 Lo "scudo giudiziario" in politica, serve a tutti o solo ad alcuni e gli stessi che lo utilizzano POSSONO chiedere politicamente che gli altri non se ne avvalgano ?
E possono scrivere nello Statuto del Partito che "gli indagati non posso essere candidati e se eletti si devono dimettere", se poi quando il LORO nome esce sui quotidiani con 3 anni di ritardo ( ma LORO stessi dichiarano che lo sapevano proprio da 3 anni ) non si dimettono ?
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Beh, se volevate qualche conferma, qui qualcosa c'è.
Gennaro Ruggiero: anche io Berlusconiano d.o.c. nel mirino dei PM e della stampa di sinistra.
Mercoledì 24 Novembre 2010 21:54 Gennaro Ruggiero
.Ero indeciso se sferrare o meno un attacco, peraltro giusto e doveroso, e richiedere il conseguente risarcimento danni, cosa che invece sto facendo, contro il PM di Milano, Massimo Meroni, che aveva chiesto ingiustamente il mio arresto e di altre persone, ma partito da un altro PM, tale Antonio Clemente di Benevento, in seguito a un teorema da costoro costruito per tentare sicuramente, un assurdo scoop mediatico, ma che però non è riuscito all'epoca della richiesta di custodia cautelare al GIP.
Il teorema in questione, risale al maggio 2006, scaturito in richiesta di arresto nel giugno 2008, dopo intercettazioni telefoniche prive di senso, acquisizioni documentali e indagini. Si parla di un fantomatico tentativo di colpo di stato in Angola, o meglio il tentativo da parte mia e di altre persone di "liberare" la regione di Cabinda, un enclave, ex colonia portoghese, invasa dai miliziani governativi dell'Angola comunista, dove ogni giorno con l'aiuto di mercenari cinesi e russi si consuma il geniocidio di donne e bambini, oltre che di uomini cabindesi, e di cui nessuno ne parla, con l'aiuto di mercenari e di addirittura uomini dei servizi segreti italiani. Non credevo di essere cosi potente. La cosa mi sconvolge ancora.
Il PM fantasista si è inventato che in realtà noi non ci siamo occupati del problema umanitario, che invece è cosi, almeno per parte mia e posso mettere le mani sul fuoco per Candura Francesco Isidoro che ritengo un vero amico fraterno, ma di impossessarci della Banca Nazionale di Cabinda, che non è mai esistita, del petrolio e di altre materie prime preziose che sono in Cabinda, oltre che a minare i rapporti diplomatici con l'Angola Komunista (a quei tempi era D'alema il Ministro degli Esteri, manco a farla apposta) e cosi via.
Lo scoop non è riuscito perchè il GIP di Milano, Dottoressa Paola Di Lorenzo, ha definito in pratica la richiesta del PM Meroni, assolutamente priva di fondatezza, tanto che il Corriere della Sera, a firma Luigi Ferrarella ha riportato - "Un mezzo colpo di Stato petrolifero in Africa con la griffe dei grembiulini di Benevento. Un’ insurrezione nel Nord dell’ Angola, progettata da massoni accusati d’ aver «interferito con le relazioni diplomatiche dello Stato italiano» finanziando con 150 mila euro la spedizione di mercenari allo scopo di staccare da Luanda la regione indipendentista del Cabinda (detentrice di metà del petrolio angolano) in cambio di incarichi nel futuro governo locale e di corsie preferenziali come partner commerciali: anche se sembra la romanzesca sceneggiatura di un improbabile film...ndr" - a dimostrazione che la fantasia del PM Meroni era degna del suo antenato Di Pietro nell'inventare come mettere in ginocchio le persone perbene e magari spingerle al suicidio. Di Pietro docet.
Non contento il PM Meroni ha chiesto il rinvio a giudizio al GUP, e la Dottoressa Anna Zamagni il 28 settembre 2010 ha emesso la sentenza finale dichiarando: Non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste.
Ma nella spiegazione della sentenza in pratica ridicolizza la richiesta del PM.
Voglio precisare che il PM Massimo Meroni è lo stesso che ha indagato Berlusconi, e di cui Niccolò Ghedini ne ha chiesto la visita degli ispettori del Ministero della Giustizia per gravi irregolarità procedurali.
Ma torniamo all'argomento principale.
La stampa in generale si è comportata abbastanza bene. Il Corsera non ha fatto nomi, ha solo menzionato il procedimento in atto, mentre il giornale di sinistra Terra, ha citato Tanga e i suoi soci per cose di corruzione, e ha attaccato solo me in chiave politica e massonica. La mia risposta alla giornalista di Terra ha placato l'anima "sinistrata" del quotidiano. Ma il mensile "La Voce", che sembra più che altro un "Bollettino parrocchiale di sinistra", nel numero di Novembre 2010, ha travalicato la fantasia demenziale, forse dovuta anche alla demenza senile e le problematiche andrologiche di chi ha scritto l'articolo, e di chi popola le pagine del giornalino, come Ferdinando Imposimato, idolo della sinistra comunista, che in qualche mio articolo ho citato circa il suo caldeggiare un impresa in odore di camorra ai tempi di Pomicino (da me tratto dal libro "Strettamente Riservato scritto dalo stesso ex ministro). L'articolo in questione è a firma di tale Rita Pennarola, conosciuta per la collezione di querele e per i procedimenti a suo carico anche da parte dell'Ordine dei Giornalisti, e ora aggiungerà anche la mia e di qualche mio caro amico.
Leggendo l'articolo sulla rivista cartacea, (allego link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=345) in cui regalandomi l'appellativo di "Don Gennaro" mi ha definito in pratica, come uno dei massimi capi storici della massoneria, collegato alla P2 e alla P3 (magari pensava anche alla P4, P5, P6, e cosi via), partendo da Michele Sindona (defunto e che non ho mai conosciuto, d'altronde ero molto giovane all'epoca), dando adito ai lettori di credere a miei presunti rapporti con il Parlamento Mondiale di Vittorio Busà (che non ho il piacere di conoscere), a Paul Marcinkus, defiunto (che nemmeno ho mai conosciuto), a Licio Gelli, che ho avuto il piacere di conoscere e che non nego di esserne affascinato ed estimatore del "piano rinascita" che applicherei in pieno in chiave più moderna (è reato questa affermazione?), a Igor Marini, che ho conosciuto ed intervistato sul caso Telekom Serbia e del quale ho la sensazione che tutto ciò che ha detto su Prodi, D'Alema e i suoi complici sia tutto vero, e per finire, la scrittrice di racconti fantastici ha citato nell'articolo, il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e l'ex Prefetto Carlo Ferrigno, oltre a vari parlamentari che alcuni conosco altri no, e "dulcis in fundo"anche le Sue Santità, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, cosi ha fatto il "Bingo" della demenzialità.
Ora racconto in sintesi quella che è la verità:
Io mi sono accupato con altri amici del problema di Cabinda e avevo organizzato con la mia associazione CICS (citata anche dalla Pennarola) un convegno in Campidoglio a Roma, dove avevo invitato il Presidente N'Zita, di Cabinda in esilio a Parigi, che ho consociuto personalmente e ho parlato con lui, e tante personalità politiche ed esperte di geopolitica anche militare. Ma il convegno 2 giorni prima è stato annullato perchè stranamente mi hanno revocato l'autorizzazione (era sindaco Veltroni). Della cosa abbiamo interessato anche l'Istituto Giuridico Internazionale per presenatre un interrogazione all'ONU e all'UNPO. Era mia intenzione occuparmi e sensibilizzare il mondo intero di quanto i "Komunisti di merda" (permettetemi l'eufemismo) compivano a Cabinda, massacrando donne e bambini. Null'altro.
Ma, evidentemente ho dato fastidio, e la faccenda è messa insieme al fatto che da anni, anche con i miei articoli, affermo che la sinistra "E' SPORCA" e collusa con la mafia e la camorra, che i comunisti hanno ucciso "Falcone e Borsellino", che attacco Di Pietro e i suoi complici, e che il braccio armato della sinistra italiana è alleata al terrorismo islamico, che Santoro-Floris-Fazio-Travaglio-Repubblica-L'Espresso-Il Fatto Quotidiano è stampa spazzatura, etc, etc.
E siccome ormai la mia notorietà si sta espandendo e io stesso ho manifestato la volontà di scendere in campo alle prossime elezioni con la coalizione del centrodestra capeggiata da Silvio Berlusconi, magari con il mio movimento Unità Democratica Liberale a fianco del PDL o nel PDL, sto creando elementi di fastidio a una già sinistra allo sbando.
Allora si cerca di colpirmi perchè ho, chiaramente una larga base di consensi. Ma non basteranno teoremi e infamie giornalistiche o intimidazioni a fermarmi. Anzi ora andrò dappertutto a raccontare questa bella storiella.
Traete voi, cari lettori le conclusioni. Io dico solo che Berlusconi ha ragione quando dice che una parte della magistratura, della stampa, dei partiti di sinistra, e alcuni imprenditori, hanno formato una vera associazione a delinquere che mira a contrastare l'avversario politico attraverso la costruzione di teoremi giudiziari, fino ad arrivare all'estremo uso della violenza per l'eliminazione fisica dell'avversario e dei suoi sostenitori più forti.
Allora con la giustizia ingiusta non ci sono riusciti. Quale sarà la prossima mossa contro di me? Eliminarmi fisicamente?
Gennaro Ruggiero
Mercoledì 24 Novembre 2010 21:54 Gennaro Ruggiero
.Ero indeciso se sferrare o meno un attacco, peraltro giusto e doveroso, e richiedere il conseguente risarcimento danni, cosa che invece sto facendo, contro il PM di Milano, Massimo Meroni, che aveva chiesto ingiustamente il mio arresto e di altre persone, ma partito da un altro PM, tale Antonio Clemente di Benevento, in seguito a un teorema da costoro costruito per tentare sicuramente, un assurdo scoop mediatico, ma che però non è riuscito all'epoca della richiesta di custodia cautelare al GIP.
Il teorema in questione, risale al maggio 2006, scaturito in richiesta di arresto nel giugno 2008, dopo intercettazioni telefoniche prive di senso, acquisizioni documentali e indagini. Si parla di un fantomatico tentativo di colpo di stato in Angola, o meglio il tentativo da parte mia e di altre persone di "liberare" la regione di Cabinda, un enclave, ex colonia portoghese, invasa dai miliziani governativi dell'Angola comunista, dove ogni giorno con l'aiuto di mercenari cinesi e russi si consuma il geniocidio di donne e bambini, oltre che di uomini cabindesi, e di cui nessuno ne parla, con l'aiuto di mercenari e di addirittura uomini dei servizi segreti italiani. Non credevo di essere cosi potente. La cosa mi sconvolge ancora.
Il PM fantasista si è inventato che in realtà noi non ci siamo occupati del problema umanitario, che invece è cosi, almeno per parte mia e posso mettere le mani sul fuoco per Candura Francesco Isidoro che ritengo un vero amico fraterno, ma di impossessarci della Banca Nazionale di Cabinda, che non è mai esistita, del petrolio e di altre materie prime preziose che sono in Cabinda, oltre che a minare i rapporti diplomatici con l'Angola Komunista (a quei tempi era D'alema il Ministro degli Esteri, manco a farla apposta) e cosi via.
Lo scoop non è riuscito perchè il GIP di Milano, Dottoressa Paola Di Lorenzo, ha definito in pratica la richiesta del PM Meroni, assolutamente priva di fondatezza, tanto che il Corriere della Sera, a firma Luigi Ferrarella ha riportato - "Un mezzo colpo di Stato petrolifero in Africa con la griffe dei grembiulini di Benevento. Un’ insurrezione nel Nord dell’ Angola, progettata da massoni accusati d’ aver «interferito con le relazioni diplomatiche dello Stato italiano» finanziando con 150 mila euro la spedizione di mercenari allo scopo di staccare da Luanda la regione indipendentista del Cabinda (detentrice di metà del petrolio angolano) in cambio di incarichi nel futuro governo locale e di corsie preferenziali come partner commerciali: anche se sembra la romanzesca sceneggiatura di un improbabile film...ndr" - a dimostrazione che la fantasia del PM Meroni era degna del suo antenato Di Pietro nell'inventare come mettere in ginocchio le persone perbene e magari spingerle al suicidio. Di Pietro docet.
Non contento il PM Meroni ha chiesto il rinvio a giudizio al GUP, e la Dottoressa Anna Zamagni il 28 settembre 2010 ha emesso la sentenza finale dichiarando: Non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste.
Ma nella spiegazione della sentenza in pratica ridicolizza la richiesta del PM.
Voglio precisare che il PM Massimo Meroni è lo stesso che ha indagato Berlusconi, e di cui Niccolò Ghedini ne ha chiesto la visita degli ispettori del Ministero della Giustizia per gravi irregolarità procedurali.
Ma torniamo all'argomento principale.
La stampa in generale si è comportata abbastanza bene. Il Corsera non ha fatto nomi, ha solo menzionato il procedimento in atto, mentre il giornale di sinistra Terra, ha citato Tanga e i suoi soci per cose di corruzione, e ha attaccato solo me in chiave politica e massonica. La mia risposta alla giornalista di Terra ha placato l'anima "sinistrata" del quotidiano. Ma il mensile "La Voce", che sembra più che altro un "Bollettino parrocchiale di sinistra", nel numero di Novembre 2010, ha travalicato la fantasia demenziale, forse dovuta anche alla demenza senile e le problematiche andrologiche di chi ha scritto l'articolo, e di chi popola le pagine del giornalino, come Ferdinando Imposimato, idolo della sinistra comunista, che in qualche mio articolo ho citato circa il suo caldeggiare un impresa in odore di camorra ai tempi di Pomicino (da me tratto dal libro "Strettamente Riservato scritto dalo stesso ex ministro). L'articolo in questione è a firma di tale Rita Pennarola, conosciuta per la collezione di querele e per i procedimenti a suo carico anche da parte dell'Ordine dei Giornalisti, e ora aggiungerà anche la mia e di qualche mio caro amico.
Leggendo l'articolo sulla rivista cartacea, (allego link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=345) in cui regalandomi l'appellativo di "Don Gennaro" mi ha definito in pratica, come uno dei massimi capi storici della massoneria, collegato alla P2 e alla P3 (magari pensava anche alla P4, P5, P6, e cosi via), partendo da Michele Sindona (defunto e che non ho mai conosciuto, d'altronde ero molto giovane all'epoca), dando adito ai lettori di credere a miei presunti rapporti con il Parlamento Mondiale di Vittorio Busà (che non ho il piacere di conoscere), a Paul Marcinkus, defiunto (che nemmeno ho mai conosciuto), a Licio Gelli, che ho avuto il piacere di conoscere e che non nego di esserne affascinato ed estimatore del "piano rinascita" che applicherei in pieno in chiave più moderna (è reato questa affermazione?), a Igor Marini, che ho conosciuto ed intervistato sul caso Telekom Serbia e del quale ho la sensazione che tutto ciò che ha detto su Prodi, D'Alema e i suoi complici sia tutto vero, e per finire, la scrittrice di racconti fantastici ha citato nell'articolo, il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e l'ex Prefetto Carlo Ferrigno, oltre a vari parlamentari che alcuni conosco altri no, e "dulcis in fundo"anche le Sue Santità, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, cosi ha fatto il "Bingo" della demenzialità.
Ora racconto in sintesi quella che è la verità:
Io mi sono accupato con altri amici del problema di Cabinda e avevo organizzato con la mia associazione CICS (citata anche dalla Pennarola) un convegno in Campidoglio a Roma, dove avevo invitato il Presidente N'Zita, di Cabinda in esilio a Parigi, che ho consociuto personalmente e ho parlato con lui, e tante personalità politiche ed esperte di geopolitica anche militare. Ma il convegno 2 giorni prima è stato annullato perchè stranamente mi hanno revocato l'autorizzazione (era sindaco Veltroni). Della cosa abbiamo interessato anche l'Istituto Giuridico Internazionale per presenatre un interrogazione all'ONU e all'UNPO. Era mia intenzione occuparmi e sensibilizzare il mondo intero di quanto i "Komunisti di merda" (permettetemi l'eufemismo) compivano a Cabinda, massacrando donne e bambini. Null'altro.
Ma, evidentemente ho dato fastidio, e la faccenda è messa insieme al fatto che da anni, anche con i miei articoli, affermo che la sinistra "E' SPORCA" e collusa con la mafia e la camorra, che i comunisti hanno ucciso "Falcone e Borsellino", che attacco Di Pietro e i suoi complici, e che il braccio armato della sinistra italiana è alleata al terrorismo islamico, che Santoro-Floris-Fazio-Travaglio-Repubblica-L'Espresso-Il Fatto Quotidiano è stampa spazzatura, etc, etc.
E siccome ormai la mia notorietà si sta espandendo e io stesso ho manifestato la volontà di scendere in campo alle prossime elezioni con la coalizione del centrodestra capeggiata da Silvio Berlusconi, magari con il mio movimento Unità Democratica Liberale a fianco del PDL o nel PDL, sto creando elementi di fastidio a una già sinistra allo sbando.
Allora si cerca di colpirmi perchè ho, chiaramente una larga base di consensi. Ma non basteranno teoremi e infamie giornalistiche o intimidazioni a fermarmi. Anzi ora andrò dappertutto a raccontare questa bella storiella.
Traete voi, cari lettori le conclusioni. Io dico solo che Berlusconi ha ragione quando dice che una parte della magistratura, della stampa, dei partiti di sinistra, e alcuni imprenditori, hanno formato una vera associazione a delinquere che mira a contrastare l'avversario politico attraverso la costruzione di teoremi giudiziari, fino ad arrivare all'estremo uso della violenza per l'eliminazione fisica dell'avversario e dei suoi sostenitori più forti.
Allora con la giustizia ingiusta non ci sono riusciti. Quale sarà la prossima mossa contro di me? Eliminarmi fisicamente?
Gennaro Ruggiero
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Se questa è "libertà di stampa e informazione".....
http://www.ilgiornale.it/interni/la_rai_mistificatori_trasforma_bugie__verita_faziosa/25-11-2010/articolo-id=489206-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/se_chi_vota_centrodestra__trattato_da_criminale/25-11-2010/articolo-id=489203-page=0-comments=1
http://www.ilgiornale.it/interni/se_chi_vota_centrodestra__trattato_da_criminale/25-11-2010/articolo-id=489203-page=0-comments=1
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Ecco uno dei problemi che non capite, Angela e altri.
sabato 27 novembre 2010, 09:00
"Assurdo, l'Ordine punisce Feltri ma non un impostore come me"
di Mariateresa Conti.
La sua colpa, dieci anni di finte interviste a big della cultura, pubblicate da diversi quotidiani ignari che si trattasse di falsi, meriterebbe di certo qualche sanzione. E invece a Tommaso Debenedetti, giornalista pubblicista, falsario reo confesso, l’Ordine dei giornalisti, lo stesso che ha messo in croce il direttore editoriale del Giornale Vittorio Feltri comminandogli una sospensione di tre mesi, non ha fatto proprio niente. Neanche un rimprovero bonario. A riprova del fatto che la legge, anche in campo di giustizia giornalistica, non è uguale per tutti.
È lo stesso Debenedetti, con una mail di solidarietà al direttore Feltri inviata alla nostra redazione, ad auto-denunciarsi, raccontando una storia, la sua, che è emblematica di come la giustizia giornalistica non funzioni. «Il meraviglioso, ineccepibile Ordine dei giornalisti che condanna il direttore del Giornale a un silenzio di tre mesi – sottolinea Debenedetti nel messaggio a Feltri – non interviene neppure quando non si tratta di punire voci scomode. Un falsario dichiarato rimane senza alcuna punizione mentre un grande professionista dell’informazione come Vittorio Feltri viene ridotto a un sia pur temporaneo ma pesantissimo silenzio».
E di falsario dichiarato si tratta proprio, in questa vicenda. Per dieci lunghi anni, senza che a nessuno dei giornali cui offriva le sue prestazioni venisse il minimo sospetto (Il Mattino, il Quotidiano nazionale, Libero), Debenedetti ha pubblicato interviste ai più grandi scrittori italiani e stranieri, da John Grisham a Philip Roth e J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter, che l’anno scorso, senza saperlo, ai lettori italiani ha fatto anche gli auguri di Natale. «Ho cominciato per necessità – ricorda Debenedetti – costruendo senza averla mai fatta un’intervista che non ero riuscito a ottenere. Andò bene, poi cominciai a divertirmi e non ho più smesso. Non lo facevo per soldi, mi pagavano poco. Era proprio un divertimento».
Dieci anni. Dieci anni di scoop senza destare sospetti. Il giocattolo si è rotto a marzo del 2010, quando Philip Roth, intervistato sul serio da Repubblica, a una domanda su un attacco a Obama contenuto in una sua intervista a Libero, è cascato dalle nuvole. Da lì alla scoperta dell’inganno il passo è stato breve. Debenedetti ha confessato. E della sua vicenda si sono occupati i giornali italiani ma soprattutto quelli stranieri, El Paìs, che lo ha intervistato, in prima fila. E l’Ordine dei giornalisti, cui Debenedetti è iscritto, nell’albo dei pubblicisti del Lazio, dal maggio del 1997? «Assolutamente nulla, quando è esplosa la vicenda nessuno mi ha né scritto né contattato. Non è stato aperto alcun fascicolo su di me». L’Ordine dei giornalisti del Lazio conferma: sul caso Debenedetti non c’è nessun procedimento disciplinare aperto. «Evidentemente – chiosa il giornalista – come falsario non sono scomodo a livello politico».
"Assurdo, l'Ordine punisce Feltri ma non un impostore come me"
di Mariateresa Conti.
La sua colpa, dieci anni di finte interviste a big della cultura, pubblicate da diversi quotidiani ignari che si trattasse di falsi, meriterebbe di certo qualche sanzione. E invece a Tommaso Debenedetti, giornalista pubblicista, falsario reo confesso, l’Ordine dei giornalisti, lo stesso che ha messo in croce il direttore editoriale del Giornale Vittorio Feltri comminandogli una sospensione di tre mesi, non ha fatto proprio niente. Neanche un rimprovero bonario. A riprova del fatto che la legge, anche in campo di giustizia giornalistica, non è uguale per tutti.
È lo stesso Debenedetti, con una mail di solidarietà al direttore Feltri inviata alla nostra redazione, ad auto-denunciarsi, raccontando una storia, la sua, che è emblematica di come la giustizia giornalistica non funzioni. «Il meraviglioso, ineccepibile Ordine dei giornalisti che condanna il direttore del Giornale a un silenzio di tre mesi – sottolinea Debenedetti nel messaggio a Feltri – non interviene neppure quando non si tratta di punire voci scomode. Un falsario dichiarato rimane senza alcuna punizione mentre un grande professionista dell’informazione come Vittorio Feltri viene ridotto a un sia pur temporaneo ma pesantissimo silenzio».
E di falsario dichiarato si tratta proprio, in questa vicenda. Per dieci lunghi anni, senza che a nessuno dei giornali cui offriva le sue prestazioni venisse il minimo sospetto (Il Mattino, il Quotidiano nazionale, Libero), Debenedetti ha pubblicato interviste ai più grandi scrittori italiani e stranieri, da John Grisham a Philip Roth e J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter, che l’anno scorso, senza saperlo, ai lettori italiani ha fatto anche gli auguri di Natale. «Ho cominciato per necessità – ricorda Debenedetti – costruendo senza averla mai fatta un’intervista che non ero riuscito a ottenere. Andò bene, poi cominciai a divertirmi e non ho più smesso. Non lo facevo per soldi, mi pagavano poco. Era proprio un divertimento».
Dieci anni. Dieci anni di scoop senza destare sospetti. Il giocattolo si è rotto a marzo del 2010, quando Philip Roth, intervistato sul serio da Repubblica, a una domanda su un attacco a Obama contenuto in una sua intervista a Libero, è cascato dalle nuvole. Da lì alla scoperta dell’inganno il passo è stato breve. Debenedetti ha confessato. E della sua vicenda si sono occupati i giornali italiani ma soprattutto quelli stranieri, El Paìs, che lo ha intervistato, in prima fila. E l’Ordine dei giornalisti, cui Debenedetti è iscritto, nell’albo dei pubblicisti del Lazio, dal maggio del 1997? «Assolutamente nulla, quando è esplosa la vicenda nessuno mi ha né scritto né contattato. Non è stato aperto alcun fascicolo su di me». L’Ordine dei giornalisti del Lazio conferma: sul caso Debenedetti non c’è nessun procedimento disciplinare aperto. «Evidentemente – chiosa il giornalista – come falsario non sono scomodo a livello politico».
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
Data d'iscrizione : 25.09.10
Comici, "giornalisti" e "satira" ?
E' TV ?
Rai, Fluttero (Pdl) alla Litizzetto: il Senato è aperto
Anche i comici come i politici qualche volta possono sbagliare
Roma, 6 dic (Il Velino) - "Gentile dottoressa Litizzetto, ho assistito ieri sera al Suo intervento all’interno della trasmissione ‘chetempochefa’ condotta dal signor Fabio Fazio e ne sono rimasto davvero dispiaciuto”. Comincia così la lettera aperta del senatore Pdl Andrea Fluttero. “Ora, non pretendo che tutte le Sue battute riescano ad essere divertenti e non volgari, perché mi rendo conto che dopo molti spettacoli far ridere senza ricorrere a volgarità sempre più pesanti sia impresa non facile. Nemmeno pretendo di capire se il suo spettacolo sia classificabile come comico, umoristico o satirico, ma credo sia necessario chiederLe di evitare di insultare e delegittimare le istituzioni democratiche del nostro Paese. Mi permetto peraltro di segnalarLe che la Camera dei Deputati, per decisione suppongo del Presidente Fini, è chiusa questa settimana, mentre il Senato della Repubblica lavora regolarmente.
Colgo inoltre l’occasione per evidenziarle che la nostra attività non si limita ai giorni nei quali siamo in aula o in commissione, normalmente martedì, mercoledì e giovedì, ma continua ininterrottamente il venerdì, sabato, domenica e lunedì con attività di presenza a manifestazioni e convegni sul territorio, incontri con i cittadini, con le associazioni delle categorie inerenti le materie trattate in commissione ed ovviamente con lo studio delle materie trattate. Spiace constatare che sempre più l’importante e delicato lavoro del legislatore viene continuamente paragonato ad un lavoro manifatturiero, misurandolo esclusivamente sulla presenza in aula o in commissione. E spiace ancor di più che in un’epoca nella quale si critica l’eccessivo peso del Governo nel processo legislativo, attraverso l’utilizzo dei Decreti Legge, si delegittimi in modo pervicace il Parlamento che in un’architettura istituzionale basata su pesi e contrappesi dovrebbe invece essere valorizzato.
Con questo non voglio dire che anche nella nostra categoria, come in ogni categoria della nostra società, non vi possano essere persone che non svolgono appieno il loro dovere, ma certamente quelle che lo fanno seriamente e senza tanto clamore sono davvero la maggioranza e non meritano, per il loro impegno e per l’istituzione che rappresentano di essere oggetto di insulti così gratuiti e volgari.
‘Chiudono le Camere fino al 14! Porca vacca!, Che asso aspettano fino al 14 dicembre? La gente lavora e loro stanno a casa! Governo del fare, fare e non grattarsi le balle! Prendono lo stipendio e a dicembre lavorano 1 settimana! Tutti all’inferno che spengano le fiamme col culo!’.
Queste affermazioni sono un misto di volgarità e qualunquismo che non aiutano il nostro Paese ed i cittadini a crescere in partecipazione democratica ed in capacità di valutazione e giudizio sulla politica, unico strumento per fare scelte consapevoli e mature in grado di valutare sia le proposte politiche che la qualità del lavoro dei singoli. La satira intelligente, anche tagliente è uno strumento importante per far crescere la democrazia e la partecipazione, fare di tutta l’erba un fascio e contribuire con volgarità ed insulti alla delegittimazione delle istituzioni è il miglior modo per sfasciare tutto e preparare il terreno a soluzioni rudimentali e populiste che considerano i delicati meccanismi della democrazia un impiccio ed una perdita di tempo. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e mi auguro che possa prendere in considerazione il fatto che, come i politici, anche i comici qualche volta possono sbagliare”.
(com/dbr) 6 dic 2010 19:14
http://ilvelino.it/articolo.php?Id=1255449
Rai, Fluttero (Pdl) alla Litizzetto: il Senato è aperto
Anche i comici come i politici qualche volta possono sbagliare
Roma, 6 dic (Il Velino) - "Gentile dottoressa Litizzetto, ho assistito ieri sera al Suo intervento all’interno della trasmissione ‘chetempochefa’ condotta dal signor Fabio Fazio e ne sono rimasto davvero dispiaciuto”. Comincia così la lettera aperta del senatore Pdl Andrea Fluttero. “Ora, non pretendo che tutte le Sue battute riescano ad essere divertenti e non volgari, perché mi rendo conto che dopo molti spettacoli far ridere senza ricorrere a volgarità sempre più pesanti sia impresa non facile. Nemmeno pretendo di capire se il suo spettacolo sia classificabile come comico, umoristico o satirico, ma credo sia necessario chiederLe di evitare di insultare e delegittimare le istituzioni democratiche del nostro Paese. Mi permetto peraltro di segnalarLe che la Camera dei Deputati, per decisione suppongo del Presidente Fini, è chiusa questa settimana, mentre il Senato della Repubblica lavora regolarmente.
Colgo inoltre l’occasione per evidenziarle che la nostra attività non si limita ai giorni nei quali siamo in aula o in commissione, normalmente martedì, mercoledì e giovedì, ma continua ininterrottamente il venerdì, sabato, domenica e lunedì con attività di presenza a manifestazioni e convegni sul territorio, incontri con i cittadini, con le associazioni delle categorie inerenti le materie trattate in commissione ed ovviamente con lo studio delle materie trattate. Spiace constatare che sempre più l’importante e delicato lavoro del legislatore viene continuamente paragonato ad un lavoro manifatturiero, misurandolo esclusivamente sulla presenza in aula o in commissione. E spiace ancor di più che in un’epoca nella quale si critica l’eccessivo peso del Governo nel processo legislativo, attraverso l’utilizzo dei Decreti Legge, si delegittimi in modo pervicace il Parlamento che in un’architettura istituzionale basata su pesi e contrappesi dovrebbe invece essere valorizzato.
Con questo non voglio dire che anche nella nostra categoria, come in ogni categoria della nostra società, non vi possano essere persone che non svolgono appieno il loro dovere, ma certamente quelle che lo fanno seriamente e senza tanto clamore sono davvero la maggioranza e non meritano, per il loro impegno e per l’istituzione che rappresentano di essere oggetto di insulti così gratuiti e volgari.
‘Chiudono le Camere fino al 14! Porca vacca!, Che asso aspettano fino al 14 dicembre? La gente lavora e loro stanno a casa! Governo del fare, fare e non grattarsi le balle! Prendono lo stipendio e a dicembre lavorano 1 settimana! Tutti all’inferno che spengano le fiamme col culo!’.
Queste affermazioni sono un misto di volgarità e qualunquismo che non aiutano il nostro Paese ed i cittadini a crescere in partecipazione democratica ed in capacità di valutazione e giudizio sulla politica, unico strumento per fare scelte consapevoli e mature in grado di valutare sia le proposte politiche che la qualità del lavoro dei singoli. La satira intelligente, anche tagliente è uno strumento importante per far crescere la democrazia e la partecipazione, fare di tutta l’erba un fascio e contribuire con volgarità ed insulti alla delegittimazione delle istituzioni è il miglior modo per sfasciare tutto e preparare il terreno a soluzioni rudimentali e populiste che considerano i delicati meccanismi della democrazia un impiccio ed una perdita di tempo. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e mi auguro che possa prendere in considerazione il fatto che, come i politici, anche i comici qualche volta possono sbagliare”.
(com/dbr) 6 dic 2010 19:14
http://ilvelino.it/articolo.php?Id=1255449
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