Le fregnacce di Gimand
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Gimand
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Dov'è lo scandalo
Angela ha scritto:Eh, già! E siamo sempre lì... tutto riconducibile a quelli.
No carissima,
Tutto è riconducibile alle damigiane di Barolo che il buon Fini s'è fatto regalare dalla contessa Colleoni, la quale, visto e considerato che le suddette damigiane erano conservate nelle cantine dell'appartamento di Montecarlo, già che c'era, gli ha regalato anche quello.
Poi, dal momento Fini che è onesto, l'appartamento l'ha sbolognato via per quattro soldi, però il Barolo se l'è tenuto.
.GIIIIMAND! QUESTO E' LO SCANDALO
Superciuk- Numero di messaggi : 51
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Gioco di Ruolo:
Re: Le fregnacce di Gimand
Giusto! Ah... se non ci fosse Superciuk, bisognerebbe inventarlo!
Guardate che reazione ha avuto Gianfry dopo aver letto il post di Superciuk!
Gianfry! Sei stato scoperto! Il nostro Superciuk è meglio di Feltri!
Dai, che forse comincia a vergognarsi! Ehm... forse.
Guardate che reazione ha avuto Gianfry dopo aver letto il post di Superciuk!
Gianfry! Sei stato scoperto! Il nostro Superciuk è meglio di Feltri!
Dai, che forse comincia a vergognarsi! Ehm... forse.
Angela- Admin
- Numero di messaggi : 801
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Papponi e pappati
Benissimo, anzi, malissimo.
A Mirabello il buon Fini ha vuotato il sacco. Dalle "comiche finali" alle "comiche comiziali": la sua affermazione più comica è, infatti, quella che Berlusconi, contro di lui, ha usato "metodi stalinisti". Strano! Se Berlusconi usasse contro chiunque i metodi del dittatore georgiano, sarebbe diventato, già da qualche anno, il beniamino di gran parte della sinistra.
Mentre Fini Nooooo! Non li ha mai usati questi metodi.
Non li ha mai usati contro Piero Buscaroli; non li ha mai usati contro Teodoro Buontempo; non li ha mai usati contro Storace; non li ha mai usati contro la Mussolini; non li ha mai usati contro la Santanché (e cito i primi nomi che mi vengono in mente). No, non li ha mai usati: ha fatto anche di peggio.
Fini è ancora "imbucato" nel PDL e saldamente incollato alla poltrona di Presidente della Camera dei deputati (lui non sarà stalinista, però non è neppure scemo).
Fini è il defensor della libertà d'informazione, della libertà di indagine su chiunque e dovunque. Però se i giornali indagano su di lui e se qualcuno del suo partito denuncia alla Magistratura le sue di malversazioni, allora quelli che indagano e quelli che denunciano diventano dei cialtroni e dei lacché del padrone di Arcore.
Un comportamento da figlio di buona donna?
Non più di tanti altri politicanti. Fini è perolomeno figlio di due madri:
La prima "madre" si chiama Ambizione, un'ambizione sfrenata, frutto della sua rapida e soprattutto inaspettata carriera di politicante, che dalla seconda o terza fila lo ha portato (per meriti altrui) al centro del proscenio politico.
La seconda "madre" si chiama Paura. Una paura folle di far la fine degli altri maggiorenti della cosiddetta "Prima repubblica", da Craxi, Forlani, Andreotti in giù. Tutti, infatti, avevano ed hanno degli scheletri nell'armadio. Lui l'ha finora sfangata, ma sa benissimo che qualora appoggiasse in toto la politica del cavaliere, l'ossario che ha nell'armadio verrebbe scoperchiato (e non credo si tratti soltanto dell'appartamentino di Montecarlo).
E lui non li ha 180 milioni di Euro da spendere per ingaggiare battaglioni di avvocati come ha fatto finora il Berluska (al massimo, potrà dare loro in garanzia gli immobili che è riuscito a grattare ai creditori del fallimento Gaucci).
Ecco il perché della sua metamorfosi. Il resto sono soltanto vaniloqui e arrampicate sugli specchi, tipici del politicante di mezza tacca, quale Fini è e resta . Nel 1993, quando fondò con Berlusconi il "Polo delle libertà", probabilmente s'immaginava di papparsi la "marmaglia berlusconiana" nel giro di un paio d'anni. E' successo esattamente il contrario: Berlusconi s'è pappato AN e Fini...s'è pappato i 60 metri quadri (più balcone) dell'appartamento di Montecarlo.
A Mirabello il buon Fini ha vuotato il sacco. Dalle "comiche finali" alle "comiche comiziali": la sua affermazione più comica è, infatti, quella che Berlusconi, contro di lui, ha usato "metodi stalinisti". Strano! Se Berlusconi usasse contro chiunque i metodi del dittatore georgiano, sarebbe diventato, già da qualche anno, il beniamino di gran parte della sinistra.
Mentre Fini Nooooo! Non li ha mai usati questi metodi.
Non li ha mai usati contro Piero Buscaroli; non li ha mai usati contro Teodoro Buontempo; non li ha mai usati contro Storace; non li ha mai usati contro la Mussolini; non li ha mai usati contro la Santanché (e cito i primi nomi che mi vengono in mente). No, non li ha mai usati: ha fatto anche di peggio.
Fini è ancora "imbucato" nel PDL e saldamente incollato alla poltrona di Presidente della Camera dei deputati (lui non sarà stalinista, però non è neppure scemo).
Fini è il defensor della libertà d'informazione, della libertà di indagine su chiunque e dovunque. Però se i giornali indagano su di lui e se qualcuno del suo partito denuncia alla Magistratura le sue di malversazioni, allora quelli che indagano e quelli che denunciano diventano dei cialtroni e dei lacché del padrone di Arcore.
Un comportamento da figlio di buona donna?
Non più di tanti altri politicanti. Fini è perolomeno figlio di due madri:
La prima "madre" si chiama Ambizione, un'ambizione sfrenata, frutto della sua rapida e soprattutto inaspettata carriera di politicante, che dalla seconda o terza fila lo ha portato (per meriti altrui) al centro del proscenio politico.
La seconda "madre" si chiama Paura. Una paura folle di far la fine degli altri maggiorenti della cosiddetta "Prima repubblica", da Craxi, Forlani, Andreotti in giù. Tutti, infatti, avevano ed hanno degli scheletri nell'armadio. Lui l'ha finora sfangata, ma sa benissimo che qualora appoggiasse in toto la politica del cavaliere, l'ossario che ha nell'armadio verrebbe scoperchiato (e non credo si tratti soltanto dell'appartamentino di Montecarlo).
E lui non li ha 180 milioni di Euro da spendere per ingaggiare battaglioni di avvocati come ha fatto finora il Berluska (al massimo, potrà dare loro in garanzia gli immobili che è riuscito a grattare ai creditori del fallimento Gaucci).
Ecco il perché della sua metamorfosi. Il resto sono soltanto vaniloqui e arrampicate sugli specchi, tipici del politicante di mezza tacca, quale Fini è e resta . Nel 1993, quando fondò con Berlusconi il "Polo delle libertà", probabilmente s'immaginava di papparsi la "marmaglia berlusconiana" nel giro di un paio d'anni. E' successo esattamente il contrario: Berlusconi s'è pappato AN e Fini...s'è pappato i 60 metri quadri (più balcone) dell'appartamento di Montecarlo.
Gimand- Numero di messaggi : 282
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Gioco di Ruolo:
Storia del pollo che si credeva un'aquila
Avevamo una coalizione di governo fortissima, sulla quale avevamo puntato tutte le nostre speranze ed ora scopriamo che uno dei pesci più grossi di questa coalizione “fortissima” se la intendeva e se la intende sottobanco col "nemico" per far le scarpe al pesciolone-leader allo scopo, nemmeno tanto sottinteso, di fregargli la poltrona da sotto il sedere: nulla di nuovo sotto al sole, diranno tutti. Nella cosiddetta “Prima repubblica” succedeva tutti i giorni. Difatti, la “Prima repubblica” è finita nel modo tragicomico che sappiamo - con le conseguenze disastrose i cui effetti stiamo pagando ancora oggi - grazie anche e soprattutto alle “furbate“ sopradescritte, che avevano reso i governi, qualsiasi governo, facilmente ricattabili da parte di qualsiasi “professionista della politica” (bel professionismo, visti i risultati!). Ora ci stiamo accorgendo tutti che questi stessi vizi sono stati ereditati (peggiorati) anche da quelli che sono venuti dopo. E quelli che sono venuti dopo, avrebbero dovuto tentare, quantomeno, di percorrere strade un po’ diverse.
Invece ci siamo trovati di fronte agli stessi copioni. Recitati però molto spesso da una compagnia guitti.
Craxi, Andreotti, Forlani, ecc. ecc., perlomeno, non erano ladri di polli. Sono convinto che, pur nella loro limitatezza e pur con le loro drittate da bassa fureria, un certo qual disegno politico lo coltivassero. Certo, ambivano anche loro al potere, a passare alla Storia, ad essere determinanti; ambivano a che le loro facce, pur bruttine, comparissero sulle prime pagine dei giornali, magari sui giornali di tutto il mondo - ed in questo, credo che con “manipulite”, ci siano pienamente riusciti, ma, ovviamente, non per quello che speravano. Alzi quindi la mano chi non ha mai avuto di questi sogni per la capoccia.
Ma in questa squallida vicenda no. Ancora adesso mi domando cosa sia successo. Perché Fini, che non è mai stato una cima (mi ha sempre data l’impressione che fosse vacuo), s’è trasformato in un politicante di mano lesta da repubblichetta (quella sì) delle banane.
Capisco le necessità della politica. Berlusconi, nel ’94, se non voleva fare la fine dei Ferruzzi, dei Cragnotti, dei Gardini, dei Tanzi ecc. aveva davanti a sé due strade:
- Schierare sé stesso e le sue televisioni dalla parte del giustizialismo montante, sputare addosso a Craxi e compagnia cantante e così salvarsi cambiando casacca, come aveva già fatto, ad esempio, De Benedetti (ma, probabilmente, avrebbe dovuto vendere o svendere tutta la baracca e farsi da parte, sperando che i vincitori, perlomeno, una volta che non avessero più avuto bisogno di lui, non si ricordassero che era stato amico e sodale di quel “criminale” di Craxi).
- Fare quello che ha fatto, cioè fondare un partito che raccogliesse l’eredità politica (e soprattutto i voti) dei partiti distrutti dalle inchieste giudiziarie, quindi, allearsi col meno potente dei partiti “giustizialisti”, vale a dire: l’MSI di Fini e camerati.
Come sia andata poi a finire lo sappiamo tutti.
Ora però ci troviamo nella stessa situazione di allora, di 17 anni fa. Poco o nulla è cambiato.
E non credo che nulla sia cambiato soltanto perché Fini (e Casini e Follini e tanti altri) hanno “tradito”.
Non credo che Fini abbia fatto quel che ha fatto per pura arroganza o per corruzione. Qualche meccanismo dev’essere scattato dentro al suo cervello. Azzardo un’ipotesi: forse aveva capito che:
- Le “cose”, viste dalla parte di chi governa, erano molto diverse da quelle che vedeva quando stava all’opposizione (e lui all’opposizione c’è praticamente nato);
- E per cambiare le “cose” ci volevano un’energia ed una sagacia che lui s’è reso conto di non possedere e che neppure attribuiva a Berlusconi;
- E, pur con energia e sagacia, le “cose” che avrebbe voluto fare insieme al Berluska non erano fattibili a causa dell’enorme mole d’interessi che sarebbe stata messa in discussione da qualsiasi cambiamento politico, istituzionale ed economico;
- E se le “cose” non potevano essere cambiate e rinnovate, forse valeva la pena di “tirare a campare”, come avevano fatto per tanto tempo i governanti della “Prima repubblica”;
- E per “tirare a campare” meglio dal suo punto di vista di “uomo di potere”, tanto valeva mettersi fare quello che avevano fatto i “ladri” di tangentopoli (o quello che lui credeva avessero fatto): non inimicarsi i “poteri forti, strizzare l’occhietto all’opposizione, fare la fronda, accumulare cariche e prebende e, naturalmente, accumulare un bel “tesoretto” ed accantonarlo per i “tempi grami”.
Naturalmente questa trasformazione o metamorfosi dev'essere avvenuta gradualmente, nel corso di questi 17 anni tumultuosi, esaltanti e soprattutto inattesi (per Fini). Soltanto che, come avviene per tutti i politicanti che si credono "ganzi" (e non lo sono), qualcuno deve aver notato che i suoi "smarcamenti", le sue "prese di posizione autonome", i suoi sculettamenti, le sue strizzatine d'occhio, i suoi atteggiamenti "politically correct" e, soprattutto, le sue "furbate" a scopo di procacciarsi vantaggi economici, avrebbero potuto renderlo un personaggio ricattabile dal punto di vista giudiziario.
Non dev'essere stato molto difficile, per qualche toga schierata, accumulare un voluminoso dossier sui suoi affarucci poco trasparenti. Siccome colpire il Berluska era molto, troppo impegnativo, hanno ripiegato sul suo alleato principale, nel modo che ho descritto in un'altra stanza: gli hanno fatto capire che se lui fosse stato "carino" con la casta dei PM, questi ultimi sarebbero stati altrettanto (o molto più) "carini" con lui, con i suoi amici e con i suoi famigli, magari fino al terzo o quarto grado. Contemporaneamente, qualcun altro gli deve aver fatto baluginare parecchie prospettive di "avanzamento di carriera" che devono averlo definitivamente conquistato. La vecchia e cara tecnica del "bastone e della carota".
Così, un uomo che ha ricoperto cariche pubbliche a livello di Fini, degustando il “dolce calice del potere”, s’è trasformato, poco alla volta, nella caricatura di Andreotti, accumulandone però soltanto vizi e difetti moltiplicati al cubo; s'è fatto bellamente infinocchiare da quegli inenarrabili arrivisti che sono i Tulliani, infine, ha rimediato una figura da pollo, lui che si credeva un'aquila.
Ora siamo arrivati a sbranarci tra alleati. Non siamo alle "comiche finali", siamo “ai materassi”, come dicevano i boss di “Cosa nostra” quando dovevano compiere qualche regolamento di conti particolarmente sanguinoso; siamo arrivati a sbranarci perché qualcuno (e non soltanto Fini) s’è accorto che non valeva la pena di rischiare soldi, reputazione ed anche la galera, per venir fuori da un’impasse politico, economico, istituzionale da cui non sapeva intravederne l’uscita. E s’è regolato alla maniera di Fini: “Io mi salvo la ghirba, mi salvo il peculio e vado a spassarmela, quanto a voi: arrangiatevi insieme a Berlusconi”.
Diceva il Marchese del Grillo: “Io ssò io e voi nun siete un ca**o!”
In effetti, io non sono un ca**o, ma, cerco almeno di capire di che male morirò.
Gimand- Numero di messaggi : 282
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Gioco di Ruolo:
Quelli che rifiutano
Luciano Baroni ha scritto:La madre della pistola
scritto da Davide Giacalone
sabato 02 ottobre 2010
(...)
.... I brigatisti rossi, come gli altri terroristi comunisti, germogliarono dallo stesso albero genealogico del Partito Comunista Italiano, che si accorse troppo tardi di avere i nemici in casa. Poi seppe combatterli, ma solo poi. Sia loro che gran parte della (presunta) cultura furono troppo indulgenti, troppo occupati a giustificare e comprendere, e chi ebbe la lucidità di riconoscere e condannare ne fece le spese. La sinistra politica arrivò tardi, veda di non commettere il medesimo errore. Oggi le cose stanno diversamente da allora: manca una comune matrice ideologica e una comune patria di riferimento. Non c'è più la guerra fredda e l'Italia non è il terreno ove ci si ammazza per conto terzi. Ma è risorta una malattia antica, che ci portiamo dietro dall'unità, consistente in pezzi d'Italia che non considerano gli altri dei legittimi antagonisti, perdenti o vincenti a seconda dei casi, ma degli occupanti da cacciare con ogni mezzo. Nella seconda metà del secolo scorso questa antica patologia si colorò d'ideologie, ora è pura pratica del rifiuto.
(...)
www.davidegiacalone.it
Brutta cosa, caro Luciano, la "pratica del rifiuto".
L'unica "pratica del rifiuto" che io accetto e che tutti dovremmo accettare, sempre beninteso che ne abbiamo il coraggio (io non ce l'ho), è quella citata da Dante nella Divina Commedia: "Libertà vò cercando ch'è sì cara/Come sa chi per lei vita rifiuta".
Questi signori, invece, "rifiutano", in primo luogo, la vita, sì, ma quella degli altri, oltre naturalmente anche la libertà per altri.
Dicevo che è una brutta cosa. Perché se le cose stanno così potremo andar tutti quanti a coltivare rape. Politica significa, in primo luogo, mediazione, ma se per mediazione intendiamo il tener conto anche delle posizioni più estreme - le posizioni di quelli che "rifiutano" tutto e tutti perché così a loro, e soltanto a loro, conviene - allora stiamo soltanto prendendoci in giro: la mediazione muore (perché prevarranno soltanto quelli che rifiutano) e, di conseguenza, muore anche la politica. E muore la democrazia.
Gimand- Numero di messaggi : 282
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Gioco di Ruolo:
Sì.
Convengo, c'è niente da aggiungere.
E se passa questo tipo di "cultura", siamo davvero messi male e ne vedo parecchi in giro che si trovano bene in questa "merda" : per questo il colore del testo.
Ciao.
E se passa questo tipo di "cultura", siamo davvero messi male e ne vedo parecchi in giro che si trovano bene in questa "merda" : per questo il colore del testo.
Ciao.
Luciano Baroni- Numero di messaggi : 414
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Verghe e vergate
La deriva sessantottina è all'origine dei nostri guai.
Ma la "deriva sessantottina", almeno qui da noi, da dove è nata?
E' nata, secondo Baget Bozzo, dal Concilio Ecumenico Vaticano II, quando, in quell'Assise appunto "Universale" (questo significa "ecumenico"), furono accantonati i dogmi e le liturgie della Chiesa Cattolica qual'è stata fin dal Concilio di Trento per sostituirli....col vuoto pneumatico.
Da allora i vertici della Chiesa hanno sfornato tonnellate di documenti, bolle, encicliche, resoconti di convegni e di sinodi ecc.ecc. e nessuna Fede, nessun rapporto vero con Dio. La Chiesa s'è trasformata in una sorta di Lobby buona per tutti gli usi: non ha fatto mancare nessun commento a tutto lo scibile umano, col risultato, secondo quanto ha scritto recentemente il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi che:
"E' il riduzionismo la principale ideologia di oggi. Così, con la convinzione - o la scusa - di liberarsi dalle ideologie, se ne crea un'altra, onnicomprensiva come tutte le altre, se pure per difetto piuttosto che per eccesso. (...) La persona viene ridotta ai suoi geni o ai suoi neuroni, l'amore è ridotto a chimica, la famiglia viene ridotta a un accordo, i diritti vengono ridotti a desideri, la democrazia viene ridotta a procedura, la religione viene ridotta a mito, la procreazione viene ridotta a produzione in laboratorio, il sapere viene ridotto a scienza e la scienza viene ridotta a esperimento, i valori morali vengono ridotti a scelte, le culture vengono ridotte ad opinioni, la verità è ridotta a sensazione, l'autenticità viene ridotta a coerenza con la propria autoaffermazione..."
La Chiesa, pertanto, non deve più cedere (nè, penso, cederà) ad alcun riduzionismo ideologico, spendendosi, d'ora in avanti, sotto la guida dell'attuale pontefice, in quel programma che è quello non di restringere, ma di allargare gli orizzonti.
Dalla fine del Concilio Vaticano II sono passati quasi cinquant'anni, un'intera generazione, abbastanza per trarre un bilancio ed è un bilancio disastroso: c'è poco da mascherarsi dietro la retorica. Un cattolicesimo allo sbando ha generato una politica allo sbando ed, alla fine, una comunità umana allo sbando.
Ora è giunto il momento di tirare le redini. Gìà aveva iniziato a farlo, sia pur con una certa prudenza, Giovanni Paolo II. L'attuale pontefice, intellettuale di naso fino e di memoria lunga, i "polli" cattolici, specie i polli cattolici del mondo occidentale in generale ed italiani in particolare, li conosce bene, al contrario di papa Wojtyla.
Papa Ratzinger è cresciuto in un ambiente severo e rigido. E' stato educato "alla tedesca" cioè a suon di vergate (non metaforiche) sulla schiena per ogni minima mancanza. E, come tutti quei maestri che - dopo una ricreazione durata troppo a lungo - si ritrovano con una scolaresca piuttosto indisciplinata (uso un eufemismo), di vergate (in questo caso soltanto metaforiche), ne dovrà distribuire tante, anche correndo il rischio di riceverne parecchie anche lui. Soltanto che lui c'è abituato.
Ma la "deriva sessantottina", almeno qui da noi, da dove è nata?
E' nata, secondo Baget Bozzo, dal Concilio Ecumenico Vaticano II, quando, in quell'Assise appunto "Universale" (questo significa "ecumenico"), furono accantonati i dogmi e le liturgie della Chiesa Cattolica qual'è stata fin dal Concilio di Trento per sostituirli....col vuoto pneumatico.
Da allora i vertici della Chiesa hanno sfornato tonnellate di documenti, bolle, encicliche, resoconti di convegni e di sinodi ecc.ecc. e nessuna Fede, nessun rapporto vero con Dio. La Chiesa s'è trasformata in una sorta di Lobby buona per tutti gli usi: non ha fatto mancare nessun commento a tutto lo scibile umano, col risultato, secondo quanto ha scritto recentemente il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi che:
"E' il riduzionismo la principale ideologia di oggi. Così, con la convinzione - o la scusa - di liberarsi dalle ideologie, se ne crea un'altra, onnicomprensiva come tutte le altre, se pure per difetto piuttosto che per eccesso. (...) La persona viene ridotta ai suoi geni o ai suoi neuroni, l'amore è ridotto a chimica, la famiglia viene ridotta a un accordo, i diritti vengono ridotti a desideri, la democrazia viene ridotta a procedura, la religione viene ridotta a mito, la procreazione viene ridotta a produzione in laboratorio, il sapere viene ridotto a scienza e la scienza viene ridotta a esperimento, i valori morali vengono ridotti a scelte, le culture vengono ridotte ad opinioni, la verità è ridotta a sensazione, l'autenticità viene ridotta a coerenza con la propria autoaffermazione..."
La Chiesa, pertanto, non deve più cedere (nè, penso, cederà) ad alcun riduzionismo ideologico, spendendosi, d'ora in avanti, sotto la guida dell'attuale pontefice, in quel programma che è quello non di restringere, ma di allargare gli orizzonti.
Dalla fine del Concilio Vaticano II sono passati quasi cinquant'anni, un'intera generazione, abbastanza per trarre un bilancio ed è un bilancio disastroso: c'è poco da mascherarsi dietro la retorica. Un cattolicesimo allo sbando ha generato una politica allo sbando ed, alla fine, una comunità umana allo sbando.
Ora è giunto il momento di tirare le redini. Gìà aveva iniziato a farlo, sia pur con una certa prudenza, Giovanni Paolo II. L'attuale pontefice, intellettuale di naso fino e di memoria lunga, i "polli" cattolici, specie i polli cattolici del mondo occidentale in generale ed italiani in particolare, li conosce bene, al contrario di papa Wojtyla.
Papa Ratzinger è cresciuto in un ambiente severo e rigido. E' stato educato "alla tedesca" cioè a suon di vergate (non metaforiche) sulla schiena per ogni minima mancanza. E, come tutti quei maestri che - dopo una ricreazione durata troppo a lungo - si ritrovano con una scolaresca piuttosto indisciplinata (uso un eufemismo), di vergate (in questo caso soltanto metaforiche), ne dovrà distribuire tante, anche correndo il rischio di riceverne parecchie anche lui. Soltanto che lui c'è abituato.
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Gioco di Ruolo:
La dittatura del relativismo
Come ho avuto modo di illustrare nel post precedente, gli attuali problemi che attanagliano ormai da anni la società italiana, traggono origine dallo stato di sbandamento in cui si è trovata la Chiesa Cattolica conseguentemente al caos teologico-liturgico generato dalle interpretazioni di comodo delle risoluzioni finali del Concilio Vaticano II.
Checché ne pensino i leghisti, la società italiana, dalle Alpi a Capo Lilibeo, ha delle peculiarità che la contraddistinguono dalle altre società, e sono peculiarità che possono piacere o non piacere agli altri popoli e possono anche non piacere alla maggioranza degli italiani stessi, ma sono peculiarità nostre e fanno parte (da sempre) del nostro bagaglio culturale. Questo bagaglio culturale, in alcune epoche storiche (perché, santo cielo! un po'di Storia - con l'iniziale mauscola - l'abbiamo fatta anche noi) ci ha procurato primati e vantaggi. In altre epoche, come l'attuale, le stesse peculiarità si sono rivelate degli handicap o delle palle al piede: probabilmente perché non siamo riusciti ad "affinarle" e ad adeguarle ai tempi. In questo modo, ad esempio, la socialità è degenerata in assistenzialismo; la mediazione partitica è degenerata in clientelismo; la solidarietà corporativa è degenerata in associazionismo mafioso e l'associazionismo mafioso in criminalità organizzata; il dibattito politico è degenerato in aggressione verbale e l'aggressione verbale è degenerata quasi subito in aggressione fisica e poi in scontro fisico, fino ad arrivare al terrorismo; la giustizia è degenerata in giustizialismo ed il giustizialismo è degenerato in persecuzione giudiziaria e poi in abuso di potere.
Si potrebbe continuare all'infinito con queste degenerazioni. Ma, come scrivevo prima, vi è un grave difetto nel manico. Le peculiarità italiane, che piaccia o meno, derivano dall'influenza che nella stessa nostra società ha sempre avuto la Chiesa Cattolica e la Chiesa Cattolica le sue certezze, e, diciamocela tutta: la sua Fede, l'ha accantonata ed in molti casi, tradita, grazie alle interpretazioni "stravaganti" nate con il Concilio Ecumenico del 1962.
L'ha tradita, dicevo, sarebbe più corretto usare il verbo "obliterata", inseguendo una "purezza evangelica" che, purtroppo, non è di questo mondo; perché se la "purezza evangelica" fosse di questo mondo...Allora non ci sarebbe bisogno di una Chiesa, non ci sarebbe bisogno di nessuna Chiesa, perché gli uomini potrebbero benissimo essere sacerdoti di sé stessi.
La Chiesa Cattolica ha quindi obliterato i suoi dogmi, le sue certezze, sostituendoli, ho scritto nel post precedente, con il "vuoto pneumatico" o, com'è invalso l'uso da quando ne ha parlato papa Ratzinger, con il "relativismo" (che sarebbe come dire: la stessa cosa).
Se la Chiesa Cattolica potrà ritornare alle antiche certezze, allora anche la società italiana potrà ritrovare le sue di certezze e potrà, di conseguenza, lentamente guarire dai suoi mali, recuperando quell'etica della vita che è indispensabile anche e soprattutto per il vivere civile. Con il relativismo religioso che è degenerato nel relativismo del vivere quotidiano, noi ci illudiamo di essere diventati più liberi. Nossignori, ne siamo diventati tutti schiavi.
Checché ne pensino i leghisti, la società italiana, dalle Alpi a Capo Lilibeo, ha delle peculiarità che la contraddistinguono dalle altre società, e sono peculiarità che possono piacere o non piacere agli altri popoli e possono anche non piacere alla maggioranza degli italiani stessi, ma sono peculiarità nostre e fanno parte (da sempre) del nostro bagaglio culturale. Questo bagaglio culturale, in alcune epoche storiche (perché, santo cielo! un po'di Storia - con l'iniziale mauscola - l'abbiamo fatta anche noi) ci ha procurato primati e vantaggi. In altre epoche, come l'attuale, le stesse peculiarità si sono rivelate degli handicap o delle palle al piede: probabilmente perché non siamo riusciti ad "affinarle" e ad adeguarle ai tempi. In questo modo, ad esempio, la socialità è degenerata in assistenzialismo; la mediazione partitica è degenerata in clientelismo; la solidarietà corporativa è degenerata in associazionismo mafioso e l'associazionismo mafioso in criminalità organizzata; il dibattito politico è degenerato in aggressione verbale e l'aggressione verbale è degenerata quasi subito in aggressione fisica e poi in scontro fisico, fino ad arrivare al terrorismo; la giustizia è degenerata in giustizialismo ed il giustizialismo è degenerato in persecuzione giudiziaria e poi in abuso di potere.
Si potrebbe continuare all'infinito con queste degenerazioni. Ma, come scrivevo prima, vi è un grave difetto nel manico. Le peculiarità italiane, che piaccia o meno, derivano dall'influenza che nella stessa nostra società ha sempre avuto la Chiesa Cattolica e la Chiesa Cattolica le sue certezze, e, diciamocela tutta: la sua Fede, l'ha accantonata ed in molti casi, tradita, grazie alle interpretazioni "stravaganti" nate con il Concilio Ecumenico del 1962.
L'ha tradita, dicevo, sarebbe più corretto usare il verbo "obliterata", inseguendo una "purezza evangelica" che, purtroppo, non è di questo mondo; perché se la "purezza evangelica" fosse di questo mondo...Allora non ci sarebbe bisogno di una Chiesa, non ci sarebbe bisogno di nessuna Chiesa, perché gli uomini potrebbero benissimo essere sacerdoti di sé stessi.
La Chiesa Cattolica ha quindi obliterato i suoi dogmi, le sue certezze, sostituendoli, ho scritto nel post precedente, con il "vuoto pneumatico" o, com'è invalso l'uso da quando ne ha parlato papa Ratzinger, con il "relativismo" (che sarebbe come dire: la stessa cosa).
Se la Chiesa Cattolica potrà ritornare alle antiche certezze, allora anche la società italiana potrà ritrovare le sue di certezze e potrà, di conseguenza, lentamente guarire dai suoi mali, recuperando quell'etica della vita che è indispensabile anche e soprattutto per il vivere civile. Con il relativismo religioso che è degenerato nel relativismo del vivere quotidiano, noi ci illudiamo di essere diventati più liberi. Nossignori, ne siamo diventati tutti schiavi.
Gimand- Numero di messaggi : 282
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Gioco di Ruolo:
Le ragioni dei fessi
Ciao a tutti,
Se ben ricordate, qualche mese fa avevamo scritto:
Avevamo quindi ragione?
Vabbé! Come si dice a Milano: "La ragione è dei fessi".
Siccome non intendo assolutamente passare per l'unico fesso della compagnia, ho cercato qualcuno che potesse condividere con me "L'amaro calice".
E l'ho trovato. Date un'occhiata qua sotto:
http://www.ilgiornale.it/interni/lalleanza_rovesciare_berlusconi/28-12-2010/articolo-id=496190-page=0-comments=1
Adesso mettiamoci ben in testa che abbiamo (e non da ieri) una Magistratura composta da persone che se un politico fa quello che dicono loro allora è innocente. Se non fa quello che dicono loro, per lo stesso fatto contestatogli, allora è colpevole.
Due pesi e due misure.
Questo, a casa mia, ha un nome, e non si chiama Giustizia, bensì: Politica; ma tutto questo senza essere stati eletti da alcuno.
Se ben ricordate, qualche mese fa avevamo scritto:
Gimand ha scritto:Dunque, anche il signor Gianfranco Fini se ne vuole ire dal PDL, dopo averlo co-fondato.
Infatti, dopo il famoso discorso dal predellino di Berlusconi, lui aveva commentato: "siamo alle comiche finali".Dopo aver ben ben riso in faccia al Berluska, il nostro Fini s'è precipitato a fare il comico insieme al leader di "Forza Italia" e come sia andata poi a finire è noto a tutti.
Ora è di nuovo alle comiche, solo che a ridere adesso sono i suoi avversari, interni ed esterni al PDL. Sul "Giornale", di proprietà della famiglia Berlusconi, da qualche tempo sono pubblicati i rendiconti delle "furbate" messe in atto da mister Fini & consorti (sì, al plurale, perché, a quanto sembra, ne è pure coinvolta la prima moglie, oltre all'attuale: mrs. Tulliani). Secondo le denunce fatte da alcuni ex di AN, si tratterebbe di appropriazione indebita, sia di beni dell'ex AN, sia di beni dell'ex compare della Tulliani, l'imprenditore bancarottiere Gaucci, che aveva intestato parecchi immobili di sua proprietà alla Tulliani per sottrali al sequestro cautelativo da parte del Tribunale fallimentare.
Così il nostro amico Fini, cambiando moglie, alleanze politiche ed, infine, cambiando anche partito è riuscito a "mettere al sicuro" un tesoretto abbastanza consistente. Per farne che?
Per assicurarsi comunque una vecchiaia serena?
Per preparare un'uscita di sicurezza quando la dea Fortuna avesse scaricato il Berluska?
A me non frega niente di questi perché e di questi percome, però frega soprattutto (finalmente!) il sapere perché da qualche tempo a questa parte il signor Fini s'è messo a fare la fronda all'alleato prima ed al suo partito poi. Elementare Watson: perché è ricattato giudiziariamente. Evidentemente qualcuno gli ha detto (o gli ha fatto capire) che se lui fosse stato "carino" con giudici e PM nei confronti dell'odiato Berluska, loro sarebbero stati altrettanto "carini" con lui, con i suoi sodali di partito e con tutti i suoi famigli, passati e presenti. E, per dirla come Manzoni nei confronti della Monaca di Monza: "Lo sventurato rispose".
Ed ha risposto da par suo: tradendo il suo elettorato. Evidentemente però il Berluska, già a conoscenza delle magagne giudiziarie del suo "alleato", lo ha bruciato sul tempo. Adesso piovono querele sul "Giornale", da parte anche della Tulliani, ma credo che i nostri abbiano poco da querelare(.......)
Avevamo quindi ragione?
Vabbé! Come si dice a Milano: "La ragione è dei fessi".
Siccome non intendo assolutamente passare per l'unico fesso della compagnia, ho cercato qualcuno che potesse condividere con me "L'amaro calice".
E l'ho trovato. Date un'occhiata qua sotto:
http://www.ilgiornale.it/interni/lalleanza_rovesciare_berlusconi/28-12-2010/articolo-id=496190-page=0-comments=1
Adesso mettiamoci ben in testa che abbiamo (e non da ieri) una Magistratura composta da persone che se un politico fa quello che dicono loro allora è innocente. Se non fa quello che dicono loro, per lo stesso fatto contestatogli, allora è colpevole.
Due pesi e due misure.
Questo, a casa mia, ha un nome, e non si chiama Giustizia, bensì: Politica; ma tutto questo senza essere stati eletti da alcuno.
Gimand- Numero di messaggi : 282
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Foglio di personaggio
Gioco di Ruolo:
Il vero miracolo, il vero santo
Che storia!
E’ il commento su di un libro che ho appena finito di leggere: “ATTENTATO AL PAPA” di Sandro Provvisionato e Ferdinando Imposimato [ed. Chiarelettere] - [348 pagine] .
Un racconto che si dipana nell’arco di quasi vent’anni: appunto, dall’attentato di Piazza S. Pietro del 13 Maggio 1981 fino agli inizi del Terzo millennio. Un libro che è quasi un romanzo poliziesco, nonché un grandioso affresco, direi da Cappella Sistina, dell’ultimo scorcio del XX° secolo.
L’attentatore viene subito arrestato, si tratta di Alì Agca, cittadino turco già implicato nell’omicidio del direttore di un quotidiano del suo Paese. Processato per direttissima, viene condannato all’ergastolo, secondo una disposizione legislativa che punisce con questa pena gli attentatori alla vita dei Capi di stato. Successivamente iniziano altre indagini più approfondite per accertare i retroscena della vicenda; retroscena che, ai più, appaiono chiari: uccidere il capo spirituale di “Solidarnosh”, il sindacato polacco che proprio in quel momento sta mettendo in ginocchio il regime comunista della Polonia, stroncare il “virus” polacco che minaccia ormai seriamente di contagiare tutta l’Europa dell’Est (compresa l’Unione Sovietica).
Incaricato delle indagini su quella che poi viene chiamata la “Pista Bulgara” è uno degli autori del libro, il PM. Ferdinando Imposimato. Costui interroga (in molti casi, con una certa discrezione) l’accusato, i testimoni, le Forze dell’ordine e gli uomini addetti alla sicurezza del Pontefice, gli uomini della Curia vaticana ecc.ecc.
Svolge cioè delle scrupolose e meticolose indagini. Inizia quindi il processo vero e proprio il 27 Maggio 1985, quattro anni dopo l’attentato. Vengono mandati alla sbarra, oltre ad Agca anche un agente bulgaro che agiva a Roma sotto copertura di funzionario e caposcalo della compagni aerea di Bandiera bulgara: Sergej Ivanov Antonov, altri due bulgari; poi Musar Sedar Celebi e Omar Bagci, due cittadini turchi complici di Agca in Piazza S. Pietro. Presiede il processo il giudice Severino Santiapichi, Pubblica accusa: Ilario Martella.
Sin dalle prime battute Agca incomincia a fare il matto, grida di essere Gesù Cristo e di essere vittima di un complotto della CIA ecc.ecc.
Vecchio trucco, commenta Imposimato: quando un imputato ad un processo vede la malaparata incomincia a piantar casino per confondere le idee ai giudici. Veramente, ad inquinare le prove ed a sabotare il processo ci si erano già messi in molti, non solo, com’era logico, i servizi segreti bulgari - che avevano già spedito in Italia due falsi magistrati (in realtà agenti dei servizi segreti) per “collaborare” con le autorità italiane (in realtà, con la scusa di interrogarlo, per intimare ad Agca di stare zitto, consigliarlo su come comportarsi e promettergli che sarebbe stato fatto fuggire dal carcere) - ci si misero anche le autorità italiane e i servizi segreti italiani. Infine, last but not least, pure il rapimento di Emanuela Orlandi (figlia di un oscuro funzionario vaticano). Ci furono inoltre intimidazioni e attentati. In questo contesto, in Bulgaria furono arrestate due presunte “spie” italiane, in realtà due innocui turisti del Belpaese. Poi arrivarono lettere minatorie di fantomatici gruppi eversivi turchi ed islamici a vari giornali italiani ed europei, ai giudici. Perfino in Vaticano, a vescovi, cardinali e, a quanto pare, pure al Papa.
Il risultato fu che il processo alla “pista bulgara” franò miseramente: Agca viene condannato a un anno per….detenzione d’arma, Omar Bagci a tre anni e due mesi di reclusione, i bulgari tutti assolti. Avevano fatto naufragare il “processo del secolo”, quello che avrebbe dovuto accertare i retroscena di un complotto internazionale: depistaggi, intimidazioni, pressioni politiche e diplomatiche, morti ed ammazzamenti vari di testimoni e, [aggiungo io] acquiescenza, complicità e dabbenaggine di una parte della Magistratura.
Imposimato, uomo onesto e scrupoloso, non si dà per vinto. Si dimette dalla Magistratura, entra in politica (è eletto senatore per tre legislature nella “sinistra indipendente”) e continua le indagini come privato (anche sul caso Moro), ovviamente giovandosi delle conoscenze maturate nella sua attività di magistrato. Diventa legale della famiglia Orlandi, anche per accertare complicità ed implicazioni con l'attentato al Papa nel sequestro della ragazza.
Passano gli anni, cade il muro di Berlino e si aprono (almeno in parte) gli archivi dei servizi segreti dei paesi dell’Est. Imposimato - che non le aveva mai cessare del tutto – riprende le sue indagini e si reca a Berlino ad interrogare Gunther Bohnsack, capo delle operazioni di disinformazione della Stasi (il servizio segreto dell’ex Gemania Est). Imposimato aveva avuto notizia di una certa “Operation Papst”. Consisteva nel fatto di compiere ogni specie di delitto: omicidi, sequestri e attentati, associati a una continua opera di disinformazione per distogliere l’attenzione della pista dell’Est, che poteva emergere dopo l’arresto di Agca. Bisognava accreditare la pista che portava alla Cia quale responsabile dell’attentato al papa. Tutto da costruire sulla base del fatto che Agca era un islamico e apparteneva a un’organizzazione fascista.
Bohnsak ammette, infatti, l’esistenza dell’Operation Papst. L’ex spione conferma di aver predisposto, come capo della divisione della Stasi preposta alla bisogna, per l'invio di numerose lettere intimidatorie agli investigatori, ai giornali ed alle agenzie di stampa di tutto il mondo; lettere intimidatorie ed anche richieste di riscatto fatte pervenire ai genitori di Emanuela Orlandi; lettere a vari giornali, spacciate per redatte da terroristi turchi di una fantomatica organizzazione chiamata Alparslam Turkesh. Tutte queste lettere, le aveva raccolte lo stesso Imposimato nel corso di anni di indagine, e le mostrò allo stesso Bohnsak, che, come s'è detto, le riconobbe come inviate dai servizio della Stasi.
Bohnsak ed altri uomini della Stasi, gli rivelano parecchie cosette che Imposimato sospettava già. Gli rivelano, ad esempio, che il Vaticano pullulava di spie del Kgb e dei servizi segreti dell’Est. Persino uno strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II, padre Stanislaw Dziwist, ogni tanto, passava informazioni allo spionaggio polacco. Parecchi profughi dalla Polonia, che spesso Giovanni Paolo II andava a trovare, erano informatori dell’Est. Cosa più importante: alcuni cardinali spiavano. In primis Agostino Casaroli, ex segretario di Stato vaticano, che teneva presso di sé una coppia di finti suoi nipoti, rivelatisi poi agenti della Stasi.
La Curia vaticana era (more solito) divisa in varie fazioni: le principali facevano capo all’Opus Dei ed appoggiavano la politica del papa, altre (presumibilmente la maggioranza) facevano riferimento al gruppo di Casaroli e remavano contro. Dulcis in fundo: i servizi segreti italiani avevano fattivamente collaborato per depistare le indagini.
Cardinali, monsignori, faccendieri, affaristi, uomini politici, spie ed informatori, persino il capo delle guardie svizzere Alois Estermann e sua moglie spiavano per i regimi dell’Est. Non c’è quindi da stupirsi se, negli anni ’80, dietro al “portone di bronzo” che separa lo stato Italiano dalla Città del Vaticano, si siano verificati tanti episodi “strani”, addirittura agghiaccianti, come l’omicidio-suicidio del già citato Estermann, di sua moglie e di una guardia svizzera, avvenuti nel 1998. Strage, quest’ultima, attribuita da Imposimato sempre ad agenti del KGB, che volevano impedire fughe di notizie da parte di Estermann, che ormai si riteneva "bruciato", desideroso di disertare e vuotare il sacco.
Nelle conclusioni del suo libro-intervista, Imposimato, si sofferma anche sull’azione di sistematico sabotaggio che il Sismi, il servizio segreto militare italiano, aveva svolto nel corso delle indagini:
.
“…Ma perché il Sismi, un servizio segreto che apparteneva alla sfera occidentale, ha sabotato con tanto accanimento la pista bulgara? Quale interesse aveva? E’ difficile rispondere. A mio avviso, a guidarli in tal senso sono stati uomini del governo italiano, in nome della linea sempre seguita: destabilizzare l’ordine pubblico per rafforzare il potere politico. In questa direzione agì il solito Giulio Andreotti. Che, forse per non compromettere il dialogo Est-Ovest, assai delicato in quegli anni – mentre il Pci, il più grande partito comunista d’Occidente, cercava di sottrarsi all’egemonia di Mosca – si schierò a difesa dei bulgari. E rassicurò personalmente l’ambasciatore bulgaro a Roma. Andreotti ha detto in commissione Mitrokhin: “E’ normale che, quando vi sono controversie con cittadini di un altro paese, si cerchi di non farle debordare in conseguenze di carattere politico”. No, mi dispiace, onorevole Andreotti! Tutto questo non è normale”.
* * *
“Destabilizzare l’ordine pubblico per rafforzare il potere politico” Ma che significa??!!
No, mi dispiace, caro Imposimato! Dice un vecchio proverbio latino: “ogni tanto anche Omero sonnecchia”. Ho già affermato poc’anzi che questo libro, scritto in collaborazione con Provvisionato, è anche un bellissimo (e drammatico) affresco dell’ultimo scorcio del XX secolo. E confermo il mio giudizio: onore al merito. Ma se anche il più grande poeta dell’antichità si lascia andare, ogni tanto, a sbadigli e sbadataggini, anche ad un Michelangelo/Imposimato, nel dipingere la Sistina, ogni tanto potrebbero scappare degli sgorbietti o degli “sbaffi” di pittura. Ed è il caso di quest’ultima sua considerazione.
Io credo lei sappia benissimo che Giulio Andreotti, che in quegli anni ispirava (se non guidava) la politica estera Italiana, non ha sabotato scientemente l’inchiesta sulla pista bulgara solo perché così facendo s’ingraziava l’Est europeo e rafforzava politicamente l’ala “filosovietica” della Curia Vaticana (traendone così dei vantaggi politici). Ha sabotato, sì, scientemente le indagini perché in fondo non credeva alla vittoria sul comunismo. Non ci credeva, non ci ha mai creduto (e probabilmente, anche oggi, a novantadue anni suonati, non ci crede ancora del tutto). E come lui non ci credevano gran parte degli uomini che agivano in Vaticano, a cominciare da Casaroli.
E non credendoci si sono comportati di conseguenza.
In fondo, anche nel Vangelo, ogni tanto, lo stesso Cristo, rivolto agli Apostoli, si lascia andare all’invettiva: “Uomini di poca fede!”. E stiamo parlando dei primi cristiani! Si figuri i cristiani (o i democristiani) del XX secolo.
L’uomo di poca Fede Andreotti (e tanti altri insieme a lui), hanno quindi senz’ombra di dubbio sabotato e remato contro le indagini. L’hanno fatto soprattutto per viltà. Sì, viltà. La viltà che ha permeato il mondo cattolico italiano (e non solo italiano) per cinquant’anni ed anche oltre. Una viltà abilmente mascherata da “mitezza Evangelica”, o tutt’al più da “prudentia” curiale. Ma si è trattato di pura, semplice, diabolica, maledettissima viltà.
Una viltà che ha contagiato, nel corso degli anni, uomini politici, clero, uomini di potere, uomini di cultura, informazione ed anche…giudici, magistrati, poliziotti. E non poteva dunque esserne contagiato anche un abilissimo uomo di potere come Andreotti? Non potevano esserne contagiati anche gli uomini di poca fede dell’entourage papale?
* * *
Nell’ultimo scorcio del XX secolo si è combattuta la fase finale della cosiddetta “Guerra fredda”. Che è stata, sotto alcuni aspetti, dura, violenta, feroce, spietata e devastante, esattamente come lo sono state tutte le altre guerre dell’Umanità, anche se quest'ultima combattuta – direbbe Clausewitz – “ con altri mezzi”. Come in tutte le guerre si sono buttate nella "fornace" tutte le risorse disponibili di uomini e mezzi, dall’una e dall’altra parte.
Non ci sono state battaglie sanguinose, non ci sono state distruzioni materiali, non ci sono stati morti e feriti (ma nelle guerre cosiddette “per procura”, come Corea, Vietnam, Medio Oriente, Africa, Sudamerica, ecc. si son visti anche questi obbrobri). Ci sono state congiure, tradimenti, corruzione, depistaggi, spionaggi, disinformazione, tanti delitti ed assassinii. E poi: colpi di stato, stragi, e…attentati. Ebbene, gli anni ottanta, come dicevo, sono stati la dirittura d’arrivo di questa guerra, quello che non è stato fatto prima, lo si è fatto negli anni ottanta. E quest’ultima fase è stata guidata, dalla parte dell’Occidente, da tre “grandi timonieri”: Margareth Tathcher in Inghilterra; Ronald Reagan negli USA e Karol Wojtyla sulla Barca di Pietro.
La prima - detta anche sprezzantemente “la figlia del droghiere”, derisa ed a tratti anche osteggiata in patria e persino nel Partito conservatore dove aveva sempre militato, soprattutto per le sue fisime piccoloborghesi di stampo vittoriano - ha raddrizzato il suo paese (e contribuito, non poco, a raddrizzare l’Europa); il secondo - il figlio del calzolaio disoccupato, attorucolo di serie B per sua stessa ammissione, minato dall’alzheimer, quindi quasi demente - ha raddrizzato l’America e l’Occidente.
Infine il terzo - il più grande di tutti. L’ex operaio polacco diventato Papa: arrivato “da un Paese lontano”, sconosciuto ai più, sconosciuto anche agli stessi cattolici, osteggiato in Vaticano e, come s’è visto, circondato da spie, faccendieri e mezzani - ha raddrizzato il mondo.
Questo è stato il vero miracolo!. E, se non è stato un miracolo, certamente, in queste condizioni, è stato qualcosa che al miracolo somigliava molto. I primi due timonieri certamente non erano dei santi. Per il terzo…giudicate Voi.
Alla fine…è caduto il muro di Berlino. Ed in Occidente si è cantato vittoria.
* * *
E qui in Italia? L’Italia questa guerra l’ha combattuta male e di malavoglia, con tantissime riserve mentali e politiche. Ci siamo fatti guidare e condizionare dalle circostanze: ambiguità, tradimenti, doppi giochi. Inoltre, un "teatrino della politica" da repubblica delle banane ed una politica estera….Moroteo-Andreottiana-Berlingueriana, con tutti gli annessi e connessi di cui ho scritto sopra.
Non c’è da stupirsi se, alla fine della Guerra fredda, quest’Italia, senza macerie materiali, ma piena di “macerie morali” è stata spazzata via dagli sconfitti della Guerra fredda.
Noi di “Grandi timonieri” non ne abbiamo avuti…Cioè sì, il più grande di tutti l’abbiamo avuto in casa e sotto al naso quasi tutti i giorni e per 27 anni. Ma, che fosse un “grande timoniere” l’abbiamo scoperto troppo tardi. Noi ci siamo affidati soprattutto alla “sapiente” guida di Moro, Andreotti ed anche Enrico Berlinguer.
Che, alla fine, ci hanno mandati tutti quanti a sbattere sugli scogli.
E’ il commento su di un libro che ho appena finito di leggere: “ATTENTATO AL PAPA” di Sandro Provvisionato e Ferdinando Imposimato [ed. Chiarelettere] - [348 pagine] .
Un racconto che si dipana nell’arco di quasi vent’anni: appunto, dall’attentato di Piazza S. Pietro del 13 Maggio 1981 fino agli inizi del Terzo millennio. Un libro che è quasi un romanzo poliziesco, nonché un grandioso affresco, direi da Cappella Sistina, dell’ultimo scorcio del XX° secolo.
L’attentatore viene subito arrestato, si tratta di Alì Agca, cittadino turco già implicato nell’omicidio del direttore di un quotidiano del suo Paese. Processato per direttissima, viene condannato all’ergastolo, secondo una disposizione legislativa che punisce con questa pena gli attentatori alla vita dei Capi di stato. Successivamente iniziano altre indagini più approfondite per accertare i retroscena della vicenda; retroscena che, ai più, appaiono chiari: uccidere il capo spirituale di “Solidarnosh”, il sindacato polacco che proprio in quel momento sta mettendo in ginocchio il regime comunista della Polonia, stroncare il “virus” polacco che minaccia ormai seriamente di contagiare tutta l’Europa dell’Est (compresa l’Unione Sovietica).
Incaricato delle indagini su quella che poi viene chiamata la “Pista Bulgara” è uno degli autori del libro, il PM. Ferdinando Imposimato. Costui interroga (in molti casi, con una certa discrezione) l’accusato, i testimoni, le Forze dell’ordine e gli uomini addetti alla sicurezza del Pontefice, gli uomini della Curia vaticana ecc.ecc.
Svolge cioè delle scrupolose e meticolose indagini. Inizia quindi il processo vero e proprio il 27 Maggio 1985, quattro anni dopo l’attentato. Vengono mandati alla sbarra, oltre ad Agca anche un agente bulgaro che agiva a Roma sotto copertura di funzionario e caposcalo della compagni aerea di Bandiera bulgara: Sergej Ivanov Antonov, altri due bulgari; poi Musar Sedar Celebi e Omar Bagci, due cittadini turchi complici di Agca in Piazza S. Pietro. Presiede il processo il giudice Severino Santiapichi, Pubblica accusa: Ilario Martella.
Sin dalle prime battute Agca incomincia a fare il matto, grida di essere Gesù Cristo e di essere vittima di un complotto della CIA ecc.ecc.
Vecchio trucco, commenta Imposimato: quando un imputato ad un processo vede la malaparata incomincia a piantar casino per confondere le idee ai giudici. Veramente, ad inquinare le prove ed a sabotare il processo ci si erano già messi in molti, non solo, com’era logico, i servizi segreti bulgari - che avevano già spedito in Italia due falsi magistrati (in realtà agenti dei servizi segreti) per “collaborare” con le autorità italiane (in realtà, con la scusa di interrogarlo, per intimare ad Agca di stare zitto, consigliarlo su come comportarsi e promettergli che sarebbe stato fatto fuggire dal carcere) - ci si misero anche le autorità italiane e i servizi segreti italiani. Infine, last but not least, pure il rapimento di Emanuela Orlandi (figlia di un oscuro funzionario vaticano). Ci furono inoltre intimidazioni e attentati. In questo contesto, in Bulgaria furono arrestate due presunte “spie” italiane, in realtà due innocui turisti del Belpaese. Poi arrivarono lettere minatorie di fantomatici gruppi eversivi turchi ed islamici a vari giornali italiani ed europei, ai giudici. Perfino in Vaticano, a vescovi, cardinali e, a quanto pare, pure al Papa.
Il risultato fu che il processo alla “pista bulgara” franò miseramente: Agca viene condannato a un anno per….detenzione d’arma, Omar Bagci a tre anni e due mesi di reclusione, i bulgari tutti assolti. Avevano fatto naufragare il “processo del secolo”, quello che avrebbe dovuto accertare i retroscena di un complotto internazionale: depistaggi, intimidazioni, pressioni politiche e diplomatiche, morti ed ammazzamenti vari di testimoni e, [aggiungo io] acquiescenza, complicità e dabbenaggine di una parte della Magistratura.
Imposimato, uomo onesto e scrupoloso, non si dà per vinto. Si dimette dalla Magistratura, entra in politica (è eletto senatore per tre legislature nella “sinistra indipendente”) e continua le indagini come privato (anche sul caso Moro), ovviamente giovandosi delle conoscenze maturate nella sua attività di magistrato. Diventa legale della famiglia Orlandi, anche per accertare complicità ed implicazioni con l'attentato al Papa nel sequestro della ragazza.
Passano gli anni, cade il muro di Berlino e si aprono (almeno in parte) gli archivi dei servizi segreti dei paesi dell’Est. Imposimato - che non le aveva mai cessare del tutto – riprende le sue indagini e si reca a Berlino ad interrogare Gunther Bohnsack, capo delle operazioni di disinformazione della Stasi (il servizio segreto dell’ex Gemania Est). Imposimato aveva avuto notizia di una certa “Operation Papst”. Consisteva nel fatto di compiere ogni specie di delitto: omicidi, sequestri e attentati, associati a una continua opera di disinformazione per distogliere l’attenzione della pista dell’Est, che poteva emergere dopo l’arresto di Agca. Bisognava accreditare la pista che portava alla Cia quale responsabile dell’attentato al papa. Tutto da costruire sulla base del fatto che Agca era un islamico e apparteneva a un’organizzazione fascista.
Bohnsak ammette, infatti, l’esistenza dell’Operation Papst. L’ex spione conferma di aver predisposto, come capo della divisione della Stasi preposta alla bisogna, per l'invio di numerose lettere intimidatorie agli investigatori, ai giornali ed alle agenzie di stampa di tutto il mondo; lettere intimidatorie ed anche richieste di riscatto fatte pervenire ai genitori di Emanuela Orlandi; lettere a vari giornali, spacciate per redatte da terroristi turchi di una fantomatica organizzazione chiamata Alparslam Turkesh. Tutte queste lettere, le aveva raccolte lo stesso Imposimato nel corso di anni di indagine, e le mostrò allo stesso Bohnsak, che, come s'è detto, le riconobbe come inviate dai servizio della Stasi.
Bohnsak ed altri uomini della Stasi, gli rivelano parecchie cosette che Imposimato sospettava già. Gli rivelano, ad esempio, che il Vaticano pullulava di spie del Kgb e dei servizi segreti dell’Est. Persino uno strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II, padre Stanislaw Dziwist, ogni tanto, passava informazioni allo spionaggio polacco. Parecchi profughi dalla Polonia, che spesso Giovanni Paolo II andava a trovare, erano informatori dell’Est. Cosa più importante: alcuni cardinali spiavano. In primis Agostino Casaroli, ex segretario di Stato vaticano, che teneva presso di sé una coppia di finti suoi nipoti, rivelatisi poi agenti della Stasi.
La Curia vaticana era (more solito) divisa in varie fazioni: le principali facevano capo all’Opus Dei ed appoggiavano la politica del papa, altre (presumibilmente la maggioranza) facevano riferimento al gruppo di Casaroli e remavano contro. Dulcis in fundo: i servizi segreti italiani avevano fattivamente collaborato per depistare le indagini.
Cardinali, monsignori, faccendieri, affaristi, uomini politici, spie ed informatori, persino il capo delle guardie svizzere Alois Estermann e sua moglie spiavano per i regimi dell’Est. Non c’è quindi da stupirsi se, negli anni ’80, dietro al “portone di bronzo” che separa lo stato Italiano dalla Città del Vaticano, si siano verificati tanti episodi “strani”, addirittura agghiaccianti, come l’omicidio-suicidio del già citato Estermann, di sua moglie e di una guardia svizzera, avvenuti nel 1998. Strage, quest’ultima, attribuita da Imposimato sempre ad agenti del KGB, che volevano impedire fughe di notizie da parte di Estermann, che ormai si riteneva "bruciato", desideroso di disertare e vuotare il sacco.
Nelle conclusioni del suo libro-intervista, Imposimato, si sofferma anche sull’azione di sistematico sabotaggio che il Sismi, il servizio segreto militare italiano, aveva svolto nel corso delle indagini:
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“…Ma perché il Sismi, un servizio segreto che apparteneva alla sfera occidentale, ha sabotato con tanto accanimento la pista bulgara? Quale interesse aveva? E’ difficile rispondere. A mio avviso, a guidarli in tal senso sono stati uomini del governo italiano, in nome della linea sempre seguita: destabilizzare l’ordine pubblico per rafforzare il potere politico. In questa direzione agì il solito Giulio Andreotti. Che, forse per non compromettere il dialogo Est-Ovest, assai delicato in quegli anni – mentre il Pci, il più grande partito comunista d’Occidente, cercava di sottrarsi all’egemonia di Mosca – si schierò a difesa dei bulgari. E rassicurò personalmente l’ambasciatore bulgaro a Roma. Andreotti ha detto in commissione Mitrokhin: “E’ normale che, quando vi sono controversie con cittadini di un altro paese, si cerchi di non farle debordare in conseguenze di carattere politico”. No, mi dispiace, onorevole Andreotti! Tutto questo non è normale”.
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“Destabilizzare l’ordine pubblico per rafforzare il potere politico” Ma che significa??!!
No, mi dispiace, caro Imposimato! Dice un vecchio proverbio latino: “ogni tanto anche Omero sonnecchia”. Ho già affermato poc’anzi che questo libro, scritto in collaborazione con Provvisionato, è anche un bellissimo (e drammatico) affresco dell’ultimo scorcio del XX secolo. E confermo il mio giudizio: onore al merito. Ma se anche il più grande poeta dell’antichità si lascia andare, ogni tanto, a sbadigli e sbadataggini, anche ad un Michelangelo/Imposimato, nel dipingere la Sistina, ogni tanto potrebbero scappare degli sgorbietti o degli “sbaffi” di pittura. Ed è il caso di quest’ultima sua considerazione.
Io credo lei sappia benissimo che Giulio Andreotti, che in quegli anni ispirava (se non guidava) la politica estera Italiana, non ha sabotato scientemente l’inchiesta sulla pista bulgara solo perché così facendo s’ingraziava l’Est europeo e rafforzava politicamente l’ala “filosovietica” della Curia Vaticana (traendone così dei vantaggi politici). Ha sabotato, sì, scientemente le indagini perché in fondo non credeva alla vittoria sul comunismo. Non ci credeva, non ci ha mai creduto (e probabilmente, anche oggi, a novantadue anni suonati, non ci crede ancora del tutto). E come lui non ci credevano gran parte degli uomini che agivano in Vaticano, a cominciare da Casaroli.
E non credendoci si sono comportati di conseguenza.
In fondo, anche nel Vangelo, ogni tanto, lo stesso Cristo, rivolto agli Apostoli, si lascia andare all’invettiva: “Uomini di poca fede!”. E stiamo parlando dei primi cristiani! Si figuri i cristiani (o i democristiani) del XX secolo.
L’uomo di poca Fede Andreotti (e tanti altri insieme a lui), hanno quindi senz’ombra di dubbio sabotato e remato contro le indagini. L’hanno fatto soprattutto per viltà. Sì, viltà. La viltà che ha permeato il mondo cattolico italiano (e non solo italiano) per cinquant’anni ed anche oltre. Una viltà abilmente mascherata da “mitezza Evangelica”, o tutt’al più da “prudentia” curiale. Ma si è trattato di pura, semplice, diabolica, maledettissima viltà.
Una viltà che ha contagiato, nel corso degli anni, uomini politici, clero, uomini di potere, uomini di cultura, informazione ed anche…giudici, magistrati, poliziotti. E non poteva dunque esserne contagiato anche un abilissimo uomo di potere come Andreotti? Non potevano esserne contagiati anche gli uomini di poca fede dell’entourage papale?
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Nell’ultimo scorcio del XX secolo si è combattuta la fase finale della cosiddetta “Guerra fredda”. Che è stata, sotto alcuni aspetti, dura, violenta, feroce, spietata e devastante, esattamente come lo sono state tutte le altre guerre dell’Umanità, anche se quest'ultima combattuta – direbbe Clausewitz – “ con altri mezzi”. Come in tutte le guerre si sono buttate nella "fornace" tutte le risorse disponibili di uomini e mezzi, dall’una e dall’altra parte.
Non ci sono state battaglie sanguinose, non ci sono state distruzioni materiali, non ci sono stati morti e feriti (ma nelle guerre cosiddette “per procura”, come Corea, Vietnam, Medio Oriente, Africa, Sudamerica, ecc. si son visti anche questi obbrobri). Ci sono state congiure, tradimenti, corruzione, depistaggi, spionaggi, disinformazione, tanti delitti ed assassinii. E poi: colpi di stato, stragi, e…attentati. Ebbene, gli anni ottanta, come dicevo, sono stati la dirittura d’arrivo di questa guerra, quello che non è stato fatto prima, lo si è fatto negli anni ottanta. E quest’ultima fase è stata guidata, dalla parte dell’Occidente, da tre “grandi timonieri”: Margareth Tathcher in Inghilterra; Ronald Reagan negli USA e Karol Wojtyla sulla Barca di Pietro.
La prima - detta anche sprezzantemente “la figlia del droghiere”, derisa ed a tratti anche osteggiata in patria e persino nel Partito conservatore dove aveva sempre militato, soprattutto per le sue fisime piccoloborghesi di stampo vittoriano - ha raddrizzato il suo paese (e contribuito, non poco, a raddrizzare l’Europa); il secondo - il figlio del calzolaio disoccupato, attorucolo di serie B per sua stessa ammissione, minato dall’alzheimer, quindi quasi demente - ha raddrizzato l’America e l’Occidente.
Infine il terzo - il più grande di tutti. L’ex operaio polacco diventato Papa: arrivato “da un Paese lontano”, sconosciuto ai più, sconosciuto anche agli stessi cattolici, osteggiato in Vaticano e, come s’è visto, circondato da spie, faccendieri e mezzani - ha raddrizzato il mondo.
Questo è stato il vero miracolo!. E, se non è stato un miracolo, certamente, in queste condizioni, è stato qualcosa che al miracolo somigliava molto. I primi due timonieri certamente non erano dei santi. Per il terzo…giudicate Voi.
Alla fine…è caduto il muro di Berlino. Ed in Occidente si è cantato vittoria.
* * *
E qui in Italia? L’Italia questa guerra l’ha combattuta male e di malavoglia, con tantissime riserve mentali e politiche. Ci siamo fatti guidare e condizionare dalle circostanze: ambiguità, tradimenti, doppi giochi. Inoltre, un "teatrino della politica" da repubblica delle banane ed una politica estera….Moroteo-Andreottiana-Berlingueriana, con tutti gli annessi e connessi di cui ho scritto sopra.
Non c’è da stupirsi se, alla fine della Guerra fredda, quest’Italia, senza macerie materiali, ma piena di “macerie morali” è stata spazzata via dagli sconfitti della Guerra fredda.
Noi di “Grandi timonieri” non ne abbiamo avuti…Cioè sì, il più grande di tutti l’abbiamo avuto in casa e sotto al naso quasi tutti i giorni e per 27 anni. Ma, che fosse un “grande timoniere” l’abbiamo scoperto troppo tardi. Noi ci siamo affidati soprattutto alla “sapiente” guida di Moro, Andreotti ed anche Enrico Berlinguer.
Che, alla fine, ci hanno mandati tutti quanti a sbattere sugli scogli.
Ultima modifica di Gimand il Mar Mag 24, 2011 7:13 pm - modificato 5 volte.
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Re: Le fregnacce di Gimand
Chinottaro... sei un grande!
Ehm... scusami sai, ma devo chiamarti così, Prof.
Sono sempre la moglie virtuale del Super-Eroe più fico che c'è in giro, sai?
Stamattina, veramente... è un po' "rintro" ... poverino... guardalo!
Ehm... scusami sai, ma devo chiamarti così, Prof.
Sono sempre la moglie virtuale del Super-Eroe più fico che c'è in giro, sai?
Stamattina, veramente... è un po' "rintro" ... poverino... guardalo!
Angela- Admin
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Re: Le fregnacce di Gimand
Scusate tanto,
Ho dato una "ripassata" al mio post precedente "il vero miracolo, il vero santo".
Mi ero accorto di averlo lardellato di ripetizioni, errori di sintassi, frasi involute ed incomprensibili, dimenticanze.
Non che ora sia perfetto. Però, almeno, sarà più scorrevole.
Ho citato il vecchio proverbio latino "Ogni tanto sonnecchia anche Omero". Beh!, io ovviamente, non sono Omero. Però, in questo caso, più che farle sonnecchiare, temevo d'aver addirittura assassinato la grammatica e la sintassi italiane
Ho dato una "ripassata" al mio post precedente "il vero miracolo, il vero santo".
Mi ero accorto di averlo lardellato di ripetizioni, errori di sintassi, frasi involute ed incomprensibili, dimenticanze.
Non che ora sia perfetto. Però, almeno, sarà più scorrevole.
Ho citato il vecchio proverbio latino "Ogni tanto sonnecchia anche Omero". Beh!, io ovviamente, non sono Omero. Però, in questo caso, più che farle sonnecchiare, temevo d'aver addirittura assassinato la grammatica e la sintassi italiane
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Frau Merkel e Cincinnati Kid
Chi sia frau Merkel lo sappiamo tutti.
Ma Cincinnati Kid chi era?
E' stato il protagonista dell'omonimo racconto dello scrittore americano Richard Jessup, dal quale venne tratto nel 1965 il film omonimo, interpretato tra gli altri da Steve Mc Queen ed Edward J. Robinson.
Cincinnati Kid è Eric Stoner (Steve Mc Queen), uno dei più conosciuti e bravi giocatori di poker di New Orleans negli anni '30. Edward J. Robinson interpreta magistralmente il ruolo di Lancey Howard, un campione professionista di poker (nella versione "Teresina", cioè con quattro carte scoperte ed una coperta), praticamente imbattibile.
Stoner e Howard sono due personaggi diametralmente opposti: giovane e spregiudicato, un po'guappo, un po' avventuriero Eric/Cincinnati Kid; freddo, calcolatore, professionale, ma gran signore, il vecchio Lancey Howard. E' inevitabile la sfida tra i due quando Howard arriva a New Orleans.
Tutto il racconto (ed anche il film) è incentrato su questa sfida. Eccovene il trailer e la colonna sonora del grande Ray Charles:
Che c'entra Frau Merkel con Cincinnati Kid? Naturalmente la vicenda della Germania attuale è un tantino più complessa di una partitona a poker, per di più romanzata. Ma se ci pensate un attimo, la vicenda dell'Unione Europea e della Germania dopo il crollo del Muro di Berlino è come una partita a poker. Una partita a poker durata vent'anni e con più protagonisti. Ed il finale è analogo. Intanto guardatevi il finale del Film:
Bella fregatura vero? Cincinnati Kid - allo stesso modo dei "soloni" che reggevano le sorti degli altri paesi Europei nel 1989 (Mitterandt, Thatcher, Andreotti, ecc.ecc.), riteneva di "avere in pugno" il vecchio Howard, dal momento che aveva una "doppia coppia agli assi" scoperta, mentre l'avversario aveva scoperti solo un "progetto di colore" e un "progetto di scala reale" - Ma al momento di mostrare tutte le carte, si scopre che il campione aveva veramente una "scala reale" (ad "incastro", il gioco più pericoloso); mentre Kid possedeva soltanto un "Full d'assi con i 10".
Nel 1989, all'inizio della partita, i "soloni" d'Europa - credendo che le carte che avevano in mano (il via libera alla Germania per l'unificazione ed i costi della riunificazione stessa) fossero sufficienti per tenere il cancelliere Kohl appeso per i coglioni, sperando che i costi della riunificazione con la DDR mandassero in bolletta il loro principale concorrente - costrinsero il governo tedesco a cedere su di un punto: l'unificazione monetaria. Kohl accettò il rischio e nel corso di vent'anni di "partita a poker" ricevette tutte le carte giuste: una bella "scala reale", mentre gli altri avevano per le mani soltanto un "full". Il risultato è stato che il "vecchio campione" teutonico li ha (CI HA) ridotti tutti in bolletta (ed abbiamo debiti con la Germania per un po' più di 5000 dollari!).
A chi gli rimproverava di aver rischiato troppo (e di aver avuto una fortuna sfacciata) il vecchio Howard ribatte: "...Il che dimostra che spesso basta una mossa sbagliata...al momento giusto". Anche Kohl, nel 1989 fece una "mossa sbagliata al momento giusto": si "comprò" la DDR a prezzi esorbitanti (valutò il rapporto Marco Federale/ Marco DDR due a uno invece di quattro a uno, come gli suggeriva il governatore della Bundesbank), ma i "soloni" pensavano che avesse commesso un errore strategico esiziale. Per questo gli dettero il "via libera".
S'è poi visto.
Ora, se gli attuali "soloni" d'Europa fossero saggi, seguirebbero il consiglio che Howard dà a Cincinnati Kid: "E' come nella vita: lei è in gamba Kid, ma finché ci sono io per lei c'è il secondo posto. Non le resta che adattarsi all'idea".
Appunto. Adesso non ci resta che adattarci all'idea. Herr Kohl iniziò la partita quasi 23 anni fa e frau Merkel l'ha conclusa. Incassando tutta la posta in gioco. Finché ci sarà la Germania per gli altri ci sarà (al massimo) il secondo posto.
Chissà se qualcuno a quest'idea ci si potrà adattare o se vorrà fare qualche altro (rovinoso) "rilancio". Io, fossi in Monti (o Berlusconi, o Bersani), mi accontenterei anche del terzo o del quarto posto.
Ma Cincinnati Kid chi era?
E' stato il protagonista dell'omonimo racconto dello scrittore americano Richard Jessup, dal quale venne tratto nel 1965 il film omonimo, interpretato tra gli altri da Steve Mc Queen ed Edward J. Robinson.
Cincinnati Kid è Eric Stoner (Steve Mc Queen), uno dei più conosciuti e bravi giocatori di poker di New Orleans negli anni '30. Edward J. Robinson interpreta magistralmente il ruolo di Lancey Howard, un campione professionista di poker (nella versione "Teresina", cioè con quattro carte scoperte ed una coperta), praticamente imbattibile.
Stoner e Howard sono due personaggi diametralmente opposti: giovane e spregiudicato, un po'guappo, un po' avventuriero Eric/Cincinnati Kid; freddo, calcolatore, professionale, ma gran signore, il vecchio Lancey Howard. E' inevitabile la sfida tra i due quando Howard arriva a New Orleans.
Tutto il racconto (ed anche il film) è incentrato su questa sfida. Eccovene il trailer e la colonna sonora del grande Ray Charles:
Che c'entra Frau Merkel con Cincinnati Kid? Naturalmente la vicenda della Germania attuale è un tantino più complessa di una partitona a poker, per di più romanzata. Ma se ci pensate un attimo, la vicenda dell'Unione Europea e della Germania dopo il crollo del Muro di Berlino è come una partita a poker. Una partita a poker durata vent'anni e con più protagonisti. Ed il finale è analogo. Intanto guardatevi il finale del Film:
Bella fregatura vero? Cincinnati Kid - allo stesso modo dei "soloni" che reggevano le sorti degli altri paesi Europei nel 1989 (Mitterandt, Thatcher, Andreotti, ecc.ecc.), riteneva di "avere in pugno" il vecchio Howard, dal momento che aveva una "doppia coppia agli assi" scoperta, mentre l'avversario aveva scoperti solo un "progetto di colore" e un "progetto di scala reale" - Ma al momento di mostrare tutte le carte, si scopre che il campione aveva veramente una "scala reale" (ad "incastro", il gioco più pericoloso); mentre Kid possedeva soltanto un "Full d'assi con i 10".
Nel 1989, all'inizio della partita, i "soloni" d'Europa - credendo che le carte che avevano in mano (il via libera alla Germania per l'unificazione ed i costi della riunificazione stessa) fossero sufficienti per tenere il cancelliere Kohl appeso per i coglioni, sperando che i costi della riunificazione con la DDR mandassero in bolletta il loro principale concorrente - costrinsero il governo tedesco a cedere su di un punto: l'unificazione monetaria. Kohl accettò il rischio e nel corso di vent'anni di "partita a poker" ricevette tutte le carte giuste: una bella "scala reale", mentre gli altri avevano per le mani soltanto un "full". Il risultato è stato che il "vecchio campione" teutonico li ha (CI HA) ridotti tutti in bolletta (ed abbiamo debiti con la Germania per un po' più di 5000 dollari!).
A chi gli rimproverava di aver rischiato troppo (e di aver avuto una fortuna sfacciata) il vecchio Howard ribatte: "...Il che dimostra che spesso basta una mossa sbagliata...al momento giusto". Anche Kohl, nel 1989 fece una "mossa sbagliata al momento giusto": si "comprò" la DDR a prezzi esorbitanti (valutò il rapporto Marco Federale/ Marco DDR due a uno invece di quattro a uno, come gli suggeriva il governatore della Bundesbank), ma i "soloni" pensavano che avesse commesso un errore strategico esiziale. Per questo gli dettero il "via libera".
S'è poi visto.
Ora, se gli attuali "soloni" d'Europa fossero saggi, seguirebbero il consiglio che Howard dà a Cincinnati Kid: "E' come nella vita: lei è in gamba Kid, ma finché ci sono io per lei c'è il secondo posto. Non le resta che adattarsi all'idea".
Appunto. Adesso non ci resta che adattarci all'idea. Herr Kohl iniziò la partita quasi 23 anni fa e frau Merkel l'ha conclusa. Incassando tutta la posta in gioco. Finché ci sarà la Germania per gli altri ci sarà (al massimo) il secondo posto.
Chissà se qualcuno a quest'idea ci si potrà adattare o se vorrà fare qualche altro (rovinoso) "rilancio". Io, fossi in Monti (o Berlusconi, o Bersani), mi accontenterei anche del terzo o del quarto posto.
Ultima modifica di Gimand il Lun Feb 20, 2017 4:49 pm - modificato 3 volte.
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Forse è la volta buona
Chiude "Il Manifesto"? Veramente sono quasi vent'anni che minaccia di chiudere. Ogni tanto, quelli della redazione del giornalone radical-chic lanciano l'allarme e vendono i...ehmm.."gioielli di famiglia" (il posacenere del direttore, la prima Olivetti entrata in redazione, gli striscioni contro Silvio Berlusconi, gli orologi di Altan, ecc.ecc.). Il bello è che ci stanno anche i masochisti che li comprano: una delle ultime volte anche Silvio Berlusconi mise mano al portafogli, ricevendone in cambio insulti e pernacchie.
Ma voi, avete mai letto un articolo de "Il Manifesto"?
Eccovene uno scampolo di Walter Mariotti, per chi non ci capisse niente [e io sono uno di questi] si tratta di un articolo che critica l'impostazione "culturale" del Manifesto:
.
"...Pur legato a una visione deterministica del reale, il collettivo originario non perse mai la capacità di individuare il particolare dal generale, l'individuo dalla massa, valorizzandone il ruolo "anarchico" - in senso non stirneriano ma paradossalmente jungheriano - in un linguaggio dove la lucidità si alternava, come scrisse Angelo Guglielmi, a esplosioni dense di emotività ironica che sabotando la centralità della ragione facevano spazio a un mondo il balìa di forze ignote, sorprendenti, incomprensibili. A un tratto tutto cambiò.
Da appartato decodificatore delle disavventure del valore, "Il Manifesto" preferì chiudersi in un rassicurante dogmatismo, prigioniero di una spirale retorica dove l'analisi della sovrastruttura si faceva cliché esposto alle sue insidie. Fossero le curve di Jane Fonda, i voti di John Kerry o la retorica degli indignados. Un vero peccato, perché mai come davanti alla caduta del muro del capitalismo finanziario non le certezze del materialismo dialettico - invenzione in realtà di Friedrich Engels che perfino Toni Negri considerò ontologia perduta - ma gli inquietanti spettri di Karl Marx sarebbero stati provvidenziali. Per cercare una via d'uscita a quella "realtà fantasmatica" che sebbene priva del "valore d'uso" continua a "spostare anche le anime più belle verso ciò che di più oltraggioso e funesto possa esistere". Lo scriveva lo stesso Marx, citando l'Antigone di Sofocle, per indicare il feticismo della merce. Giornali inclusi."
.
Ecco ragazzi, se siete rimasti ancora in piedi e non soffrite di giramenti di testa (o di scatole) dopo aver scorso il sopracitato articoletto, non vi sembra che il minimo che si possa esclamare è:
Ma va a morì ammazzato! (Pierpaolo Pasolini)
Ma voi, avete mai letto un articolo de "Il Manifesto"?
Eccovene uno scampolo di Walter Mariotti, per chi non ci capisse niente [e io sono uno di questi] si tratta di un articolo che critica l'impostazione "culturale" del Manifesto:
.
"...Pur legato a una visione deterministica del reale, il collettivo originario non perse mai la capacità di individuare il particolare dal generale, l'individuo dalla massa, valorizzandone il ruolo "anarchico" - in senso non stirneriano ma paradossalmente jungheriano - in un linguaggio dove la lucidità si alternava, come scrisse Angelo Guglielmi, a esplosioni dense di emotività ironica che sabotando la centralità della ragione facevano spazio a un mondo il balìa di forze ignote, sorprendenti, incomprensibili. A un tratto tutto cambiò.
Da appartato decodificatore delle disavventure del valore, "Il Manifesto" preferì chiudersi in un rassicurante dogmatismo, prigioniero di una spirale retorica dove l'analisi della sovrastruttura si faceva cliché esposto alle sue insidie. Fossero le curve di Jane Fonda, i voti di John Kerry o la retorica degli indignados. Un vero peccato, perché mai come davanti alla caduta del muro del capitalismo finanziario non le certezze del materialismo dialettico - invenzione in realtà di Friedrich Engels che perfino Toni Negri considerò ontologia perduta - ma gli inquietanti spettri di Karl Marx sarebbero stati provvidenziali. Per cercare una via d'uscita a quella "realtà fantasmatica" che sebbene priva del "valore d'uso" continua a "spostare anche le anime più belle verso ciò che di più oltraggioso e funesto possa esistere". Lo scriveva lo stesso Marx, citando l'Antigone di Sofocle, per indicare il feticismo della merce. Giornali inclusi."
.
Ecco ragazzi, se siete rimasti ancora in piedi e non soffrite di giramenti di testa (o di scatole) dopo aver scorso il sopracitato articoletto, non vi sembra che il minimo che si possa esclamare è:
Ma va a morì ammazzato! (Pierpaolo Pasolini)
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Guitti e Coccodrilli
Ricordate la foto qui sopra di Falcone e Borsellino? Fu scattata a Palermo il 27 Marzo 1992, in occasione della presentazione della candidatura alla Camera dei deputati del collega Giuseppe Ayala. Fu scattata dal fotoreporter Tony Gentile del "Giornale di Sicilia".
E' una foto storica: tra un paio di mesi esatti Giovanni Falcone verrà ammazzato da un attentato sulla strada di Capaci insieme alla moglie e agli uomini della scorta; il suo amico Borsellino, due mesi dopo, fatto a pezzi (sì a pezzi!) da un'auto-bomba in una strada di Palermo, Via D'Amelio.
Nei giorni in cui venne scattata questa foto, per gran parte della stampa, Giovanni Falcone era definito "un guitto" (parola di "Repubblica") e Borsellino la sua degna "spalla". Il giorno dopo l'attentato di Capaci, Falcone era già santificato dagli stessi che 24 ore prima lo avevano definito "traditore" e "guitto".
Ma le infamie non erano ancora finite. Nei due mesi che separarono l'attentato a Falcone da quello di Borsellino il CSM (verrebbe voglia di scriverlo in minuscolo), si oppose risolutamente a che Borsellino venisse nominato al posto di Falcone. Niente paura: anche Borsellino venne ammazzato e poi santificato (i vivi si possono oltraggiare, i morti, siccome non parlano, li si santifica).
Naturlamente, quelli che insultavano (e insinuavano) fino al giorno prima degli attentati, trasformarono pressoché istantaneamente gli sfottò in geremiadi. Esempio pleclaro (si dice così?) questo qui sotto di "Repubblica", la quale a firma Sandro Viola, così scriveva:
.
«...Scorrendo il suo libro-intervista [di Falcone] s’avverte l’eruzione di una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi».
.
Naturlamente, i "Repubblicones" questo articolo hanno già provveduto a rimuoverlo dal loro archivio. Ma si sà, gl'Italiani hanno la memoria corta, ma qualcuno, più italiano di altri, provvede sempre a rinfrescargliela.
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Guitti e coccodrilli
Gimand.
In attesa di commentare , ti ho trovato l'articolo di Repubblica,
http://www.fanpage.it/ed-eccolo-quell-articolo-su-repubblica-contro-giovanni-falcone/
Doris1- Numero di messaggi : 98
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Arrivano i nostri!
Doris1 ha scritto:
Gimand.
In attesa di commentare , ti ho trovato l'articolo di Repubblica,
http://www.fanpage.it/ed-eccolo-quell-articolo-su-repubblica-contro-giovanni-falcone/
Perfetto Doris. Ma io ho anche scritto:
"...Naturlamente, i "Repubblicones" questo articolo hanno già provveduto a rimuoverlo dal loro archivio. Ma si sà, gl'Italiani hanno la memoria corta, ma qualcuno, più italiano di altri, provvede sempre a rinfrescargliela."
Ecco, quel "qualcuno" arriva sempre!
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La jinetera con la barba
Massì, balliamo un po' di "salsa".
Conoscete questa canzone? Sta diventando il nuovo inno nazionale cubano, è bellissima, dolcissima e...amarissima:
E' una salsa-merengue di Willie Chirino, cantautore ed esule cubano, eccovene il testo in lingua originale:
Cuando la tarde se pone en el malecón
Eva se está preparando para la acción
acechando a los turistas que hay en La Habana
por unos dolares te vende su manzana.
la minifalda te enseña hasta el infinito
mientras se va caminando por el circuito
donde los fulas te compran lo que tu quieras
abranle paso a Eva la jinetera.
tiene sólo 17 primaveras
y más aventuras que Tarzán,
detrás de la risa de la jinetera
Eva está llorando por su Adan
tiene un cuartito pequeño por Lujano
donde esta noche se lleva lo que ganó
así alimenta a su hijita de 7 meses
las apariencias nunca son lo que parecen
su novio era un estudiante que militaba
en el partido que parte a quien no lo alaba
después de ver la mentira se convenció
y en 4 tablas y un remo, a la Yuma huyo
tiene sólo 17 primaveras
y más aventuras que Batmán
detrás de la risa de la jinetera
Eva sigue llorando por su Adan
y cuando el sol reaparece en el malecón
vuelve la misma rutina y la situación,
de vivir en una tierra donde el futuro
salió nadando después de brincar el muro
no quiero que mi canción te traiga tristezas
y toma lo que te digo como promesa
que pronto pronto en mi tierra estaré cantando
porqué yo se que La Habana me está esperando.
Ed eccovela tradotta:
Quando cala la notte sul Malecón
Eva si sta preparando per l’azione,
seducendo i turisti dell’Avana
per pochi dollari vende la sua mela.
La minigonna mostra anche l’infinito
mentre cammina lungo il circuito
dove i verdoni comprano quel che vuoi:
fate largo a Eva la jinetera.
Ha solo diciassette primavere
e più avventure di Tarzan,
ma dietro la risata della jinetera
Eva sta piangendo per il suo Adamo.
Ha una stanzetta piccola a Luyanò
dove stanotte porterà quello che guadagnò,
così fa mangiare la figlia di sette mesi
perché la realtà non è quel che sembra.
Il suo fidanzato era uno studente che militava
nel partito che spezza chi non lo incensa,
dopo aver visto le bugie si è convinto
e in quattro tavole e un remo è scappato a Miami.
Ha solo diciassette primavere
e più avventure di Batman
ma dietro la risata della jinetera
Eva sta piangendo per il suo Adamo.
E quando il sole si riaffaccia sul Malecón
torna la stessa routine e la situazione
di vivere in una terra dove il futuro
se n’è andato a nuoto dopo aver saltato il muro.
Non voglio che la mia canzone ti porti tristezza
e prendi quello che dico come promessa
che presto presto nella mia terra starò cantando
perché io so che L’Avana mi sta aspettando
Sapete tutti cosa sono le "Jineteras" vero? Letteralmente significa "cavallerizze", in questo caso, a Cuba sono le prostitute che si vendono ai turisti che vengono a visitare l'isola caraibica di Fidel Castro.
Eh sì! il "grande timoniere", ormai rimbambito e ridotto ad icona, penso proprio che nella sua... ehmm...carriera di fare la jinetera non ci abbia mai provato (semmai ha prostituito tutta la sua isola al miglior offerente: con il suo predecessore Batista Cuba era un bordello per turisti americani, con Fidel è diventata un bordello per turisti sessuali di tutti i paesi, in special modo italiani e spagnoli).
Come dicono le strofe del testo "...di vivere in una terra dove il futuro/se n'è andato a nuoto dopo aver saltato il muro".
Caro Willie Chirino e carissime jineteras,
Io a Cuba per turismo sessuale o anche soltanto per turismo tout court non ci sono mai andato. Ma io vi aspetto qui, vi aspetto a braccia aperte insieme a tutti i cubani, maschi e femmine che siano. Prendo le ultime strofe della canzone come una promessa. Ci rivedremo tutti sicuramente, quando la sconcia "Jinetera" con la barba (l'unica jinetera veramente sconcia di tutta Cuba) avrà tirate le cuoia.
Conoscete questa canzone? Sta diventando il nuovo inno nazionale cubano, è bellissima, dolcissima e...amarissima:
E' una salsa-merengue di Willie Chirino, cantautore ed esule cubano, eccovene il testo in lingua originale:
Cuando la tarde se pone en el malecón
Eva se está preparando para la acción
acechando a los turistas que hay en La Habana
por unos dolares te vende su manzana.
la minifalda te enseña hasta el infinito
mientras se va caminando por el circuito
donde los fulas te compran lo que tu quieras
abranle paso a Eva la jinetera.
tiene sólo 17 primaveras
y más aventuras que Tarzán,
detrás de la risa de la jinetera
Eva está llorando por su Adan
tiene un cuartito pequeño por Lujano
donde esta noche se lleva lo que ganó
así alimenta a su hijita de 7 meses
las apariencias nunca son lo que parecen
su novio era un estudiante que militaba
en el partido que parte a quien no lo alaba
después de ver la mentira se convenció
y en 4 tablas y un remo, a la Yuma huyo
tiene sólo 17 primaveras
y más aventuras que Batmán
detrás de la risa de la jinetera
Eva sigue llorando por su Adan
y cuando el sol reaparece en el malecón
vuelve la misma rutina y la situación,
de vivir en una tierra donde el futuro
salió nadando después de brincar el muro
no quiero que mi canción te traiga tristezas
y toma lo que te digo como promesa
que pronto pronto en mi tierra estaré cantando
porqué yo se que La Habana me está esperando.
Ed eccovela tradotta:
Quando cala la notte sul Malecón
Eva si sta preparando per l’azione,
seducendo i turisti dell’Avana
per pochi dollari vende la sua mela.
La minigonna mostra anche l’infinito
mentre cammina lungo il circuito
dove i verdoni comprano quel che vuoi:
fate largo a Eva la jinetera.
Ha solo diciassette primavere
e più avventure di Tarzan,
ma dietro la risata della jinetera
Eva sta piangendo per il suo Adamo.
Ha una stanzetta piccola a Luyanò
dove stanotte porterà quello che guadagnò,
così fa mangiare la figlia di sette mesi
perché la realtà non è quel che sembra.
Il suo fidanzato era uno studente che militava
nel partito che spezza chi non lo incensa,
dopo aver visto le bugie si è convinto
e in quattro tavole e un remo è scappato a Miami.
Ha solo diciassette primavere
e più avventure di Batman
ma dietro la risata della jinetera
Eva sta piangendo per il suo Adamo.
E quando il sole si riaffaccia sul Malecón
torna la stessa routine e la situazione
di vivere in una terra dove il futuro
se n’è andato a nuoto dopo aver saltato il muro.
Non voglio che la mia canzone ti porti tristezza
e prendi quello che dico come promessa
che presto presto nella mia terra starò cantando
perché io so che L’Avana mi sta aspettando
Sapete tutti cosa sono le "Jineteras" vero? Letteralmente significa "cavallerizze", in questo caso, a Cuba sono le prostitute che si vendono ai turisti che vengono a visitare l'isola caraibica di Fidel Castro.
Eh sì! il "grande timoniere", ormai rimbambito e ridotto ad icona, penso proprio che nella sua... ehmm...carriera di fare la jinetera non ci abbia mai provato (semmai ha prostituito tutta la sua isola al miglior offerente: con il suo predecessore Batista Cuba era un bordello per turisti americani, con Fidel è diventata un bordello per turisti sessuali di tutti i paesi, in special modo italiani e spagnoli).
Come dicono le strofe del testo "...di vivere in una terra dove il futuro/se n'è andato a nuoto dopo aver saltato il muro".
Caro Willie Chirino e carissime jineteras,
Io a Cuba per turismo sessuale o anche soltanto per turismo tout court non ci sono mai andato. Ma io vi aspetto qui, vi aspetto a braccia aperte insieme a tutti i cubani, maschi e femmine che siano. Prendo le ultime strofe della canzone come una promessa. Ci rivedremo tutti sicuramente, quando la sconcia "Jinetera" con la barba (l'unica jinetera veramente sconcia di tutta Cuba) avrà tirate le cuoia.
Ultima modifica di Gimand il Sab Mag 26, 2012 3:57 pm - modificato 1 volta.
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Gioco di Ruolo:
"Jineteras"
Solo i vari Bertinotti e Minà, non conoscono e non vedono lo sconcio del turismo sessuale a Cuba. No. I lorsignori non bazzicano in certi posti, i lorsignori vanno in quei posti dove tutto luccica , dove tutto è ridente... un mondo di felicità
Mia figlia ha soggiornato per un mese all'Avana( motivi di lavoro) dove si svolgeva un festival di teatro internazionale.Ha conosciuto giovani artisti cubani che, passati i primi giorni di diffidenza, hanno raccontato cosa vuole dire vivere a Cuba, hanno raccontato lo schifo perpetrato dai ricchi occidentali, Italiani compresi, con ragazzine poco più che bambine : il famoso Turismo sessuale. Non ditelo a Bertinotti o a Minà, i verginelli non devono sapere.
Grazie Gimand per avermi fatto conoscere questa bellissima e struggente " Salsa- Merengue
Doris1- Numero di messaggi : 98
Data d'iscrizione : 01.03.12
Anno 1997
Anno 1997,
Cuba sotto "embargo" cambia rotta ... embargo per i poveri, benetton, versace ed altri marchi erano ben presenti, come le grandi compagnie americane ed europee inserite nel tessuto economico tramite società venezuelane e canadesi.
Le fino allora Benedette Jineteras diventano bersaglio di una caccia spietata da parte del regime, questo è il volere della signora Castro.
Apertura ed inaugurazione della nuova "autostrada" Havana - Varadero, l' Occidente non deve vedere lo scempio dei carri ed autobus pieni di carne in "vendita", non più chilometriche colonne di ragazzine in marcia verso le città dei turisti.
Aprirono svariati campi di raccolta, comminate pene "detentive" solo per il semplice fatto di essere trovati in un luogo dove non si ha residenza.
Coprifuoco per chi è fuori comune di residenza, orari rigidi, che se non supportati da permesso di trasferta causa lavoro o parentale, portavano alla detenzione presso questi infami campi di raccolta, 3-5-7-15 e via via crescendo, a seconda della recidiva, i giorni di detenzione.
Ambulanze spinte a mano, ospedali pubblici senza medicinali di base, divieto di ingresso per i cubani nei locali pubblici se non invitati da uno straniero ... questa era la Cuba della repressione ...
Cuba sotto "embargo" cambia rotta ... embargo per i poveri, benetton, versace ed altri marchi erano ben presenti, come le grandi compagnie americane ed europee inserite nel tessuto economico tramite società venezuelane e canadesi.
Le fino allora Benedette Jineteras diventano bersaglio di una caccia spietata da parte del regime, questo è il volere della signora Castro.
Apertura ed inaugurazione della nuova "autostrada" Havana - Varadero, l' Occidente non deve vedere lo scempio dei carri ed autobus pieni di carne in "vendita", non più chilometriche colonne di ragazzine in marcia verso le città dei turisti.
Aprirono svariati campi di raccolta, comminate pene "detentive" solo per il semplice fatto di essere trovati in un luogo dove non si ha residenza.
Coprifuoco per chi è fuori comune di residenza, orari rigidi, che se non supportati da permesso di trasferta causa lavoro o parentale, portavano alla detenzione presso questi infami campi di raccolta, 3-5-7-15 e via via crescendo, a seconda della recidiva, i giorni di detenzione.
Ambulanze spinte a mano, ospedali pubblici senza medicinali di base, divieto di ingresso per i cubani nei locali pubblici se non invitati da uno straniero ... questa era la Cuba della repressione ...
Ombra- Numero di messaggi : 136
Località : Campo HOBBIT
Data d'iscrizione : 14.04.12
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