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Ecco uno dei motivi per i quali... non credo molto a quello che si dice in tv...

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Messaggio  Angela Mer Mag 04, 2011 11:24 pm

Bufale… di Exit (peccato... LA7 è uno dei miei canali preferiti)

Ilaria D'Amico... penosa mentre tenta di spacciarci come “esclusivo” qualcosa che non lo è.
Io so parecchio della signora Carmen.

La signora Carmen Dufour è nata a Ginevra nel 1954 ed è cresciuta a Losanna con altre tre sorelle… madre persiana e padre svizzero. E’ stata sposata dal 1974 al 1988 con uno dei fratelli maggiori di Osama Yeslam Bin Laden, dal quale ha avuto tre figlie, Wafah, Najia e Noor.

A Ginevra, conosce Yeslam Bin Laden… bello, ricchissimo e pieno di fascino… il principe delle favole. Carmen lo sposa e va a vivere a Jeddah, città d'origine del marito… e scopre che di favoloso c’è pochetto. L'Arabia Saudita le appare come un luogo da incubo, dai contorni scoloriti e indistinti oltre la spessa coltre del chador.
Tornata a Ginevra con marito e figlie (è una balla che è scappata dall’Arabia Saudita) si separa nel 1988 e chiede il divorzio nel 1994, ottenendolo nel 2006.
In questi "difficili" anni sostiene che il suo ex-marito si è molto impegnato in un ricatto emotivo tra cui la minaccia di rapire le figlie. (Altra balla… )

Nel 2004 pubblica “Il velo strappato”. Un racconto personale (e pieno di astio) sulla sua condizione di moglie e madre in Arabia Saudita, nonostante la sua condizione di privilegiata. Racconta delle difficoltà incontrate nell’adeguarsi alle misure restrittive della società saudita società e il suo desiderio di andarsene.
Nel libro lei scrive di aver visto Osama in due occasioni e che non gli ha mai potuto realmente parlare. (E questo è vero… )

Oggi, Yeslam Bin Laden si dichiara disinteressato alla vita della sua ex moglie e delle figlie.

La famiglia Bin Laden è grande…e nessuno di loro è direttamente associabile con Osama.

Yeslam Bin Laden… in un intervista di qualche anno fa lui disse di aver visto l’ultima volta suo fratello Osama nel 1980 prima che lui partisse per l’Afghanistan.
“Lui era più religioso degli altri fratelli. L’unico ricordo netto di lui è che non voleva mai musica in casa. Dice che non era etico ascoltare musica. Io lo trovavo strano”.
Come reagì la famiglia dopo l’11 settembre?
“Le vite innocenti sono sacre. Ero sotto choc. Mia madre si ammalò per quello che accadde”.

Quindi... la signora Carmen ha scritto un libro… fine.

Usa un cognome che non le appartiene più… e ci viene a dire che vive sotto protezione…

Spiacente… i boccaloni non abitano qui, signora.

Bechis… l'unico che l’ha notato... ed infatti ha detto “Ne saprà poco”. Eh, eh!! Wink

Ora basta... c'è Salvini... che citando il caso di Asia Bibi... li sta zittendo. Ma tanto l'Ilaria lo interromperà.
*-*-*-*-*

Che poi l'islamico spilungone con l'alito che puzzava di medicine fosse un gran fdp... questo lo sappiamo e... onore al merito, signora Carmen, lei in questo passo del suo libro... lo descrive bene...


Da Il velo strappato, pp. 86-88 - Carmen Bin Laden
“In agosto tornammo in Arabia Saudita. Un giorno, per sfuggire al caldo soffocante, alcuni fratelli Bin Laden organizzarono una gita alla casa di villeggiatura della famiglia, situata a Taef, in montagna, a circa due ore d'auto da Jeddah. Costruita negli anni Cinquanta o Sessanta, la casa era enorme e dozzinale, ma lassù faceva un po' più fresco. Ed era una variante alla solita routine. Noi donne ci sistemammo nell'ala femminile, con i bambini.
La mia piccola Najia aveva pochi mesi, come Abdallah, il figlio che Osama aveva avuto da Najwah, la giovane siriana nipote della madre di lui.
Il bambino di Osama pianse per ore. Aveva sete. Najwah tentava di dargli l'acqua con un cucchiaino, ma il bambino era troppo piccolo per bere in quel modo. Offrii a Najwah il biberon dal quale la mia bambina succhiava acqua tutto il giorno.
«Prendilo, Abdallah ha sete» dissi. Ma lei, nonostante stesse per scoppiare in lacrime, rifiutò il biberon. «Non vuole l’acqua» continuava a ripetere. «Non vuole usare il cucchiaio.»
Fu Om Yeslam a spiegarmi che Osama non voleva che il bambino usasse il biberon. La povera Najwah non poteva opporsi. Era infelice e impotente, una figura patetica, così giovane, con quel bambino in braccio che piangeva disperato. Io non credevo ai miei occhi.
Il caldo era spaventoso, intorno ai quaranta gradi. Un neonato si disidrata in poche ore a quelle temperature. Non riuscivo a credere che si potesse far soffrire il proprio figlio per qualche ridicolo dogma su una tettarella di gomma. Non potevo stare a guardare senza fare nulla.
Sicuramente Yeslam poteva intervenire. Purtroppo, io non ero autorizzata ad andare da lui per pregarlo di intercedere: in quanto cognata non potevo entrate nella, zona maschile a viso scoperto. Però una sorella, cresciuta senza velo tra i fratelli, aveva il permesso di farlo. Quindi pregai una delle sorelle di Yeslam di andare a chiamarlo. Quando arrivò, lo aggredii. «Di' a tuo fratello che suo figlio sta male. Il bambino deve bere dal biberon. Non può continuare a piangere.» Yeslam tornò scuotendo il capo. «È inutile. Osama è fatto così.»
Ero esterrefatta. Nel viaggio di ritorno non riuscivo a pensare ad altro. Osama poteva disporre a suo piacimento della moglie e del figlio: questo era un dato di fatto. Sua moglie non osava disubbidirgli: anche questo era un dato di fatto. Peggio ancora, nessuno avrebbe avuto l'ardire di intervenire. Persino Yeslam pareva condividere il principio che faceva di Osama il padrone assoluto della sua famiglia. La forza e l'autorità che avevo tanto ammirato in mio marito cominciarono a dileguarsi nell’incandescente aria del deserto.
Mentre Yeslam guidava in direzione di Jeddah, io stringevo i pugni e guardavo dal finestrino il mondo squallido che mi circondava. Mi sentivo mancare l’aria sotto il velo.
Sono sicura che Osama non intendeva nuocere al figlio, ma per lui la sofferenza del bambino contava meno di un principio che probabilmente si fondava su un verso del Corano. La famiglia era intimidita dal suo zelo religioso. Nessuno lo avrebbe mai criticato. Per i Bin Laden, come per molti sauditi, il rispetto delle norme religiose non è mai eccessivo.”
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